l'aspetto psicologico del malato e dei famigliari

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Solotu
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l'aspetto psicologico del malato e dei famigliari

Messaggio da Solotu »

Da quando mio marito si è ammalato nel 2013 di tumore al polmone per poi morire 10 mesi fa ho potuto constatare direttamente di quanta solitudine e abbandono subisce sia il malato che i famigliari da parte delle strutture sanitarie. Sicuramente la medicina ha fatto molti passi avanti ma l'aspetto psicologico ed emotivo è praticamente inesistente per i medici. Anzi oggi alcuni di loro, con la scusa del diritto di informazione al paziente, non si creano alcun problema di riferire direttamente la scadenza della vita a volte in modo anche duro. Allucinante! Per fortuna a noi questo non è capitato, i medici
hanno sempre cercato di dare una speranza a mio marito, fino all'ultimo e di questo li ringrazio. A me invece non è stato risparmiato nulla. Non ho mai ricevuto il minimo sostegno psicologico per aiutare mio marito e me stessa. Io cercavo di non piangere mai con lui fino all'ultimo non ho mai pianto, gli dicevo che avremmo risolto, che sarebbe andata meglio, ma a volte mi distaccavo da lui, come per cercare di sopravvivere, altrimenti credo che sarei impazzita. Penso che bisognerebbe lavorare molto su questo cercare di capire il pensiero del malato, cercare di dare forza di non fare sentire così soli. Negli ospedali oltre alla chemioterapia dovrebbero da subito fornire un sostegno fatto bene. Quando un malato terminale muore tu che sei accanto non sai cosa pensa, non ti dice più nulla, chissà la paura che avrà e tu sei lì e non puoi fare nulla. Io oggi soffro molto per me e per i miei figli ma ancora di più per mio marito perché non ho mai saputo cosa pensasse in quei terribili momenti, spero solo che grazie alla morfina non abbia sofferto troppo. Io ora sarei anche disposta a fare dei corsi di psicologia per aiutare coloro che hanno bisogno di una parola di conforto ma che io sappia gli psicologi di queste associazioni non sono così efficaci. Io, presa dalla disperazione mi sono recata presso uno di questi centri ma è stato veramente deludente. Mi sembrava di parlare con un muro, io dovevo parlare, raccontare la mia disperazione e la psicoterapeuta non diceva assolutamente nulla! e così per parecchie sedute. Ad un certo punto mi sono arrabbiata e le ho detto che non sentivo alcun giovamento perché due parole me le doveva pur dire e ho mollato. E' vero che la forza dobbiamo trovarla dentro di noi ma è inutile rivolgersi agli psicologi se loro per primi non sanno come aiutare. Il famigliare ha bisogno di poche parole ma efficaci, di regole di comportamento, di modi per sopravvivere e per dare sostegno alla persona malata e al resto della famiglia, non può essere solo monologo. Grazie dell'ascolto
solotu
La sofferenza imbarazza coloro che hanno la fortuna di non conoscerla e condiziona la vita di chi deve affrontarla
08xela
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Re: l'aspetto psicologico del malato e dei famigliari

Messaggio da 08xela »

concordo pienamente con tutto quello che hai scritto sopra, l'aspetto psicologico sia del paziente che del famigliare è lasciato un pò troppo al caso come sto vedendo nel caso di mia mamma. Ho provato a chiedere se potevano assisterla psicologicamente e hanno detto di si, che era prevista una seduta psicologica ogni seduta di chemio che avrebbe fatto (5 volte...) ogni 3 settimane! morale abbiamo mollato il colpo...
Ho provato a cervare attraverso associazioni, che credevo fossero economiche considerando che parliamo di malati oncologici e il prezzo più basso che ho trovato era di più di 100 euro per seduta. E' una cosa normale? vorrebbe dire per un malato buttare tutti i soldi previsti dall'assegno di invalidità in circa 5 ore di colloquio con uno psicologo.

Credo sia una cosa abbastanza normale distaccarsi per un certo periodo, perchè sennò esci completamente di testa. Ti fai mille domande, cerchi di dare il tutto per tutto, fai a volte cattivi pensieri perchè è dura per il malato ma è molto dura anche per chi è marito, moglie o figlio...
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Franco953
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Re: l'aspetto psicologico del malato e dei famigliari

Messaggio da Franco953 »

Cara Solo tu
mi spiace sinceramente per tuo marito e per la tremenda situazione che hai vissuto.
Voglio solo dirti che se hai le capacità e la volontà di aiutare gli altri, fallo
Tanti di noi che hanno sofferto e che tuttora subiscono il dolore di un lutto, hanno bisogno di essere aiutati
Non solo. Come dici giustamente, la notizia che un nostro caro ha una malattia incurabile oppure che è già arrivato alla fine dei suoi giorni, lascia dei segni profondi nella propria psiche. Nasce la voglia di gridare la propria sofferenza, ma non si sa a chi comunicare le proprie difficoltà e poi esiste , per molti, il problema di gestire il rapporto, la comunicazione con il famigliare malato
Come sai benissimo, si tratta di un lavoro lungo e difficile e a volte non si riesce ad ottenere neppure ciò che si vorrebbe, ma è un lavoro importante e fondamentale, che può aiutare molti che si trovano in situazioni, complicate da gestire.

Una abbraccio

Franco
“Non è tanto quello che facciamo, ma quanto amore mettiamo nel farlo. Non è tanto quello che diamo, ma quanto amore mettiamo nel dare.”
Solotu
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Re: l'aspetto psicologico del malato e dei famigliari

Messaggio da Solotu »

Caro Franco, io credo che nella nostra cultura moderna ci sia una sorta di distacco totale nei confronti della morte, come se anche solo a parlarne si morisse anche noi. Rispetto al passato quando di gente ne moriva di più per pestilenze malattie o guerre c'è oggi come una minore consapevolezza che la morte esiste, che è una certezza per tutti e questo innesca un meccanismo di terrore al solo nominarla perché oggi il tempo di vita si è allungato molto, quando si è fortunati. Credo che questo argomento nelle civiltà "meno evolute" della nostra venga gestito in modo più "sereno" come se si preparassero meglio. Questo forse ci aiuterebbe. Imparare a non avere paura della morte, ma non è facile. Forse è per questo che nessuna psicologia può aiutarci veramente
Solotu
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