Valentina - La leucemia non mi ha rubato la vita
Inviato: ven 27 nov 2015, 21:32
Queste storie che pubblico periodicamente , devono farci riflettere sulla concreta possibilità di battere il tumore e uscire dal tunnel della sofferenza per affrontare il futuro con Speranza e Fiducia. Oggi il termine tumore, grazie alla ricerca e all'impegno personale dei medici e dei malati per battere la "bestia", non è più sinonimo di "morte sicura". Bisogna crederci, pensare positivo e combattere con forza e decisione per uscirne vincitori.
Franco
"La leucemia mi ha rubato l'adolescenza, ma non la vita"
È stato un percorso lungo e difficile, ma alla fine il trapianto di cellule staminali da parte della sorella maggiore ha salvato la vita a Valentina, colpita dalla leucemia a 12 anni.
Dicono che fossi una bambina solare e vivace, ed ero appassionata di danza. Ma a 12 anni cominciai a diventare pian piano sempre più stanca e inappetente fino a che un giorno - era il febbraio 2002 - durante una lezione persi i sensi.
La mamma decise per sicurezza di farmi fare un'analisi del sangue, da cui emerse subito qualcosa di anomalo. Il medico di famiglia ci consigliò di recarci alla Clinica ematologica di Roma, dove arrivò la diagnosi: leucemia mieloide acuta.
Ricordo perfettamente quando venni ricoverata: ero molto confusa e non capivo cosa mi stava succedendo. Fortunatamente i medici non pronunciarono mai in mia presenza la parola "leucemia", altrimenti mi sarei spaventata moltissimo perché, anche se piccola, conoscevo il significato di quella parola. Mi venne spiegato che avevo una "malattia del sangue", e che sarei guarita.
Affrontai un percorso molto faticoso durante il lungo ricovero per la chemioterapia anche perché mi sentivo molto sola; soprattutto, mi mancavano le mie due sorelle Gloria e Gioia. Purtroppo, a causa della terapia, le mie difese immunitarie erano ridotte e quindi non potevo ricevere troppe visite: un semplice raffreddore poteva rappresentare per me un grave pericolo.
Il mio fisico cominciò a cambiare notevolmente, dimagrii di 20 chili e mi caddero i capelli. Tutto questo mi spaventò enormemente. Non fu solo il mio corpo a mutare, anche il mio carattere subì una trasformazione: vivevo la malattia e ciò che mi stava accadendo come qualcosa di profondamente ingiusto.
Poiché rispondevo bene alle cure potei cominciare ad alternare periodi di ricovero a giorni di permanenza a casa.
La mia vita di tutti i giorni era però cambiata. Le mie sorelle quasi non mi riconoscevano senza capelli, non potevo frequentare luoghi affollati e alcuni che credevo essere "amici" mi avevano abbandonata. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Un anno dopo, infatti, la malattia si ripresentò. Cominciai a nutrire sentimenti di rabbia verso i medici i quali, non riuscendo a guarirmi, non avevano mantenuto la promessa che mi avevano fatto al momento della diagnosi.
Venni nuovamente ricoverata e sottoposta a chemioterapia in vista del trapianto, che in quel momento sembrava essere la mia unica speranza.
Per fortuna entrambe le mie sorelle erano compatibili con me, e alla fine i dottori optarono per Gloria, la maggiore. Il trapianto andò bene, ma la degenza post-operatoria fu durissima.
Sono passati otto anni e da allora sono in completa remissione, il che significa che della malattia non c'è più traccia. Attualmente sono iscritta all'università a Viterbo, la città in cui abito, e dove frequento la Facoltà di scienze dei beni culturali e restauro. Sono fidanzata da un anno con Riccardo.
Posso dire che la malattia forse mi ha rubato gli anni dell'adolescenza, ma certo non la vita.
Valentina
Storia estratta dal sito dell' AIRC (Associazione Italiana per la ricerca sul cancro)
Franco
"La leucemia mi ha rubato l'adolescenza, ma non la vita"
È stato un percorso lungo e difficile, ma alla fine il trapianto di cellule staminali da parte della sorella maggiore ha salvato la vita a Valentina, colpita dalla leucemia a 12 anni.
Dicono che fossi una bambina solare e vivace, ed ero appassionata di danza. Ma a 12 anni cominciai a diventare pian piano sempre più stanca e inappetente fino a che un giorno - era il febbraio 2002 - durante una lezione persi i sensi.
La mamma decise per sicurezza di farmi fare un'analisi del sangue, da cui emerse subito qualcosa di anomalo. Il medico di famiglia ci consigliò di recarci alla Clinica ematologica di Roma, dove arrivò la diagnosi: leucemia mieloide acuta.
Ricordo perfettamente quando venni ricoverata: ero molto confusa e non capivo cosa mi stava succedendo. Fortunatamente i medici non pronunciarono mai in mia presenza la parola "leucemia", altrimenti mi sarei spaventata moltissimo perché, anche se piccola, conoscevo il significato di quella parola. Mi venne spiegato che avevo una "malattia del sangue", e che sarei guarita.
Affrontai un percorso molto faticoso durante il lungo ricovero per la chemioterapia anche perché mi sentivo molto sola; soprattutto, mi mancavano le mie due sorelle Gloria e Gioia. Purtroppo, a causa della terapia, le mie difese immunitarie erano ridotte e quindi non potevo ricevere troppe visite: un semplice raffreddore poteva rappresentare per me un grave pericolo.
Il mio fisico cominciò a cambiare notevolmente, dimagrii di 20 chili e mi caddero i capelli. Tutto questo mi spaventò enormemente. Non fu solo il mio corpo a mutare, anche il mio carattere subì una trasformazione: vivevo la malattia e ciò che mi stava accadendo come qualcosa di profondamente ingiusto.
Poiché rispondevo bene alle cure potei cominciare ad alternare periodi di ricovero a giorni di permanenza a casa.
La mia vita di tutti i giorni era però cambiata. Le mie sorelle quasi non mi riconoscevano senza capelli, non potevo frequentare luoghi affollati e alcuni che credevo essere "amici" mi avevano abbandonata. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Un anno dopo, infatti, la malattia si ripresentò. Cominciai a nutrire sentimenti di rabbia verso i medici i quali, non riuscendo a guarirmi, non avevano mantenuto la promessa che mi avevano fatto al momento della diagnosi.
Venni nuovamente ricoverata e sottoposta a chemioterapia in vista del trapianto, che in quel momento sembrava essere la mia unica speranza.
Per fortuna entrambe le mie sorelle erano compatibili con me, e alla fine i dottori optarono per Gloria, la maggiore. Il trapianto andò bene, ma la degenza post-operatoria fu durissima.
Sono passati otto anni e da allora sono in completa remissione, il che significa che della malattia non c'è più traccia. Attualmente sono iscritta all'università a Viterbo, la città in cui abito, e dove frequento la Facoltà di scienze dei beni culturali e restauro. Sono fidanzata da un anno con Riccardo.
Posso dire che la malattia forse mi ha rubato gli anni dell'adolescenza, ma certo non la vita.
Valentina
Storia estratta dal sito dell' AIRC (Associazione Italiana per la ricerca sul cancro)