ABOLIAMO L'USO DELLA PAROLA CANCRO ?
Inviato: mar 14 mag 2019, 12:39
Cosa ne pensate ?
Franco
ABOLIAMO L'USO DELLA PAROLA CANCRO ? ( riflessioni con un gruppo di operatori)
Le parole hanno un ruolo fondamentale nella nostra vita, sono azioni che hanno conseguenze in chi le pronuncia e in chi le ascolta. Non sono immutabili nel tempo, cambiano, invecchiano, muoiono, qualche volta rinascono con nuove accezioni. Una di queste è la parola cancro di cui va considerato un uso più appropriato non solo della parola in se stessa, ma anche del linguaggio che la circonda . La guaribilità e la possibilità di curare vantaggiosamente il cancro hanno fortemente depotenziato l’alone di mistero, di dramma e di negatività che fino a ieri aveva la parola giudicata espressione di un male incurabile. E' opportuna una rigorosa rivisitazione del suo significato tra le persone . Medicii ed altri operatori sanitari dovrebbero valorizzare una comunicazione empatica che usi parole più idonee ma adattate al malato, alla sua cultura, alle sue conoscenze e al suo desiderio di essere ben informato. Tenendo comunque conto che la comunicazione tra malati- medici-altri operatori sanitari è asimmetrica. Tutto questo comporta una formazione alla comunicazione e la necessità di un maggior disponibilità di tempo : un investimento che favorirà un miglioramento del rapporto con la persona malata, una miglior aderenza al programma di cura e forse anche una migliore qualità di vita.Non abolire dunque la parola ,ma usarla con criterio di fronte a un malato spaventato, spiegandola, non lascandone lati oscuri, sfrondandola di opacità terrificanti (malattia incurabile, lunghe sofferenze, ecc.), arricchendola di speranza visti i grandi progressi.
Franco
ABOLIAMO L'USO DELLA PAROLA CANCRO ? ( riflessioni con un gruppo di operatori)
Le parole hanno un ruolo fondamentale nella nostra vita, sono azioni che hanno conseguenze in chi le pronuncia e in chi le ascolta. Non sono immutabili nel tempo, cambiano, invecchiano, muoiono, qualche volta rinascono con nuove accezioni. Una di queste è la parola cancro di cui va considerato un uso più appropriato non solo della parola in se stessa, ma anche del linguaggio che la circonda . La guaribilità e la possibilità di curare vantaggiosamente il cancro hanno fortemente depotenziato l’alone di mistero, di dramma e di negatività che fino a ieri aveva la parola giudicata espressione di un male incurabile. E' opportuna una rigorosa rivisitazione del suo significato tra le persone . Medicii ed altri operatori sanitari dovrebbero valorizzare una comunicazione empatica che usi parole più idonee ma adattate al malato, alla sua cultura, alle sue conoscenze e al suo desiderio di essere ben informato. Tenendo comunque conto che la comunicazione tra malati- medici-altri operatori sanitari è asimmetrica. Tutto questo comporta una formazione alla comunicazione e la necessità di un maggior disponibilità di tempo : un investimento che favorirà un miglioramento del rapporto con la persona malata, una miglior aderenza al programma di cura e forse anche una migliore qualità di vita.Non abolire dunque la parola ,ma usarla con criterio di fronte a un malato spaventato, spiegandola, non lascandone lati oscuri, sfrondandola di opacità terrificanti (malattia incurabile, lunghe sofferenze, ecc.), arricchendola di speranza visti i grandi progressi.