Come una partita a un video gioco
Come una partita a un video gioco
La radioterapia, la mia nuova missione.
Un tumore al cervello, intervento, paralisi, riabilitazione, ed eccomi ora, dopo quasi tre anni, sono ancora qui a riavviare la PlayStation, riaccendo, ricarico, c'è un nuovo livello da superare.
A 18 anni giocavo a un gioco tipo di guerra.
C'era una missione dove dovevi conquistare delle zone del quartiere.
Vedevi la mappa della città: c'erano zone "verdi" quelle erano le tue zone, dove comandava la tua banda, poi c'erano quelle "gialle" e quelle "viola" ed erano quelle da conquistare.
Oggi, a 32 anni, quella mappa della città è il mio cervello, e le zone gialle e viola sono le due recidive che sono spuntate.
I quartieri li dovevi conquistare un passo alla volta, ci voleva molto per farlo, la cartina era grande.
Infatti è come allora, anche oggi la mia guerra di bande la faccio un po' alla volta, quartiere dopo quartiere, per 27 sedute.
La mattina mi stendo e indosso la mia maschera, chiudo gli occhi e torno a giocare a quella partita.
In quel gioco si sparava, dovevi far piazza pulita delle altre gang per vincere, era ammesso tutto, pistole, mitra, fucili, bombe. Se quelli della gang avversaria non ti ammazzavano, la zona diventava tua. E missione dopo missione la mappa della città si colorava di verde.
Sotto quella macchina rumorosa della radio io con tutte le mie forze sparo a quelle cellule, le immagino come quei personaggi di quel gioco morire, immagino di far mia ogni zona un passo alla volta.
Sparo a quelle cellule, le anniento, combatto. Con tutta la mia concentrazione le sento morire, una ad una.
Esco dalla radio e mi sento fortissima, sempre più sana.
Sorrido e vado a comprare un cappello nuovo, oggi ne ho preso uno da cappellaio matto, colorato ed enorme.
Forse faccio ridere, forse sembro un'esaltata, ma se tengo un cappello in testa evito di toccarmi per sbaglio e di sentire il bruciore.
Non voglio portare con me i segni del cancro, voglio portare i segni della vittoria.
E aspetto con ansia domani mattina, ho già caricato i fucili, per andare a conquistare un quartiere nuovo.
Un tumore al cervello, intervento, paralisi, riabilitazione, ed eccomi ora, dopo quasi tre anni, sono ancora qui a riavviare la PlayStation, riaccendo, ricarico, c'è un nuovo livello da superare.
A 18 anni giocavo a un gioco tipo di guerra.
C'era una missione dove dovevi conquistare delle zone del quartiere.
Vedevi la mappa della città: c'erano zone "verdi" quelle erano le tue zone, dove comandava la tua banda, poi c'erano quelle "gialle" e quelle "viola" ed erano quelle da conquistare.
Oggi, a 32 anni, quella mappa della città è il mio cervello, e le zone gialle e viola sono le due recidive che sono spuntate.
I quartieri li dovevi conquistare un passo alla volta, ci voleva molto per farlo, la cartina era grande.
Infatti è come allora, anche oggi la mia guerra di bande la faccio un po' alla volta, quartiere dopo quartiere, per 27 sedute.
La mattina mi stendo e indosso la mia maschera, chiudo gli occhi e torno a giocare a quella partita.
In quel gioco si sparava, dovevi far piazza pulita delle altre gang per vincere, era ammesso tutto, pistole, mitra, fucili, bombe. Se quelli della gang avversaria non ti ammazzavano, la zona diventava tua. E missione dopo missione la mappa della città si colorava di verde.
Sotto quella macchina rumorosa della radio io con tutte le mie forze sparo a quelle cellule, le immagino come quei personaggi di quel gioco morire, immagino di far mia ogni zona un passo alla volta.
Sparo a quelle cellule, le anniento, combatto. Con tutta la mia concentrazione le sento morire, una ad una.
Esco dalla radio e mi sento fortissima, sempre più sana.
Sorrido e vado a comprare un cappello nuovo, oggi ne ho preso uno da cappellaio matto, colorato ed enorme.
Forse faccio ridere, forse sembro un'esaltata, ma se tengo un cappello in testa evito di toccarmi per sbaglio e di sentire il bruciore.
Non voglio portare con me i segni del cancro, voglio portare i segni della vittoria.
E aspetto con ansia domani mattina, ho già caricato i fucili, per andare a conquistare un quartiere nuovo.
Re: Come una partita a un video gioco
Che dirti se non che il tuo male ci lascia rabbiosi e la tua forza sgomenti.
Auguri con tutto il cuore e che questa partita sia tu a vincerla.
Auguri con tutto il cuore e che questa partita sia tu a vincerla.
Re: Come una partita a un video gioco
SeMa....semplicemente fantastica, non so che altro aggiungere alla tua forza! ti auguro ogni bene e ti abbraccio stretta. mi raccomando facci sempre sapere.
Re: Come una partita a un video gioco
Un abbraccio forte e continua a combattere!!
Re: Come una partita a un video gioco
SeMa...sei grande! Ogni mattina ti porterò nel cuore, in qualche modo voglio combattere con te!
Un abbraccio fortissimo!
Un abbraccio fortissimo!
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