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Inviato: gio 27 mar 2014, 17:59
da Erika76
Sono stata lontana per qualche giorno. Incredibili pressioni al lavoro, mi tengono sotto torchio, tutti si aspettano da me la mossa vincente, l'idea geniale, la determinazione per portare avanti un'azienda un po' a lungo trascurata. Riunioni, spostamenti e questa ansia costante che mi spinge a dover dimostrare di farcela.

Quando mi sono ricollegata, Paolo non c'era più... un altro membro della famiglia che ci lascia e altri pensieri che mi assalgono.

Mi sveglio nel cuore della notte con la speranza di aver sognato tutto, ma sul comodino c'è la foto di Dani e allora capisco che non è un sogno. Mi alzo e mi guardo intorno. Penso a quanto gli piaceva quella casa, quanto di suo ci aveva messo. Penso a quando tornavo dal lavoro e senza nemmeno togliere la giacca mi sedevo vicino a lui per raccontargli la giornata. Penso a quando mi diceva che voleva uscire per comprarsi qualcosa che tutto ormai gli andava largo... Apro il suo armadio, ci sono ancora vestiti nuovi, mai scartati. Le sue camicie hanno ancora il suo profumo e penso a quando stava bene e lo prendevo in giro per la pancetta perché i bottoni della camicia tiravano... Poi Lollo mi dice che papà gli manca e che non è giusto che lui non ci sia più e che il nonno del suo amico che ha anche lui la stessa malattia ci vada avanti da sette anni...E allora mi sdraio sul divano, sempre lì, in quello che era il suo posto e ho come l'impressione di non aver vissuto nulla prima di oggi. Di essermi svegliata senza di lui o di essere senza di lui da sempre. Cosa facevamo prima che si ammalasse? Fatico a ricordarlo, non mi tolgo dalla testa quegli ultimi momenti, le lacrime, la disperazione e poi quel vuoto immenso e la rabbia, il desiderio di distruggere materialmente le sue cose.

Ognuno di noi vive una dimensione cancro alla quale cerca di dare un senso. Molti mi guardano e mi vedono bene, dicono... io mi vedo in mezzo a un combattimento tra il dolore e il desiderio di vivere. So che vincerà la mia forza, so che ho un angelo al mio fianco che mi aiuterà, ma so anche che è difficile, che basta un niente per ritrovarsi a ricominciare daccapo, ma siamo qui, tutti insieme cerchiettini, per darci forza, supportarci, lenire reciprocamente il dolore altrui anche quando questo rinfocola altro dolore.

Non poteva rinunciare a questa meravigliosa famiglia che mi ha accompagnato passo per passo lungo questi nove mesi.

Vi voglio bene

Erika


Inviato: gio 27 mar 2014, 18:25
da vivi1972
E' difficile questa vita e lo e' di piu' per chi perde una persona cara a causa di questa maledetta 'bestia', per chi vede soffrire così a lungo il proprio caro...

Il tuo scritto e' un turbinio di emozioni, mi coinvolge e mi commuove ma mi fa anche capire che hai tanta forza e tanto coraggio....

Un grosso abbraccio


Inviato: gio 27 mar 2014, 18:39
da rigoletto
:-) dolcissima creatura... forza!!!!!!!!!!!!!!!


Inviato: gio 27 mar 2014, 19:42
da Erika76
Grazie Vivi, Pier... è vero, stare qui a volte fa male, come sale su una ferita, ma stare lontano da voi fa ancora più male, del resto come si può rinunciare a così tanto amore e condivisione!


Inviato: gio 27 mar 2014, 19:53
da Milena66
Carissima Erika, da giorni volevo aprire un topic che parlasse proprio di quello che ti lascia il cancro, ma mi sono peritata a farlo, in quanto mi sono sentita ingiusta e inadeguata. Io ho perso mia madre quando avevo 40 anni e qui ci sono persone che vivono la malattia di un figlio, di un compagno di vita o su stesse e ho pensato che non avevo nessun diritto di lamentarmi. Ma dal momento che il topic lo hai aperto tu, voglio lasciare qui scritto anche il mio pensiero, partendo da quello che tu hai detto e che rispecchia esattamente quello che io sento: “….ho come l'impressione di non aver vissuto nulla prima di oggi. Di essermi svegliata senza di lui o di essere senza di lui da sempre. Cosa facevamo prima che si ammalasse? Fatico a ricordarlo, non mi tolgo dalla testa quegli ultimi momenti, le lacrime, la disperazione e poi quel vuoto immenso e la rabbia, il desiderio di distruggere materialmente le sue cose. Cosa facevamo prima che si ammalasse? Fatico a ricordarlo, non mi tolgo dalla testa quegli ultimi momenti, le lacrime, la disperazione e poi quel vuoto immenso e la rabbia, il desiderio di distruggere materialmente le sue cose”.

Il prossimo 8 Aprile saranno 8 anni che mia madre non c’è più, ma nonostante sia trascorso un lungo periodo di tempo, io ancora non riesco a ricordare mia madre sana.

Cosa facevo prima che lei si ammalasse? E cosa faceva lei? Cosa pensava? Cosa si aspettava da me?

E soprattutto com’era mia madre prima che il suo corpo fosse martoriato dal cancro? Non me la ricordo e non mi ricordo di “me” prima della sua malattia.

Non ricordo me stessa quando ero figlia e non ricordo me stessa prima del cancro.

Quella persona che ero è così lontana dalla me stessa di oggi che quando riaffiorano i ricordi mi sembra quasi di pensare ad una terza persona e non a me stessa.

La Vania di prima non esiste più da tanto tempo e certi atteggiamenti che avevo, certe stupide certezze quasi mi innervosiscono e spesso condanno certe mie azioni, certe mie parole e certe mie pretese. Ero così tremendamente stupida e così graniticamente sicura di poter avere tutto ciò che desideravo solo con la volontà….

Avevo 34 anni quando mia madre si ammalò e fino a quel momento la mia vita era stata soltanto in discesa, conquiste facili, successi professionali, amori immensi e tante ridicole certezze sul futuro. Lavoravo nel campo della biologia molecolare e mi ripetevo sempre: “se qualcuno della mia famiglia scoprisse di avere un cancro, almeno non avremo l’incertezza del chi dovrà curarci”. E mi sentivo sicura, sicura di poter sconfiggere ogni dolore e sicura che la mia sofferenza dell’anima mi rendesse speciale. Mi reputavo sensibile, intelligente e piena di entusiasmo. Erano solo sciocchezze ed io ero soltanto ingrata.

Da un giorno all’altro, dopo un sogno che io considero premonitore, la mia vita è cambiata e ho capito che tutto quello che credevo di aver provato non era niente, era solo presunzione ed ingratitudine verso la vita.

Perché un conto è ascoltare i racconti degli altri ed un conto è vivere il dolore sulla propria carne.

Da un certo punto di vista, il cancro mi ha cambiata in meglio, mi ha resa più vulnerabile e mi ha avvicinato al dolore vero, quello che non ha bisogno di essere raccontato e di essere romanticamente narrato in prosa. Il “male di vivere” che da sempre mi assilla ha cambiato forma ed è diventato un “vivere il male”, la sofferenza vera del deperimento fisico e del terrore della morte che la parola cancro evoca. Mia madre, la persona che amavo di più al mondo mi veniva portata via dalla sorte e durante la sua malattia ho fatto pulizia dei sentimenti sprecati, delle persone inutili ed opportuniste ed ho stretto legami inscindibili con persone che ho conosciuto attraverso uno schermo che sono più veri della verità.

Il cancro mi ha portato via mia madre e mi ha stritolato le ossa, mi ha prosciugato il sangue nelle vene e mi ha fatto scoprire la paura, la paura che ti toglie il respiro e che ti paralizza e ti attanaglia e ti stringe il petto fino a farti male…..ogni mia certezza è andata sfumata nel vento e di certezze adesso non ho più.

Adesso ho soltanto paura della vita, ma non del male di vivere, ma paura che la malattia che si è fatta conoscere in tutte le sue devastanti sfumature possa nuovamente tornare a destabilizzare l’equilibrio precario che mi ha consentito di andare avanti.

Adesso il nemico lo conosco così come conosco ogni sua prevedibile mossa e se quel bastardo dovesse tornare a farmi visita…..non voglio neanche scrivere quello che temo…..perdonate questa mia debolezza.

E come te, carissima Erika, cammino da quasi 15 anni su un sentiero ciottoloso e ogni passo in avanti che faccio si porta dietro un fardello di dolore e un carico di speranza di vita, vita che si è ripresentata con la nascita dei miei figli che hanno in parte colmato quella sensazione di non essere mai esistita prima della malattia.

Certe volte, in sogno, torno indietro nel tempo e mi rivedo com’ero io allora, ma mai riesco a rivedere mia madre prima della malattia.

Quel ricordo è andato via con le ceneri di mia madre e temo che non tornerà più.

Per riassumere, cosa ti lascia il cancro? Il cancro ti lascia una così varia rosa di emozioni che annienta il prima, perché ogni singolo sguardo che hai incontrato nelle corsie degli ospedali, ogni singolo individuo che hai visto seduto ed attaccato a quelle maledette flebo di chemio non può lasciare altro spazio per i ricordi di un prima.

Hai letto la paura e la speranza in quegli occhi spogli di ciglia….e se prima è esistito un prima deve essere stato niente in confronto al carico emotivo vissuto dopo.

E proprio perché sappiamo cos’è il cancro, la percezione della vita dopo il cancro diventa tangibile e prepotentemente importante. Ogni attimo perduto è essere ingrato alla vita ed allora si va avanti a “tutta vita”….finchè ce lo possiamo permettere.


Inviato: gio 27 mar 2014, 20:23
da Erika76
Mi togli il fiato Vania, le tue parole tolgono il fiato. Quello che scrivi è l'essenza stessa del cancro. E' come se gli abiti che avevi indossato fino a qual giorno non ti andassero più, ma nemmeno quelli che avevi prima del cancro ti vanno e allora bisogna rifarsi il guardaroba ed è come nascere per la seconda volta. Tutto è nuovo. C'è tutto da imparare, anche aprire una bottiglia di vino può essere un'impresa se non l'hai mai fatto prima, apparecchiare con un piatto in meno... Il cancro non lascia un vuoto, o meglio, è quello che ci sembra di concepire inizialmente, ma in realtà non è vuoto, è ignoto, cose da imparare perché siamo nati quel giorno e non sappiamo nulla della vita perché della vita non abbiamo mai capito un accidenti fino a quando il cancro non ha bussato alle nostre porte. E allora ti accorgi che quello che hai sempre chiamato amore in realtà dopo il cancro ha un sapore e una dimensione diversa. E allora ti accorgi che tutte le tue certezze possono andare a farsi benedire in un momento. Ma non puoi nemmeno vivere alla giornata bloccata e insidiata dalla paura. Ma sei diversa, com'ero prima del cancro? Non me lo ricordo nemmeno io. Peggiore di oggi, questo è certo. Egoista, superficiale, fragile e in cerca di sicurezze. Chi sono oggi? Una che ha visto morire suo marito giorno dopo giorno, una che cerca di mantenerne vivo il ricordo nel figlio anche se fa fatica per prima a ricordare. Una che al cimitero non ci vuole andare, lui non è lì. Una che ha scoperto che tra le terribili facce del cancro c'è quella che rende migliori, c'è quella che ti spinge ad aiutare gli altri pur nella consapevolezza che facendolo soffrirai. Ma non ti ringrazierò bestia maledetta per avermi resa migliore, perché il prezzo che ho dovuto pagare è stato davvero troppo alto. Piuttosto ringrazio il mio eroe che si è battuto contro di te sapendo di essere disarmato e spacciato. Sì ecco, cosa lascia il cancro, la consapevolezza che al mondo esiste un prima e un dopo e che il dopo cancro è un inizio, un salto nell'ignoto perché tu non sei più quella di prima e tutto ciò in cui credevi non esiste più, ma esiste tanto altro in cui credere, esiste la vita, l'amore, il sorriso di tuo figlio, esisto io...


Inviato: gio 27 mar 2014, 21:30
da ernesto
....brave....grazie...ernesto.


Inviato: gio 27 mar 2014, 21:49
da art
Concordo con Ernesto ..brave .....ho letto i commenti qui sopra di Milena66 e di Erika...e mi trovo tutto e per tutto quanto avete scritto perchè sono le stesse sensazioni , lo stesso percorso , il prima,la malattia ed il dopo che ho vissuto e vivo tuttora. Potrei non scrivere altro perchè avete già scritto voi compiutamente ed infatti nei vostri scritti ho letto quello che provo anch'io ,i pensieri che ho avuto ed ho ed il senso della vita che vivete voi lo vivo anch'io .Spesso vorrei ricordarmi di mia moglie nel suo splendore e ricorro alle foto ma poi mi viene in mente la sofferenza fisica che ha subito , il tracciato che la malattia le stava facendo nel suo corpo,nel suo viso e mi viene da soffrire enormemente solo al pensiero.Mi ricordo una cosa che mia moglie mi diceva e si raccomandava cioè di dimenticare il periodo della sua malattia ...di ricordarla come era prima.....a volte mi sembra impossibile ...non riesco a cancellare o meglio a mettere da parte (anche se provo ad ascoltare quello che lei mi aveva consigliato ,in modo intelligente aveva capito cosa sarebbe stato il "dopo" per me e sapeva del grande amore che ci univa.....) ...il cancro per chi rimane è un tracciato o un percorso che non si cancella...e percorre il tuo pensiero e la tua mente e ti cambia la vita.........ed il senso della vita stessa .............

un abbraccio a Milena, Erika , Ernesto ed a tutti voi

Art


Inviato: gio 27 mar 2014, 22:21
da Erika76
Grazie Ernesto e grazie fratellone Art, forse questo è il motivo per cui con il tempo il dolore si attenua, ma la malinconia e quella sorta di amara consapevolezza restano e spesso si trasformano in dolore quando ci rendiamo conto che i ricordi sbiadiscono, che è così difficile ricordare anche solo il suono della voce. Sì, trascorri 14, 20 o 30 anni con una persona e dopo alcuni mesi fatichi a ricordarne la voce. Questo mi fa male, cosa resta? Di loro una foto.... così pensavo quando ho perso mio nonno sempre per il cancro. Lui era un papà per me e io lo adoravo, ma mi era rimasta solo una foto e un pezzo d'infanzia che era volato via. Ero grande ormai, la morte si era affacciata alla mia vita in una delle sue forme più terribili. Lui era morto proprio in quel reparto di oncologia dove alcuni anni dopo avrei visto sfiorire Dani, ma allora non potevo saperlo, convinta che il cancro fosse una malattia degli "anziani", anche se mio nonno così anziano non era. Quando Dani è volato via nemmeno riuscivo a toccarlo, era freddo e mi sembrava che quello che era fino a pochi minuti prima fosse volato via e lì non fosse rimasto che un corpo privo di vita e in quel momento, solo davvero allora mi rendevo conto di quanto quel corpo non assomigliasse più all'uomo con cui avevo vissuto per 14 anni. Erano ossa, pelle e malattia. Mi fa male, troppo male pensarci, ma come dici tu Art, non si può non pensare, non è un qualcosa che si può mettere da parte....


Inviato: ven 28 mar 2014, 13:27
da MaraLi
Le vostre parole sono dolorosamente vere. Per me che ho sempre cercato di fuggire dal dolore è dura ammetterlo... la malattia ti ruba anche parte dei ricordi. Tra pochi giorni sarà l'anniversario di mia mamma. 16 anni senza di lei. Eppure sembra ieri. Ma quando mi sforzo di ricordarla prima che cominciasse a stare male fatico a trovare delle immagini del suo volte sereno nella mia mente. Scavo, scavo ma niente. Lo stesso per mio papà e mia suocera, che come sapete è stata portata via da questa maledetta bestia. Vorrei immaginarli sorridenti accanto a me durante gli anni in cui si rideva ma le immagini che mi si presentano sono sempre quelle: mia mamma attaccata al respiratore, mia mamma a casa che non respira e ragiona poco. Mio padre confuso sul letto di morte che dice che è dura morire. Mia suocera gialla in viso che borbotta frasi incomprensibili e che si piega, dopo aver lottato, al mostro.

Forse questa è la beffa delle malattie. Defraudano di una cosa importantissima che è il prima. Erica, tu dici che fatichi a ricordare la sua voce. E' vero accade così. Eppure quella donna esile, barcollante e ansimante è la stessa donna che mi ha messa al mondo, La stessa persona che mi ha amata, che ha riso con me, che mi ha accompagnata a scuola, seguita, sgridata... Dove sono tutti quei momenti? Quando guardo la sua foto mi sembra di vedere un'estranea. Un ricordo lieve di una vita che non mi appartiene. Persino in sogno è così. Io li ho sognati ben poche volte ma in ognuna era presente un'aspetto della loro malattia. O sapevo che stavano male, o li vedevo emaciati e curvi dal dolore.

Eppure non si riesce a non pensare. Hanno fatto parte della nostra vita. Una parte indispensabile.

Mia figlia ama cantare, come mia mamma. E hanno anche la stessa voce (dicevano la stessa cosa di me). Quando le sento, ogni tanto resto estasiata. Finalmente risento la sua voce di quando era ancora lei. Di quando sfaccendava per casa allegra, canticchiando canzoni tutto il giorno. Mi commuovo spesso in questi momenti perchè per me sono attimi importantissimi. Finalmente per un po riesco a risentirla.

Dico sempre che il tempo lenisce le ferite. Lo dico per fare coraggio agli altri. Dico che col tempo i ricordi brutti svaniscono per lasciare il posto a quelli belli, sereni. Non è così amici. A voi cerchietti lo posso dire perchè lo sapete. I ricordi più reali restano quelli della malattia, purtroppo. Per gli altri bisogno sforzarsi...

Però, ciò nonostante, quando voglio abbattermi sento arrivare una forza dentro che mi spinge a tirare fuori la testa e il pensiero corre a loro, a lei. Mi viene in mente la sua fragilità, la sua emotività e mi sento in colpa per la mia debolezza perchè so che la farebbe soffrire. Questo mi sprona a riprendere in mano la mia vita.

Odio l'idea che possa soffrire per me la dove si trova. Lo so che oggi scrivo frasi sconnesse l'una dall'altra ma oggi sono così. Ho mille pensieri in testa che non hanno un filo logico ma che premono per uscire.

Mi scuso ma questo periodo dell anno per me è sempre il più duro. Pensare alla forza che fino all'ultima cercava di avere mi distrugge. Un quarto d'ora prima di andarsene, voleva alzarsi per andare in bagno... da sola. 15 minuti dopo non c'era più.

Non è facile per me aprire il mio cuore in questo modo. le lacrime scorrono e cerco invano di fermarle. La mia mamma, la mia meravigliosa e unica, e coraggiosa mamma non c'è più... da troppo tempo e mi manca ancora in maniera pesantissima.

Un grosso abbraccio circolare a tutti.