Mimetta ha scritto: ↑ven 25 ott 2019, 11:07 e tra poco sono 4 mesi....eppoi verrà Natale... e siamo ad Halloween.... devo dire che mi urtica tutta questa vita che va avanti, questa gente felice che sta mille miglia lontana da me, da noi. c'è tutto un mondo di lucine in giro, di viaggi attesi, di speranza di felicità in un luogo diverso da qui, da adesso. io resto qui, a casa nostra nel mio dolore, non mi serve portarlo in viaggio. nella casa che mi abbraccia ogni volta che entro e che mi addolora allo stesso tempo, perché in ogni cosa ci sei tu che non ci sei. che non ci sei fisicamente, mentre ci sei in ogni millimetro quadrato di me. in questa casa costruita insieme per la nostra vita "insieme". non per la mia vita senza di te. non poter toccare le tue mani è uno strazio che si rinnova ogni giorno.
eppoi ho la visione del tuo dolore che non mi molla. conosco a memoria il film di quest'ultimo anno di vita, di vita?
ogni singola visita, ogni singola analisi, ogni singola operazione, chemio, TAC, RSM.... ogni sguardo di dolore nei tuoi occhi, la paura della Morte nei tuoi occhi, l'incredulità di tanto dolore, la morfina per favore, fammi fare la morfina... avrei preferito una bottiglia di vino rosso!!!
come è possibile per noi caregiver andare avanti quando si è vissuto il dolore della persona amata senza riuscire a lenire in alcun modo il tuo dolore? certo, la presenza fisica costante non ti è mai mancata, i baci, le carezze anche se eri pieno di tubi, di aghi...
cerco di capire come siano sopravvissuti gli altri al dolore. anche in contesti diversi. penso alle giovani vedove di guerra, alle vite spezzate, ai sogni infranti di tanti giovani. lo so la Guerra è un'altra cosa, ma il dolore è lo stesso.
penso a mia nonna Antonietta classe 1890, vedova a 42 anni con 3 figli, trasferitasi in città per cercare un futuro migliore per i suoi figli.
eppoi mi capita tra le mani un vecchio articolo da LA STAMPA, un intervista a Roman Polansky :
Sharon Tate, uccisa dal folle Manson mentre era incinta, la madre trucidata ad Auschwitz anche lei incinta. Come ha fatto a resistere? «Me lo chiedo anch’io - confessa il regista - forse sono fatto di un materiale più duro. Con me si potrebbero fabbricare i chiodi. Ho visto la morte da giovanissimo, nel ghetto. La prima volta, vidi una donna uccisa quando avevo 7 anni, era a quattro metri da me. È come per i chirurghi, ci si abitua alle pance aperte. E io sono abituato alla morte».
ho molto su cui meditare..
Come è possibile andare avanti per noi caregiver ? Sì sopravvive e basta Mimetta.