La storia di Dino
La storia di Dino
Magnifica esperienza da leggere tutta d' un fiato
Franco
"Il grande viaggio" verso la fine di tutto. Un viaggio fisico, ma soprattutto emotivo, quello di Dino, che durante il suo periodo di cure per il cancro passa attraverso tutti i possibili stati d'animo. Perché "affrontare l’ostile fenomeno con il sorriso sulle labbra [...] è un percorso lungo e faticoso"È l’inizio di un processo, ma anche la fine di qualche cosa.
È il grande viaggio. La fine coincide con la partenza.”
In bocca al lupo!
È l’augurio che mi sento fare quando comunico che sto per iniziare la chemioterapia.
Perché?
Guardare con positività e sorriso ai dolori e problemi che la cura ti procura, non è masochismo è forza d’animo, affrontare le cose più strambe che ti accadono e che accadano al tuo corpo, è un modo forse creativo che fornisce prospettive diverse a tutta questa storia.
Un effetto della chemio è che non puoi programmare niente, perché non puoi prevedere cosa ti può capitare anche nelle prossime ore, sei appeso ad un filo che non gestisci tu.
Volevo tenere un diario del mio primo ricovero (per effettuare il trapianto del midollo osseo) e riportare puntualmente questa esperienza di reclusione. Ma poi l’indole mediterranea ha avuto il sopravvento e quindi, se va bene, troveremo solo note sparse, confuse, parziali e non coordinate.
La cosa più bella di questo periodo di detenzione, è il panorama che posso osservare dalla finestra della mia stanza che dà su un piccolo ingresso di Villa Torlonia (Roma), luogo a me molto caro e comunque bello e particolare. Una fila di cipressi spinge il mio sguardo costantemente verso il cielo, bene, ti dà una sensazione di libertà. Più avanti ci sono gli amichevoli pini, come quelli di Sabaudia. E poi c’è l’umanità che “vive” nella villa: cani, padroni, anziani e atleti, mentre passa il tempo le mie difese organiche spariscono, il mio midollo osseo muore e io sono meno difeso di un neonato.
Un effetto che succede quanto ti rifondo le tue cellule staminali? Vomiti, una forma di rifiuto?
La vita all’interno di un ospedale è dettata dai ritmi delle attività e del cibo. Ecco due elementi che mi si sono altamente alterati: notti insonni e totale inappetenza, anzi totale rifiuto del cibo, quindi sfasamento dei ritmi di vita. Le notti non finisco mai, sono lunghissime. Quando rivedi la luce dell’alba è come una liberazione, un forte senso di sollievo.
Era Natale.
Spegnersi un po’ alla volta, questo era la sensanzione che, giorno dopo giorno, il mio corpo mi trasmetteva. Nei primi giorni leggevo, poi un po’ alla volta solo film o TV e infine solo radio e/o musica, inedia totale.
Il tempo, il tempo ha un senso diverso, non è più scandito dalla tua vita ordinaria, diventa un elemento alienante dopo un po’ di tempo.
Il non farsi sommerge dalla malattia può funzionare come forma di governance della cosa.
Il distacco da questa situazione è però un percorso, lungo e tortuoso e che passa attraverso molte tappe. Penso che si debbano toccare tutti i tasti dei sentimenti umani dalla esaltazione alla più profonda disperazione, dalla indifferenza alla depressione più nera, dalla serenità alla paura/terrore più forte.
Affrontare l’ostile fenomeno con il sorriso sulle labbra non può nascere dal nulla, è un percorso lungo faticoso e per nulla lineare, anzi. Trasmettere ottimismo fa bene a tutti quelli che ti circondano in qualche modo sono coinvolti in questa brutta storia.
Ci sono tanti mondi che vivono su questa terra. Molti li conosciamo, alcuni li ignoriamo, pochi ne viviamo. Uno è quello della malattia.
Ci sono entrato, e non so quando e come e se ne uscirò.
La cura della malattia ti rende bisognoso di calore, di sole. Il cielo grigio, che prima quasi mi affascinava, ora mi dà fastidio, mi fa quasi male.
Ti guardi attorno, chissà cosa si cerca: comprensione, condivisione, volti, lamenti, dolore e paura. Tutto spesso male nascosto, dissimulato, come attori del teatro amatoriale.
Sono curioso dei marciapiedi, delle, periferie, delle strade senza uscite.
Il silenzio del dolore. Qui dove si fanno le visite di controllo siamo tutti sulla stessa barca (come migranti). Non sappiamo come andrà a finire tutti sperano di raggiungere la terra sperata.
Facce perplesse, medici gentili, la paura è palpabile.
Varia umanità, ognuno con il suo carico di speranze, paure.
L’attesa.
La tensione scorre come un fiume carsico.
In attesa del medico gli accompagnatori esaltano i risultati degli esami o delle diagnosi: falso positivo.
La paura è una cosa che si insinua, la trovi quando meno te lo aspetti, nei luoghi più impensati.
La paura ti toglie il fiato.
Ho paura degli aghi, ne ho ricevuti troppi.
Dino L
Franco
"Il grande viaggio" verso la fine di tutto. Un viaggio fisico, ma soprattutto emotivo, quello di Dino, che durante il suo periodo di cure per il cancro passa attraverso tutti i possibili stati d'animo. Perché "affrontare l’ostile fenomeno con il sorriso sulle labbra [...] è un percorso lungo e faticoso"È l’inizio di un processo, ma anche la fine di qualche cosa.
È il grande viaggio. La fine coincide con la partenza.”
In bocca al lupo!
È l’augurio che mi sento fare quando comunico che sto per iniziare la chemioterapia.
Perché?
Guardare con positività e sorriso ai dolori e problemi che la cura ti procura, non è masochismo è forza d’animo, affrontare le cose più strambe che ti accadono e che accadano al tuo corpo, è un modo forse creativo che fornisce prospettive diverse a tutta questa storia.
Un effetto della chemio è che non puoi programmare niente, perché non puoi prevedere cosa ti può capitare anche nelle prossime ore, sei appeso ad un filo che non gestisci tu.
Volevo tenere un diario del mio primo ricovero (per effettuare il trapianto del midollo osseo) e riportare puntualmente questa esperienza di reclusione. Ma poi l’indole mediterranea ha avuto il sopravvento e quindi, se va bene, troveremo solo note sparse, confuse, parziali e non coordinate.
La cosa più bella di questo periodo di detenzione, è il panorama che posso osservare dalla finestra della mia stanza che dà su un piccolo ingresso di Villa Torlonia (Roma), luogo a me molto caro e comunque bello e particolare. Una fila di cipressi spinge il mio sguardo costantemente verso il cielo, bene, ti dà una sensazione di libertà. Più avanti ci sono gli amichevoli pini, come quelli di Sabaudia. E poi c’è l’umanità che “vive” nella villa: cani, padroni, anziani e atleti, mentre passa il tempo le mie difese organiche spariscono, il mio midollo osseo muore e io sono meno difeso di un neonato.
Un effetto che succede quanto ti rifondo le tue cellule staminali? Vomiti, una forma di rifiuto?
La vita all’interno di un ospedale è dettata dai ritmi delle attività e del cibo. Ecco due elementi che mi si sono altamente alterati: notti insonni e totale inappetenza, anzi totale rifiuto del cibo, quindi sfasamento dei ritmi di vita. Le notti non finisco mai, sono lunghissime. Quando rivedi la luce dell’alba è come una liberazione, un forte senso di sollievo.
Era Natale.
Spegnersi un po’ alla volta, questo era la sensanzione che, giorno dopo giorno, il mio corpo mi trasmetteva. Nei primi giorni leggevo, poi un po’ alla volta solo film o TV e infine solo radio e/o musica, inedia totale.
Il tempo, il tempo ha un senso diverso, non è più scandito dalla tua vita ordinaria, diventa un elemento alienante dopo un po’ di tempo.
Il non farsi sommerge dalla malattia può funzionare come forma di governance della cosa.
Il distacco da questa situazione è però un percorso, lungo e tortuoso e che passa attraverso molte tappe. Penso che si debbano toccare tutti i tasti dei sentimenti umani dalla esaltazione alla più profonda disperazione, dalla indifferenza alla depressione più nera, dalla serenità alla paura/terrore più forte.
Affrontare l’ostile fenomeno con il sorriso sulle labbra non può nascere dal nulla, è un percorso lungo faticoso e per nulla lineare, anzi. Trasmettere ottimismo fa bene a tutti quelli che ti circondano in qualche modo sono coinvolti in questa brutta storia.
Ci sono tanti mondi che vivono su questa terra. Molti li conosciamo, alcuni li ignoriamo, pochi ne viviamo. Uno è quello della malattia.
Ci sono entrato, e non so quando e come e se ne uscirò.
La cura della malattia ti rende bisognoso di calore, di sole. Il cielo grigio, che prima quasi mi affascinava, ora mi dà fastidio, mi fa quasi male.
Ti guardi attorno, chissà cosa si cerca: comprensione, condivisione, volti, lamenti, dolore e paura. Tutto spesso male nascosto, dissimulato, come attori del teatro amatoriale.
Sono curioso dei marciapiedi, delle, periferie, delle strade senza uscite.
Il silenzio del dolore. Qui dove si fanno le visite di controllo siamo tutti sulla stessa barca (come migranti). Non sappiamo come andrà a finire tutti sperano di raggiungere la terra sperata.
Facce perplesse, medici gentili, la paura è palpabile.
Varia umanità, ognuno con il suo carico di speranze, paure.
L’attesa.
La tensione scorre come un fiume carsico.
In attesa del medico gli accompagnatori esaltano i risultati degli esami o delle diagnosi: falso positivo.
La paura è una cosa che si insinua, la trovi quando meno te lo aspetti, nei luoghi più impensati.
La paura ti toglie il fiato.
Ho paura degli aghi, ne ho ricevuti troppi.
Dino L
“Non è tanto quello che facciamo, ma quanto amore mettiamo nel farlo. Non è tanto quello che diamo, ma quanto amore mettiamo nel dare.”
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- Iscritto il: gio 19 apr 2018, 12:36
Re: La storia di Dino
Sto con le lacrime , incredibili parole per descrivere tutte le emozioni
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- Iscritto il: mer 17 lug 2019, 17:54
Re: La storia di Dino
Ho i brividi... grazie per questa condivisione...
Re: La storia di Dino
io invece non l'ho capita, questo signore -ammesso che esista- alla fine non aveva nessun tumore?
L'amore per una nostro caro non si manifesta solo negli ultimi istanti della sua vita ma è una costante presenza in tutti gli anni passati insieme
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