Tanta paura per il mio compagno

In questa stanza è possibile dare parola a ciò che si vive come paziente, familiare, amico, condividendo la propria esperienza ed esprimendo le proprie emozioni in un clima di accoglienza, fiducia e rispetto.
Margherita71
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Re: Tanta paura per il mio compagno

Messaggio da Margherita71 »

Quanto dolore in queste parole quanta rabbia quanto senso di ingiustizia...ma perché la vita ci sottopone a certe cose? E perché qualcuno vive tranquillo e sereno con tutti i cari vivi e in salute? E ad altri viene meno tutta la famiglia e soffre pene infernali.....non me lo so spiegare....
Valentina2004
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Re: Tanta paura per il mio compagno

Messaggio da Valentina2004 »

Margherita71 ha scritto: dom 20 nov 2022, 19:43 Quanto dolore in queste parole quanta rabbia quanto senso di ingiustizia...ma perché la vita ci sottopone a certe cose? E perché qualcuno vive tranquillo e sereno con tutti i cari vivi e in salute? E ad altri viene meno tutta la famiglia e soffre pene infernali.....non me lo so spiegare....
Non c’è risposta, solo ingiustizia , sfortuna.. i ricordi mi divorano solo bellissimi e tremendi.. come farò ad accoglierli con dolcezza sapendo che resta tutto così incompiuto ? Siamo troppo giovani , troppo.. e lo amo così tanto
Margherita71
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Re: Tanta paura per il mio compagno

Messaggio da Margherita71 »

Valentina ti abbraccio
Quanto dolore....
celeste09
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Re: Tanta paura per il mio compagno

Messaggio da celeste09 »

Valentina2004 ha scritto: dom 20 nov 2022, 16:17
celeste09 ha scritto: gio 17 nov 2022, 22:31 [quote=Valentina2004 post_id=87204 time=<a href="tel:1665820495">1665820495</a> user_id=13839]
[quote=Floc post_id=87203 time=<a href="tel:1665819299">1665819299</a> user_id=11897]
Ciao Valentina, state attraversando la fase della malattia più dura dove ci si rende conto che tutto quello che si è fatto non è servito. A distanza di quasi due anni dalla morte di mio marito non c’è giorno che non ricordi quel periodo, così doloroso da pensare di non farcela, da sperare di chiudere gli occhi e non svegliarsi più.
Eppure sono qui, la vita non è più quella di prima è mai più lo sarà’ ma sono ancora qui.
Ancora oggi mi ritrovo ad aspettarlo mi dico che è stato un brutto incubo e che tra poco entrerà in casa…
Non so consigliarti le cose vanno come devono, non cambiano…ma lui è ancora lì con te non lasciare che la disperazione abbia il sopravvento coltiva insieme a lui un po’ di quella speranza che è l’unica arma che avete insieme all’amore per vostra figlia, tante volte ti sembrerà di non respirare ma la vita deve vincere sempre. Ti abbraccio
Grazie Floc.. tu ci sei passata, mi dispiace tanto… io mi sento annichilita ma allo stesso modo temo che il tempo poi mi farà adattare per forza di cose all’essere sola con mia figlia. Mi sto isolando, non riesco a stare con le persone amiche che non vivono un dramma come il mio…so che non tutti
Affrontano il dolore allo stesso modo, faccio anche la psicologa di professione, ma io sono assolutamente debole. Come hai fatto a superare la rabbia e il senso di ingiustizia? Sento che sentimenti negativi mi divorano ma non riesco a scacciarlo.. e poi mia figlia e così piccola ancora, avrà massimamente bisogno di me e io temo che nom sarò all altezza perche non riuscirò più a trasmetterle un autentico amore per la vita
A proposito di figli, ti dico come ho fatto io che ne ho due e quando è mancato mio marito avevano rispettivamente due anni e mezzo e dieci anni e mezzo. Io ho parlato continuamente del loro papà. Specialmente con la più grande. Non ho mai nascosto gli stati d'animo che provavo o quello che pensavo della vita e delle sue ingiustizie. La grande poi aveva bisogno anche lei di sputare fuori la sua rabbia e il suo dolore
Parlare di mio marito ad ogni occasione glielo ha mantenuto vivo.
"Il babbo ha fatto questo...il babbo diceva quello..." Parlarne in modo molto naturale, come fosse stata una persona che sarebbe tornata a casa da un momento all'altro. La piccina gli dedicava dei disegni, che metteva poi sulla mensolina del babbo in camera mia. Ha fatto anche il regalo per la festa del papà all'asilo
Ogni volta che una di noi lo sognava il mattino dopo ne parlavamo
Abbiamo sempre parlato e parlato. Non ho mai pensato di farlo diventare un tabù. In questo modo si è vissuta meno la sua mancanza.
L'amore per la vita non riuscirai sempre a comunicarlo perché è impossibile trasmettere qualcosa in cui non si crede, ma per tua figlia sarà sufficiente che tu ci sia. È tutto ciò che chiedono. E ci si può fare vedere stanchi e affranti. È quasi un nullaosta anche per loro per esprimere il dolore che hanno dentro. Io ho avuto tante crisi di nervi e a volte mi sono partite le mani. Mi sono sempre sentita in colpa dopo, Manon posso farci niente.
Inoltre non ho fatto mettere bocca a nessuno nella loro educazione e ho dovuto tenere alla larga persino i nonni paterni che dicevano cose inadatte.
Ho preso il controllo della mia famiglia e il posto di mio marito gliel'ho tenuto da parte senza che nessuno osasse usurparlo. Ho pensato che era meglio strapazzarmi di più io, ma garantire alle mie figlie quella continuità con la vita di prima, piuttosto che dare spazio a gente che avrebbe fatto le cose a modo suo. Ho tutelato lo stile di vita mio e di mio marito.
Gli amici aiutano nei momenti in cui le forze mancano perché, almeno nel mio caso, c'è sempre quel consiglio, quell'incoraggiamento, quel salvagente a cui aggrapparsi.
Io mi sono intestardita molto sul fatto che questo era il nostro progetto insieme, ora lui non può più portarlo avanti e quindi tocca a me. Conta questo e basta. Si ha la sensazione di una vita che ormai potrebbe finire anche domani , tanto non vale più la pena viverla se sono caduti tutti gli entusiasmi e tutti i programmi, ma avendo dei figli levarsi dal mondo non è un'alternativa realistica. Io non prendo antidepressivi. Solo ansiolitici per dormire meglio.
Come te ho pensato molte volte che se toccava a me era meglio perché mio marito avrebbe avuto più aiuti e una vita meno faticosa.
Io sono stata poco stoica, anzi pochissimo: glielo ho proprio detto in faccia che a me restava di starci una vita su questa terra senza di lui per poi finire anch'io sottoterra alla fine di tutto e che lo consideravo un destino crudele e inaccettabile. L'ho supplicato di non lasciarmi e mi ha visto piangere eccome. Io non ce la facevo a fingere. Non ci sono mai riuscita. La mia colonna era lui. Terribile sentirsi trascinare verso un abisso senza fondo e sapere di non poter fermare la cosa; è come una simbolica andata al patibolo. Sapevo che sarebbe finito tutto per me. E la cosa tremenda è stata che nessuno ha pensato a questo durante quei mesi di malattia . Perdevo un kg dietro l'altro, sono anche ruzzolata giù per le scale del palazzo dei suoi, andando a sbattere contro una porta e mi sono dovuta rialzare come niente fosse davanti a mia figlia. Mi sono sentita sola e umiliata. Veramente a terra in ogni senso. Mio marito stava male per la prima chemio ed era distante da me come fosse stato già in un altro mondo. Gli dissi che ero caduta e gli feci vedere il livido sul ginocchio e la sua reazione è stata di un'apatia sconvolgente. Non ci potevo più contare ma accettare questa cosa non è stato facile. Fino alla fine ho combattuto perché rimanesse con noi.
Adesso l'apatia e il disinteresse per la vita sono diventati per paradosso ciò che mi permette di stabilire routine e mandare avanti la vita stessa per quel che necessità.
Una mia particolare forma di conforto/ preghiera è interessarmi alle biografie di persone famose che hanno subito lutti e perdite. Mi consola ad esempio sapere che Liam Neeson ha perso la moglie, oppure Clark Gable. Mi fa sentire meno sfortunata e in buona compagnia. Mi permette di ingrandire il punto di vista sulla vita, che prima limitavo alla mia quieta e regolata routine. Mi aiuta capire che la sofferenza si può condividere con persone apparentemente baciate dalla fortuna e che non sembrano mancare di nulla. Ingenuamente penso" Se è toccato pure a Liam Neeson allora è proprio una cosa che poteva benissimo capitare anche a me." Questo mi solleva lo spirito più dell'inutile fede in quel Dio che non ha ascoltato nessuna delle mie disperate invocazioni.
All'inizio ho cercato tante risposte ai tanti perché, ora ho accettato che questa disgrazia non ha un perché. È semplicemente successa. Mi rimane la speranza remota che esista un'aldila dove lo ritroverò e forse anche un Dio che dovrà darmi molte spiegazioni
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celeste09 ha scritto: gio 17 nov 2022, 22:31
Valentina2004 ha scritto: sab 15 ott 2022, 9:54

Grazie Floc.. tu ci sei passata, mi dispiace tanto… io mi sento annichilita ma allo stesso modo temo che il tempo poi mi farà adattare per forza di cose all’essere sola con mia figlia. Mi sto isolando, non riesco a stare con le persone amiche che non vivono un dramma come il mio…so che non tutti
Affrontano il dolore allo stesso modo, faccio anche la psicologa di professione, ma io sono assolutamente debole. Come hai fatto a superare la rabbia e il senso di ingiustizia? Sento che sentimenti negativi mi divorano ma non riesco a scacciarlo.. e poi mia figlia e così piccola ancora, avrà massimamente bisogno di me e io temo che nom sarò all altezza perche non riuscirò più a trasmetterle un autentico amore per la vita
A proposito di figli, ti dico come ho fatto io che ne ho due e quando è mancato mio marito avevano rispettivamente due anni e mezzo e dieci anni e mezzo. Io ho parlato continuamente del loro papà. Specialmente con la più grande. Non ho mai nascosto gli stati d'animo che provavo o quello che pensavo della vita e delle sue ingiustizie. La grande poi aveva bisogno anche lei di sputare fuori la sua rabbia e il suo dolore
Parlare di mio marito ad ogni occasione glielo ha mantenuto vivo.
"Il babbo ha fatto questo...il babbo diceva quello..." Parlarne in modo molto naturale, come fosse stata una persona che sarebbe tornata a casa da un momento all'altro. La piccina gli dedicava dei disegni, che metteva poi sulla mensolina del babbo in camera mia. Ha fatto anche il regalo per la festa del papà all'asilo
Ogni volta che una di noi lo sognava il mattino dopo ne parlavamo
Abbiamo sempre parlato e parlato. Non ho mai pensato di farlo diventare un tabù. In questo modo si è vissuta meno la sua mancanza.
L'amore per la vita non riuscirai sempre a comunicarlo perché è impossibile trasmettere qualcosa in cui non si crede, ma per tua figlia sarà sufficiente che tu ci sia. È tutto ciò che chiedono. E ci si può fare vedere stanchi e affranti. È quasi un nullaosta anche per loro per esprimere il dolore che hanno dentro. Io ho avuto tante crisi di nervi e a volte mi sono partite le mani. Mi sono sempre sentita in colpa dopo, Manon posso farci niente.
Inoltre non ho fatto mettere bocca a nessuno nella loro educazione e ho dovuto tenere alla larga persino i nonni paterni che dicevano cose inadatte.
Ho preso il controllo della mia famiglia e il posto di mio marito gliel'ho tenuto da parte senza che nessuno osasse usurparlo. Ho pensato che era meglio strapazzarmi di più io, ma garantire alle mie figlie quella continuità con la vita di prima, piuttosto che dare spazio a gente che avrebbe fatto le cose a modo suo. Ho tutelato lo stile di vita mio e di mio marito.
Gli amici aiutano nei momenti in cui le forze mancano perché, almeno nel mio caso, c'è sempre quel consiglio, quell'incoraggiamento, quel salvagente a cui aggrapparsi.
Io mi sono intestardita molto sul fatto che questo era il nostro progetto insieme, ora lui non può più portarlo avanti e quindi tocca a me. Conta questo e basta. Si ha la sensazione di una vita che ormai potrebbe finire anche domani , tanto non vale più la pena viverla se sono caduti tutti gli entusiasmi e tutti i programmi, ma avendo dei figli levarsi dal mondo non è un'alternativa realistica. Io non prendo antidepressivi. Solo ansiolitici per dormire meglio.
Come te ho pensato molte volte che se toccava a me era meglio perché mio marito avrebbe avuto più aiuti e una vita meno faticosa.
Io sono stata poco stoica, anzi pochissimo: glielo ho proprio detto in faccia che a me restava di starci una vita su questa terra senza di lui per poi finire anch'io sottoterra alla fine di tutto e che lo consideravo un destino crudele e inaccettabile. L'ho supplicato di non lasciarmi e mi ha visto piangere eccome. Io non ce la facevo a fingere. Non ci sono mai riuscita. La mia colonna era lui. Terribile sentirsi trascinare verso un abisso senza fondo e sapere di non poter fermare la cosa; è come una simbolica andata al patibolo. Sapevo che sarebbe finito tutto per me. E la cosa tremenda è stata che nessuno ha pensato a questo durante quei mesi di malattia . Perdevo un kg dietro l'altro, sono anche ruzzolata giù per le scale del palazzo dei suoi, andando a sbattere contro una porta e mi sono dovuta rialzare come niente fosse davanti a mia figlia. Mi sono sentita sola e umiliata. Veramente a terra in ogni senso. Mio marito stava male per la prima chemio ed era distante da me come fosse stato già in un altro mondo. Gli dissi che ero caduta e gli feci vedere il livido sul ginocchio e la sua reazione è stata di un'apatia sconvolgente. Non ci potevo più contare ma accettare questa cosa non è stato facile. Fino alla fine ho combattuto perché rimanesse con noi.
Adesso l'apatia e il disinteresse per la vita sono diventati per paradosso ciò che mi permette di stabilire routine e mandare avanti la vita stessa per quel che necessità.
Una mia particolare forma di conforto/ preghiera è interessarmi alle biografie di persone famose che hanno subito lutti e perdite. Mi consola ad esempio sapere che Liam Neeson ha perso la moglie, oppure Clark Gable. Mi fa sentire meno sfortunata e in buona compagnia. Mi permette di ingrandire il punto di vista sulla vita, che prima limitavo alla mia quieta e regolata routine. Mi aiuta capire che la sofferenza si può condividere con persone apparentemente baciate dalla fortuna e che non sembrano mancare di nulla. Ingenuamente penso" Se è toccato pure a Liam Neeson allora è proprio una cosa che poteva benissimo capitare anche a me." Questo mi solleva lo spirito più dell'inutile fede in quel Dio che non ha ascoltato nessuna delle mie disperate invocazioni.
All'inizio ho cercato tante risposte ai tanti perché, ora ho accettato che questa disgrazia non ha un perché. È semplicemente successa. Mi rimane la speranza remota che esista un'aldila dove lo ritroverò e forse anche un Dio che dovrà darmi molte spiegazioni
Ciao Celeste ho visto adesso il tuo messaggio, sto passando giorni terribili.. si può morire di dolore, mi chiedo come faccia a non venirmi un arresto cardiaco con tutta questa sofferenza che non ci sta nel corpo.
Vedere lui poco lucido, esausto, affievolirsi come
Una candela che si consuma, quando è sempre stato un uomo grintoso, forte, pieno di iniziativa… così fino a soli tre mesi fa.. mi lascia esterrefatta e distrutta. Non posso più vederlo soffrire ma sto ho sperimentando la mancanza di lui, ancora adesso che c è .. perché non è più lui.. hai ragioni .. lo sguardo vuoto, l’apatia, ti fa dire torna da me dove stai andando..
Mi verrebbe da arrabbiarmi ma mi controllo perché lo so che non è una scelta se chiude gli occhi soporifero, ma c’è una parte do me che lo vorrebbe pizzicare e dire non dormire resta con me..
Il problema è che siamo stati così felici in questi anni di remissione, ogni attimo è valso 1000, più niente era scontato.. e ora sono molto più dipendente da lui di quanto fossi prima.
Me la caverò in qualche modo, ma la mancanza non si placherà mai, ogni singolo giorno crescerà, qiesto lo so.
E la rabbia per la sua vita, così giovane e pieno di bellezza, io troverò un adattamento ma lui e derubato per sempre e non so giusto.. anch’io cerco storie analoghe tra le persone comuni per sentirmi meno alienata e non l’unica sfortunata al
Mondo, ma non riesco più a guardare gli amici che soffrono ma hanno le loro famiglie, i papà fuori da scuola, gli oggetti della nostra casa comprato insieme in domeniche qualsiasi.. è una tortura , la vita per alcuni è così bella mentre per chi non ha fortuna è miserabile.. il dolore lo conoscono tutti, ma questo dolore va oltre ogni immaginazione, compresa quella che avevo io. Un abbraccio
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È tremendo vedere scivolare via una persona tanto cara e che soprattutto è sempre stata nel pieno della vita. È proprio inaccettabile. Io non sono riuscita ad adeguarmi all'idea che lui non fosse più lui ma solo un malato terminale: ma come si fa? È oltre ogni concezione umana! È naturale litigare con il proprio compagno quando un suo comportamento ci disturba, almeno farglielo notare.....ma a che serve quando hai davanti un uomo che sta per morire? Che ha cambiato del tutto le sue priorità? Adesso contano il silenzio, il calmarsi dei dolori lancinanti, non i figli e tu!
Giorno dopo giorno mi sono resa sempre più conto che io non facevo più parte dell'equazione e forse nemmeno le sue figlie: lui era già in un altro mondo. La sofferenza atroce e probabilmente il terrore sconvolgente della morte lo avevano portato in un'altra realtà di cui non facevano più parte
Penso che da cinque anni la mia figlia maggiore ed io diamo questa sensazione alla mia famiglia. Non ci sanno aiutare perché ci vedono distanti. Anche se siamo tutti fisicamente nel solito spazio siamo lontani mentalmente.
Io ho colleghe che hanno tre, quattro figli tutti sani, vanno sulla neve in dicembre e non mancano di nulla. Io non potrò più avere questi momenti dalla vita. È insopportabile.
Le mie figlie porteranno le cicatrici per sempre. Perderanno forse delle opportunità, rimarranno indietro quando gli altri ce la faranno ad avanzare, la morte dei nonni sarà un'altra mazzata della vita e non il primo naturale approccio alla perdita di un familiare.
E anche per me sarà così: quando moriranno i miei sarà un dispiacere che andrà a sommarsi ad uno già troppo grande. Non avrò mio marito come dovrebbe essere secondo l'ordine naturale delle cose. Lentamente rimarrò sola.
Era troppo presto per conoscere tanta infelicità.
E se alle mie figlie dovesse succedere un'altra disgrazia? Praticamente avranno passato la vita a sopportare dispiaceri! Siamo più fragili e più compromessi: altro che il dolore rende più forti!
Nel mio caso poi, prima che mio marito si sentisse male, eravamo entrati da qualche tempo in una fase molto litigiosa del nostro matrimonio, di quelle fasi in cui si rammenta spesso la parola separazione. Nella rabbia dei litigi gliene ho dette di tutti i colori e trovo che sia ingiusto che non abbiamo avuto neanche il tempo di ritrovare un equilibrio. Questa malattia, come una punizione divina, non ci ha offerto una seconda possibilità. Ci sono tante cose che avrei voluto risolvere e chiarire e dirgli, tanti atteggiamenti che vorrei poter modificare, tante domande che vorrei fargli. A volte lo ricordo come un santo, altre non ne vedo che i difetti e quasi penso che lo sposarlo sia stato tutto un grande sbaglio. Non ho più lui come confronto ed è come litigare davanti allo specchio.
Non mi rassegno all'idea che una persona possa venire strappata via a un'altra nel pieno di un periodo meno felice perché non saprò mai come sarebbe andata poi. Abbiamo sempre fatto tanti sacrifici e meritavamo un'altra possibilità.
Non accetto la vita con la sua nettezza, che ti taglia via ogni speranza. E poi magari vedi altri lasciare mariti o mogli, sfasciare famiglie, allargare famiglie, ma comunque rimanere felici e contenti e tu no, tu triste e derubata.
Io ti posso solo dire di ricordargli che lo ami. Almeno non avrai sensi di colpa. Non farti fagocitare dalle necessità della sua malattia e basta. Io ero diventata una specie di badante e, come ogni badante, non vedevo che quello. Tornassi indietro lo abbraccerei di più, gli sussurrerei in un orecchio quanto mi sarebbe mancato e quanto avevo paura di perderlo, quanto non sarei stata più capace di chiamare vita la vita. Non ho fatto queste cose perché credevo di avvicinarlo al pensiero della morte, di spaventarlo. Lui non affrontava l'argomento con me, lo evitava come la peste. Non volevo dovesse sentirsi appesantito anche dalla mia disperazione, ma se tornassi indietro è quello che farei. Vorrei che mi vedesse piangere come ho pianto il giorno del suo funerale; vorrei aver conosciuto il suo conforto per quella specie di pianto invece di sentirmi stringere da decine di persone che mi rivolgevano le condoglianze. A volte immagino di raccontare a lui che mio marito è morto perché era lui la sola persona che sapeva tranquillizzarmi come nessuna. Non so come mi avrebbe confortata, non ho le sue parole da ricordare....mi manca una parte preziosissima di lui perché ho fatto sempre e solo il dovere senza assecondare il cuore. Anche questo era un modo, immagino, per negare che stava morendo.
Valentina2004
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Re: Tanta paura per il mio compagno

Messaggio da Valentina2004 »

Ciao celeste,
Le tue parole sono colme di rimpianti, sia rispetto al tema della verità non detta che per la fase litigiosa del vostro matrimonio .. immagino che tutti questi pensieri rendano la vita ancora più irrisolta e con rimpianti di incompiutezza.. che sono difficili da lasciare andare.
Io e Alessandro avevamo avuto una crisi qualche anno fa, ci eravamo separati addirittura per volontà mia, poi quando ci siamo riavvicinati io ero piena di speranza e desiderio di ricostruzione di tutto ciò che avevo lasciato sospeso… e dopo una manciata di settimane è arrivata la diagnosi. Il giorno della prima risonanza avremmo avuto il primo incontro di terapia di coppia, per essere aiutati a fare bene le cose nel rimetterci insieme.
La vita è beffarda a volte. La terapia di coppia non ci fu più, ma ci fu la
Diagnosi e gli anni di remissione della malattia in cui abbiamo vissuti i momenti più intensi e paradossalmente belli della nostra vita. Vissuti con un sapore del tutto diverso, ogni singola giornata.abbiamo riscoperto un amore profondo, anche gtazie alla malattia. L’altra faccia della medaglia è che in base alla sua diagnosi sull carta avremmo dovuto avere più anni, più remissioni, più tempo e speranza. Invece lui e stato sfortunato due volte e dalla prima recidiva la malattia non si è più fermata, quando nel 90
Per cento dei casi lematologo mi ha detto che non avviene… per cui ora sono devastata e arrabbiata, avevo più o meno iniziato ad accettare che non sarei invecchiata con lui, ma che avrebbe almeno visto crescere sua figlia me lo avevano fatto sperare. Qiesto amore è cresciuto tanto e il tempo ci e stato tolto. Guardo le foto in vacanza di questa estate e mi pare di impazzire, ma la cosa più dura di tutte è vederlo soffrire così ora che sta male e pensare che la vita così è crudele perché oltre a toglierti il futuro fa si anche che tu debba passare l’inferno mentre devi lasciare i tuoi affetti, la tua bambina , tutto ciò che ti rendeva felice.
Io non lo so come
Si fa, c’è chi meglio di altri riesce a non trasformare il
Dolore in odio e rabbia in eterno, c’è chi non ci riesce , ognuno ha risorse e modi di esistere diversi ugualmente dignitosi. Io so solo che la mancanza di lui e di tutti i momenti bellissimi vissuti mi ossessionerà.. e che dovrò cercare di trovare un modo per far sentire a Mia figlia che la vita deve restare desiderabile e che nom è “morta” anche la mamma, ma nom basta dirlo a parole, deve essere autentico .. e questa sarà la mia impresa che ora come
Ora mi pare impossibile.
Un abbraccio
celeste09
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Re: Tanta paura per il mio compagno

Messaggio da celeste09 »

Valentina2004 ha scritto: mer 23 nov 2022, 10:15 Ciao celeste,
Le tue parole sono colme di rimpianti, sia rispetto al tema della verità non detta che per la fase litigiosa del vostro matrimonio .. immagino che tutti questi pensieri rendano la vita ancora più irrisolta e con rimpianti di incompiutezza.. che sono difficili da lasciare andare.
Io e Alessandro avevamo avuto una crisi qualche anno fa, ci eravamo separati addirittura per volontà mia, poi quando ci siamo riavvicinati io ero piena di speranza e desiderio di ricostruzione di tutto ciò che avevo lasciato sospeso… e dopo una manciata di settimane è arrivata la diagnosi. Il giorno della prima risonanza avremmo avuto il primo incontro di terapia di coppia, per essere aiutati a fare bene le cose nel rimetterci insieme.
La vita è beffarda a volte. La terapia di coppia non ci fu più, ma ci fu la
Diagnosi e gli anni di remissione della malattia in cui abbiamo vissuti i momenti più intensi e paradossalmente belli della nostra vita. Vissuti con un sapore del tutto diverso, ogni singola giornata.abbiamo riscoperto un amore profondo, anche gtazie alla malattia. L’altra faccia della medaglia è che in base alla sua diagnosi sull carta avremmo dovuto avere più anni, più remissioni, più tempo e speranza. Invece lui e stato sfortunato due volte e dalla prima recidiva la malattia non si è più fermata, quando nel 90
Per cento dei casi lematologo mi ha detto che non avviene… per cui ora sono devastata e arrabbiata, avevo più o meno iniziato ad accettare che non sarei invecchiata con lui, ma che avrebbe almeno visto crescere sua figlia me lo avevano fatto sperare. Qiesto amore è cresciuto tanto e il tempo ci e stato tolto. Guardo le foto in vacanza di questa estate e mi pare di impazzire, ma la cosa più dura di tutte è vederlo soffrire così ora che sta male e pensare che la vita così è crudele perché oltre a toglierti il futuro fa si anche che tu debba passare l’inferno mentre devi lasciare i tuoi affetti, la tua bambina , tutto ciò che ti rendeva felice.
Io non lo so come
Si fa, c’è chi meglio di altri riesce a non trasformare il
Dolore in odio e rabbia in eterno, c’è chi non ci riesce , ognuno ha risorse e modi di esistere diversi ugualmente dignitosi. Io so solo che la mancanza di lui e di tutti i momenti bellissimi vissuti mi ossessionerà.. e che dovrò cercare di trovare un modo per far sentire a Mia figlia che la vita deve restare desiderabile e che nom è “morta” anche la mamma, ma nom basta dirlo a parole, deve essere autentico .. e questa sarà la mia impresa che ora come
Ora mi pare impossibile.
Un abbraccio
Come reagirai lo saprai al momento. Per ognuno è diverso perché diverso è il contesto. Io ho un carattere apparentemente debole ma ,per ciò che mi interessa davvero, molto fiero e ho deciso che il primo obiettivo era continuare a mantenere viva la presenza di Salvatore accanto a me. L'ho cercato in un'aldilà che non ho ancora trovato, ma l'ho cercato lì. Ho fatto di ogni sincronia speciale, di ogni segno, sogno, fatto strano un indizio certo che lui c'era. Per me è stato automatico quanto vitale.
Sono una donna e una mamma appassita ovviamente, ma non disattenta e quindi seguo con molta circospezione i sentimenti e e i fatti di vita quotidiana delle mie figlie. Le porto alle visite mediche, ho imparato ad andare al Meyer da sola perché la grande ha avuto bisogno del busto ortopedico per un annetto.
La piccina ha ereditato dalla linea paterna il problema dell'acetone, ossia quel vomito che viene nell'infanzia quando bruciano troppi zuccheri. Mio marito e suo fratello ne hanno sofferto tanto da bambini .
Il primo anno di scuola materna era sempre malata di tosse, un delirio!
Nel dicembre 2019 ho preso un banale micoplasma che mi ha portato in polmonite, in quanto debilitata a monte, e ho subito un ricovero di una settimana in ospedale, nel reparto di malattie infettive, dove era stato anche mio marito, forse persino nella sua stessa stanza. Tutto questo per Natale. Anche mia figlia aveva preso da me la stessa cosa, anche lei polmonite. Si è curata a casa dei miei, dove le bambine hanno trascorso tutte le vacanze di Natale quasi. È stato un altro colpo molto forte e il covid ci ha aiutato a riprendere fiato. Tutto quel dover stare in casa ci ha permesso di staccarci dalle responsabilità di tutti i giorni e di vivere nella nostra dimensione.
Tutto si supera, materialmente. Come vedi, solo alla morte non c'è rimedio. Le mie bimbe non sono peggiori di altre, anzi, a scuola si sono sempre comportate bene e hanno sempre fatto il loro dovere; i primi anni che la grande era più piccola di adesso, era routine la sera guardare DVD di serie che ci piacevano, che ci mettevano in pace il cervello. Ci siamo guardati le comiche di Stanlio e Ollio e io non manco mai di rammentare mio marito quando penso a quello che piaceva a lui o che avrebbe detto.
Tutto è molto difficile e questo solleva una grande rabbia.
Una persona nel pieno degli anni non dovrebbe mai venire a mancare. Le coppie litigano nel fiore della vita, perché c'è tanta energia, responsabilità, difficoltà. I miei hanno sempre litigato tanto, adesso battibeccano ma si sono calmati e sono sempre lì che invecchiano insieme.
Io non ho avuto tempo di vedere come sarebbe andata l'altra parte della nostra vita e quando ci penso un po' più intensamente vorrei morire all'istante .
celeste09
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Re: Tanta paura per il mio compagno

Messaggio da celeste09 »

Valentina2004 ha scritto: mer 23 nov 2022, 10:15 Ciao celeste,
Le tue parole sono colme di rimpianti, sia rispetto al tema della verità non detta che per la fase litigiosa del vostro matrimonio .. immagino che tutti questi pensieri rendano la vita ancora più irrisolta e con rimpianti di incompiutezza.. che sono difficili da lasciare andare.
Io e Alessandro avevamo avuto una crisi qualche anno fa, ci eravamo separati addirittura per volontà mia, poi quando ci siamo riavvicinati io ero piena di speranza e desiderio di ricostruzione di tutto ciò che avevo lasciato sospeso… e dopo una manciata di settimane è arrivata la diagnosi. Il giorno della prima risonanza avremmo avuto il primo incontro di terapia di coppia, per essere aiutati a fare bene le cose nel rimetterci insieme.
La vita è beffarda a volte. La terapia di coppia non ci fu più, ma ci fu la
Diagnosi e gli anni di remissione della malattia in cui abbiamo vissuti i momenti più intensi e paradossalmente belli della nostra vita. Vissuti con un sapore del tutto diverso, ogni singola giornata.abbiamo riscoperto un amore profondo, anche gtazie alla malattia. L’altra faccia della medaglia è che in base alla sua diagnosi sull carta avremmo dovuto avere più anni, più remissioni, più tempo e speranza. Invece lui e stato sfortunato due volte e dalla prima recidiva la malattia non si è più fermata, quando nel 90
Per cento dei casi lematologo mi ha detto che non avviene… per cui ora sono devastata e arrabbiata, avevo più o meno iniziato ad accettare che non sarei invecchiata con lui, ma che avrebbe almeno visto crescere sua figlia me lo avevano fatto sperare. Qiesto amore è cresciuto tanto e il tempo ci e stato tolto. Guardo le foto in vacanza di questa estate e mi pare di impazzire, ma la cosa più dura di tutte è vederlo soffrire così ora che sta male e pensare che la vita così è crudele perché oltre a toglierti il futuro fa si anche che tu debba passare l’inferno mentre devi lasciare i tuoi affetti, la tua bambina , tutto ciò che ti rendeva felice.
Io non lo so come
Si fa, c’è chi meglio di altri riesce a non trasformare il
Dolore in odio e rabbia in eterno, c’è chi non ci riesce , ognuno ha risorse e modi di esistere diversi ugualmente dignitosi. Io so solo che la mancanza di lui e di tutti i momenti bellissimi vissuti mi ossessionerà.. e che dovrò cercare di trovare un modo per far sentire a Mia figlia che la vita deve restare desiderabile e che nom è “morta” anche la mamma, ma nom basta dirlo a parole, deve essere autentico .. e questa sarà la mia impresa che ora come
Ora mi pare impossibile.
Un abbraccio
Anche il tumore al pancreas generalmente dovrebbe presentarsi in età più tarda, infatti il chirurgo mi chiese se poteva essere stato esposto ad agenti cancerogeni o se c'era familiarità. Ne ricavò che doveva essere genetico e mi mise paura anche per le bambine.
Anche per mio marito era un momento cruciale: finalmente aveva conquistato la cintura nera di karate che inseguiva fin da ragazzo, doveva cominciare un corso per avere un patentino per il lavoro che faceva, forse avrebbe avuto un aumento di stipendio e poi avevamo finalmente la casa di proprietà, ristrutturata insieme, la seconda figlia dopo otto anni, la comunione della grande....litigi a parte sembrava che dopo anni di disagi economici le cose si stessero schiarendo . Ero convinta di riuscire a godermi quel secondo figlio molto più del primo, data la maggiore tranquillità e invece....mi sono ritrovata a crescerla da sola. Mio marito si è sentito male e ricoverato a cavallo del secondo compleanno della piccola. Quella sera era già in pigiama, perché la cura di gaviscon non aveva funzionato e non assaggiò nemmeno la torta. Ovviamente io non immaginavo la gravità della situazione.
Pensavo fosse un po' di gastrite o colite, cose di cui avevo sempre sofferto anch'io.
Magari lui avesse avuto una remissione, anche se non so cosa sia peggio!
Ma tante volte penso che dal 15 febbraio in poi ogni giorno è stato come trovarsi in guerra e non c'è stato spazio per nient'altro.
Se solo avessimo avuto una tregua!
La moglie di un mio conoscente è stata malata parallelamente a mio marito. Incredibilmente e contro ogni pronostico ebbe una completa remissione in maggio. Lei e il marito fecero anche un viaggio. Poi in novembre tutto si rimise in moto...
Però anche accarezzare l'idea della guarigione per poi doversi riconfrontare poco dopo con un nuovo incubo .....non so come l'avrei gestita. Non dovrebbe capitare e basta.
 


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