La storia di .....

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Franco953
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La storia di .....

Messaggio da Franco953 »

Pubblico periodicamente la storia di altri pazienti in quando , a mio avviso,possono essere un valido esempio, un aiuto, un' utile esperienza di vita per tutti gli iscritti
Franco

Ero andata a fare il solito controllo pensando di uscire dall'ospedale con un esito positivo, come del resto era successo negli anni precedenti; invece no, mi ritrovavo stesa sul lettino con i visi dei medici puntati sul mio seno, visi preoccupati che mi dicevano di andare in un ospedale di mia scelta, ma di correre, correre, queste furono le esatte parole... correre!!!

Sbigottimento, incredulità, una sorta di follia e di frenesia ed un grande punto di domanda: sarei arrivata in tempo?

Esami di ogni tipo e il mio cuore che si fermava ogni qualvolta ritiravo gli esiti. Ho sempre immaginato il tumore come una piovra, il nucleo centrale e tanti tentacoli che si sarebbero diffusi nel mio corpo. Non immaginavo che cellule maligne si erano insediate, si erano prese per mano e moltiplicate e andavano a spasso nel mio sangue contagiandolo.

Davanti avevo un baratro, un enorme baratro in cui sarei caduta, sempre più giù, fino in fondo, con la grande consapevolezza della non risalita. Giornate intere in cui il mio pensiero era rivolto solo alla morte, al momento in cui avrei chiuso gli occhi per sempre; in quel momento scattava quell'angoscia incontrollabile che nessuno avrebbe potuto aiutarmi a gestire.

Chemioterapia pre-intervento per riduzione della massa tumorale e poi l'intervento liberatorio: purtroppo un intervento demolitivo e la certezza di non poter più usufruire dell'intervento ricostruttivo. Poi ancora chemioterapia e radioterapia e dopo quasi un anno la situazione iniziava a dare qualche rosea speranza per poter continuare a vivere: ma come? In mia compagnia la spada di Damocle che non mi ha più abbandonata. Poi piano piano questa spada si è fatta più leggera. Ma ecco che, dopo 13 anni, la spada è diventata più pesante: altro tumore, nell'altro seno. Medesime sensazioni, medesima disperazione e medesima cura, sapevo già tutto. Anche in questo caso sono stata fortunata ed ho iniziato a pensare. Ero consapevole che, tenendo la mia mente occupata in qualcosa di costruttivo, la spada si sarebbe alleggerita ulteriormente. Così, dopo un periodo di forzata ripresa fisica, mi sono dedicata allo studio. Cosciente della fortuna che mi era stata concessa, non potevo e non volevo non volgere il pensiero ad altre persone che stavano già intraprendendo, o avrebbero dovuto intraprendere il mio stesso cammino: la decisione quindi di fare qualcosa per poterli aiutare, di mostrare che anche loro avrebbero potuto condividere la disperazione con qualcuno che ne conosceva bene il significato. Ho voluto così diventare volontaria nel medesimo ospedale in cui ero stata curata, solo in questo modo potevo ringraziare la sorte. Il reparto a cui ero stata assegnata era "Terapia di supporto oncologico", praticamente un gradino prima dell'entrata in hospice. Quante esperienze ho avuto e tutte in un certo senso bellissime, anche se molto dolorose; bellissime perché mi hanno riscaldato il cuore e mi hanno aiutata a vedere la vita in un'altra angolazione, per loro ero e sono un punto di riferimento, bellissime quando le loro situazioni volgono al meglio, bellissimo perché si sono instaurati rapporti amichevoli e costruito legami di stima reciproca, ma la cosa che più mi lascia stupita, è la loro gratificazione e la mia consapevolezza di essere utile e loro sono utili per il mio spirito ed infine quella enorme pace che sento a fine turno.

Ora sono più serena, ma il pensiero di un'altra ricaduta mi fa star male però sono sempre in compagnia: la mia spada ed i "miei" ammalati.
“Non è tanto quello che facciamo, ma quanto amore mettiamo nel farlo. Non è tanto quello che diamo, ma quanto amore mettiamo nel dare.”
 


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