Ciao cerchietti,
ogni tanto faccio capolino tra le pagine di questa casa virtuale che accoglie tutti senza chiedere chi siamo e da dove veniamo. So che molti di voi stanno attraversando un periodo molto duro. Inoperabile, gravissimo, terminale sono parole che rimbombano come tuoni, potenti scosse di terremoto. La clessidra del tempo detta le sue regole e noi... noi tentiamo di afferrare quel tempo che fugge via, lascia parole non dette, lascia paure inconfessate, lascia dubbi e domande che non troveranno risposta, se non in fondo al nostro cuore. Molti dicono di non avere la forza, ma la verità è che non lottiamo contro il cancro, ma contro noi stessi. Lottiamo per riavere un passato che non tornerà, per un presente che cambierà e per un futuro che ancora ignoriamo. Ci spaventa quel mutare costante di condizioni, ci spaventa l'idea che le nostre priorità cambino improvvisamente, ci spaventa l'attesa. Non eravamo abituati a questo e spesso ciò che non si conosce fa paura. Lottiamo contro la paura. Contro il cancro semmai lottano i medici con le poche armi a loro disposizione. I nostri amori lottano o hanno lottato per noi, ma in realtà anche la loro era una lotta contro la paura, contro il ripiegamento, contro la depressione. Nessuno di noi dovrebbe sentirsi sconfitto perché la verità è che non abbiamo mai lottato contro il cancro. Non potevamo farlo. Ciascuno di noi accompagna o ha accompagnato lungo un percorso un papà, una mamma, un figlio, un marito, una moglie, un fratello o chiunque abbia amato, lottando contro sé stesso, contro la paura di perdere tutto, la paura di restare solo, la paura di non farcela, di abbattersi e di abbattere.
Ma lo facciamo, lo abbiamo fatto armati dell'unica arma, l'amore totale. Quindi quando sento che il cancro ha vinto, mi dico no. Non ha vinto. Si vince quando si è almeno in due a combattere. Ma non è contro il cancro che combattiamo. Lui per ora ha campo libero. Un domani, forse, ci saranno cure, ci saranno terapie che davvero sapranno validamente ed efficacemente opporsi al cancro, ma non oggi. Oggi nessuno di noi deve sentirsi sconfitto perché ha vinto o sta conducendo una battaglia contro la paura, contro un'idea di sé completamente diversa. Forza ragazzi, è questo che dobbiamo fare e nient'altro, vincere la paura e amare.

Mi allineo alle parole di Erika e concordo con lei .La lotta contro il cancro è una lotta contro la paura sia per chi si ammala sia per coloro che sono accanto ai propri cari in questo lungo e doloroso percorso .Il cancro non vince anche se ti ammazza .Oggi si è ancora spesso impotenti come lo sono spesso certe terapie ,l'impegno professionale e scientifico di tanti medici che spesso va contro un muro,le nostre speranze le nostre forza come l'angoscia e le paure che spesso ci dominano.

Ribadisco e copio le parole di Erika :
Forza ragazzi, è questo che dobbiamo fare e nient'altro, vincere la paura e amare.

Un abbraccio a te Erika ed a tutti voi amici carissimi del forum.

Art

Che belle parole che avete scritto.

Un forte abbraccio a tutti voi

Erika, come al solito riesci ad estrapolare quel non identidicabile che naviga nel nostro cuore.
Hai ragione ..... le armi a nostra disposizione sono tali da non riuscire ad iniziare una lotta paritetica.
Lottiamo contro qualcosa che non ci fa vivere il nostro amore quando ancora è possibile condividere .....
Non perdiamoci nel buio della paura .... non perdiamo tempo ....

Erika, che dire? Ogni volta che ti leggo mi vengono i brividi.
Sei una persona rara e speciale.
Concordo con tutto quello che hai scritto

Grazie a ognuno di voi. Quando l'onda del cancro ti travolge, inizi un percorso che solo apparentemente si conclude con la perdita di chi hai amato. In realtà il vero percorso, tutto interiore, inizia dopo. Prima, travolti da quell'onda, tentiamo di affrontarla, affrontando in primis la paura che c'incute. Un'onda di quella portata spazza via tutto e quando si ritrae, ci troviamo vuoti e a quel punto inizia un vero percorso che porta, gradualmente, alla consapevolezza e io sono qui per condividere con voi questo percorso interiore. Ho creduto di aver lottato per 3 anni contro il cancro, ho sperato di poterlo vincere come già mi era accaduto di vincere le sfide che man mano mi si erano presentate dinnanzi. Ma non stavo lottando contro il cancro, lottavo contro me stessa e l'idea del cambiamento che presto o tardi avrebbe sconvolto la mia vita. Lottavo così tenacemente da riuscire a convincere me stessa che mai nulla nella mia vita sarebbe potuto cambiare a quel punto. La paura mi divorava e io tentavo di sconfiggerla armata di speranza e amore. E così come divorava me, altrettanto faceva con Dani, ma anche lui era ben armato e non ha permesso alla paura di avere la meglio. Ha tenuto la testa alta, insieme abbiamo camminato a testa alta fino a un traguardo che segnava sì la fine, ma non quella che credevo, la fine di una sofferenza, la fine di una prigionia, la fine di un assedio. Oggi il percorso interiore mi porta a rivedere con dolorosa lucidità quei 3 lunghi anni come una sfida costante alla paura, una sfida che Dani ha vinto perché si è lasciato prendere da un angelo e trasportare altrove con dignità, guardandomi negli occhi, abbozzando un sorriso. Una sfida che io ho vinto, perché ho saputo tenerlo per mano fino alla fine, pur sapendo, pur conoscendo e ricambiando quello stesso sorriso. Una sfida che vinco ogni giorno che trovo la forza di fare per me stessa, per mio figlio e per lui quello che va fatto. E se oggi mio figlio mi stringe nel lettone e mi bacia 4 volte prima di entrare in classe, se oggi mio figlio inizia a leggere e scrivere in prima elementare senza pretendere un trattamento particolare, senza aspettarsi un atteggiamento che lo privilegi, ha vinto anche lui la paura, insieme a me e chi oggi è qui a leggere queste e altre righe ha già vinto e questa vittoria, amici, non si traduce in nulla se non la consapevolezza di esserci al di là della morte, al di là della paura, a onorare quella battaglia giorno dopo giorno.

Erika76 ha scritto:Quando l'onda del cancro ti travolge, inizi un percorso che solo apparentemente si conclude con la perdita di chi hai amato. In realtà il vero percorso, tutto interiore, inizia dopo

come sempre, Erika, hai centrato il punto. Ingenuamente, con la morte dello zio, pensavo di aver "chiuso" con il cancro e che avrai lasciato spazio al dolore e alla mancanza. Invece, come dici tu, inizia un percorso interiore che è sempre legato al cancro. E' un fantasma che non mi vuole lasciare, se prima lo guardavo in faccia tramite le sofferenze dello zio, adesso me lo sento che mi cammina accanto, come un intruso nella mia vita.