Aiutiamo noi stessi - La storia di Barbara

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Franco953
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Aiutiamo noi stessi - La storia di Barbara

Messaggio da Franco953 »

Queste storie che pubblico periodicamente , devono farci riflettere sulla concreta possibilità di battere il tumore e uscire dal tunnel della sofferenza per affrontare il futuro con Speranza e Fiducia. Oggi il termine Tumore, grazie alla ricerca e all'impegno personale dei medici e dei malati per battere la "bestia", non è più sinonimo di "morte sicura". Bisogna crederci, pensare positivo e combattere con forza e decisione per uscirne vincitori.
Franco

Barbara è una ragazza romana di 25 anni. All'età di soli nove anni le fu diagnosticato un osteosarcoma di IV grado, un tumore grave e rarissimo, che allora lasciava poche speranze. Eppure ce l'ha fatta.

LA STORIA DI BARBARA

Per una bambina la paura di perdere una gamba può essere maggiore di quella di morire. Ed è questo timore che mi ha accompagnato a lungo, fin da quando mi diagnosticarono, a soli nove anni, un osteosarcoma di IV grado.

All'inizio sembrò un banale incidente sul campo di pallavolo: in seguito a una forte pallonata mi si gonfiò una gamba, tanto che dopo una decina di giorni era diventata il doppio dell'altra. I medici inizialmente ci rassicurarono, sospettando uno strappo muscolare, ma la gamba continuò a farmi molto male e non accennava a guarire.

I miei genitori non erano convinti. Mi fecero sottoporre ad altri accertamenti fino a che la radiografia non svelò la lesione tumorale: un osteosarcoma. Subito venimmo indirizzati al Rizzoli di Bologna, istituto all'avanguardia nell'ortopedia. Era il Natale del 1995.

Iniziai la chemioterapia. Il percorso fu lungo e difficile, tuttavia il mio fisico rispondeva bene al trattamento. Ad aprile venni operata: l'intervento durò circa 16 ore. Il mio terrore non era per l'intervento in sé, ma per la possibilità che la gamba venisse amputata, rischio che potevo correre visto la gravità della malattia. Per fortuna non andò così. Quando mi svegliai dopo l'anestesia fu la prima cosa che mi disse mio padre: la gamba era salva.

Continuai la chemioterapia anche dopo l'intervento e negli anni seguenti mi sottoposi a continui controlli, che sono sempre risultati negativi. Le cure avevano avuto successo.

Oggi vado spesso a trovare i pazienti del Rizzoli, perché credo che il racconto della mia esperienza, e soprattutto il suo lieto fine, possa dare forza e coraggio a chi sta combattendo il mio stesso male

Sono stata ricoverata per circa un anno e mezzo. L'ospedale era diventato la mia seconda casa e la mia seconda scuola. Infatti, da ricoverata svolgevo regolarmente le lezioni, e in questo modo non ho perso l'anno scolastico.

Anche se la mia vita è ancora segnata dalla riabilitazione e da controlli abbastanza frequenti, oggi posso guardare con gioia al futuro accanto al mio fidanzato Andrea, che sposerò in estate.


Storia estratta dal sito dell' AIRC (Associazione Italiana per la ricerca sul cancro)
“Non è tanto quello che facciamo, ma quanto amore mettiamo nel farlo. Non è tanto quello che diamo, ma quanto amore mettiamo nel dare.”
 


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