Cancro, scoperto il punto debole delle cellule tumorali?

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Franco953
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Cancro, scoperto il punto debole delle cellule tumorali?

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Riporto di seguito l'articolo pubblicato sul sito della Clinica Humanitas di Rozzano, in quanto ritengo possa essere interessante


Franco


Cancro, scoperto il punto debole delle cellule tumorali?

Una maggiore comprensione dell’interazione tra sistema immunitario e cancro arriva da un nuovo studio pubblicato sulla rivista Science. Un gruppo di scienziati dello University College di Londra (Regno Unito) ha cercato di indagare la complessità genetica dei tumori e come questa possa essere riconosciuta e sfruttata dal sistema immunitario. I ricercatori ritengono di avere individuato un modo per identificare particolari mutazioni comuni alle cellule di una determinata neoplasia, che potrebbero diventare il bersaglio di immunoterapie.

La ricerca è stata condotta esclusivamente in laboratorio dove sono state isolate cellule specializzate del sistema immunitario, i linfociti T, da campioni di pazienti colpiti da tumore al polmone. Gli scienziati hanno visto che queste cellule erano in grado di riconoscere questi “marchi” comuni a tutte le cellule tumorali e di indirizzarsi contro di loro.

(Per approfondire leggi qui: Immunità e cancro: le difese naturali dell’organismo contro i tumori)

La complessità genetica, eterogeneità, del cancro è il suo punto di forza ma grazie a questa ricerca i suoi autori sono convinti di aver trovato invece il suo punto debole. Si tratta di mutazioni presenti nelle cellule tumorali e che provocano la modifica degli antigeni presenti sulla superficie delle cellule tumorali.

«Questo è il tratto più interessante che emerge dallo studio. L’idea è quella di colpire mutazioni presenti in tutte le cellule di una determinata neoplasia e non mutazioni presenti solo in gruppi di cellule (paragonando la crescita di un tumore ad un albero, si tratterebbe di colpire le mutazioni presenti nel tronco e non quelle dei singoli rami). Mutazioni che determinano la presenza di antigeni presenti su tutte le cellule contro i quali si potrebbe riattivare il sistema immunitario», spiega la dottoressa Lorenza Rimassa, vice responsabile dell’UO di Oncologia Medica dell’Istituto Clinico Humanitas.

Studio ancora lontano da pratica clinica

I ricercatori pensano di poter un giorno riattivare i linfociti T del sistema immunitario per poterli indirizzare verso le cellule tumorali sulla scorta di questa “firma” genetica. Addirittura si potrebbe mettere a punto un vaccino o coltivare questi linfociti in laboratorio per poi rimetterli nel corpo e “scatenarli” contro il tumore. Si giungerebbe così all’estremo limite della medicina personalizzata nel trattamento dei tumori, dove ogni paziente avrebbe il suo trattamento “su misura”.

(Per approfondire leggi qui: Tumori, l’acido acetilsalicilico per rendere l’immunoterapia più efficace)

Tuttavia la realtà è un’altra, come avverte la dottoressa Rimassa: «Sebbene si tratti di uno studio affascinante dal punto di vista della ricerca, di fatto siamo lontanissimi dalla pratica clinica, vi è un alto rischio che quanto ipotizzato dai ricercatori non funzioni e non possa quindi tradursi in una nuova opzione terapeutica».

Dottoressa Lorenza Rimassa
Vice Responsabile dell’Unità Operativa di Oncologia Medica di Humanitas.
“Non è tanto quello che facciamo, ma quanto amore mettiamo nel farlo. Non è tanto quello che diamo, ma quanto amore mettiamo nel dare.”
 


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