Razionalmente concordo con te.Solidea ha scritto: sab 4 gen 2025, 5:46 ...anche io spesso penso "perché noi, perché mia madre". Con lei la sorte si è davvero accanita, prima il tumore, poi la demenza. Ma poi penso anche che, finché la malattia non ci ha toccato da vicino, probabilmente anche noi eravamo concentrate su altro e magari intorno a noi altre persone stavano soffrendo.
Credo che ben pochi non abbiano qualche disgrazia in famiglia, alla fine...
Però quando mi trovo insieme a coetanei o persone più grandi che non hanno vissuto lo stesso dolore, penso che la vita sia stata ingiusta con mio padre e che proprio lui meritava di essere ancora qua.
Non riesco a non pensarlo. E non riesco a non pensare che gli altri siano fortunati e neanche se ne rendano conto.
Le vacanze di natale accentuano il dolore e la differenza tra me e gli altri. Mi trovo a cena con amici per i quali Natale è disquisire "se fare pranzo con i miei genitori o con i suoceri" e io li ascolto, fingo di capire la questione e non dico nulla.
A casa mia Natale significa "Entrambe le nostre madri sono vedove, come ci organizziamo?".
E la differenza tra queste due situazioni è un abisso che rende gli amici più fortunati lontani anni luce da me. E me ne dispiaccio; ma davvero oggi io riesco a interagire meglio con chi ha vissuto un dolore analogo; almeno mi sento di essere sullo stesso piano.
So di non essere nel giusto, ma non riesco a fare di meglio.