Re: tumore pancreas: e ora?
Inviato: mar 22 apr 2014, 10:37
Mary.... ti sono vicina, non sai quanto. Sì a testa alta, questi sono i veri eroi Mary, questi i veri uomini che affrontano la morte a testa alta e qualcuno un giorno mi ha detto che si muore come si è vissuto e il tuo amore, come il mio, hanno vissuto con coraggio e si sono addormentati finalmente dopo una battaglia senza quartiere, davvero fino all'ultimo respiro. Ora tocca a te onorare quel coraggio Mary, piano piano, un passo alla volta, un giorno per volta.
Luca, è vero e credo che la consapevolezza che cresce in chi combatte sia la cosa più tremenda della malattia, ancora più del dolore fisico, ancora più dell'incapacità di vivere. Ricordo che Dani, che era a conoscenza di quella sentenza con la quale gli era stato dato un anno di vita, spesso mi diceva "temo che l'oncologa avesse ragione, sto sempre peggio". A nulla valevano le mie rassicurazioni, a nulla serviva dirgli che i medici sono esseri umani e non sanno il quando e il come. Lui si vedeva, si sentiva e ogni esame, ogni tac non faceva che confermare il tutto, ma anche quando ha smesso di farle, si è visto attorniato dagli infermieri dell'assistenza domiciliare, si è visto attaccato a una flebo, sempre più stanco, sempre più debole, sempre più magro. Lui si vedeva, era consapevole, lucido e lo è stato fino alla fine e ringrazio Dio per quella fiala che l'ha fatto addormentare e poi da quel sonno non si è più svegliato e col senno di poi Luca, ti chiedi a cosa diavolo è servito lottare tanto e io mi sono chiesta a cosa sono servite tutte quelle stomie, loro già lo sapevano. Cosa te ne fai di un anno così? Io non lo so. E non so cosa farei se tornassi indietro perché quando ci sei in mezzo ti aggrappi a tutto, a ogni piccolo spiraglio. Ma quante volte mi sono chiesta che razza di vita avrebbe fatto e forse il fatto che non si sia dovuto trovare ad affrontare una vita del genere è la mia unica consolazione.
Luca, è vero e credo che la consapevolezza che cresce in chi combatte sia la cosa più tremenda della malattia, ancora più del dolore fisico, ancora più dell'incapacità di vivere. Ricordo che Dani, che era a conoscenza di quella sentenza con la quale gli era stato dato un anno di vita, spesso mi diceva "temo che l'oncologa avesse ragione, sto sempre peggio". A nulla valevano le mie rassicurazioni, a nulla serviva dirgli che i medici sono esseri umani e non sanno il quando e il come. Lui si vedeva, si sentiva e ogni esame, ogni tac non faceva che confermare il tutto, ma anche quando ha smesso di farle, si è visto attorniato dagli infermieri dell'assistenza domiciliare, si è visto attaccato a una flebo, sempre più stanco, sempre più debole, sempre più magro. Lui si vedeva, era consapevole, lucido e lo è stato fino alla fine e ringrazio Dio per quella fiala che l'ha fatto addormentare e poi da quel sonno non si è più svegliato e col senno di poi Luca, ti chiedi a cosa diavolo è servito lottare tanto e io mi sono chiesta a cosa sono servite tutte quelle stomie, loro già lo sapevano. Cosa te ne fai di un anno così? Io non lo so. E non so cosa farei se tornassi indietro perché quando ci sei in mezzo ti aggrappi a tutto, a ogni piccolo spiraglio. Ma quante volte mi sono chiesta che razza di vita avrebbe fatto e forse il fatto che non si sia dovuto trovare ad affrontare una vita del genere è la mia unica consolazione.