Re: Se sei un familiare o un amico........
Inviato: ven 4 ott 2019, 12:40
Gida, se tu avessi vissuto nella stessa casa probabilmente le cose sarebbero andate diversamente, per quanto non puoi sapere se addirittura avrebbe scelto di andare via di casa, o far allontanare te.
mio marito appena scoperta la diagnosi, sapendo che avrebbe potuto non sopravvivere all'operazione mi ha detto "lasciami", "lasciami subito", "non voglio portarti con me in questo dolore infinito che sarà a breve la mia vita". ha detto la mia vita, non la nostra vita. per una volta ha parlato al singolare, me rendo conto adesso mentre scrivo, come se in quel momento avesse compreso che lui fosse destinato ad andare via, mentre io no.
poi siamo stati un anno e passa attaccati in ogni momento, io e lui per tutte le operazioni, per tutte le visite, tutte le chemio, tutte le....etc etc.
lui ha tenuto fuori i figli, la madre, la sorella, gli amici, non voleva ascoltare le voci del tipo dai ce la farai, dai papà su fallo per noi...dai su vedrai che troveranno altre cure... lui aveva un fattore K con l'orario già impostato, al max 3 anni di vita, senza nessuna possibilità di appello, e se la recidiva non lo avesse portato via prima, come poi è stato. sapeva tutto sulla sua malattia, sul decorso, sul dolore.
l'unica cosa che non aveva previsto era quanto avrei sofferto io, nel dopo. cioè nell' adesso.
ma cercava di farmi stare tranquilla, non parlavamo mai di cose negative, ma solo del dopo chemio, speriamo che poi il fattore K ci lasci un pò in pace, solo un pò. parlava del prossimo viaggio, che non avremmo mai fatto.
con me è sempre stato gentile, amorevole e premuroso, anche se il caregiver ero io. ero io che mi inventavo ogni giorno un modo per fare pensieri positivi, per passare una mezza giornata sereni, per non fargli capire che stava perdendo i capelli, che stava perdendo il gusto del cibo. gli dicevo sempre che cucinavo sciapo apposta per lui, invece lui la sapidità non la percepiva più.
facevamo solo una piccola spesa per la frutta e le cose fresche, perché non ce la faceva a portare i pesi. con la scusa dell'acqua in bottiglia e dei surgelati facevo la spesa on line, in cui infilavo di tutto per non fargli pesare appunto che ci fossero pesi da portare, e non li portavo neanche io.
non ce la faceva a guidare, ma io dicevo prendiamo la mia macchina che ho fatto il pieno, e la mia macchina la guidavo io, mille scuse amorevoli che lui ha colto come cura per lui. ho fatto tutto in silenzio.
non sopportava più il rumore della scopa elettrica, ed io pulivo di corsa mentre era in doccia. spolveravo mentre dormiva, casa era pulita ma lui non mi vedeva mai pulire o stirare. le camicie tutte in tintoria, i pantaloni anche. ho appaltato tutte le cose che potevo, abbiamo evitato tutte le cose inutili. l'immondizia la facevo buttare al figlio. ho inventato un mondo reale ma diverso.
ecco, mi ha tenuto accanto a se per l'amore che aveva per me, e per il mio modo di non invadere la sua persona, di non fargli pesare mai nulla. perché lo facevo ridere anche se in realtà non avevamo nessuno motivo per ridere, per il mio modo di alleggerire le cose. altrimenti anche lui avrebbe preferito stare da solo. perché anche lui era una scorza.
e dunque, credo che rispettare la fine vita di una persona, o il percorso verso la fine vita, sia un modo di amare i nostri cari.
non te la prendere, inizia ad elaborare il tuo lutto, non la prendere come una mancanza di amore. è il terrore del dolore prima e della morte poi che li fa ragionare così.
io sapevo tutto di lui, nel prima della malattia, conoscevo ogni sua piccola ruga, ogni pensiero che gli attraversava la mente, eppure qualche piccolo sentimento negativo sono certa che se lo sia tenuto per sé, per amore, per non farmi preoccupare. in ospedale nell'ultimo mese continuava a dirmi che sarebbe tornato bello e forte. ed anche in ospedale non voleva vedere nessuno. mi inventavo i turni per i figli, per la sorella, una scusa per un certificato medico da portare in ufficio e quindi poter far venire un suo amico a farglielo salutare. tutto per non farlo preoccupare. lo hanno salutato tutti mentre era ancora in vita, ma senza che lui capisse.
non è facile stare vicini ad una persona con amore, con leggerezza e senza piangere.
ci vuole un grande amore, dedizione, e doti da attrice.
mio marito appena scoperta la diagnosi, sapendo che avrebbe potuto non sopravvivere all'operazione mi ha detto "lasciami", "lasciami subito", "non voglio portarti con me in questo dolore infinito che sarà a breve la mia vita". ha detto la mia vita, non la nostra vita. per una volta ha parlato al singolare, me rendo conto adesso mentre scrivo, come se in quel momento avesse compreso che lui fosse destinato ad andare via, mentre io no.
poi siamo stati un anno e passa attaccati in ogni momento, io e lui per tutte le operazioni, per tutte le visite, tutte le chemio, tutte le....etc etc.
lui ha tenuto fuori i figli, la madre, la sorella, gli amici, non voleva ascoltare le voci del tipo dai ce la farai, dai papà su fallo per noi...dai su vedrai che troveranno altre cure... lui aveva un fattore K con l'orario già impostato, al max 3 anni di vita, senza nessuna possibilità di appello, e se la recidiva non lo avesse portato via prima, come poi è stato. sapeva tutto sulla sua malattia, sul decorso, sul dolore.
l'unica cosa che non aveva previsto era quanto avrei sofferto io, nel dopo. cioè nell' adesso.
ma cercava di farmi stare tranquilla, non parlavamo mai di cose negative, ma solo del dopo chemio, speriamo che poi il fattore K ci lasci un pò in pace, solo un pò. parlava del prossimo viaggio, che non avremmo mai fatto.
con me è sempre stato gentile, amorevole e premuroso, anche se il caregiver ero io. ero io che mi inventavo ogni giorno un modo per fare pensieri positivi, per passare una mezza giornata sereni, per non fargli capire che stava perdendo i capelli, che stava perdendo il gusto del cibo. gli dicevo sempre che cucinavo sciapo apposta per lui, invece lui la sapidità non la percepiva più.
facevamo solo una piccola spesa per la frutta e le cose fresche, perché non ce la faceva a portare i pesi. con la scusa dell'acqua in bottiglia e dei surgelati facevo la spesa on line, in cui infilavo di tutto per non fargli pesare appunto che ci fossero pesi da portare, e non li portavo neanche io.
non ce la faceva a guidare, ma io dicevo prendiamo la mia macchina che ho fatto il pieno, e la mia macchina la guidavo io, mille scuse amorevoli che lui ha colto come cura per lui. ho fatto tutto in silenzio.
non sopportava più il rumore della scopa elettrica, ed io pulivo di corsa mentre era in doccia. spolveravo mentre dormiva, casa era pulita ma lui non mi vedeva mai pulire o stirare. le camicie tutte in tintoria, i pantaloni anche. ho appaltato tutte le cose che potevo, abbiamo evitato tutte le cose inutili. l'immondizia la facevo buttare al figlio. ho inventato un mondo reale ma diverso.
ecco, mi ha tenuto accanto a se per l'amore che aveva per me, e per il mio modo di non invadere la sua persona, di non fargli pesare mai nulla. perché lo facevo ridere anche se in realtà non avevamo nessuno motivo per ridere, per il mio modo di alleggerire le cose. altrimenti anche lui avrebbe preferito stare da solo. perché anche lui era una scorza.
e dunque, credo che rispettare la fine vita di una persona, o il percorso verso la fine vita, sia un modo di amare i nostri cari.
non te la prendere, inizia ad elaborare il tuo lutto, non la prendere come una mancanza di amore. è il terrore del dolore prima e della morte poi che li fa ragionare così.
io sapevo tutto di lui, nel prima della malattia, conoscevo ogni sua piccola ruga, ogni pensiero che gli attraversava la mente, eppure qualche piccolo sentimento negativo sono certa che se lo sia tenuto per sé, per amore, per non farmi preoccupare. in ospedale nell'ultimo mese continuava a dirmi che sarebbe tornato bello e forte. ed anche in ospedale non voleva vedere nessuno. mi inventavo i turni per i figli, per la sorella, una scusa per un certificato medico da portare in ufficio e quindi poter far venire un suo amico a farglielo salutare. tutto per non farlo preoccupare. lo hanno salutato tutti mentre era ancora in vita, ma senza che lui capisse.
non è facile stare vicini ad una persona con amore, con leggerezza e senza piangere.
ci vuole un grande amore, dedizione, e doti da attrice.