Inviato: ven 3 ago 2012, 17:28
@ Crinick, come stai? Sono contenta di leggere che la terapia proceda bene. Riguardo al tuo sogno, l'inconscio certamente lavora e cerca di prepararti a diversi scenari... per quanto mi concerne, ascolto sempre i miei sogni... anche perché ho imparato che quelli che faccio io sulla morte sono sempre premonitori, e hanno uno scopo... non so se presti attenzione ai tuoi sogni solitamente, ma il tuo potrebbe essere un invito a parlare a Mirko... (non sto pensando al suo funerale ovviamente ora, e non mi riferisco ancora alla discussione sul dire o no la diagnosi e la prognosi)... ma semplicemente comunicargli, dirgli ciò che avresti scritto nella lettera... mi immagino che si tratti di espressioni di affetto, dei tuoi sentimenti, che gli farebbero sicuramente piacere ascoltare.
@ Camaluda, Betulla – Non conosco le vostre storie, ma i vostri scritti mi hanno molto toccata. Sono degli argomenti che trovo sacri e intimi. Ci si capisce. Camaluda, sarei molto felice se mi dicessi che letture hai fatto. Alcuni libri mi avevano enormemente aiutata durante la malattia di mio papà, e mi nutrono ancora molto. Non so quale sia la rappresentazione della morte che ti sia formata Camaluda, ma io sono convinta che nell’oltre dove si trova tuo marito, lui non te ne voglia assolutamente. Hai certamente dato il massimo che potevi e fatto del tuo meglio per accompagnarlo, con le condizioni che c’erano in quel momento, con il vortice di sentimenti ed emozioni che descrivi, con il dialogo che c’era tra voi e che c’era già prima della malattia, con le vostre rispettive conoscenze o idee rispetto all’altra dimensione, con tutto il bagaglio delle vostre rispettive persone, la vita che avevate vissuto… lui ora è ‘immerso’, e sa. Quindi anche tu, non volerne a te stessa, non pretendere da te stessa più di quello che potevi dare. La prossima volta che la morte di un tuo caro si avvicinerà (non penso al cancro e non intendo portare sfortuna), ti comporterai con un’altra consapevolezza e va bene così. Penso che le loro paure alle soglie della morte siano molto complesse, è difficile determinarle, sono stati scritti molti capitoli sull’argomento, ‘loro’ sono molto diversi… ieri ho chiesto al mio compagno quali fossero le paure della sua infanzia, è stato bello ascoltarlo… l’ho conosciuto meglio… mi ha detto che al suo funerale vorrà musica allegra, da ballare… lui adora ballare ☺ … e poi dopo un attimo mi ha detto ‘Voglio vivere!, voglio stare con te, voglio veder crescere i bambini’. Quello che scrivi tu, Betulla ☺ È come se l’io fosse dissociato, una parte sa che sta morendo, l’altra invece dice che la morte non esiste. È un meccanismo incredibile. Betulla credo che la tua amica abbia ragione; sto rileggendo un libretto di M. e Hennezel e J.-Y. Leloup e te ne cito una frase «Quando un ammalato ha perso ogni speranza e sente che il momento della morte si sta avvicinando, è il momento in cui ha più bisogno di calma, di una presenza silenziosa e qualche volta immersa nella preghiera, una presenza che non lo leghi, che non lo reprima e che lo lasci libero di andarsene». Penso che alcune persone muoiano sole (dopo magari una lunga veglia da parte di un caro), oppure non appena si allontana una persona dal suo capezzale e un’altra le dà il cambio, proprio perché la solitudine o la nuova presenza concedano loro questa libertà di andarsene.
Vi abbraccio. È stato un parto, scrivere oggi. Sono argomenti così densi e allo stesso tempo semplici. La cucina mi chiama! Un caro saluto anche a Monny, Linetta e Mariasole.
@ Camaluda, Betulla – Non conosco le vostre storie, ma i vostri scritti mi hanno molto toccata. Sono degli argomenti che trovo sacri e intimi. Ci si capisce. Camaluda, sarei molto felice se mi dicessi che letture hai fatto. Alcuni libri mi avevano enormemente aiutata durante la malattia di mio papà, e mi nutrono ancora molto. Non so quale sia la rappresentazione della morte che ti sia formata Camaluda, ma io sono convinta che nell’oltre dove si trova tuo marito, lui non te ne voglia assolutamente. Hai certamente dato il massimo che potevi e fatto del tuo meglio per accompagnarlo, con le condizioni che c’erano in quel momento, con il vortice di sentimenti ed emozioni che descrivi, con il dialogo che c’era tra voi e che c’era già prima della malattia, con le vostre rispettive conoscenze o idee rispetto all’altra dimensione, con tutto il bagaglio delle vostre rispettive persone, la vita che avevate vissuto… lui ora è ‘immerso’, e sa. Quindi anche tu, non volerne a te stessa, non pretendere da te stessa più di quello che potevi dare. La prossima volta che la morte di un tuo caro si avvicinerà (non penso al cancro e non intendo portare sfortuna), ti comporterai con un’altra consapevolezza e va bene così. Penso che le loro paure alle soglie della morte siano molto complesse, è difficile determinarle, sono stati scritti molti capitoli sull’argomento, ‘loro’ sono molto diversi… ieri ho chiesto al mio compagno quali fossero le paure della sua infanzia, è stato bello ascoltarlo… l’ho conosciuto meglio… mi ha detto che al suo funerale vorrà musica allegra, da ballare… lui adora ballare ☺ … e poi dopo un attimo mi ha detto ‘Voglio vivere!, voglio stare con te, voglio veder crescere i bambini’. Quello che scrivi tu, Betulla ☺ È come se l’io fosse dissociato, una parte sa che sta morendo, l’altra invece dice che la morte non esiste. È un meccanismo incredibile. Betulla credo che la tua amica abbia ragione; sto rileggendo un libretto di M. e Hennezel e J.-Y. Leloup e te ne cito una frase «Quando un ammalato ha perso ogni speranza e sente che il momento della morte si sta avvicinando, è il momento in cui ha più bisogno di calma, di una presenza silenziosa e qualche volta immersa nella preghiera, una presenza che non lo leghi, che non lo reprima e che lo lasci libero di andarsene». Penso che alcune persone muoiano sole (dopo magari una lunga veglia da parte di un caro), oppure non appena si allontana una persona dal suo capezzale e un’altra le dà il cambio, proprio perché la solitudine o la nuova presenza concedano loro questa libertà di andarsene.
Vi abbraccio. È stato un parto, scrivere oggi. Sono argomenti così densi e allo stesso tempo semplici. La cucina mi chiama! Un caro saluto anche a Monny, Linetta e Mariasole.