Buongiorno,

Ho 26 anni e, nonostante siano passati anni, ancora non riesco ad affrontare pienamente il dolore della perdita di mio padre. Provo a spiegare alla gente come mi sento ma non riesco a trovare un vero riscontro. Mio padre è morto di tumore che dai polmoni poi si è diffuso ed è diventato metastasi e in pochi mesi lo abbiamo perso. Allora ero più piccola, più ingenua, i miei mi hanno cresciuta in una bolla per quanto riguarda i problemi in casa, non mi accorgevo nemmeno i sacrifici di mia madre e le problematiche di mio padre perché il cancro purtroppo fa anche cadere in depressione le persone. La prima volta che provai a piangere con un'amica mi disse "non piangere o fai piangere anche me" e io, per i sensi di colpa, (nonostante sia perfettamente conscia che non fosse sua intenzione) smisi di piangere con gli altri per non suscitare dolore, angoscia, senso di vittimismo. Ho un ragazzo da poco tempo e quando provo a raccontargli della mia tristezza, non mi sento pienamente capita, una sua frase è stata "ti senti speciale?". Allora ho iniziato a chiedermi se è questo che dimostro: di sentirmi speciale per il mio dolore, di sentirmi più legittimata di altri a soffrire. Io so di essere una persona forte ma ci sono giorni in cui davvero vorrei essere completamente debole e non tremare dalla paura, perché mi succede. Vorrei sapere soltanto se qualcun altro si sia mai sentito così soffocare dal dolore e non sapere minimamente cosa fare, perché anche quando ne parlo mi sento non compresa, come se le mie parole arrivassero sbagliate o non arrivassero proprio.

Cara amica. È proprio così. Sono tutte sensazioni che ho prof sto anche io.
Ciò che fa più male è l' essere incompresi, sentire che gli altri non riescono a capire l'esatta intensità del tuo dolore, dal forte desiderio di uscire da una "ruota di sofferenze che continua a girate e non si ferma mai.
Ora però devi comprendere, come ho fatto io, che non è possibile andare avanti così. Bisogna farsi aiutare perché altrimenti il resto dell' esistenza resterà senza uscita in un loop che continuerà a ripetersi.
Certo nulla sarà più come prima ma comunque la vita continua e bisogna andare avanti cercando di trasformare la mancanza del nostro caro in una tiepida nostalgia.
Franco

Penso soltanto che tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci ascolti, che ci mostri comprensione quando ci sfoghiamo. Purtroppo è sempre la stessa storia: il cancro, anche soltanto la parola, terrorizza e deprime, a volte annoia persino, per cui chi non c'è passato cambia discorso facendoti sentire addirittura in colpa. Non dipende da te, non è questione di essere speciali o meno. La sofferenza allontana quasi sempre.

Vero e ti rendi conto che chi pretendi ti stia accanto come nei momenti di festa non lo fa....La sofferenza si dice dovrebbero capirla chi ha già affrontato malattie ma invece non la si capisce....che dire si diventa più sensibili...E più arguto nei confronti di determinate persone che tutto sommato ti rendi conto che erano solo opportuniste

È verissimo. Io mi rendo conto di essere diventata fin troppo selettiva. Chi è stato vicino a me, continua ad esserlo, chi invece fa finta di esserci, cambia discorso quando gli parli,insomma..chi c'è solo a parole e non nella sostanza..per me non esiste più.

Purtroppo anche in queste cose si riscontra la difficoltà ad andare avanti...tolto il primo momento di confusione, sconforto, dolore, piano piano le persone tendono ad allontanarsi, a comprendere sempre meno il tuo dolore, a non capire perché dopo 6 mesi tu sei ancora lì a struggerti per la perdita...la domanda “come stai?” diventa un miraggio...bisogna acquisire la consapevolezza che il dolore è tuo e solo tuo...che sicuramente gli altri non lo fanno per cattiveria ma la loro vita continua a girare esattamente come prima del tuo lutto.

Come stai? È una semplice domanda che ha un importante significato per chi la riceve. " Ti penso" " mi preoccupo per te" " voglio che stai bene" " posso fare qualcosa per te" " voglio fare qualcosa per te". Non costa niente. Eppure è rarissima!! Molti non la fanno perché pensano di essere indiscreti e invadenti ma non si rendono conto che l'indifferenza ferisce più dell'indiscrezione. È questione di educazione e di amore fraterno, merce rara nel mondo di oggi