SOLO PER UN PO'
Inviato: gio 6 nov 2014, 11:49
Ciao cerchietti,
mentre fuori continua a piovere, rifletto. E' passato quasi un anno e mezzo da quando ho scritto qui per la prima volta. Sono mutati i nomi di chi man mano si è unito a questa grande famiglia, ma identiche sono rimaste le storie di dolore, le speranze, le angosce e spesso le disillusioni.
Qualcuno direbbe che a forza di sentire parlare di cancro si finisce coll'abituarsi, e invece no, almeno non per me. Ciascuno storia mi ha tirato dentro, ciascun nome era più di un nome, era una famiglia in lotta, era una persona disperata in cerca di aiuto. Ho tentato con i pochi mezzi a mia disposizione di lenire un dolore, infondere energia, ispirare un percorso rivolto alla rinascita nel dopo, fino a Sandy. Sandy mi è entrata nelle vene. In lei, nella sua impossibilità di camminare, nel suo guardare malinconicamente al passato sperando timidamente nel futuro ho rivissuto Dani, quelle che avrebbero potuto essere le sue emozioni. Con Sandy ho parlato di vita e di morte e forse, diversamente da quanto farebbe un adulto, Sandy è stata sincera, così sincera da spezzarmi il cuore, così vera da farmi dubitare di tutte le mie certezze. E ammetto che su alcune certezze avevo costruito le mie basi, ma lei, nella sua vera, tangibile disperazione ha nuovamente rimesso in gioco tutto. Poi quando venerdì Sandy è morta, è morto di nuovo anche Dani, insieme a lei, come in un incubo rituale che si ripete a ogni anima che fugge via, prima Paolo, ora Sandy e domani?
Il dolore è diventato troppo forte e se sto male è certo che non sono d'aiuto per nessuno, e ovviamente, non lo sono nemmeno per me stessa. Siete una famiglia e questo restate. Conosco ogni vostra storia e intuisco tratti caratteriali di ciascuno di voi, ma mi devo allontanare per un po'. Lo devo a me stessa, a Lollo, a chi mi è accanto che non merita di rivivere ancora quel tremendo incubo che ho fisso nel cuore, nel cervello. Una ferita non può rimarginarsi se viene continuamente esposta alla lama e quella lama è il cancro, nelle sue molteplici forme. Quella lama non mi ha mai abbandonato e spesso mi sento in bilico tra passato e futuro senza riuscire ad agganciare questo presente. Mi allontano per un po', ma non sparisco nel nulla. Cerco di curare questa ferita, cerco di ritrovare me stessa oggi, senza dimenticare nulla di quanto mi è accaduto, ma senza affondare di nuovo quella lama che affonda anche il presente, quella possibilità di futuro che il destino ha voluto donarmi.
Vi abbraccio forte e quando sarò abbastanza forte tornerò qui. Molto di voi mi ritengono un riferimento, una colonna portante. Non lo sono. Sono una mamma, una donna che fa del suo meglio, esattamente come voi. Ma proprio perché desidero essere d'aiuto è bene che prima aiuti mi stessa e per farlo devo lasciare che quella ferita si rimargini almeno un pochino.
Vi voglio bene
Erika
mentre fuori continua a piovere, rifletto. E' passato quasi un anno e mezzo da quando ho scritto qui per la prima volta. Sono mutati i nomi di chi man mano si è unito a questa grande famiglia, ma identiche sono rimaste le storie di dolore, le speranze, le angosce e spesso le disillusioni.
Qualcuno direbbe che a forza di sentire parlare di cancro si finisce coll'abituarsi, e invece no, almeno non per me. Ciascuno storia mi ha tirato dentro, ciascun nome era più di un nome, era una famiglia in lotta, era una persona disperata in cerca di aiuto. Ho tentato con i pochi mezzi a mia disposizione di lenire un dolore, infondere energia, ispirare un percorso rivolto alla rinascita nel dopo, fino a Sandy. Sandy mi è entrata nelle vene. In lei, nella sua impossibilità di camminare, nel suo guardare malinconicamente al passato sperando timidamente nel futuro ho rivissuto Dani, quelle che avrebbero potuto essere le sue emozioni. Con Sandy ho parlato di vita e di morte e forse, diversamente da quanto farebbe un adulto, Sandy è stata sincera, così sincera da spezzarmi il cuore, così vera da farmi dubitare di tutte le mie certezze. E ammetto che su alcune certezze avevo costruito le mie basi, ma lei, nella sua vera, tangibile disperazione ha nuovamente rimesso in gioco tutto. Poi quando venerdì Sandy è morta, è morto di nuovo anche Dani, insieme a lei, come in un incubo rituale che si ripete a ogni anima che fugge via, prima Paolo, ora Sandy e domani?
Il dolore è diventato troppo forte e se sto male è certo che non sono d'aiuto per nessuno, e ovviamente, non lo sono nemmeno per me stessa. Siete una famiglia e questo restate. Conosco ogni vostra storia e intuisco tratti caratteriali di ciascuno di voi, ma mi devo allontanare per un po'. Lo devo a me stessa, a Lollo, a chi mi è accanto che non merita di rivivere ancora quel tremendo incubo che ho fisso nel cuore, nel cervello. Una ferita non può rimarginarsi se viene continuamente esposta alla lama e quella lama è il cancro, nelle sue molteplici forme. Quella lama non mi ha mai abbandonato e spesso mi sento in bilico tra passato e futuro senza riuscire ad agganciare questo presente. Mi allontano per un po', ma non sparisco nel nulla. Cerco di curare questa ferita, cerco di ritrovare me stessa oggi, senza dimenticare nulla di quanto mi è accaduto, ma senza affondare di nuovo quella lama che affonda anche il presente, quella possibilità di futuro che il destino ha voluto donarmi.
Vi abbraccio forte e quando sarò abbastanza forte tornerò qui. Molto di voi mi ritengono un riferimento, una colonna portante. Non lo sono. Sono una mamma, una donna che fa del suo meglio, esattamente come voi. Ma proprio perché desidero essere d'aiuto è bene che prima aiuti mi stessa e per farlo devo lasciare che quella ferita si rimargini almeno un pochino.
Vi voglio bene
Erika