14 giorni dopo di te
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Re: 14 giorni dopo di te
Cari navigatori,
vi invitiamo a mantenere vivo lo spirito di questo gruppo e forum che è di confronto e condivisione anche di oppinioni diverse e non di scontro, polemiche e di verità assolute rispetto a ciò che viene espresso.
Ognuno ha i proprio dolore e vi invitiamo ad un rispetto reciproco. Vorremmo dunque che la discussione potesse ritornare ai contenuti originari.
un saluto a tutti
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Re: 14 giorni dopo di te
mio padre è morto a 88 anni, dopo un vita lunga e felice. non mi ha lasciato i soldi per il funerale, ma quelli per portare tutti i parenti, amici e convenuti al Ristorante a festeggiare la sua lunga vita, e non la sua prevedibile morte.
Mi diceva sempre: i funerali delle persone anziane debbono essere una festa, è necessario essere grati per il vissuto. Quando abbiamo tumulato le sue ceneri, ho chiamato parenti, nipoti ed amici. ognuno ha portato la sua urna per il tratto di strada fino alla tomba scherzando con lui e raccontando aneddoti della sua lunga vita. poi siamo stati tutti insieme per un pò a raccontare la sua vita, più che a piangere la sua morte.
mio padre e mia mamma vivono con me tutti i gg nelle cose che faccio. mia mamma è morta a 80 anni e loro hanno vissuto 55 anni insieme. è una cosa da festeggiare, una fortuna ad averli avuti.
MA la sofferenza che porta il fattore K è un'altra storia. è un dolore che è necessario solo a coloro che ce la fanno. per tutti gli altri forse non vale la pena soffrire così tanto e sperare l'insperabile. vedere soffrire i propri cari è umanamente ingiusto, il malato ti guarda con occhi smarriti come a dire: perché proprio a me tutto questo dolore? ed allora forse è meglio andare via da questa vita. vedere il loro corpo che man mano non ha più le sembianze di un corpo, ma diventa un coacervo di tubi, fili, aghi, bozzi, lividi, buchi, cateteri, immobile e sofferente tra una morfina e l'altra è un dolore inimmaginabile.
Mi diceva sempre: i funerali delle persone anziane debbono essere una festa, è necessario essere grati per il vissuto. Quando abbiamo tumulato le sue ceneri, ho chiamato parenti, nipoti ed amici. ognuno ha portato la sua urna per il tratto di strada fino alla tomba scherzando con lui e raccontando aneddoti della sua lunga vita. poi siamo stati tutti insieme per un pò a raccontare la sua vita, più che a piangere la sua morte.
mio padre e mia mamma vivono con me tutti i gg nelle cose che faccio. mia mamma è morta a 80 anni e loro hanno vissuto 55 anni insieme. è una cosa da festeggiare, una fortuna ad averli avuti.
MA la sofferenza che porta il fattore K è un'altra storia. è un dolore che è necessario solo a coloro che ce la fanno. per tutti gli altri forse non vale la pena soffrire così tanto e sperare l'insperabile. vedere soffrire i propri cari è umanamente ingiusto, il malato ti guarda con occhi smarriti come a dire: perché proprio a me tutto questo dolore? ed allora forse è meglio andare via da questa vita. vedere il loro corpo che man mano non ha più le sembianze di un corpo, ma diventa un coacervo di tubi, fili, aghi, bozzi, lividi, buchi, cateteri, immobile e sofferente tra una morfina e l'altra è un dolore inimmaginabile.
Re: 14 giorni dopo di te
sono passati due mesi e mezzo da quando tutto è dolorosamente giunto al termine. per me non è ancora finita. io faccio tutti i gg i conti con la tua malattia, che era anche la mia, e con il tuo dolore, che era anche il mio. avevo smesso di guardare le foto di quando eri malato, di quando ti hanno operato, di quando infine eri in ospedale per l'ultimo rush finale. non ti portavo mai uno specchio per guardarti, non ne avevo mai in borsa. e allora tu ti facevi le foto da solo per guardarti e cercare di capire come stavi. stavi male, sempre peggio, anche se mi dicevi che saresti tornato forte e bello come prima che il fattore K decidesse di battere i tempi della nostra vita. sei invecchiato 20 anni in 2 mesi. ma io non me ne rendevo conto. eri bello, sei sempre stato bello, eri sorridente, forte, gioioso e pieno di vita. e mi sembravi tale anche in quel dedalo di tubi e tubicini che ormai erano parte integrante di te. in questo periodo ho guardato solo le foto del prima, le foto dei tempi belli... poi ho avuto l'idea di riguardare le tue foto da malato, quelle che io ti avevo fatto per farti vedere che eri bello e stavi bene. e di botto ti ho visto malato, come se ti guardassi per la prima volta, come se non avessi vissuto con te ogni attimo di questo ultimo anno fatale in cui il fattore K ha cominciato a dettare le regole.
e ti ho visto: sofferente, malato, invecchiato.. non so come sia stato possibile, ma io non ti ho mai visto malato. per me eri tu, semplicemente tu, un pò più giallo, un pò più magro. ma gli occhi scuri e profondi erano i tuoi, le mani erano le tue.. entravo nella stanza in ospedale ogni volta con il fiato sospeso perché non sapevo come ti avrei trovato (meglio o peggio di ieri? già pronto per l'ultimo viaggio?) ma anche emozionata come una fidanzatina al primo incontro d'amore. per me sei sempre stato tu, pieno di vita.
ed invece mi sono di botto imbattuta nel te malato, nel te malato terminale, che però si sforza di non farsi trascinare via inesorabilmente.
gli ultimi giorni eri particolarmente lucido, nonostante tutto e nonostante la morfina e gli antidolorifici. sono stati giorni bellissimi, giorni di chiacchiere infinite, di addii senza dircelo. abbiamo dormito insieme, guardato la TV in silenzio quando capivo che eri stanco, eravamo entrambi consapevoli. ma speravo che la fine arrivasse un pò più in là, nonostante il parere dei medici che si stupivano che tu non fossi ancora entrato in coma. poi gli ultimi 2 gg è arrivata la fine. mi hai detto che quella non era vita, e non ti interessavano più le cose del mondo, dei figli. alla fine volevi solo che ti parlassi di noi, della ns vita futura, di quello che avremmo fatto una volta fuori da quel letto d'ospedale.
tutto questo per dire che il lutto da superare per noi che restiamo non è solo la perdita del nostro caro, ma anche di riconvertirci ad un mondo dal quale siamo stati lontani per tutto il tempo in cui siamo stati vicini al nostro caro. il tempo che abbiamo passato tra ospedali, visite mediche, patemi d'animo, paura dell'intervento... siamo stati in un mondo in cui siamo stati sospesi ad un filo, tra dolore e speranza, tra un test ed un risultato, tra un raffreddore.... odddio non ti avvicinare sennò non mi fanno fare la chemio, un mondo in cui siamo sospesi in aria, senza respirare.
e di botto, tornare nel mondo "normale" è un doppio shock: debbo tornare nel mondo "normale" che per me non è quello che avevo lasciato più di un anno fa in cui ero felice, e per giunta ci debbo tornare senza di te, e senza sapere chi sono, perché io non sono più quella che ero, non sarò mai più quella che ero, ma non sono nemmeno quella che forse diventerò quando avrò capito che non tornerai da questo tuo ultimo viaggio in cui non mi hai portata.
ogni persona che amiamo si porta via con se un pezzo di noi. tu hai portato via la parte prevalente di me.. di questo parlo con la psicologa tutte le settimane, di ciò che non sono e non sarò più, e di quello che non so cosa sarò. nun gliela posso fà!
e ti ho visto: sofferente, malato, invecchiato.. non so come sia stato possibile, ma io non ti ho mai visto malato. per me eri tu, semplicemente tu, un pò più giallo, un pò più magro. ma gli occhi scuri e profondi erano i tuoi, le mani erano le tue.. entravo nella stanza in ospedale ogni volta con il fiato sospeso perché non sapevo come ti avrei trovato (meglio o peggio di ieri? già pronto per l'ultimo viaggio?) ma anche emozionata come una fidanzatina al primo incontro d'amore. per me sei sempre stato tu, pieno di vita.
ed invece mi sono di botto imbattuta nel te malato, nel te malato terminale, che però si sforza di non farsi trascinare via inesorabilmente.
gli ultimi giorni eri particolarmente lucido, nonostante tutto e nonostante la morfina e gli antidolorifici. sono stati giorni bellissimi, giorni di chiacchiere infinite, di addii senza dircelo. abbiamo dormito insieme, guardato la TV in silenzio quando capivo che eri stanco, eravamo entrambi consapevoli. ma speravo che la fine arrivasse un pò più in là, nonostante il parere dei medici che si stupivano che tu non fossi ancora entrato in coma. poi gli ultimi 2 gg è arrivata la fine. mi hai detto che quella non era vita, e non ti interessavano più le cose del mondo, dei figli. alla fine volevi solo che ti parlassi di noi, della ns vita futura, di quello che avremmo fatto una volta fuori da quel letto d'ospedale.
tutto questo per dire che il lutto da superare per noi che restiamo non è solo la perdita del nostro caro, ma anche di riconvertirci ad un mondo dal quale siamo stati lontani per tutto il tempo in cui siamo stati vicini al nostro caro. il tempo che abbiamo passato tra ospedali, visite mediche, patemi d'animo, paura dell'intervento... siamo stati in un mondo in cui siamo stati sospesi ad un filo, tra dolore e speranza, tra un test ed un risultato, tra un raffreddore.... odddio non ti avvicinare sennò non mi fanno fare la chemio, un mondo in cui siamo sospesi in aria, senza respirare.
e di botto, tornare nel mondo "normale" è un doppio shock: debbo tornare nel mondo "normale" che per me non è quello che avevo lasciato più di un anno fa in cui ero felice, e per giunta ci debbo tornare senza di te, e senza sapere chi sono, perché io non sono più quella che ero, non sarò mai più quella che ero, ma non sono nemmeno quella che forse diventerò quando avrò capito che non tornerai da questo tuo ultimo viaggio in cui non mi hai portata.
ogni persona che amiamo si porta via con se un pezzo di noi. tu hai portato via la parte prevalente di me.. di questo parlo con la psicologa tutte le settimane, di ciò che non sono e non sarò più, e di quello che non so cosa sarò. nun gliela posso fà!
Re: 14 giorni dopo di te
Ciao Mimetta, se hai piena consapevolezza di quello che hai scritto, secondo me sei a buon punto. Ce la puoi fare e ce la farai, ti auguro nel più breve tempo possibile. Un fortissimo abbraccio
Papà ti voglio bene, sei la mia vita. Ti penso ogni momento della giornata. PROTEGGIMI
Re: 14 giorni dopo di te
ciao Faby76,
ho scritto quello che ho scritto perché sto facendo lo sforzo di non lasciarmi andare via, ed in questo il supporto psicologico è fondamentale....
eppoi penso, leggo, scrivo, cerco una via d'uscita...ascolto quello che mi viene detto..medito, chiedo...ho pochi buoni amici che mi supportano, e pure un padre spirituale laico che mi dà supporto......eppoi ho 2 figli....
quando ho saputo che era finita avrei voluto morire all'istante, e sarebbe stato giusto così. è troppo grave la perdita, il modo in cui se ne è andato, la voglia di vivere che aveva.. io sono sgomenta, perduta, una vacca senza campanaccio come direbbe Almodovar, senza direzione e resto senza direzione... e piango ancora tutti i giorni, di un pianto veramente disperato, come se fosse appena morto..
mio nonno si è suicidato a 72 anni per paura della vita...non vorrei aggiungere un altro dolore ai miei figli, lo stesso dolore che mio nonno ha dato a noi tutti.. e dunque passo al piano B, o almeno di provo, e scrivo qui per me e per chi è in cerca di se', in questo vuoto siderale in cui siamo impantanati..
ho scritto quello che ho scritto perché sto facendo lo sforzo di non lasciarmi andare via, ed in questo il supporto psicologico è fondamentale....
eppoi penso, leggo, scrivo, cerco una via d'uscita...ascolto quello che mi viene detto..medito, chiedo...ho pochi buoni amici che mi supportano, e pure un padre spirituale laico che mi dà supporto......eppoi ho 2 figli....
quando ho saputo che era finita avrei voluto morire all'istante, e sarebbe stato giusto così. è troppo grave la perdita, il modo in cui se ne è andato, la voglia di vivere che aveva.. io sono sgomenta, perduta, una vacca senza campanaccio come direbbe Almodovar, senza direzione e resto senza direzione... e piango ancora tutti i giorni, di un pianto veramente disperato, come se fosse appena morto..
mio nonno si è suicidato a 72 anni per paura della vita...non vorrei aggiungere un altro dolore ai miei figli, lo stesso dolore che mio nonno ha dato a noi tutti.. e dunque passo al piano B, o almeno di provo, e scrivo qui per me e per chi è in cerca di se', in questo vuoto siderale in cui siamo impantanati..
Re: 14 giorni dopo di te
Ciao. Non sottovalutare mai il pensiero di voler morire!! Valuta se è il caso di andare da uno psicoterapeuta. Potresti avere bisogno dell'aiuto di qualche farmaco che ti possa aiutare a risalire dal baratro. Tuo nonno soffriva così tanto che non ha visto altra alternativa. Tu le alternative le devi sempre avere chiare perché a volte basta poco per passare dal pensiero ai fatti. Buon pomeriggio
Papà ti voglio bene, sei la mia vita. Ti penso ogni momento della giornata. PROTEGGIMI
Re: 14 giorni dopo di te
Non c'è nulla di peggio che assistere al declino devastante che porta con sé il cancro perché oltre all'atrocità della sofferenza rimane anche quel senso di colpa che ti schiaccia (avrei potuto fare di più? Perché a lui e non a me?) e che, se non ti fai aiutare, rischia di trascinarti con sé.
Lui sapeva perfettamente che tu non avresti potuto fare niente, tra sé e sé se la sarà presa con la vita, con Dio se era credente, col fato se non lo era. Ma sicuramente non con te. Devi farti aiutare per te e per i tuoi figli, hanno già perso il padre e assistere inermi al dolore della madre sarebbe intollerabile. Non pretendere troppo da te stessa, a volte abbiamo il dovere di chiedere un aiuto.
Lui sapeva perfettamente che tu non avresti potuto fare niente, tra sé e sé se la sarà presa con la vita, con Dio se era credente, col fato se non lo era. Ma sicuramente non con te. Devi farti aiutare per te e per i tuoi figli, hanno già perso il padre e assistere inermi al dolore della madre sarebbe intollerabile. Non pretendere troppo da te stessa, a volte abbiamo il dovere di chiedere un aiuto.
(Cit.) Lei ti sente ed è sempre al tuo fianco, oltre ad essere nel tuo cuore
Re: 14 giorni dopo di te
Mimetta ha scritto: ↑ven 13 set 2019, 11:07 mio padre è morto a 88 anni, dopo un vita lunga e felice. non mi ha lasciato i soldi per il funerale, ma quelli per portare tutti i parenti, amici e convenuti al Ristorante a festeggiare la sua lunga vita, e non la sua prevedibile morte.
Mi diceva sempre: i funerali delle persone anziane debbono essere una festa, è necessario essere grati per il vissuto. Quando abbiamo tumulato le sue ceneri, ho chiamato parenti, nipoti ed amici. ognuno ha portato la sua urna per il tratto di strada fino alla tomba scherzando con lui e raccontando aneddoti della sua lunga vita. poi siamo stati tutti insieme per un pò a raccontare la sua vita, più che a piangere la sua morte.
mio padre e mia mamma vivono con me tutti i gg nelle cose che faccio. mia mamma è morta a 80 anni e loro hanno vissuto 55 anni insieme. è una cosa da festeggiare, una fortuna ad averli avuti.
MA la sofferenza che porta il fattore K è un'altra storia. è un dolore che è necessario solo a coloro che ce la fanno. per tutti gli altri forse non vale la pena soffrire così tanto e sperare l'insperabile. vedere soffrire i propri cari è umanamente ingiusto, il malato ti guarda con occhi smarriti come a dire: perché proprio a me tutto questo dolore? ed allora forse è meglio andare via da questa vita. vedere il loro corpo che man mano non ha più le sembianze di un corpo, ma diventa un coacervo di tubi, fili, aghi, bozzi, lividi, buchi, cateteri, immobile e sofferente tra una morfina e l'altra è un dolore inimmaginabile.
Ciao Mimetta quello che hai scritto mi ha ricordato il giorno del funerale dello zio di mio marito scomparso a 99 anni. Nessuno pianse quel giorno ma tutti ringraziarono Dio per avergli donato una vita così lunga e felice. Io penso che la differenza tra la morte di una persona ancora giovane e un anziano sia nella rassegnazione. Quando muore una persona anziana il lutto si elabora in maniera diversa e con questo non voglio dire che il dolore sia minore. Ma il senso di rabbia e di ingiustizia sono sicuramente inferiori soprattutto se abbiamo raggiunto una maturità tale da accettare che nessuno di noi e' immortale. Io personalmente mi ritengo fortunata ad avere avuto un uomo come mio marito per 23 anni vicino a me. Quando è mancato io avevo 49 anni e tanti sogni da realizzare con lui che sono morti quel maledetto 23 aprile. Accanto al reparto dove era ricoverato c' era il reparto oncogico pediatrico. Non dimenticherò mai gli occhi disperati dei genitori. Io stessa avrei donato la mia vita per salvare uno di loro. Ma non perché sia più buona di altri ma probabilmente perché ho accettato che la morte fa parte della vita. Credo che il nodo sia tutto qui. Anch'io tante volte ho pensato al suicido ma credo che uomini come loro non vorrebbero mai vederci così disperate. Mio marito non ha mai pianto in nove mesi di malattia e per me rimarrà per sempre il mio eroe. Personalmente sto cercando di cancellare tutti i brutti ricordi legati alla malattia. Mi fanno troppo male. Non so se sia giusto o sbagliato a livello psicologico ma quando penso alla sua malattia inspiegabilmente subentrano tanti sensi di colpa. Perché lui aveva tante cose da fare su questa terra mentre il mio ciclo invece sento che è quasi finito. Sono stata felice e non tutti possono dire di esserlo stati nella propria vita. Questo lo ritengo un grande privilegio.
Re: 14 giorni dopo di te
girina lascia stare i sensi di colpa, non servono, né serve sminuire la tua vita.
se tu andassi da una psi ti direbbe di non pensare a cosa vorrebbe tuo marito per te, in quel mondo parallelo ma inamovibile in cui è ora . Il Parroco nel confessionale lui si ti direbbe : pensa a ciò che vorrebbe tuo marito per te, spostando l'obiettivo da te (che sei viva e che devi trovare una quadra) al defunto, come a dargli maggiore importanza. tutti noi vogliamo osannare a consigliere della ns vita il nostro coniuge defunto: ma è defunto, appunto e non ha desideri o volontà nei tuoi riguardi adesso. pensa a cosa voleva tuo marito per te da vivo magari, quando ti amava nello stesso modo in cui lo ami ancora, pur non riuscendo a percepirlo.
sei tu che devi trovare lo stimolo in te e devi tenere l'attenzione su di te, ed assumerti la responsabilità di ciò che fai.
puoi anche non fare nulla, stare ferma, lo faccio anche io, ma è una nostra decisione, che dobbiamo elevare a nostra unica responsabilità. certo la vita è stata crudele, ma non i nostri mariti che non hanno colpa. il mio mi guarda sempre sorridente. ma perché io ho scelto sue foto da mettere in giro per casa, in cui mi sorride.. come mi sorrideva quando era nel mio stesso mondo.
se tu andassi da una psi ti direbbe di non pensare a cosa vorrebbe tuo marito per te, in quel mondo parallelo ma inamovibile in cui è ora . Il Parroco nel confessionale lui si ti direbbe : pensa a ciò che vorrebbe tuo marito per te, spostando l'obiettivo da te (che sei viva e che devi trovare una quadra) al defunto, come a dargli maggiore importanza. tutti noi vogliamo osannare a consigliere della ns vita il nostro coniuge defunto: ma è defunto, appunto e non ha desideri o volontà nei tuoi riguardi adesso. pensa a cosa voleva tuo marito per te da vivo magari, quando ti amava nello stesso modo in cui lo ami ancora, pur non riuscendo a percepirlo.
sei tu che devi trovare lo stimolo in te e devi tenere l'attenzione su di te, ed assumerti la responsabilità di ciò che fai.
puoi anche non fare nulla, stare ferma, lo faccio anche io, ma è una nostra decisione, che dobbiamo elevare a nostra unica responsabilità. certo la vita è stata crudele, ma non i nostri mariti che non hanno colpa. il mio mi guarda sempre sorridente. ma perché io ho scelto sue foto da mettere in giro per casa, in cui mi sorride.. come mi sorrideva quando era nel mio stesso mondo.
Re: 14 giorni dopo di te
Cara Mimetta quando leggo i tuoi post trovo tanti spunti di riflessione. Ti ringrazio per questo. Hai ragione tante volte nel nostro percorso doloroso tendiamo a metterci al centro di tutto. Ci sentiamo incompresi e incapaci di interagire con gli altri , quasi rabbiosi verso il mondo esterno. Ma in realtà sono i nostri mariti che hanno sofferto almeno fisicamente. Sono loro che non potranno più sorridere alla vita e realizzare i loro sogni. Noi siamo ancora qui , nonostante tutto. Ogni giorno che ci viene regalato è un dono e spesso ce lo dimentichiamo è questa la verità.Mimetta ha scritto: ↑gio 19 set 2019, 19:08 girina lascia stare i sensi di colpa, non servono, né serve sminuire la tua vita.
se tu andassi da una psi ti direbbe di non pensare a cosa vorrebbe tuo marito per te, in quel mondo parallelo ma inamovibile in cui è ora . Il Parroco nel confessionale lui si ti direbbe : pensa a ciò che vorrebbe tuo marito per te, spostando l'obiettivo da te (che sei viva e che devi trovare una quadra) al defunto, come a dargli maggiore importanza. tutti noi vogliamo osannare a consigliere della ns vita il nostro coniuge defunto: ma è defunto, appunto e non ha desideri o volontà nei tuoi riguardi adesso. pensa a cosa voleva tuo marito per te da vivo magari, quando ti amava nello stesso modo in cui lo ami ancora, pur non riuscendo a percepirlo.
sei tu che devi trovare lo stimolo in te e devi tenere l'attenzione su di te, ed assumerti la responsabilità di ciò che fai.
puoi anche non fare nulla, stare ferma, lo faccio anche io, ma è una nostra decisione, che dobbiamo elevare a nostra unica responsabilità. certo la vita è stata crudele, ma non i nostri mariti che non hanno colpa. il mio mi guarda sempre sorridente. ma perché io ho scelto sue foto da mettere in giro per casa, in cui mi sorride.. come mi sorrideva quando era nel mio stesso mondo.
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