In ricordo del mio amico d'infanzia
In ricordo del mio amico d'infanzia
Sono stato vicino al mio amico dal mese prima in cui mi comunicarono che l’avrebbero portato nell’hospice a Milano. Avevo capito che ormai le speranze, almeno di convivere, con il tumore che lo aveva colpito l’anno prima, non esistevano più. Durante il tragitto, per raggiungere l’hospice, mi venivano in mente i vecchi tempi in cui giocavamo insieme, saltando i muretti nei prati, nuotando nella roggia sulla strada di campagna, correndo con la bicicletta sulla strada sterrata. Insieme le elementari, le medie, poi le superiori. Io ragioniere e lui perito industriale. Un timido inizio all’università e poi subito a lavorare
Eravamo nati nelle case popolari nella periferia a Milano. Le case vicino al Naviglio Pavese dove d’inverno ci scaldava la stufa a legna e carbone e il “gabinetto” era composto da un lavandino e un water. Non esistevano doccia o vasca da bagno. Allora ci si lavava “a pezzi”, si faceva il bagno nei “bagni pubblici”. Si giocava nel cortile, curati a vista dalla “portinaia”, ma solo nel pomeriggio e dopo aver fatto tutti i compiti,
Arrivato all’hospice salii al terzo piano e l’infermiere di turno mi indicò la camera del mio amico. Appena mi vide si mise a piangere sconsolato. Riusciva a malapena ad alzare la testa. Lo baciai sulla fronte Fu terribile la sensazione che provai nel vedere le sue lacrime scendere sul viso e bagnare il cuscino. Avrei voluto consolarlo ma qualsiasi parola raggiungeva la mia mente sembrava inopportuna, fuori luogo. Mi accomodai vicino al letto stringendogli la mano. Capii che non c’era bisogno di dire nulla; parlavano le nostre mani incrociate, i nostri occhi. Uscii dalla stanza dopo un’ora per dare la possibilità all’infermiere di turno di iniettare, al mio amico, il farmaco previsto. Nel pomeriggio si addormentò. Rimasi nella stanza fino a sera senza dire una parola. Mi sembrò di comunicare con la sua mente ed ebbi la sensazione di vagare insieme a lui attraverso i ricordi del passato.
Tornai il giorno dopo e il mio amico respirava a fatica. Non apriva più gli occhi ma ero sicuro che sentisse ancora. Iniziai a raccontargli sottovoce le nostre vecchie avventure e sembrava che il suo viso assumesse quasi la forma di un sorriso. Nel pomeriggio, un fremito, un sussulto e una lacrima lungo il suo viso. Lo baciai sulla fronte. Se ne andò in silenzio portando con sé una parte importante del mio cuore e della mia anima
Eravamo nati nelle case popolari nella periferia a Milano. Le case vicino al Naviglio Pavese dove d’inverno ci scaldava la stufa a legna e carbone e il “gabinetto” era composto da un lavandino e un water. Non esistevano doccia o vasca da bagno. Allora ci si lavava “a pezzi”, si faceva il bagno nei “bagni pubblici”. Si giocava nel cortile, curati a vista dalla “portinaia”, ma solo nel pomeriggio e dopo aver fatto tutti i compiti,
Arrivato all’hospice salii al terzo piano e l’infermiere di turno mi indicò la camera del mio amico. Appena mi vide si mise a piangere sconsolato. Riusciva a malapena ad alzare la testa. Lo baciai sulla fronte Fu terribile la sensazione che provai nel vedere le sue lacrime scendere sul viso e bagnare il cuscino. Avrei voluto consolarlo ma qualsiasi parola raggiungeva la mia mente sembrava inopportuna, fuori luogo. Mi accomodai vicino al letto stringendogli la mano. Capii che non c’era bisogno di dire nulla; parlavano le nostre mani incrociate, i nostri occhi. Uscii dalla stanza dopo un’ora per dare la possibilità all’infermiere di turno di iniettare, al mio amico, il farmaco previsto. Nel pomeriggio si addormentò. Rimasi nella stanza fino a sera senza dire una parola. Mi sembrò di comunicare con la sua mente ed ebbi la sensazione di vagare insieme a lui attraverso i ricordi del passato.
Tornai il giorno dopo e il mio amico respirava a fatica. Non apriva più gli occhi ma ero sicuro che sentisse ancora. Iniziai a raccontargli sottovoce le nostre vecchie avventure e sembrava che il suo viso assumesse quasi la forma di un sorriso. Nel pomeriggio, un fremito, un sussulto e una lacrima lungo il suo viso. Lo baciai sulla fronte. Se ne andò in silenzio portando con sé una parte importante del mio cuore e della mia anima
“Non è tanto quello che facciamo, ma quanto amore mettiamo nel farlo. Non è tanto quello che diamo, ma quanto amore mettiamo nel dare.”
-
- Membro
- Messaggi: 24
- Iscritto il: mar 7 mag 2024, 23:18
Re: In ricordo del mio amico d'infanzia
Franco953 ha scritto: mar 21 mag 2024, 14:38 Sono stato vicino al mio amico dal mese prima in cui mi comunicarono che l’avrebbero portato nell’hospice a Milano. Avevo capito che ormai le speranze, almeno di convivere, con il tumore che lo aveva colpito l’anno prima, non esistevano più. Durante il tragitto, per raggiungere l’hospice, mi venivano in mente i vecchi tempi in cui giocavamo insieme, saltando i muretti nei prati, nuotando nella roggia sulla strada di campagna, correndo con la bicicletta sulla strada sterrata. Insieme le elementari, le medie, poi le superiori. Io ragioniere e lui perito industriale. Un timido inizio all’università e poi subito a lavorare
Eravamo nati nelle case popolari nella periferia a Milano. Le case vicino al Naviglio Pavese dove d’inverno ci scaldava la stufa a legna e carbone e il “gabinetto” era composto da un lavandino e un water. Non esistevano doccia o vasca da bagno. Allora ci si lavava “a pezzi”, si faceva il bagno nei “bagni pubblici”. Si giocava nel cortile, curati a vista dalla “portinaia”, ma solo nel pomeriggio e dopo aver fatto tutti i compiti,
Arrivato all’hospice salii al terzo piano e l’infermiere di turno mi indicò la camera del mio amico. Appena mi vide si mise a piangere sconsolato. Riusciva a malapena ad alzare la testa. Lo baciai sulla fronte Fu terribile la sensazione che provai nel vedere le sue lacrime scendere sul viso e bagnare il cuscino. Avrei voluto consolarlo ma qualsiasi parola raggiungeva la mia mente sembrava inopportuna, fuori luogo. Mi accomodai vicino al letto stringendogli la mano. Capii che non c’era bisogno di dire nulla; parlavano le nostre mani incrociate, i nostri occhi. Uscii dalla stanza dopo un’ora per dare la possibilità all’infermiere di turno di iniettare, al mio amico, il farmaco previsto. Nel pomeriggio si addormentò. Rimasi nella stanza fino a sera senza dire una parola. Mi sembrò di comunicare con la sua mente ed ebbi la sensazione di vagare insieme a lui attraverso i ricordi del passato.
Tornai il giorno dopo e il mio amico respirava a fatica. Non apriva più gli occhi ma ero sicuro che sentisse ancora. Iniziai a raccontargli sottovoce le nostre vecchie avventure e sembrava che il suo viso assumesse quasi la forma di un sorriso. Nel pomeriggio, un fremito, un sussulto e una lacrima lungo il suo viso. Lo baciai sulla fronte. Se ne andò in silenzio portando con sé una parte importante del mio cuore e della mia anima
Penso sia un gesto nobile aver trascorso questi ultimi momenti accanto a lui. Siamo così soli su questa terra. Lui avrà apprezzato la tua mano e la tua vicinanza silenziosa. A te resterà di lui un ricordo dolce come una carezza sul cuore. Un abbraccio.
Mamma dove sei?
Re: In ricordo del mio amico d'infanzia
Franco anche a me è scesa una lacrima....sei una grande persona!
-
- Discussioni correlate
- Risposte
- Visite
- Ultimo messaggio
-
- 6 Risposte
- 3407 Visite
-
Ultimo messaggio da Filomena
Vedi ultimo messaggio
lun 13 gen 2020, 21:07