Siamo arrivati tardi
Inviato: sab 24 feb 2018, 9:50
Mi sono iscritta oggi, come tanti, proprio per condividere la mia storia.
Sono la prima di tre figli, unica femmina, ho 37 anni e ho vissuto il naufragio del matrimonio dei miei genitori in maniera particolare. A causa di difficoltà nella gestione della sfera affettiva, mio padre non è mai stato espansivo. Sono stata una bambina felice e amata, ma appena diventata adolescente mio padre ha cominciato a trasferire su di me i sentimenti negativi che il rapporto in crisi con mia madre gli faceva provare. In pratica, non se l'è mai presa con lei, ma con me, la figlia femmina uguale a sua madre. Sono stati anni di lotte, infine sfociati nella separazione in cui avevo sperato. Avevo 22 anni, ero la figlia maggiore, ci ho messo del tempo ma ho imparato a gestire il rapporto con mio padre e in quindici anni non abbiamo mai più litigato. Telefonate sempre brevissime, lui sempre presente ad intervenire per problemi tecnici in casa, ha seguito i lavori della casa in cui abito, ci sono stati momenti in cui ci siamo visti di più e momenti in cui per settimane non ci siamo mai sentiti. Ho accettato mio padre per quello che è, un uomo che talvolta attraversa crisi in cui non ho mai saputo come aiutarlo. Non ha mai voluto una nuova compagna, la donna della sua vita era mia madre. Ho sempre pensato alla sua vecchiaia come una cosa lontana, considerandolo però un momento in cui probabilmente mi sarei pentita del tempo perso ad accontentarsi.
Quest'estate è diventato più sfuggente del solito, era nervoso. Non ci ho dato alcun peso, mi sembrava una delle sue solite crisi. A novembre l'ho incontrato per strada e mi sono resa conto che non si sentiva bene, l'ho trovato strano. MI disse di avere mal di gola, l'ho invitato a casa e gli ho dato tutto quello che avevo in casa per il mal di gola. Mio babbo non vedeva un medico da almeno 15 anni, fumatore incallito, ho iniziato a preoccuparmi ma ho pensato ad un'influenza. Gli ho fatto avere antibiotico e cortisone e sembrava esserci stato un piccolo miglioramento. A Natale ha perso la voce. A quel punto visto che lamentava tosse è andato a fare analisi e rx torace. Quando mi ha portato le impegnative con gli appuntamenti presi mi sono resa conto che c'era altro: aveva il collo gonfio dal lato destro, e ho iniziato a capire. Gli esami erano tutti a posto, mi sembrava un miracolo.
Poi il 18 gennaio una visita dall'otorino ha riportato una neoplasia della laringe con metastasi. Da lì è iniziato un incubo, ho immaginato si trattasse di un percorso arduo ma nessuno si sbilanciava.
Il 2 febbraio l'ho accompagnato a fare un intervento di laser che invece è risultato essere una tracheostomia d'emergenza con perdita totale della voce e inserimento di un sondino alimentare in quanto la gola era ormai completamente chiusa dal tumore. Essendo di costituzione molto magra, aveva camuffato con gli abiti una perdita di peso tale da renderlo scheletrico.
Doveva tornare a casa il giorno dopo, e invece ieri, dopo un susseguirsi di esami e angosce, la sentenza: non ce la farà. Niente chemioterapia, radioterapia possibile solo come cura palliativa. Il tumore ha invaso i tessuti muscolari, le vertebre, scende verso il mediastino e forse è arrivato al polmone. Abbiamo scelto, in accordo con i medici, di non informarlo della situazione.
Ho riscoperto un uomo sempre sorridente ed educato, paziente, con più voglia di comunicare. Ho ricevuto per la prima volta degli sms, perché si sta impegnando dove prima non aveva interesse. Sto riscoprendo il papà della mia infanzia, e non mi sembra possibile che ci volesse questo, che sia successo ora che sto per perderlo. Ha 64 anni e mi sembra inaccettabile.
MI chiedo come farò in questi mesi, come farò con un lavoro che per me era già precario ma che mi permetteva di vivere facendo grossi sacrifici (sono una stagionale), come farò a farmene una ragione e affrontare tutto il resto (ho problemi di salute, che non mi consentono di vivere al 100%). Mi sembra un conto un po' salato, ho il terrore di non reggere.
Sono la prima di tre figli, unica femmina, ho 37 anni e ho vissuto il naufragio del matrimonio dei miei genitori in maniera particolare. A causa di difficoltà nella gestione della sfera affettiva, mio padre non è mai stato espansivo. Sono stata una bambina felice e amata, ma appena diventata adolescente mio padre ha cominciato a trasferire su di me i sentimenti negativi che il rapporto in crisi con mia madre gli faceva provare. In pratica, non se l'è mai presa con lei, ma con me, la figlia femmina uguale a sua madre. Sono stati anni di lotte, infine sfociati nella separazione in cui avevo sperato. Avevo 22 anni, ero la figlia maggiore, ci ho messo del tempo ma ho imparato a gestire il rapporto con mio padre e in quindici anni non abbiamo mai più litigato. Telefonate sempre brevissime, lui sempre presente ad intervenire per problemi tecnici in casa, ha seguito i lavori della casa in cui abito, ci sono stati momenti in cui ci siamo visti di più e momenti in cui per settimane non ci siamo mai sentiti. Ho accettato mio padre per quello che è, un uomo che talvolta attraversa crisi in cui non ho mai saputo come aiutarlo. Non ha mai voluto una nuova compagna, la donna della sua vita era mia madre. Ho sempre pensato alla sua vecchiaia come una cosa lontana, considerandolo però un momento in cui probabilmente mi sarei pentita del tempo perso ad accontentarsi.
Quest'estate è diventato più sfuggente del solito, era nervoso. Non ci ho dato alcun peso, mi sembrava una delle sue solite crisi. A novembre l'ho incontrato per strada e mi sono resa conto che non si sentiva bene, l'ho trovato strano. MI disse di avere mal di gola, l'ho invitato a casa e gli ho dato tutto quello che avevo in casa per il mal di gola. Mio babbo non vedeva un medico da almeno 15 anni, fumatore incallito, ho iniziato a preoccuparmi ma ho pensato ad un'influenza. Gli ho fatto avere antibiotico e cortisone e sembrava esserci stato un piccolo miglioramento. A Natale ha perso la voce. A quel punto visto che lamentava tosse è andato a fare analisi e rx torace. Quando mi ha portato le impegnative con gli appuntamenti presi mi sono resa conto che c'era altro: aveva il collo gonfio dal lato destro, e ho iniziato a capire. Gli esami erano tutti a posto, mi sembrava un miracolo.
Poi il 18 gennaio una visita dall'otorino ha riportato una neoplasia della laringe con metastasi. Da lì è iniziato un incubo, ho immaginato si trattasse di un percorso arduo ma nessuno si sbilanciava.
Il 2 febbraio l'ho accompagnato a fare un intervento di laser che invece è risultato essere una tracheostomia d'emergenza con perdita totale della voce e inserimento di un sondino alimentare in quanto la gola era ormai completamente chiusa dal tumore. Essendo di costituzione molto magra, aveva camuffato con gli abiti una perdita di peso tale da renderlo scheletrico.
Doveva tornare a casa il giorno dopo, e invece ieri, dopo un susseguirsi di esami e angosce, la sentenza: non ce la farà. Niente chemioterapia, radioterapia possibile solo come cura palliativa. Il tumore ha invaso i tessuti muscolari, le vertebre, scende verso il mediastino e forse è arrivato al polmone. Abbiamo scelto, in accordo con i medici, di non informarlo della situazione.
Ho riscoperto un uomo sempre sorridente ed educato, paziente, con più voglia di comunicare. Ho ricevuto per la prima volta degli sms, perché si sta impegnando dove prima non aveva interesse. Sto riscoprendo il papà della mia infanzia, e non mi sembra possibile che ci volesse questo, che sia successo ora che sto per perderlo. Ha 64 anni e mi sembra inaccettabile.
MI chiedo come farò in questi mesi, come farò con un lavoro che per me era già precario ma che mi permetteva di vivere facendo grossi sacrifici (sono una stagionale), come farò a farmene una ragione e affrontare tutto il resto (ho problemi di salute, che non mi consentono di vivere al 100%). Mi sembra un conto un po' salato, ho il terrore di non reggere.