Glioblastoma IV. La nostra storia.
Inviato: mar 20 dic 2016, 21:30
Ciao a tutti. Sono nuova. Mi chiamo Veronica, ho 20 anni.
Ho deciso di scrivere qui, per condividere la mia esperienza, sperando che possa essere d'aiuto o di conforto a qualcuno, a chi si trova nella mia situazione o a chi sta iniziando ad affrontare questa brutta malattia.
Nella nostra famiglia abbiamo scoperto il glioblastoma nel Dicembre 2015. Mio padre, 58 anni, a novembre 2015 inizia a sentire disturbi alla parte destra del corpo, simili a formicolii e alterazioni di calore. Prenotiamo una visita neurologica, ma ci dicono che va tutto bene, di non preoccuparci e di prenotare una risonanza magnetica per sicurezza (a Marzo 2016).
Poi il 17 Dicembre 2015, mentre si trova al lavoro, ha una crisi epilettica. Portato in ospedale, la risonanza magnetica riscontra una lesione cerebrale.
Da qui inizia il calvario.
Operato il 26 Gennaio 2016 con rimozione apparentemente totale della massa tumorale, inizia poi il ciclo di radioterapia e di chemioterapia con Temodal in pastiglie. L'operazione è andata alla grande, lui è felice e reagisce positivamente. Prima di iniziare la radioterapia decide di parlare con un Naturopata, per avere un supporto psicologico, morale, emotivo. Ma non ha mai voluto assumere altro (es. prodotti fitoterapici o omeopatici) oltre alla terapia standard. Inizierà poi a cambiare un pochino l'alimentazione, ma mai abbastanza per cambiare davvero, poiché non volle incontrare nutrizionisti.
Mio padre era forte e coraggioso e ha sopportato e affrontato tutto benissimo. Fortunatamente non ha mai avuto disturbi e problemi dovuti alla chemioterapia. Certo, un po' di stanchezza e di sonnolenza, ma un nulla in confronto agli effetti collaterali quali vomito, nausea ecc.
In ogni caso terminato il primo ciclo, seguiranno gli altri e le risonanze di controllo, che per gioia di tutti dicono che la malattia è momentaneamente ferma.
Mio padre continua a vivere normalmente la sua vita... Lavoro, famiglia, hobby e passioni, andiamo anche in vacanza assieme ad Agosto.
Tutto procede benissimo fino alla fine di Ottobre 2016.
La risonanza dice che la malattia si è rimessa in movimento. Starà 4 giorni in ospedale per esami, accertamenti e per il cambiamento di chemioterapia. Una volta a casa inizia ad avere disturbi alla mano e al piede destro e al linguaggio.
Da qui in poi la situazione andrà sempre più peggiorando.
La chemioterapia non funzionerà.
Lui inizia a perdere sempre di più l'uso della parte destra del corpo e il linguaggio. Inizialmente si sposta con una tre piedi e l'aiuto di membro della famiglia a sorreggerlo. Poi arriva a non parlare più e a non deambulare autonomamente.
Io, mia madre e mio fratello gli siamo stati vicinissimi, eravamo con lui 24h su 24, per aiutarlo a lavarsi, a spostarsi, a mangiare, per capire i bisogni e i desideri. Si alzava la mattina e con l'aiuto di una sedia rotelle lo portavamo in salotto, e sollevandolo, lo spostavamo sul divano, lo portavamo a tavola, in bagno... si cercava di fargli vivere una vita normale, nel limite del normale. Certo, non è stato per nulla facile, né per noi, né per lui.
Nonostante tutto "sta bene", ogni tanto trova ancora la forza di sorridere, ma si fa capire solo pronunciando rari "sì" e "no".
Poi il 29 Novembre ha un attacco respiratorio, seguito da tremori al braccio sinistro. Non vuole mangiare e nemmeno fumare (lui che era una fumatore accanito). Capiamo che c'è qualcosa che non va. Ma tutto sommato è ancora lucido, capisce e cerca di farsi capire, vuole alzarsi e lo aiutiamo ad andare in salotto. Il dottore diagnostica acqua nei polmoni.
Il giorno dopo (1 Dicembre) si sveglia nuovamente con questo respiro affannoso. Non vuole mangiare, non vuole fumare e non vuole, o meglio, non riesce, ad alzarsi dal letto.
Cercherà di dormire, senza successo a causa del respiro affannoso e del rantolo. Ci stringe le mani, apre gli occhi solo ogni tanto. Capiamo che se ne sta per andare. Verso sera non apre nemmeno più gli occhi quando lo chiamiamo. È entrato in uno stato di pre-coma, e le dottoresse di un'associazione che lo hanno seguito per un mese decidono di sedarlo.
Il 2 Dicembre a mezzogiorno ci lascerà per sempre.
Se n'è andato lasciando un vuoto assurdo in tutti noi.
Ma non è del dolore che voglio parlarvi, ma di come affrontare tutto questo.
Prima di tutto siate sinceri, sempre! Non mentite a chi è malato di questo tumore sul suo futuro. Perché è il SUO futuro. Non pensate che con la menzogna possiate preservarlo/a da dolori e preoccupazioni, perché il giorno in cui non riuscirà a parlare/camminare arriverà, e sarà troppo tardi per tutto. Sarà il momento in cui soffrirà di più, per l'impossibilità fisica e linguistica, per il non poter più esprimere i bisogni e cosa più importante i desideri. Quindi siate sinceri, rendetelo/a partecipe e consapevole di tutto quello che sta accadendo, soprattutto se le cose vanno MALE! Spesso i nostri dottori ci consigliavano di non dire nulla.
Ma non fate lo stesso errore, perché li vedevo gli occhi di mio padre alla fine, che mi guardavano ed esprimevano il dolore di chi, se lo avesse saputo prima, avrebbe parlato, vissuto e agito diversamente.
È importante che l'interessato sia consapevole di ciò che va ad affrontare, dalle terapie, all'evoluzione della malattia, al fatto che prima o poi non riuscirà più a parlare, camminare, scrivere, vivere normalmente, al fatto che questa malattia non lascia scampo.
Ad oggi mi chiedo chissà cosa avrebbe voluto dirci prima di morire, che consigli ci avrebbe dato, i desideri che avrebbe espresso. Ma non si torna indietro. Quindi siate sinceri.
Quando ci ripenso mi colpiscono di nuovo lo stesso dolore e la stessa fitta allo stomaco che provavo, ogni volta che mio padre cercava di farsi capire, senza successo.
Non è stato facile. Non lo era per noi capire lui, ma soprattutto non lo era per lui, impossibilitato a fare qualsiasi cosa senza l'aiuto di qualcuno. Incapace di parlare, di dire anche solo un "Ti voglio bene." O un "Se dovesse succedermi qualcosa vorrei che...". Perché lui sicuramente ci pensava. Era l'unica cosa che gli restava da fare. Pensare. A tutto, alla sua vita passata, al suo presente e al nostro futuro senza di lui. Chissà cosa avrebbe voluto dirci...
Pensateci. So che non è facile, ma siate sinceri. La consapevolezza è il primo passo verso l'accettazione.
A chi si trova da spettatore in questo cammino... State vicino a chi è malato, vivete ogni momento come se fosse l'ultimo. Siate presenti in ogni istante. Lasciate perdere la rabbia, non litigate per stupidaggini. Dategli/le amore, più che potete. Risolvete i conflitti irrisolti, o un giorno ve ne pentirete. Esaudite i suoi desideri. Parlate, parlate tanto e di tutto, dei sogni, dei progetti.
Quando il linguaggio e il movimento inizieranno a scomparire, inizierá la battaglia più difficile. Ci saranno momenti in cui lui/lei cambierà personalità, e si arrabbierà, vi allontanerà, piangerà, urlerà. Ma voi non arrabbiatevi. Mettetevi nei suoi panni. Nei panni di chi non è più i grado di vestirsi, di indossare un paio di mutande o una maglia. Nei panni di chi non può più lavarsi da solo. Nei panni di chi non avrà più un momento di intimità. Nei panni di chi farà fatica a fare uno scalino. Nei panni di chi vorrebbe fare una cosa in maniera diversa, ma non può parlare e non può farsi capire. Nei panni di chi soffrirà ma non potrà esprimersi, e allora sarà arrabbiato. Con voi e con il mondo. Voi siate gentili, umili e rispettosi. Assecondatelo e aiutatelo.
Mettetevi nei panni di chi soffre di vergogna e umiliazione. Di chi vede il suo corpo peggiorare giorno dopo giorno. Di chi vede se stesso regredire giorno dopo giorno.
All'inizio mio padre si arrabbiava quando non riuscivo ad infilargli la maglietta per esempio, ma non era solo rabbia verso di me. Ciò che provava era un rabbia verso se stesso, incapace di gestirsi e di muoversi, e verso la malattia che lentamente lo annientava.
Sarà dura, ma siate forti.
Stategli vicino, abbracciate, amate, baciate, ridete, viaggiate, vivete INSIEME. Lasciate perdere tutto il resto. Arriverà il giorno in cui non potrete farlo più.
Passando alle cose pratiche... Informatevi se nella vostra zona ci sono delle associazioni che mettono a disposizione dottori, infermieri, oss gratuitamente. Saranno di grande aiuto. E perché no, anche fisioterapisti (lo passa l'asl), chiaramente sarà una fisioterapia palliativa, ma può infondere speranza e la forza di andare avanti.
Contatte l'asl per letto, materasso antidecubito, sedia a rotelle, comoda, traversine e quant'altro vi possa servire per facilitargli/le la vita.
Se avete una casa a due piani trasferite la zona letto al primo piano.
Comprate un piccolo tavolino perché un giorno lui/lei non avrà voglia di mangiare a tavola con voi, ma preferirà stare sul divano.
Pensate a come lavarlo/a perché diventerà impossibile entrare nella doccia (noi ci ingegnavamo con delle traversine in terra, una piscina dei bambini e una sedia al centro. Ma chiaramente bisogna essere almeno in 3 persone per gestire la cosa e gli spostamenti)
Informatevi soprattutto per l'inabilità che spetta al malato, la pensione anticipata, i figli minorenni, eventuali abbonamenti dei mezzi di trasporto, le assicurazioni, le case, eventuali ditte e mutuo. Insomma, tutto quanto ci sarà da sistemare in futuro, quando il destino sarà funesto, e tutto quanto è possibile fare per risparmiare e ricevere sin tanto che è in vita.
Non sarà facile per niente. Ma tenete duro. Fatelo per lui/lei. Siate forti. Vi sembrerà che il mondo vi crolli addosso, che muri si innalzeranno in ogni dove. Non domandatevi perché è accaduto proprio a voi, accettatelo e combattete, considerando tutta la sofferenza come parte integrante di questa vita e del cambiamento.
So che non è facile, ma provateci. Ci sono passata anche io. E posso assicurarvi che è possibile farlo. Sarà ogni giorno più difficile e più dura. Arriverà il momento in cui vorrete gettare la spugna. Non fatelo. Tanti ci hanno spesso consigliato di portarlo in un hospice. Ma non se ne parlava neanche, a costo di romperci la schiena per spostarlo ed aiutarlo, papà è rimasto a casa con noi, fino alla fine. È rimasto a casa, con sua moglie e i suoi figli, immerso nell'amore e nei sorrisi che gli donavamo, e sono certa che per questo lui ci è grato.
In questi momenti è l'amore che ti guida, che ti dà forza e ti permette di andare avanti nonostante tutto.
Lui ha sofferto tanto psicologicamente ed emozionalmente. L'ultimo mese è stato per lui devastante, e se anche non poteva comunicarcelo, lo capivamo dai suoi occhi, che ci guardavano e chissà cosa volevano dirci. Dentro lui aveva un mondo che si agitava, un mondo fatto di cose mai dette e fatte, di rimpianti, di dolori, ma io credo anche di gioia nel vedere i suoi figli e sua moglie affianco a lui, per aiutarlo e accompagnarlo in ogni cosa, fino alla fine, fino agli attimi prima di morire, in cui ci guardava stringendoci la mano.
La morte. La separazione.
La separazione è solo un'illusione.
Mio padre è con me. Lo sento in ogni cosa.
Lui è nel vento che soffia, nel sole che splende, nelle acque del lago, negli alberi, negli uccelli che cantano...
Con la morte nulla finisce. Al contrario, il filo che ci unisce diviene più forte. Esso è eterno e indissolubile.
Quando mio padre morì, scrissi questo:
"Partì per sempre. Spiccò il volo tramutandosi in uccello sacro. Con la forza e il coraggio d'un pettirosso e la leggerezza d'una rondine, prese a volare sopra di noi, mostrandoci la via per la libertà".
Così è. Lui è ancora con me. Non posso vederlo, ma posso sentirlo... Ora vola libero.
Io auguro a tutti voi di trovare attimi di quotidiana felicità in questo cammino doloroso e pieno di ostacoli.
So cosa state provando. Vi sono vicina. E spero che possiate trarre un piccolo aiuto o conforto dalle mie parole, dalla mia esperienza.
Con affetto,
Veronica
Ho deciso di scrivere qui, per condividere la mia esperienza, sperando che possa essere d'aiuto o di conforto a qualcuno, a chi si trova nella mia situazione o a chi sta iniziando ad affrontare questa brutta malattia.
Nella nostra famiglia abbiamo scoperto il glioblastoma nel Dicembre 2015. Mio padre, 58 anni, a novembre 2015 inizia a sentire disturbi alla parte destra del corpo, simili a formicolii e alterazioni di calore. Prenotiamo una visita neurologica, ma ci dicono che va tutto bene, di non preoccuparci e di prenotare una risonanza magnetica per sicurezza (a Marzo 2016).
Poi il 17 Dicembre 2015, mentre si trova al lavoro, ha una crisi epilettica. Portato in ospedale, la risonanza magnetica riscontra una lesione cerebrale.
Da qui inizia il calvario.
Operato il 26 Gennaio 2016 con rimozione apparentemente totale della massa tumorale, inizia poi il ciclo di radioterapia e di chemioterapia con Temodal in pastiglie. L'operazione è andata alla grande, lui è felice e reagisce positivamente. Prima di iniziare la radioterapia decide di parlare con un Naturopata, per avere un supporto psicologico, morale, emotivo. Ma non ha mai voluto assumere altro (es. prodotti fitoterapici o omeopatici) oltre alla terapia standard. Inizierà poi a cambiare un pochino l'alimentazione, ma mai abbastanza per cambiare davvero, poiché non volle incontrare nutrizionisti.
Mio padre era forte e coraggioso e ha sopportato e affrontato tutto benissimo. Fortunatamente non ha mai avuto disturbi e problemi dovuti alla chemioterapia. Certo, un po' di stanchezza e di sonnolenza, ma un nulla in confronto agli effetti collaterali quali vomito, nausea ecc.
In ogni caso terminato il primo ciclo, seguiranno gli altri e le risonanze di controllo, che per gioia di tutti dicono che la malattia è momentaneamente ferma.
Mio padre continua a vivere normalmente la sua vita... Lavoro, famiglia, hobby e passioni, andiamo anche in vacanza assieme ad Agosto.
Tutto procede benissimo fino alla fine di Ottobre 2016.
La risonanza dice che la malattia si è rimessa in movimento. Starà 4 giorni in ospedale per esami, accertamenti e per il cambiamento di chemioterapia. Una volta a casa inizia ad avere disturbi alla mano e al piede destro e al linguaggio.
Da qui in poi la situazione andrà sempre più peggiorando.
La chemioterapia non funzionerà.
Lui inizia a perdere sempre di più l'uso della parte destra del corpo e il linguaggio. Inizialmente si sposta con una tre piedi e l'aiuto di membro della famiglia a sorreggerlo. Poi arriva a non parlare più e a non deambulare autonomamente.
Io, mia madre e mio fratello gli siamo stati vicinissimi, eravamo con lui 24h su 24, per aiutarlo a lavarsi, a spostarsi, a mangiare, per capire i bisogni e i desideri. Si alzava la mattina e con l'aiuto di una sedia rotelle lo portavamo in salotto, e sollevandolo, lo spostavamo sul divano, lo portavamo a tavola, in bagno... si cercava di fargli vivere una vita normale, nel limite del normale. Certo, non è stato per nulla facile, né per noi, né per lui.
Nonostante tutto "sta bene", ogni tanto trova ancora la forza di sorridere, ma si fa capire solo pronunciando rari "sì" e "no".
Poi il 29 Novembre ha un attacco respiratorio, seguito da tremori al braccio sinistro. Non vuole mangiare e nemmeno fumare (lui che era una fumatore accanito). Capiamo che c'è qualcosa che non va. Ma tutto sommato è ancora lucido, capisce e cerca di farsi capire, vuole alzarsi e lo aiutiamo ad andare in salotto. Il dottore diagnostica acqua nei polmoni.
Il giorno dopo (1 Dicembre) si sveglia nuovamente con questo respiro affannoso. Non vuole mangiare, non vuole fumare e non vuole, o meglio, non riesce, ad alzarsi dal letto.
Cercherà di dormire, senza successo a causa del respiro affannoso e del rantolo. Ci stringe le mani, apre gli occhi solo ogni tanto. Capiamo che se ne sta per andare. Verso sera non apre nemmeno più gli occhi quando lo chiamiamo. È entrato in uno stato di pre-coma, e le dottoresse di un'associazione che lo hanno seguito per un mese decidono di sedarlo.
Il 2 Dicembre a mezzogiorno ci lascerà per sempre.
Se n'è andato lasciando un vuoto assurdo in tutti noi.
Ma non è del dolore che voglio parlarvi, ma di come affrontare tutto questo.
Prima di tutto siate sinceri, sempre! Non mentite a chi è malato di questo tumore sul suo futuro. Perché è il SUO futuro. Non pensate che con la menzogna possiate preservarlo/a da dolori e preoccupazioni, perché il giorno in cui non riuscirà a parlare/camminare arriverà, e sarà troppo tardi per tutto. Sarà il momento in cui soffrirà di più, per l'impossibilità fisica e linguistica, per il non poter più esprimere i bisogni e cosa più importante i desideri. Quindi siate sinceri, rendetelo/a partecipe e consapevole di tutto quello che sta accadendo, soprattutto se le cose vanno MALE! Spesso i nostri dottori ci consigliavano di non dire nulla.
Ma non fate lo stesso errore, perché li vedevo gli occhi di mio padre alla fine, che mi guardavano ed esprimevano il dolore di chi, se lo avesse saputo prima, avrebbe parlato, vissuto e agito diversamente.
È importante che l'interessato sia consapevole di ciò che va ad affrontare, dalle terapie, all'evoluzione della malattia, al fatto che prima o poi non riuscirà più a parlare, camminare, scrivere, vivere normalmente, al fatto che questa malattia non lascia scampo.
Ad oggi mi chiedo chissà cosa avrebbe voluto dirci prima di morire, che consigli ci avrebbe dato, i desideri che avrebbe espresso. Ma non si torna indietro. Quindi siate sinceri.
Quando ci ripenso mi colpiscono di nuovo lo stesso dolore e la stessa fitta allo stomaco che provavo, ogni volta che mio padre cercava di farsi capire, senza successo.
Non è stato facile. Non lo era per noi capire lui, ma soprattutto non lo era per lui, impossibilitato a fare qualsiasi cosa senza l'aiuto di qualcuno. Incapace di parlare, di dire anche solo un "Ti voglio bene." O un "Se dovesse succedermi qualcosa vorrei che...". Perché lui sicuramente ci pensava. Era l'unica cosa che gli restava da fare. Pensare. A tutto, alla sua vita passata, al suo presente e al nostro futuro senza di lui. Chissà cosa avrebbe voluto dirci...
Pensateci. So che non è facile, ma siate sinceri. La consapevolezza è il primo passo verso l'accettazione.
A chi si trova da spettatore in questo cammino... State vicino a chi è malato, vivete ogni momento come se fosse l'ultimo. Siate presenti in ogni istante. Lasciate perdere la rabbia, non litigate per stupidaggini. Dategli/le amore, più che potete. Risolvete i conflitti irrisolti, o un giorno ve ne pentirete. Esaudite i suoi desideri. Parlate, parlate tanto e di tutto, dei sogni, dei progetti.
Quando il linguaggio e il movimento inizieranno a scomparire, inizierá la battaglia più difficile. Ci saranno momenti in cui lui/lei cambierà personalità, e si arrabbierà, vi allontanerà, piangerà, urlerà. Ma voi non arrabbiatevi. Mettetevi nei suoi panni. Nei panni di chi non è più i grado di vestirsi, di indossare un paio di mutande o una maglia. Nei panni di chi non può più lavarsi da solo. Nei panni di chi non avrà più un momento di intimità. Nei panni di chi farà fatica a fare uno scalino. Nei panni di chi vorrebbe fare una cosa in maniera diversa, ma non può parlare e non può farsi capire. Nei panni di chi soffrirà ma non potrà esprimersi, e allora sarà arrabbiato. Con voi e con il mondo. Voi siate gentili, umili e rispettosi. Assecondatelo e aiutatelo.
Mettetevi nei panni di chi soffre di vergogna e umiliazione. Di chi vede il suo corpo peggiorare giorno dopo giorno. Di chi vede se stesso regredire giorno dopo giorno.
All'inizio mio padre si arrabbiava quando non riuscivo ad infilargli la maglietta per esempio, ma non era solo rabbia verso di me. Ciò che provava era un rabbia verso se stesso, incapace di gestirsi e di muoversi, e verso la malattia che lentamente lo annientava.
Sarà dura, ma siate forti.
Stategli vicino, abbracciate, amate, baciate, ridete, viaggiate, vivete INSIEME. Lasciate perdere tutto il resto. Arriverà il giorno in cui non potrete farlo più.
Passando alle cose pratiche... Informatevi se nella vostra zona ci sono delle associazioni che mettono a disposizione dottori, infermieri, oss gratuitamente. Saranno di grande aiuto. E perché no, anche fisioterapisti (lo passa l'asl), chiaramente sarà una fisioterapia palliativa, ma può infondere speranza e la forza di andare avanti.
Contatte l'asl per letto, materasso antidecubito, sedia a rotelle, comoda, traversine e quant'altro vi possa servire per facilitargli/le la vita.
Se avete una casa a due piani trasferite la zona letto al primo piano.
Comprate un piccolo tavolino perché un giorno lui/lei non avrà voglia di mangiare a tavola con voi, ma preferirà stare sul divano.
Pensate a come lavarlo/a perché diventerà impossibile entrare nella doccia (noi ci ingegnavamo con delle traversine in terra, una piscina dei bambini e una sedia al centro. Ma chiaramente bisogna essere almeno in 3 persone per gestire la cosa e gli spostamenti)
Informatevi soprattutto per l'inabilità che spetta al malato, la pensione anticipata, i figli minorenni, eventuali abbonamenti dei mezzi di trasporto, le assicurazioni, le case, eventuali ditte e mutuo. Insomma, tutto quanto ci sarà da sistemare in futuro, quando il destino sarà funesto, e tutto quanto è possibile fare per risparmiare e ricevere sin tanto che è in vita.
Non sarà facile per niente. Ma tenete duro. Fatelo per lui/lei. Siate forti. Vi sembrerà che il mondo vi crolli addosso, che muri si innalzeranno in ogni dove. Non domandatevi perché è accaduto proprio a voi, accettatelo e combattete, considerando tutta la sofferenza come parte integrante di questa vita e del cambiamento.
So che non è facile, ma provateci. Ci sono passata anche io. E posso assicurarvi che è possibile farlo. Sarà ogni giorno più difficile e più dura. Arriverà il momento in cui vorrete gettare la spugna. Non fatelo. Tanti ci hanno spesso consigliato di portarlo in un hospice. Ma non se ne parlava neanche, a costo di romperci la schiena per spostarlo ed aiutarlo, papà è rimasto a casa con noi, fino alla fine. È rimasto a casa, con sua moglie e i suoi figli, immerso nell'amore e nei sorrisi che gli donavamo, e sono certa che per questo lui ci è grato.
In questi momenti è l'amore che ti guida, che ti dà forza e ti permette di andare avanti nonostante tutto.
Lui ha sofferto tanto psicologicamente ed emozionalmente. L'ultimo mese è stato per lui devastante, e se anche non poteva comunicarcelo, lo capivamo dai suoi occhi, che ci guardavano e chissà cosa volevano dirci. Dentro lui aveva un mondo che si agitava, un mondo fatto di cose mai dette e fatte, di rimpianti, di dolori, ma io credo anche di gioia nel vedere i suoi figli e sua moglie affianco a lui, per aiutarlo e accompagnarlo in ogni cosa, fino alla fine, fino agli attimi prima di morire, in cui ci guardava stringendoci la mano.
La morte. La separazione.
La separazione è solo un'illusione.
Mio padre è con me. Lo sento in ogni cosa.
Lui è nel vento che soffia, nel sole che splende, nelle acque del lago, negli alberi, negli uccelli che cantano...
Con la morte nulla finisce. Al contrario, il filo che ci unisce diviene più forte. Esso è eterno e indissolubile.
Quando mio padre morì, scrissi questo:
"Partì per sempre. Spiccò il volo tramutandosi in uccello sacro. Con la forza e il coraggio d'un pettirosso e la leggerezza d'una rondine, prese a volare sopra di noi, mostrandoci la via per la libertà".
Così è. Lui è ancora con me. Non posso vederlo, ma posso sentirlo... Ora vola libero.
Io auguro a tutti voi di trovare attimi di quotidiana felicità in questo cammino doloroso e pieno di ostacoli.
So cosa state provando. Vi sono vicina. E spero che possiate trarre un piccolo aiuto o conforto dalle mie parole, dalla mia esperienza.
Con affetto,
Veronica