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Inviato: ven 18 gen 2013, 20:50
da GIUSEPPE
Ripensare il mio modo di vivere – Giuseppe
In pieno inverno 2002, mentre trascorro una breve vacanza in una città a me cara, Torino, comincio a pensare alla pensione : ho un buon lavoro, sono responsabile di un Ufficio del più grande ente previdenziale-assistenziale, sono vicino ai cittadini della fascia sociale più bisognosa, sono molto sensibile alle loro necessità, considero la mia esperienza lavorativa grande arricchimento interiore; vi è da dire, però, che mia mamma ha 82 anni ed è affetta dalla malattia di alzheimer, mio papà ha 86 anni, aiutarli richiede via via maggior tempo, vorrei essere più vicino a mia moglie e a mia figlia, vorrei avere un po' di tempo libero anche per me. Prendo la decisione di andare in pensione alla fine del 2003.

Durante l'ultimo anno di lavoro qualche disturbo intestinale, un alvo irregolare, penso sia dovuto al colon irritabile.
Iniziano i primi due anni(2004, 2005) più difficili della mia vita, mia mamma si aggrava, papà viene investito. Nonostante la presenza della badante, e il prezioso aiuto di mia moglie, fisicamente e psicologicamente mi sento a pezzi. I miei disturbi intestinali aumentano!

Nel mese di maggio 2005 muore mia mamma, due mesi dopo muore mio padre.

Spero in una attenuazione dei disturbi, non è così, nei primi giorni del mese di gennaio 2006, non riesco a tenere il mio solito passo spedito, mi stanco, ho vertigini. Una grave anemia emerge dalle analisi di laboratorio. Il medico curante, gli sono veramente grato, mi ha salvato la vita, mi dice di fare, senza indugio, la colonscopia. Il gastroenterologo, con lo strumento, non riesce ad andare oltre il tratto sigma, un grosso polipo è di ostacolo. Adenoma carcinoma scarsamente differenziato del colon-sigma, emerge dall'esame istologico. Il chirurgo del locale ospedale mi dice che può operarmi, se voglio, subito dopo la preparazione, intorno a metà febbraio, mi dice anche di esaminare la possibilità di rivolgermi ad altre strutture ospedaliere. Quando si è coinvolti emotivamente tutto diventa più difficile, si ha paura, tutto è incerto, i consigli di amici e parenti alimentano altri dubbi, dico a mia moglie e a mia figlia che decido di istinto, il chirurgo mi dà tanta fiducia, mi affido a lui. Spesso razionalizzo, stavolta mi affido al mio destino!
Il 21 febbraio 2006, alle sei di mattina, sono già pronto. Mia moglie e mia figlia sono il mio unico pensiero. E' una bella giornata, dalla finestra della stanza ospedaliera, vedo giungere l'alba, osservo il verde della collina, alcuni cani randagi in piena libertà si rincorrono, vengo pervaso da una indimenticabile pace interiore. Ce la farò!

Quando viene a chiamarmi l'infermiere, mi trova nel corridoio, prendiamo l'ascensore, vi è da attendere qualche minuto prima di entrare in sala operatoria. Nel medesimo momento arriva un mio amico chirurgo, non è quello che mi opererà, pensandomi è venuto a farmi una breve compagnia, avrei voluto abbracciarlo, manifestargli la mia gratitudine, non faccio in tempo, mi chiamano, entro con a fianco il mio caro amico; guardo in viso il chirurgo che mi sta per operare, è sereno, mi sento sereno anch'io!

Dopo circa quattro ore e mezza, il risveglio, circondato dai miei cari; viene il chirurgo che mi ha operato, mi fa una carezza e mi dice che l'intervento è andato bene, è fiducioso, mi informa anche che non si è resa necessaria la colostomia.

Al terzo giorno abbandono la scomoda posizione orizzontale, sono in piedi; dopo una settimana di vita ospedaliera, le tanto desiderate dimissioni.
In dipendenza della grave stadiazione dovrò sottopormi ad un trattamento chemioterapico di sei mesi(due cicli al mese, tre giorni di degenza ospedaliera ogni due settimane), inizio dopo che mi viene collocato un dispositivo venoso (“port a cath”); mi è stato di grande aiuto, anche in considerazione del fatto che le mie vene sono fragili e sottili.

Sono dotato di una buona capacità di adattamento, familiarizzo con l'asta reggiflebo, con le flebo, con le persone, a volte due, a volte una, ricoverate nella medesima stanza, apprezzo la professionalità e l'umanità di medici, infermieri, inservienti in servizio nel reparto oncologico. Primo e secondo ciclo senza particolari problemi, mangio il cibo ospedaliero, poi una piccola nausea, non sopporto l'odore che emanano i cibi togliendo la plastica di protezione, non amo lamentarmi, penso sempre al rimedio, quindi evito cibi caldi e mia moglie mi prepara quello che riesco a mangiare senza problemi. Le mani diventano sensibilissime al freddo, evito il contatto con acqua fredda, ho qualche disturbo ai piedi(indolenzimento), a volte vertigini, piastrine e globuli bianchi tendono ad abbassarsi sensibilmente. Vivo l'ansia da emocromo che può comportare il rinvio del ciclo, avviene tre volte. La sera, vengono a trovarmi mia moglie e mia figlia, le aspetto sempre in piedi all'ingresso del reparto oncologico, penso sia rassicurante per i familiari non trovare il loro “caro” a letto. Per superare al meglio i tre giorni di degenza ospedaliera, previsti, come già detto, per ogni ciclo di terapia, adotto un piano operativo : “musica con MP3, la musica mi coinvolge e mi fa stare meglio, leggo alcuni libri, perlopiù saggistica, tengo un diario, il primo della mia vita, lo aggiorno a tutt'oggi; con i miei compagni di stanza parlo a lungo, soprattutto la sera, quando in ospedale cala il silenzio, ci confidiamo le nostre paure, ci raccontiamo la nostra esperienza tumorale, parliamo del nostro passato, concludiamo sempre con la speranza di guarire per potere aiutare i nostri cari.” Sebbene stiamo insieme poco tempo, salutandoci, al momento dell'ultimazione del ciclo, ci abbracciamo come se fossimo stati insieme per tanto tempo. Appena fuori dall'ospedale, respiro l'aria pura a pieni polmoni, mi sento libero, mi manca, però, la solidarietà che vivo dentro l'ospedale!

Nel mese di ottobre 2006, ultimo ciclo di chemioterapia, grande sollievo; mi regalo una bella camicia, a volte, farsi un regalo è una piacevole sensazione!
Inizia la seconda fase, i controlli sanitari periodici, conosciamo l'ansia dell'attesa dei referti; l'attesa logora. Come sarebbe bello ricevere subito i referti!

Vi è da dire che i controlli sono andati sempre bene. Ricordo i primi tre anni, eseguivo anche la Pet/tac. Usciti dalla struttura sanitaria, io e mia moglie aprivamo la busta, leggevamo con tanta ansia il referto e ci abbracciavamo con un pianto di gioia, dopo ci regalavamo un pranzo al ristorante.

Ultimato il trattamento chemioterapico, gradatamente sono venuti meno gli effetti collaterali(lieve nausea, neuropatia periferica-mani e piedi, nervosismo, scarsa attenzione, senso di stanchezza), il “port a cath”, mantenuto per eventuale necessità , mi fu definitivamente rimosso nel mese di ottobre 2007.
Sono passati circa sette anni dalla data dell'intervento, sto bene. Sin dall'inizio ho percepito in me una inaspettata forza interiore. Il cancro è certamente una grave malattia, vi sono altre gravi malattie, eppure la parola cancro continua a fare più paura, a volte allontana parenti ed amici quando magari ne avresti più bisogno.
Il cancro per me è stata una opportunità per ripensare il mio modo di vivere, il mio modo di essere marito, padre, amico, è stato ed è uno stimolo alla solidarietà e alla riconoscenza.

A volte rileggo il mio diario, rivivo gli incontri, con i medici, gli infermieri, gli operatori sanitari, con le persone conosciute nel percorso tumorale, rivivo le ansie, i momenti tristi e i momenti belli condivisi con mia moglie e mia figlia, il prezioso aiuto ricevuto dagli amici. Mi commuovo! Volgo verso ognuno di loro un grande pensiero di riconoscenza, senza di loro tutto sarebbe stato più difficile!
Giuseppe


Inviato: ven 18 gen 2013, 22:10
da GIORNOPERGIORNO
Grazie Giuseppe,

credo che la tua storia, raccontata cosi ... giorno per giorno ... possa veramente essere di supporto a tutti coloro che affrontano la loro grande sfida.


Inviato: ven 18 gen 2013, 22:35
da ANTONIO59
Caro giuseppe, è bello ascoltarti ed essere felice per te....di cuore

antonio


Inviato: ven 18 gen 2013, 23:25
da Brigida
Caro Giuseppe, quanta serenità nelle tue parole, nella tua storia...vorrei averne...


Inviato: sab 19 gen 2013, 0:41
da Monik
Che bello leggere uno scritto così pacato e sincero da una persona speciale quale sei Giuseppe.

Il cancro come testimonia il tuo vissuto, rivoluziona la vita in tutte le sue sfumature.

Rivoluziona anche, la vita di tutte le persone amorevoli che coinvolgono la cerchia famigliare del "malato" stesso.

Sta a noi, decidere se arrabbiarci con il mondo intero per il cancro ricevuto in "regalo NON chiesto" o fare come te amico Giuseppe: regalarTi a noi, con questa splendida idea di renderci partecipi di un tratto di storia personale e dell'incontro/scontro con l'adenoma carcinoma.

Ti dico veramente grazie di averlo scritto questo post.

Grazie davvero.

Con stima Monik


Inviato: sab 19 gen 2013, 4:03
da GIUSEPPE
Grazie Giornopergiorno, Antonio59, Brigida, Monik: apprezzo molto le vostre parole. Vi manifesto il mio più vivo senso di gratitudine.

Ciao!

Giuseppe


Inviato: sab 19 gen 2013, 4:07
da linetta
Caro Giuseppe,

grazie davvero per aver condiviso con noi la tua storia, raccontata quasi con riconoscenza verso un periodo di grande cambiamento della tua vita.

Credo sia questo che intendano gli psichiatri e gli psicologi quando parlano di "risorse interiori": essere capaci di accettare un'esperienza difficile, senza giudicarla, adattarsi modulando di conseguenza il proprio modo di relazionarsi con se' stessi e gli altri.

Penso sia importante, anche, non essere o sentirsi soli..come e' accaduto a te, che hai ricevuto sostegno ed amore dalla tua bella famiglia..

Giuseppe, storie come la tua spargono dolcezza su altre storie meno fortunate, portano conforto a cuori simili al mio.. Il cancro non e' invincibile, il mio amico Giuseppe ci racconta questo ed io sento un po' di giustizia anche per il mio Dani.

Grazie Amico Giuseppe.

Linetta


Inviato: sab 19 gen 2013, 13:31
da GIUSEPPE
Linetta Cara, Grazie!

Hai letto e commentato la mia testimonianza in una visione di insieme; la tua opinione mi aiuta a vedere ulteriori aspetti del mio vissuto tumorale. Profondo il tuo pensiero" ...sento un pò di giustizia anche per il mio Dani".Ed è al tuo Dani che rivolgo un mio affettuoso pensiero.

Ciao!

Giuseppe


Inviato: lun 21 gen 2013, 20:08
da ariale
Ciao Giuseppe, un caro saluto anche da me. Hai condiviso con noi alcune pagine della tua vita ed è stato veramente bello "leggerti". E bello è anche la tua serenità, pacatezza, forza che trasmetti a tutti noi! Mi ha fatto piacere conoscerti, anche solo virtualmente, perchè ci regali sentimenti veri, speranza e semplici messaggi positivi. Un abbraccio


Inviato: mar 22 gen 2013, 2:37
da GIUSEPPE
Grazie Ariale!

Apprezzo le tue parole. Questa rubrica mi dà la possibilità di essere vicino, con la mia testimonianza, a quanti iniziano o hanno iniziato la traversata del cancro......

Ariale, tu come stai? Mi fa piacere leggerti.

Un caro saluto.

Giuseppe