Mi ritrovo in quasi ogni cosa che scrivi...a parte che non abbiamo il cane, che vivo accanto ai miei (sono stata via in precedenza e rientrata "a casa" poco prima che la malattia di papà si facesse viva) e che mia madre è determinante nella gestione del diabete di papà. Io sono quella che gestisce il lato cancro!FC277 ha scritto: ↑sab 31 lug 2021, 16:47 Ciao LaMarinin!
Rileggendo il tuo post ho visto tanti miei aspetti e tante cose che sto vivendo anche io.
Io vivo all’estero e da quando mi sono trasferita la mia ipocondria ed il mio essere ansiosa sono peggiorati, e sono sempre stata considerata la drammatica della famiglia; sopratutto quando insistevo affinché i miei facessero controlli di routine e si riguardassero bene. Anche quando durante una videochiamata mi ero accorta dell’ittero di mia mamma. Dettaglio da cui poi è partito tutto l’iter di controlli.
Quando abbiamo ricevuto la diagnosi io ero appena tornata all’estero dopo un paio di mesi in Italia ed è stato un fulmine a ciel sereno…mi è crollato il mondo. Ogni mia certezza è andata in fumo.
Io e mia madre abbiamo avuto sempre un rapporto abbastanza conflittuale perché siamo due donne con approcci diversi. Lei molto ordinata, io molto disordinata. Lei mamma apprensiva, io figlia di libertà ed indipendenza. Quindi nonostante ci legasse un amore viscerale, ci siamo sempre ritrovate a scazzarci per motivi fondamentalmente futili. Lei però è sempre stata la mia colonna portante, il mio porto sicuro.
Ed ora è come se io fossi una nave che vede da fuori il porto che va a fuoco…
Fin dal primo momento mi sono affidata ad una psicologa, sapevo che avrei dovuto trovare un equilibrio personale per poter essere di aiuto e che avrei avuto bisogno di una valvola di sfogo oggettiva. Qualcuno che non rientrasse nella cerchia di amici e parenti. Fino ad oggi posso dire che questa decisione mi ha garantito un po’ di salute mentale e di stabilità in più…
Ho un lavoro impegnativo di base all’estero, quindi mi trovo anche in difficoltà per questo motivo. Devo continuamente allontanarmi per periodi più o meno brevi perché l’azienda non mi consente di rimanere in Italia troppo tempo. Allo stesso tempo sono l’unica lucida della famiglia e, un po’ per carattere ed un po’ per forza di cose, mi sono ritrovata a farmi carico di tante cose. Nel mezzo del delirio iniziale ho dovuto insistere affinché mia madre si facesse seguire da un oncologo luminare, mi sono fatta carico di assicurarmi che seguisse il piano terapeutico, ho imparato a memoria tutti i farmaci che prende e faccio da ricordella ogni giorno. Ho imparato a fare le iniezioni e a portare avanti una famiglia ed una casa grande - ed a prendermi cura del nostro cane di famiglia. Fin dal primo momento mi sono messa alla ricerca di informazioni su internet o tramite amici che lavorano in ambito medico. Ho cercato di capire il gergo medico, di capire ogni singola parola dei referti e se non la capivo era quella che rompeva le scatole affinché si facessero domande. Solo così facendo mi sono resa conto di errori in documenti e referti! Sopratutto ho imparato a limitare i miei sfoghi di pianto davanti agli altri. Mi mostro ottimista e coraggiosa. In realtà non appena rimango sola mi abbandono allo sconforto e al terrore. Non c’è notte in cui non mi addormenti per sfinimento da pianto.
Psicologicamente è tostissima ma per mia madre smonterei il mondo pezzo dopo pezzo e so che devo tenere duro, che dove non arrivano loro, DEVO arrivare io.
Ho sfruttato questo commento un po’ per sfogarmi, ma anche per farti capire che non sei sola…
Noi figli di genitori che sono stati attaccati da questo disonesto, siamo stati sfidati a reinventarci, a trovare forze che non pensavamo di avere. Ci siamo ritrovati in una situazione in cui non possiamo scappare dalla battaglia, ci siamo dentro e dobbiamo trovare un modo per vincerla. Vorrei riportare un passo di un libro che in questi momenti sembra sia stato scritto per noi e che mi da molta forza “ E naturalmente dovrai attraversarla, quella violenta tempesta di sabbia. È una tempesta metafisica e simbolica. Ma per quanto metafisica e simbolica, lacera la carne come mille rasoi. Molte persone verseranno il loro sangue, e anche tu forse verserai il tuo. Sangue caldo e rosso. Che ti macchierà le mani. È il tuo sangue, e anche sangue di altri.
Poi, quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c'è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi è entrato.”
So che non sarò la stessa dopo questa battaglia - comunque vada - però non potrei affrontarla in modo diverso da come faccio ora, con tutto il carico emotivo che ne consegue.
Ti ringrazio di cuore per il tuo sfogo...mi fa sentire meno sola nel mio essere considerata "la drammatica della famiglia".