Re: Se sei un familiare o un amico........
Inviato: mer 23 gen 2019, 18:08
Ciao a tutti,
ho 43 annia, sposata, purtroppo senza figli. A dicembre 2017 hanno diagnosticato a mio padre, allora 65 anni, un CIS (carcinoma in situ alla vescica). Operato, inizia le instillazioni di BCG, ma nulla, la "bestia" rimane. A giugno inizia un altro ciclo di bcg... ma ha una reazione rarissima: scatena una tbc miliare attenuata ai polmoni. Non è contagiosa, ma lo ricoverano per iniziare gli antibiotici da continuare a casa. Mio padre ha da sempre grossi problemi di fegato a causa di una vecchia epatite B. I farmaci per i polmoni sono epatotossici. Nei vari controlli, scopriamo l'epatocarcinoma. Tutto si complica. Le cure per i polmoni lo debilitano, inizia a dimagrire, perde i capelli, diventa "giallo", inizia l'ipertensione portale, scopriamo la cirrosi da epatite, cresce un'aneurisma dell'aorta addominale. I medici provano la termoablazione per le cisti tumorali al fegato. Non si sa come, riesce a superare tutto, dopo un mese in ospedale, tra luglio e agosto 2018, nel corso del quale ogni giorno mi sentivo ripetere dai medici che non potevano garantire la sua sopravvivenza. Decido di dire a lui e a mia madre la metà delle cose, riesco a "ovattare" una parte. Crede che le cisti al fegato siano benigne. Reagisce, lotta, vuole guarire. Lo incoraggio ogni giorno, gli dico di continuo che lo vedo molto meglio, zittisco mia madre che gli ribadisce di continuo che è malato...
Io, in privato, vado fuori di testa. Attacchi di panico, depressione, dimagrimento, ansia, insonnia. Non riesco a guardarlo, così cambiato, così invecchiato. E non riesco a sopportare mia madre, che non fa altro che ripetere che lei senza mio padre non ci sta. Mi sembra egoista, mi raddoppia le preoccupazioni e i problemi. Vorrei sentirmi dire di stare tranquilla, che la vita è così, e in qualche modo faremo. Se lo accettasse lei, forse, lo accetterei anche io.
Mio padre, dopo milioni di preghiere, riesce a superare il primo step.
Le cisti al fegato vengono polverizzate, le cure ai polmoni vanno a regime, a fine agosto, con molta fatica, riesco a portarlo in vacanza. Temo sia l'ultima. E invece migliora, riprende colore, smette di dimagrire, riacquista forza, sorrisi, voglia di fare, buonumore.
A ottobre 2018 viene nuovamente operato alla vescica. Istologico negativo. Siamo increduli. Continua le cure ai polmoni.
Ieri, 22 gennaio 2019, ennesimo controllo alla vescica: pulita. Ma ci sentiamo dire di ricontrollare il fegato...
Portiamo l'ecografia al professore che lo segue, si vedeono 3 cisti di dubbia natura... Per fortuna, anche questa volta, non ha capito la gravità. Per tutto il giorno è rimasto euforico per la vescica pulita, e mia madre di conseguenza...
Io cado nello sconforto. Ho il terrore. Finchè non riusciremo a smettere le cure ai polmoni, il fegato sarà "stressato". Mio padre compirà 67 anni a maggio. E' la mia forza, la mia fonte di ispirazione. Non lo accetto, non così presto.
So che potrebbe vivere ancora a lungo, so che nulla è detto, ma io non accetto che abbia già problemi così grossi. Non accetto che non ci sia più pace.
Mi ripeto che se fosse accaduto a me, l'avrei presa diversamente. Su di lui, non lo accetto.
Penso che ormai la mia vita ha preso una via di non ritorno, che mia madre diventerà ingestibile, che non ci sarà più serenità.
Continuo a chiedermi come si faccia a reagire, a superare, a vivere così.
Scusate lo sfogo.
Laura
ho 43 annia, sposata, purtroppo senza figli. A dicembre 2017 hanno diagnosticato a mio padre, allora 65 anni, un CIS (carcinoma in situ alla vescica). Operato, inizia le instillazioni di BCG, ma nulla, la "bestia" rimane. A giugno inizia un altro ciclo di bcg... ma ha una reazione rarissima: scatena una tbc miliare attenuata ai polmoni. Non è contagiosa, ma lo ricoverano per iniziare gli antibiotici da continuare a casa. Mio padre ha da sempre grossi problemi di fegato a causa di una vecchia epatite B. I farmaci per i polmoni sono epatotossici. Nei vari controlli, scopriamo l'epatocarcinoma. Tutto si complica. Le cure per i polmoni lo debilitano, inizia a dimagrire, perde i capelli, diventa "giallo", inizia l'ipertensione portale, scopriamo la cirrosi da epatite, cresce un'aneurisma dell'aorta addominale. I medici provano la termoablazione per le cisti tumorali al fegato. Non si sa come, riesce a superare tutto, dopo un mese in ospedale, tra luglio e agosto 2018, nel corso del quale ogni giorno mi sentivo ripetere dai medici che non potevano garantire la sua sopravvivenza. Decido di dire a lui e a mia madre la metà delle cose, riesco a "ovattare" una parte. Crede che le cisti al fegato siano benigne. Reagisce, lotta, vuole guarire. Lo incoraggio ogni giorno, gli dico di continuo che lo vedo molto meglio, zittisco mia madre che gli ribadisce di continuo che è malato...
Io, in privato, vado fuori di testa. Attacchi di panico, depressione, dimagrimento, ansia, insonnia. Non riesco a guardarlo, così cambiato, così invecchiato. E non riesco a sopportare mia madre, che non fa altro che ripetere che lei senza mio padre non ci sta. Mi sembra egoista, mi raddoppia le preoccupazioni e i problemi. Vorrei sentirmi dire di stare tranquilla, che la vita è così, e in qualche modo faremo. Se lo accettasse lei, forse, lo accetterei anche io.
Mio padre, dopo milioni di preghiere, riesce a superare il primo step.
Le cisti al fegato vengono polverizzate, le cure ai polmoni vanno a regime, a fine agosto, con molta fatica, riesco a portarlo in vacanza. Temo sia l'ultima. E invece migliora, riprende colore, smette di dimagrire, riacquista forza, sorrisi, voglia di fare, buonumore.
A ottobre 2018 viene nuovamente operato alla vescica. Istologico negativo. Siamo increduli. Continua le cure ai polmoni.
Ieri, 22 gennaio 2019, ennesimo controllo alla vescica: pulita. Ma ci sentiamo dire di ricontrollare il fegato...
Portiamo l'ecografia al professore che lo segue, si vedeono 3 cisti di dubbia natura... Per fortuna, anche questa volta, non ha capito la gravità. Per tutto il giorno è rimasto euforico per la vescica pulita, e mia madre di conseguenza...
Io cado nello sconforto. Ho il terrore. Finchè non riusciremo a smettere le cure ai polmoni, il fegato sarà "stressato". Mio padre compirà 67 anni a maggio. E' la mia forza, la mia fonte di ispirazione. Non lo accetto, non così presto.
So che potrebbe vivere ancora a lungo, so che nulla è detto, ma io non accetto che abbia già problemi così grossi. Non accetto che non ci sia più pace.
Mi ripeto che se fosse accaduto a me, l'avrei presa diversamente. Su di lui, non lo accetto.
Penso che ormai la mia vita ha preso una via di non ritorno, che mia madre diventerà ingestibile, che non ci sarà più serenità.
Continuo a chiedermi come si faccia a reagire, a superare, a vivere così.
Scusate lo sfogo.
Laura