Andrea S. ha scritto: ↑mer 11 ott 2017, 23:21
Salve a tutti...
vi scrivo perchè a mio padre, 71 anni, è stato recentemente diagnosticato questo terribile tumore.
Avendo una placca metallica nel braccio non può fare la risonanza magnetica, e il glioblastoma è stato diagnosticato praticamente "per esclusione".
In tarda primavera gli acciacchi di età si fanno sempre più aggressivi. Prevalentemente dolori ossei e stanchezza, in modo sempre più invasivo. Inizia a fare esami e visite, decide di smettere di fumare, e a giugno inizia una fisioterapia per l'artrite alle ginocchia. Il peggioramento è continuo, e la fisioterapia diventa una fatica immensa al punto che a luglio decide di interrompere. Da luglio inizia una forte inappetenza, e da metà mese praticamente "smette di mangiare". A fine luglio ha enormi difficoltà motorie, al punto di non poter più guidare nè uscire di casa, si alza con enorme fatica e sta in piedi a stento.
Intorno al 10 di agosto viene ricoverato in una casa di cura, dove viene "parcheggiato" in geriatria. L'ospedalizzazione ha subito un effetto devastante per la psiche, e subito diventa sofferente e aggressivo. Nel giro di pochi giorni viene sostanzialmente allettato, e messo saltuariamente in sedia a rotelle. Dopo circa 2 settimane viene trasferito al policlinico universitario di Sestu (Cagliari), dove gli vengono fatte una serie di esami e visite, tuttavia con una sconcertante disorganizzazione. In questa fase sembra che ogni medico pensi solo "al suo", e non sembra che si guardi il quadro clinico in generale. Qui si alletta definitivamente, e gli viene diagnosticata una forte depressione e una possibile degenerazione cognitiva. Viene dimesso ai primi di settembre per una riabilitazione presso una clinica, dove inizia da subito una terapia anti depressiva e una fisioterapia.
Qui riprende a mangiare dopo quasi due mesi di digiuno, ma da subito appare nettamente meno reattivo, e in perenne stato di torpore. Praticamente smette di parlare, e la fisioterapia non dà praticamente nessun tangibile progresso. Dopo 20 giorni di ricovero il neuropsichiatra che lo segue decide di fargli fare una tac, e viene riportato immediatamente al policlinico. qui ci crolla il mondo addosso.
Il puntino di pochi millimetri che al policlinico avevano definito "possibile aneurisma congenito", è una massa di vari cm di diametro. Da subito si capisce la gravità della cosa. La massa è nel corpo calloso, praticamente al centro del cervello. Non è possibile fare una risonanza, e dalla crescita viene stabilito che si tratta di glioblastoma. Il policlinico affida al Brotzu la diagnosi, e la neurochirurgo ci convoca per spiegarci che si tratta di una forma estremamente aggressiva e veloce, e che vista la posizione è sconsigliato l'intervento e anche la stessa biopsia. Così come sarebbe inutile la chemio terapia. Unica opzione, che ci viene esposta con ben poca convinzione, è un ciclo di radio terapia. Questo esattamente 2 settimane fa. A oggi la radioterapia non è stata fatta, mio padre è in lista d'attesa ma ci viene comunicato che verrà visitato all'oncologico ma che non è detto che si inizi la terapia.
Tutto questo in 2 mesi esatti dal ricovero.. il 10 Agosto mio padre è andato in clinica camminando, seppur con fatica e aiuto, sulle sue gambe.
A luglio usciva da solo e guidava.. Mi chiedo se il riprende a mangiare abbia scatenato lo sviluppo così irruento del tumore..
Attualmente mio padre è lucido, ma non ha più forza per parlare (riesce a sussurrare qualche parola e basta).. mi sembra che sia stazionario da 2 settimane (sta prendendo del cortisone e che io sappia null'altro)... non ho illusioni di alcun tipo, ma non sperare è veramente una cosa difficile e contro natura... So che è una domanda banale ma... consigli?