14 giorni dopo di te
Re: 14 giorni dopo di te
Massimo buonasera, raccontami di te piuttosto, io ho scritto molto dei miei pensieri, dei miei tormenti.
Noi ci siamo amati molto, e proprio questo mi da la forza di andare avanti. All'inizio sono stata chiusa in casa, da sola, i figli ormai autonomi. Poi c'è stato il covid, che non mi ha fatto nulla, tanto io ero già chiusa in casa. Eppoi ho iniziato ad accettare inviti, pochi in realtà perché molti sono spariti, per paura del mio dolore, manco avessi la peste. Ma mi rendo conto che non è facile stare vicino a noi. Le parole mi ferivano, mi aspettavo più empatia più tatto.
Poi ho iniziato a fare delle cose, per tenermi occupata, per avere un motivo per alzarmi farmi una doccia ed uscire, sperando di tornare a casa stanca. Piccoli passi nella vita come se dovessi imparare di nuovo a vivere.
Raccontami tu, piuttosto come stai.
Noi ci siamo amati molto, e proprio questo mi da la forza di andare avanti. All'inizio sono stata chiusa in casa, da sola, i figli ormai autonomi. Poi c'è stato il covid, che non mi ha fatto nulla, tanto io ero già chiusa in casa. Eppoi ho iniziato ad accettare inviti, pochi in realtà perché molti sono spariti, per paura del mio dolore, manco avessi la peste. Ma mi rendo conto che non è facile stare vicino a noi. Le parole mi ferivano, mi aspettavo più empatia più tatto.
Poi ho iniziato a fare delle cose, per tenermi occupata, per avere un motivo per alzarmi farmi una doccia ed uscire, sperando di tornare a casa stanca. Piccoli passi nella vita come se dovessi imparare di nuovo a vivere.
Raccontami tu, piuttosto come stai.
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Re: 14 giorni dopo di te
Ciao Mimetta
(ma Mimetta è giusto, come l'username, oppure Minetta, che a volte ho letto così...?)
Provo molto dolore in questo momento nel ripercorrere in maniera scritta, sia i 38 anni (e 3 mesi) della nostra vita d'amore insieme, sia raccontare gli ultimi 11 mesi della nostra vita, sia gli ultimi 75 giorni dopo di lei.
Ne parlo però, spessissimo, con pochissimi purtroppo - poi vengo a noia, mi sa - e tantissimo con me stesso tanto che mi sembro 3 persone diverse (una che parla sempre con Eva, una da solo che ripercorre tutto con la mente e una che guarda gli altri 2, basita). Mi riprometto di raccontarti presto, appena me la sentirò... ho deciso di non 'forzare' nulla, per il momento, so che mi capisci.
Buona Pasqua, per quanto...
Un abbraccio,
Massimo
(ma Mimetta è giusto, come l'username, oppure Minetta, che a volte ho letto così...?)
Provo molto dolore in questo momento nel ripercorrere in maniera scritta, sia i 38 anni (e 3 mesi) della nostra vita d'amore insieme, sia raccontare gli ultimi 11 mesi della nostra vita, sia gli ultimi 75 giorni dopo di lei.
Ne parlo però, spessissimo, con pochissimi purtroppo - poi vengo a noia, mi sa - e tantissimo con me stesso tanto che mi sembro 3 persone diverse (una che parla sempre con Eva, una da solo che ripercorre tutto con la mente e una che guarda gli altri 2, basita). Mi riprometto di raccontarti presto, appena me la sentirò... ho deciso di non 'forzare' nulla, per il momento, so che mi capisci.
Buona Pasqua, per quanto...
Un abbraccio,
Massimo
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Re: 14 giorni dopo di te
Ciao Mimetta, per rispetto a te e agli altri cari utenti del forum, mi asciugo le lacrime, mi faccio forza e ti racconto seppur brevemente
la nostra storia.
Ci amiamo da quando Eva aveva 18 anni ed io 21 (1985), iniziata quasi subito convivenza, poi matrimonio (civile), 38 anni di grande amore,
dolcezze infinite, accortezze e cura l'uno per l'altra. Abbiamo vissuto in simbiosi, h24, mai lasciati, complicità assoluta tra noi. Non abbiamo figli.
Eva è Sempre stata bene, quello 'fracico' (permettimi il francesismo) della famiglia sono io, e invece a dicembre 2022 inizia ad avere dei dolori all'addome,
si sveglia la notte e me ne accorgo, i dolori non passano, le vengono dopo pochi giorni anche dei dolori alla schiena, ricordo che le mettevo il voltaren... pensa te...
Comunque subito dal medico di base che prescrive un'ecografia all'addome il cui referto è già preoccupantissimo, per cui segue RM e TC entrambe nefastissime, dopo di che, il 2 marzo 2023, l'oncologo: Tumore al pancreas IV stadio avanzato (6cm corpo/coda) con metastasi al fegato ed al surrene dx più linfonodi mesenterici e parenterali già colpiti, coinvolgimento della vena splenica, una sentenza di morte data ad Eva, a me, al padre ed al fratello. L'oncologo ha aggiunto che con i farmaci che avevamo fino a 2 o 3 anni fa poteva stimare 6 mesi di vita, ma adesso... adesso che? 4 mesi in più? Ah ok!
Eva è una roccia psicologicamente ma abbiamo vissuto 11 mesi (quasi) tra chemio (inefficaci e debilitanti, nel suo caso, purtroppo), radioterapia, analisi, picc e port, febbri, ricoveri, paurissime inenarrabili, fino a che, repentinamente, il 16 gennaio scorso mi ha lasciato. E' stata sempre a casa a parte 2 ricoveri ed io ho potuto essere il suo caregiver in quanto ho avuto il permesso dall'azienda di lavorare da remoto (sono un informatico), se ne è andata il 16 gennaio alle 5:15 del mattino con me al suo fianco.
Ora, non descrivo qui l'incubo terribile del periodo delle 'cure', degli 11 mesi infernali,
perché qui siete tutti, purtroppo, edotti; anche sulle sofferenze relative alla mancanza della propria compagna di vita, non potrei aggiungere nulla in più di quanto non abbiate fatto già voi tutti con casi simili. Le parlo continuamente, la saluto quando esco e rientro, ascolto i suoi consigli da dentro di me, dove la custodisco. Dico solo che non vedo effettivamente ragioni per vivere, è una sofferenza continua, vado 'avanti' per una sorta di rispetto a lei, per non addolorare i miei cari e, probabilmente, per vigliaccheria, però mi sembra di essere condannato all'ergastolo...
Aggiungo solo che non credo in altre dimensioni e/o religioni, non ho niente a cui appigliarmi, solo come un cane randagio.
Re: 14 giorni dopo di te
caro Massimo, non c'è nulla che tu debba fare o dire o scrivere, come in questo caso, per rispetto di nessuno di chi legge o scrive in questo luogo.
ti invitavo a scrivere solo per buttare fuori una parte del dolore che provi, che se rimane dentro si incista. scrivere, parlare, buttare fuori serve a leggersi dentro, a sentirsi ascoltati e compresi, anche se anche in questo luogo ogni tanto nascono fraintedimenti. siamo umani.
parto dalla fine di ciò che hai scritto: non vedo ragioni per vivere...hai ragione, non c'è nessuna ragione per vivere dopo quello cui hai assistito, in parte muto, che altro potevi fare se non esserle accanto? qui in molti hanno espresso il tuo stesso pensiero. io stessa speravo di non risvegliarmi da quelle poche ore di sonno in cui svenivo ogni tanto. speravo che il dolore mi portasse via...eppure sono ancora qui, con il dolore di tutti quelli che sono qui. ma non fare nulla di irreparabile. da qualche parte qui troverai la storia di un ragazzo di 30 anni che si è buttato da non so che piano dell'ospedale dove era morta di cancro la sua compagna, giovanissima, esattamente un mese dopo che lei se ne era andata. il fatto è che questo ragazzo è stato per un pò di tempo amico di corridoio di una mia amica, conosciuta qui. sai quei corridoi del dolore in cui ci si confessa, mentre si aspetta tra una visita e l'altra e tra una chemio e l'altra. non è riuscita a fermarlo. forse non aveva capito nemmeno che lui veramente avesse intenzione di fare ciò che poi ha fatto. a 30 anni non si possono provare sensazioni simili. ma gli altri ce l'hanno fatta, trascinandosi dolorosamente.
sicuramente le feste non aiutano, tutti ridono e si divertono e vanno in vacanza e tu li guardi e ti chiedi cosa abbiamo da gioire. il fatto è che la tua vita si è fermata, ma per gli altri no.
e non credere a chi ti dice di vivere di ricordi: sei stato fortunato, un amore così grande.. lasciali stare, non si può vivere di ricordi, perché i ricordi vanno condivisi con la persona con cui li hai vissuti. da solo/a è solo dolore..
e non puoi vivere nemmeno per rispetto di chi se ne è andato. che è un'altra delle cose che ti dicono spesso o avrai letto in giro.
però posso dirti che, a parti inverse, se fossi morta io al posto di Gaetano, io certo che per lui avrei sperato nel meglio possibile, anche perché lui amava molto la vita. non posso sapere se senza di me ne sarebbe stato capace, ma sono convinta che avrebbe vissuto.
io mi trascino un pò, a volte mi sento forte, ed a volte no. appena lui è morto dicevo alla psicologa: io posso vivere senza Gaetano, ma è che non voglio vivere senza di lui. però lui mi ha lasciato un testamento verbale a cui io attingo per superare i momenti duri che tutt'ora provo: "io morirò, ma tu andrai avanti per la tua vita, ed io ti starò sempre attaccato". lui mi ha lasciato libera di vivere, di non sentirmi in colpa, noi che ci sentiamo dei sopravvissuti, anzi degli impostori perchè siamo sopravvissuti a tanto dolore, durante e dopo.
io mi sono congelata per più di un anno, lo facevo ridere, lo tenevo in forze, lo coccolavo e non l'ho mai lasciato da solo. mi è morto tra le braccia, e questa cosa in qualche modo mi ha dato forza: lui voleva che stessi con lui nel momento nel trapasso, me lo ha chiesto spesso, ma avrei potuto distrarmi un attimo, uscire per andare a prendere qualcosa in farmacia. io ci sono stata sempre fino alla fine, e questo mi ha riempito di dolcezza e tenerezza. solo che avrei voluto andare via con lui. certi amori non dovrebbero esser divisi. sopravvivere all'altro è troppo doloroso. eppure sono ancora qui.
ho passato mesi a parlare con chiunque, o meglio, a parlare con persone vedove come me. a cercare gruppi di mutuo aiuto. ho scoperto che anche il modo in cui si muore è diverso, e chi rimane lo vive in modo diverso. sarebbe troppo lunga fare esempi.
qui siamo tutti nella stessa barca, ma ognuno reagisce a suo modo. c'è chi sente forte il valore della vita anche di più e si fa forza per vivere alla grande. c'è chi si è rifatto subito una nuova vita. ognuno cerca la sua strada.
al momento fai il minimo sindacale. cerca di sopravvivere. fatti un caffè ed una doccia, che a me pure queste cose mi sembravano un tradimento perché lui non poteva farle più. come si può spiegare quanto ti manchi il profumo del caffè che veniva dalla cucina e adesso se non ti alzi e te lo prepari nessuno ci pensa?
respira, fai il meno possibile, Mimetta
ti invitavo a scrivere solo per buttare fuori una parte del dolore che provi, che se rimane dentro si incista. scrivere, parlare, buttare fuori serve a leggersi dentro, a sentirsi ascoltati e compresi, anche se anche in questo luogo ogni tanto nascono fraintedimenti. siamo umani.
parto dalla fine di ciò che hai scritto: non vedo ragioni per vivere...hai ragione, non c'è nessuna ragione per vivere dopo quello cui hai assistito, in parte muto, che altro potevi fare se non esserle accanto? qui in molti hanno espresso il tuo stesso pensiero. io stessa speravo di non risvegliarmi da quelle poche ore di sonno in cui svenivo ogni tanto. speravo che il dolore mi portasse via...eppure sono ancora qui, con il dolore di tutti quelli che sono qui. ma non fare nulla di irreparabile. da qualche parte qui troverai la storia di un ragazzo di 30 anni che si è buttato da non so che piano dell'ospedale dove era morta di cancro la sua compagna, giovanissima, esattamente un mese dopo che lei se ne era andata. il fatto è che questo ragazzo è stato per un pò di tempo amico di corridoio di una mia amica, conosciuta qui. sai quei corridoi del dolore in cui ci si confessa, mentre si aspetta tra una visita e l'altra e tra una chemio e l'altra. non è riuscita a fermarlo. forse non aveva capito nemmeno che lui veramente avesse intenzione di fare ciò che poi ha fatto. a 30 anni non si possono provare sensazioni simili. ma gli altri ce l'hanno fatta, trascinandosi dolorosamente.
sicuramente le feste non aiutano, tutti ridono e si divertono e vanno in vacanza e tu li guardi e ti chiedi cosa abbiamo da gioire. il fatto è che la tua vita si è fermata, ma per gli altri no.
e non credere a chi ti dice di vivere di ricordi: sei stato fortunato, un amore così grande.. lasciali stare, non si può vivere di ricordi, perché i ricordi vanno condivisi con la persona con cui li hai vissuti. da solo/a è solo dolore..
e non puoi vivere nemmeno per rispetto di chi se ne è andato. che è un'altra delle cose che ti dicono spesso o avrai letto in giro.
però posso dirti che, a parti inverse, se fossi morta io al posto di Gaetano, io certo che per lui avrei sperato nel meglio possibile, anche perché lui amava molto la vita. non posso sapere se senza di me ne sarebbe stato capace, ma sono convinta che avrebbe vissuto.
io mi trascino un pò, a volte mi sento forte, ed a volte no. appena lui è morto dicevo alla psicologa: io posso vivere senza Gaetano, ma è che non voglio vivere senza di lui. però lui mi ha lasciato un testamento verbale a cui io attingo per superare i momenti duri che tutt'ora provo: "io morirò, ma tu andrai avanti per la tua vita, ed io ti starò sempre attaccato". lui mi ha lasciato libera di vivere, di non sentirmi in colpa, noi che ci sentiamo dei sopravvissuti, anzi degli impostori perchè siamo sopravvissuti a tanto dolore, durante e dopo.
io mi sono congelata per più di un anno, lo facevo ridere, lo tenevo in forze, lo coccolavo e non l'ho mai lasciato da solo. mi è morto tra le braccia, e questa cosa in qualche modo mi ha dato forza: lui voleva che stessi con lui nel momento nel trapasso, me lo ha chiesto spesso, ma avrei potuto distrarmi un attimo, uscire per andare a prendere qualcosa in farmacia. io ci sono stata sempre fino alla fine, e questo mi ha riempito di dolcezza e tenerezza. solo che avrei voluto andare via con lui. certi amori non dovrebbero esser divisi. sopravvivere all'altro è troppo doloroso. eppure sono ancora qui.
ho passato mesi a parlare con chiunque, o meglio, a parlare con persone vedove come me. a cercare gruppi di mutuo aiuto. ho scoperto che anche il modo in cui si muore è diverso, e chi rimane lo vive in modo diverso. sarebbe troppo lunga fare esempi.
qui siamo tutti nella stessa barca, ma ognuno reagisce a suo modo. c'è chi sente forte il valore della vita anche di più e si fa forza per vivere alla grande. c'è chi si è rifatto subito una nuova vita. ognuno cerca la sua strada.
al momento fai il minimo sindacale. cerca di sopravvivere. fatti un caffè ed una doccia, che a me pure queste cose mi sembravano un tradimento perché lui non poteva farle più. come si può spiegare quanto ti manchi il profumo del caffè che veniva dalla cucina e adesso se non ti alzi e te lo prepari nessuno ci pensa?
respira, fai il meno possibile, Mimetta
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Re: 14 giorni dopo di te
Mimetta, come ho già detto non credo ad altre dimensioni, però la fortuna che ho nel leggerti mi farebbe pensare che qualcuno mi abbia instradato... e invece no, pura coincidenza cercando chi soffre come me, allora Fortuna, direi,
anche se la parola fortuna non so più cosa significhi. Che infinita tristezza per quel ragazzo, così giovane, non avevo letto, piango a dirotto anche per lui. Grazie dei consigli (che sto già seguendo, sono al minimo sindacale, mantengo i fondamentali, però sentendomi moolto in colpa!) e grazie per esprimere così bene i nostri sentimenti, che io non riuscirei.
Un abbraccio
anche se la parola fortuna non so più cosa significhi. Che infinita tristezza per quel ragazzo, così giovane, non avevo letto, piango a dirotto anche per lui. Grazie dei consigli (che sto già seguendo, sono al minimo sindacale, mantengo i fondamentali, però sentendomi moolto in colpa!) e grazie per esprimere così bene i nostri sentimenti, che io non riuscirei.
Un abbraccio
Re: 14 giorni dopo di te
Massimo, affidiamoci al caso, che fortuna proprio non ce l'ho piu nel mio catalogo delle parole.
Io ormai entro raramente in questo luogo che è stato il mio rifugio per molto tempo. Ma quando torno a casa, questa casa, trovo sempre qualcosa da leggere, da scrivere.. ascoltare ed ascoltarci è un modo per sentirci meno soli. Il dolore rimane, ma la condivisione aiuta a sentirci meno soli.
Mimetta
Io ormai entro raramente in questo luogo che è stato il mio rifugio per molto tempo. Ma quando torno a casa, questa casa, trovo sempre qualcosa da leggere, da scrivere.. ascoltare ed ascoltarci è un modo per sentirci meno soli. Il dolore rimane, ma la condivisione aiuta a sentirci meno soli.
Mimetta
Re: 14 giorni dopo di te
Grazie MImetta del tuo post e del tuoi consigli. Condividere: per tutti noi una parola importante e fondamentale che ci aiuta ad andare avanti e ad affrontare le diverse difficoltà. Ascoltare e ascoltarci altre due parole che contraddistinguono il forum di AIMAC, e che dobbiamo abituarci ad applicare tutti i giorni durante la nostra vita quotidiana.
Bella la pagina di AIMAC andate a leggerla
https://www.aimac.it/libretti-tumore/co ... quotidiana.
Bella la pagina di AIMAC andate a leggerla
https://www.aimac.it/libretti-tumore/co ... quotidiana.
“Non è tanto quello che facciamo, ma quanto amore mettiamo nel farlo. Non è tanto quello che diamo, ma quanto amore mettiamo nel dare.”
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Re: 14 giorni dopo di te
Capisco, rientrare nel forum sicuramente acuisce varie sensazioni, io spero che continui a scrivere, a lasciare testimonianze, a me hanno aiutato e stanno aiutando molto.Mimetta ha scritto: ↑mer 3 apr 2024, 10:51 Massimo, affidiamoci al caso, che fortuna proprio non ce l'ho piu nel mio catalogo delle parole.
Io ormai entro raramente in questo luogo che è stato il mio rifugio per molto tempo. Ma quando torno a casa, questa casa, trovo sempre qualcosa da leggere, da scrivere.. ascoltare ed ascoltarci è un modo per sentirci meno soli. Il dolore rimane, ma la condivisione aiuta a sentirci meno soli.
Mimetta
A presto (spero),
ciao
Re: 14 giorni dopo di te
entrare nel Forum e scrivere è un modo per sciogliere, o tentare di sciogliere, il proprio dolore. qui ci siamo fatti compagnia con altri disperati come me che guardavano la sedia vuota in cucina su cui la moglie era stata per 50 anni, sempre nella stessa casa, sempre gli stessi mobili, sempre le stesse abitudini di vita, e poi, di botto il nulla.. e ti domandi perché andare avanti. qui ci siamo fatti compagnia per un po' con alcun: chi scrive, chi legge, chi sparisce e chi riappare come me.
stamattina pensavo alla sedia vuota. io ho modificato le mie sedie, ho modificato il mio posto a tavola, per non sentire il peso del vuoto accanto a me. noi sedevamo uno di lato all'altra, alla tedesca. insopportabile per me. adesso siedo a capo tavola, oppure, caffè da un lato ed il resto da un altro lato. che voglio dire? cercare di modificare alcune abitudini, per non vedere il vuoto, per non sentire il vuoto. io ci ho messo un pò per arrivare a questo, ma ad un certo punto ho iniziato a spostare i mobili per casa. per non ricordare dove l'avevamo preso, e perchè avessimo deciso di metterlo lì.
ho cambiato i bicchieri, le posate, ho cambiato tutte le piccole cose di uso quotidiano che mi facevano male. ogni oggetto che prendevo in mano, in ogni cosa che guardavo c'era Gaetano. ad un certo punto avevo pensato di cambiare casa. c'è chi ha fatto anche questa scelta, estrema e dolorosa cmq. io non ho voluto cambiare casa, anche perchè per il primo anno, già è tanto se ti fai il caffè e ti ricordi di pagare le bollette, cercare casa, un trasloco troppo doloroso e faticoso per me.
allora ho iniziato a cambiare i colori della casa, a togliere o spostare delle cose, ad invertire l'ordine delle cose. ho tentato insomma di rendere la mia cuccia, che di ciò si tratta, un luogo più colorato, più adeguato alla mia nuova situazione. non la chiamo vita, perchè io sto ancora tentando di addentrarmi in questa nuova situazione, nella quale non voglio entrare.
ed ora quando torno a casa mi sento a casa, mentre prima tornavo e smadonnavo. ho passato il mio tempo o sul divano rannicchiata, o fuori casa in tutte le situazioni che mi si prospettavano. ma poi a casa dovevo tornare, e mi faceva male. adesso torno, e sono felice di avere un luogo dove stare.
scrivere è un modo per sopportare il dolore. e pure sapere che qualcuno quotidianamente ti legge o ti scrive, è utile. ci sono anche quelli che leggono e non si aprono mai. ma va bene lo stesso. ognuno alla sua maniera. non dobbiamo dimostrare nulla a nessuno, non più. possiamo essere disperati un momento, ed un attimo dopo farci una doccia ed uscire.
parlo spesso di farsi una doccia, perché veramente per tanto tempo è stata una cosa di una fatica insormontabile. con uno di noi, quando si andava a fare la doccia mi scriveva, perché voleva dire che stava meglio. non dobbiamo ricominciare a vivere, dobbiamo proprio re-imparare a vivere: camminare, mangiare, respirare. io per più di un anno non ho mai messo piede in terrazza, ho vissuto nel minimo sindacale di casa, ci sono stanze in cui non sono mai entrata. ci ho messo un sacco di tempo, e parlo di quasi 2 anni, per aprire la finestra sulla terrazza e metterci un piede.
sono le piccole cose quelle che ci fanno molto male, quelle che ci mancano, la condivisione soprattutto. e allora scrivo. Mimetta
stamattina pensavo alla sedia vuota. io ho modificato le mie sedie, ho modificato il mio posto a tavola, per non sentire il peso del vuoto accanto a me. noi sedevamo uno di lato all'altra, alla tedesca. insopportabile per me. adesso siedo a capo tavola, oppure, caffè da un lato ed il resto da un altro lato. che voglio dire? cercare di modificare alcune abitudini, per non vedere il vuoto, per non sentire il vuoto. io ci ho messo un pò per arrivare a questo, ma ad un certo punto ho iniziato a spostare i mobili per casa. per non ricordare dove l'avevamo preso, e perchè avessimo deciso di metterlo lì.
ho cambiato i bicchieri, le posate, ho cambiato tutte le piccole cose di uso quotidiano che mi facevano male. ogni oggetto che prendevo in mano, in ogni cosa che guardavo c'era Gaetano. ad un certo punto avevo pensato di cambiare casa. c'è chi ha fatto anche questa scelta, estrema e dolorosa cmq. io non ho voluto cambiare casa, anche perchè per il primo anno, già è tanto se ti fai il caffè e ti ricordi di pagare le bollette, cercare casa, un trasloco troppo doloroso e faticoso per me.
allora ho iniziato a cambiare i colori della casa, a togliere o spostare delle cose, ad invertire l'ordine delle cose. ho tentato insomma di rendere la mia cuccia, che di ciò si tratta, un luogo più colorato, più adeguato alla mia nuova situazione. non la chiamo vita, perchè io sto ancora tentando di addentrarmi in questa nuova situazione, nella quale non voglio entrare.
ed ora quando torno a casa mi sento a casa, mentre prima tornavo e smadonnavo. ho passato il mio tempo o sul divano rannicchiata, o fuori casa in tutte le situazioni che mi si prospettavano. ma poi a casa dovevo tornare, e mi faceva male. adesso torno, e sono felice di avere un luogo dove stare.
scrivere è un modo per sopportare il dolore. e pure sapere che qualcuno quotidianamente ti legge o ti scrive, è utile. ci sono anche quelli che leggono e non si aprono mai. ma va bene lo stesso. ognuno alla sua maniera. non dobbiamo dimostrare nulla a nessuno, non più. possiamo essere disperati un momento, ed un attimo dopo farci una doccia ed uscire.
parlo spesso di farsi una doccia, perché veramente per tanto tempo è stata una cosa di una fatica insormontabile. con uno di noi, quando si andava a fare la doccia mi scriveva, perché voleva dire che stava meglio. non dobbiamo ricominciare a vivere, dobbiamo proprio re-imparare a vivere: camminare, mangiare, respirare. io per più di un anno non ho mai messo piede in terrazza, ho vissuto nel minimo sindacale di casa, ci sono stanze in cui non sono mai entrata. ci ho messo un sacco di tempo, e parlo di quasi 2 anni, per aprire la finestra sulla terrazza e metterci un piede.
sono le piccole cose quelle che ci fanno molto male, quelle che ci mancano, la condivisione soprattutto. e allora scrivo. Mimetta
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Re: 14 giorni dopo di te
Mimetta, magari mi ripeto, mi rivedo benissimo in ciò che scrivi, certo il 'futuro' (che parola vuota!) non so prevederlo, immagino però che la sofferenza per la mancanza di Eva non potrà diminuire mai, troppo importante per me, la mia Stella. Mi rivedo molto in voi come coppia, vi immagino molto affettuosi e premurosi, è molto importante per me conoscere situazioni simili alla mia, ma è difficile, senza questo forum non vi avrei trovato...
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