Ciao Mimetta,Mimetta ha scritto: ↑gio 19 set 2019, 11:47 [...]
tutto questo per dire che il lutto da superare per noi che restiamo non è solo la perdita del nostro caro, ma anche di riconvertirci ad un mondo dal quale siamo stati lontani per tutto il tempo in cui siamo stati vicini al nostro caro. il tempo che abbiamo passato tra ospedali, visite mediche, patemi d'animo, paura dell'intervento... siamo stati in un mondo in cui siamo stati sospesi ad un filo, tra dolore e speranza, tra un test ed un risultato, tra un raffreddore.... odddio non ti avvicinare sennò non mi fanno fare la chemio, un mondo in cui siamo sospesi in aria, senza respirare.
e di botto, tornare nel mondo "normale" è un doppio shock: debbo tornare nel mondo "normale" che per me non è quello che avevo lasciato più di un anno fa in cui ero felice, e per giunta ci debbo tornare senza di te, e senza sapere chi sono, perché io non sono più quella che ero, non sarò mai più quella che ero, ma non sono nemmeno quella che forse diventerò quando avrò capito che non tornerai da questo tuo ultimo viaggio in cui non mi hai portata.
ogni persona che amiamo si porta via con se un pezzo di noi. tu hai portato via la parte prevalente di me.. di questo parlo con la psicologa tutte le settimane, di ciò che non sono e non sarò più, e di quello che non so cosa sarò. nun gliela posso fà!
ho letto questo tuo messaggio ieri, ma a volte faccio una fatica fisica, oltre che emotiva, a rielaborare e scrivere una risposta. Eppure mi torna in mente, quindi cerco di sedareil mio cervello mettendo giù un pensiero.
Le tue parole sono molto vere. Prima di arrivare su aimac pensavo di essere l'unica vedova dolente sulla faccia della terra, pensavo di essere l'unica ad avere avuto un amore così speciale, così grande e puro, nessuno poteva avere sofferto quanto io stavo soffrendo. E invece mi trovo a leggere i miei pensieri, messi nero su bianco da altre persone.
Quello che tu racconti è descritto molto bene nel libro di Erika Valentini, 14 ore di fuso orario, pubblicato proprio da una ex utente di questo forum. L'ho letto circa un anno dopo la morte di mio marito ed è stato per me in qualche modo catartico, la forza e la determinazione di Erika mi sono state di esempio e mi hanno caricata. Ma è un libro molto forte e rabbioso, secondo me va letto se si è trovato già un minimo di equilibrio dopo quanto successo.
Anche io, in modo diverso, avevo tante attenzioni per mio marito... quando si faceva la doccia aspiravo il letto e il contenitore sotto al letto per non fargli notare che perdeva tanti capelli, lo coccolavo... per me era sempre bellissimo. Quando, dopo alcuni mesi dalla sua morte, ho stampato le pochissime foto che avevamo scattato insieme il giorno del parto, per me è caduto un velo. Ho visto un uomo che non assomigliava neanche lontanamente al mio splendido marito... ma io allora non lo vedevo, ero accecata.