La storia del mio Papi
Inviato: sab 7 set 2024, 22:44
Buonasera a tutti.
È da ieri che entro ed esco da questo forum, leggendo le vostre storie e provando a parlarvi della mia.
La realtà è che sono arrivata qui alla ricerca di alcune risposte e, forse le ho trovate, anche se non erano quelle in cui speravo…
Mio padre è morto tre giorni fa, mercoledì 4 settembre. Aveva 74 anni, io ne farò 31 questo dicembre.
Nel 2020 gli hanno diagnosticato un adenocarcinoma prostatico con metastasi ai linfonodi e alle ossa. Da allora sapevo che non ci sarebbe stata vera guarigione, ma solo una serie di terapie che avrebbero cercato di “ tamponare “ ed allontanare quello che poi abbiamo vissuto quest’anno, specialmente in questi ultimi due mesi.
Per tre anni da allora ha eseguito svariate terapie, esami, controlli in quello che è un calvario che suppongo molti in questo forum conoscono. Vedete, mio padre è sempre stato un testone che si fidava poco dei medici, che non ascoltava mai e faceva sempre di testa sua; per ogni terapia, esame, radioterapia - qualsiasi cosa gli venisse proposto, iniziava la lotta tra me, mia mamma e lui per convincerlo. Solo con la chemio, che gli venne proposta a luglio del 2023, accettò subito.. persino l’oncologa (che ormai lo conosceva bene) rimase stupita. “ Probabilmente è stanco “ mi scrisse mia mamma quel giorno. Se avessi anche solo potuto immaginare..
Le chemio purtroppo non hanno mai funzionato, i dolori aumentavo, nel frattempo io sono andata a convivere (siamo a febbraio di quest’anno), ho iniziato a vederlo meno ma con i medici ero sempre io quella che parlavo, e ricordo che l’oncologa mi disse che oramai, non si parlava più di anni come prognosi ma mesi. Gli consigliarono una visita con la terapia del dolore, proposero un intervento di pompa intratecale per morfina, l’intervento andò bene ma non riuscì più a camminare (già prima usava stampelle e deambulatore e non guidava/usciva praticamente più), rimase allettato con il catetere, iniziarono a venire personale delle cure palliative, mio padre alternava depressione a momenti di deliri, mia madre inizio a cedere perché mio padre era sempre più richiedente e non dormiva, non facendo dormire nemmeno lei. Inizio agosto lo ricoveriamo per eseguire una stadiazione (stava intanto prendendo un farmaco legato ad una mutazione genetica che avevano trovato) ma da quell’ospedale non è mai tornato a casa: le condizioni sono peggiorate, non aveva piu forza nemmeno nelle braccia, sabato scorso lo abbino spostato all’hospice e questo mercoledì se ne è andato.
Ci sono così tante cose da dire che non saprei da dove iniziare: la verità è che sono stati 4 anni che, nonostante tutto, ha lottato come poteva. E io so che nel mio ho fatto tutto quello che potevo. Ero io che chiamavo, gestivo, parlavo con i dottori perché lui non ci capiva nulla e pure mia mamma (che comunque ha 70 anni) preferiva che ci pensassi io. Ho dato l’anima per lui, consapevole che non sarebbe mai finita bene. Ho aiutato lui, ho aiutato mia mamma come ho potuto; quando era ricoverato ci siamo alternate per un mese io e mia mamma ad andare a trovarlo, lo abbiamo visto spegnersi sempre di più fino all’hospice dove, quantomeno, ha smesso di sentire dolori, ha finalmente smesso di soffrire.
Questo tumore gli ha portato via tutte le cose che più amava: non solo noi, la sua famiglia, la sua casa, ma anche il poter camminare (lui adorava camminare e fare passeggiate, andare al bar e chiacchierare, era un gran chiacchierone), poi la voce è diminuita e non poteva più parlare ed infine la fame.. era un uomo di 100kg per quasi 1 metro 90, amava mangiare, era la sua vita fare grandi mangiate.
Io so che è giusto così. Erano settimane che imploravo tra le lacrime che tutto finisse, che non era più vita per lui. Non ho rimorsi ne rimpianti. Potrei trovarli, se cerco bene.. bambinate per cui mi arrabbiavo, ma chi non le ha? No, non ho rimpianti, e nonostante il dolore a vederlo star male, a vederlo rimpicciolirsi e spegnersi, gli sono stata vicina, anche quando volevo solo fargli una carezza ma mi allontanava la mano facendo segno e sussurrandomi “ Basta “. Ci rimanevo pale; ma capivo, capivo che non ce la faceva più. Io so tutto questo, so che è giusto che sia finalmente finita, so anche che forse ha lottato pure troppo. Eppure..
.. c’è sempre un momento, più volte al giorno, in cui mi fermo e pensò e realizzo che non c’è più. E quel momento fa male, è un dolore che non avevo mai fortunatamente provato. E non so come gestirlo, ed impazzisco, perché odio non avere il controllo su tutto.
Vorrei avere fede e pensare che lui davvero è in un posto migliore, che veglia su di me.. ma io credo nei fatti, io voglio avere la sicurezza che sia così. Lui mi vede? Mi sta osservando? Sa quanto mi manca? Sa davvero che per me lui è stato importante, il miglior padre che ci sia stato?
In questi tre giorni, quando sono sola in macchina e inizio a piangere perché arriva quel momento - quello che realizzo - sono due le cose che spesso dico ad alta voce, spesso urlo: Dove sei? “ ma anche “ Mi dispiace “.
Mi dispiace che non ci sia più. Mia mamma mi dice che è come se mi sentissi in colpa. Forse perché nel mio inconscio in questi quattro anni mi sono così svenata che speravo di salvarlo?
Scusate il papiro, se qualcuno perderà mai tempo nel leggermi lo ringrazierò..
La domanda che volevo fare era.. quanto dura tutto questo? Quando riuscirò davvero a pensare che si , non c’è più, ma ricordarlo per quello che è stato ed essere felice per quello che mi ha dato? Quando si riuscira a saper gestire questo dolore?
Grazie
È da ieri che entro ed esco da questo forum, leggendo le vostre storie e provando a parlarvi della mia.
La realtà è che sono arrivata qui alla ricerca di alcune risposte e, forse le ho trovate, anche se non erano quelle in cui speravo…
Mio padre è morto tre giorni fa, mercoledì 4 settembre. Aveva 74 anni, io ne farò 31 questo dicembre.
Nel 2020 gli hanno diagnosticato un adenocarcinoma prostatico con metastasi ai linfonodi e alle ossa. Da allora sapevo che non ci sarebbe stata vera guarigione, ma solo una serie di terapie che avrebbero cercato di “ tamponare “ ed allontanare quello che poi abbiamo vissuto quest’anno, specialmente in questi ultimi due mesi.
Per tre anni da allora ha eseguito svariate terapie, esami, controlli in quello che è un calvario che suppongo molti in questo forum conoscono. Vedete, mio padre è sempre stato un testone che si fidava poco dei medici, che non ascoltava mai e faceva sempre di testa sua; per ogni terapia, esame, radioterapia - qualsiasi cosa gli venisse proposto, iniziava la lotta tra me, mia mamma e lui per convincerlo. Solo con la chemio, che gli venne proposta a luglio del 2023, accettò subito.. persino l’oncologa (che ormai lo conosceva bene) rimase stupita. “ Probabilmente è stanco “ mi scrisse mia mamma quel giorno. Se avessi anche solo potuto immaginare..
Le chemio purtroppo non hanno mai funzionato, i dolori aumentavo, nel frattempo io sono andata a convivere (siamo a febbraio di quest’anno), ho iniziato a vederlo meno ma con i medici ero sempre io quella che parlavo, e ricordo che l’oncologa mi disse che oramai, non si parlava più di anni come prognosi ma mesi. Gli consigliarono una visita con la terapia del dolore, proposero un intervento di pompa intratecale per morfina, l’intervento andò bene ma non riuscì più a camminare (già prima usava stampelle e deambulatore e non guidava/usciva praticamente più), rimase allettato con il catetere, iniziarono a venire personale delle cure palliative, mio padre alternava depressione a momenti di deliri, mia madre inizio a cedere perché mio padre era sempre più richiedente e non dormiva, non facendo dormire nemmeno lei. Inizio agosto lo ricoveriamo per eseguire una stadiazione (stava intanto prendendo un farmaco legato ad una mutazione genetica che avevano trovato) ma da quell’ospedale non è mai tornato a casa: le condizioni sono peggiorate, non aveva piu forza nemmeno nelle braccia, sabato scorso lo abbino spostato all’hospice e questo mercoledì se ne è andato.
Ci sono così tante cose da dire che non saprei da dove iniziare: la verità è che sono stati 4 anni che, nonostante tutto, ha lottato come poteva. E io so che nel mio ho fatto tutto quello che potevo. Ero io che chiamavo, gestivo, parlavo con i dottori perché lui non ci capiva nulla e pure mia mamma (che comunque ha 70 anni) preferiva che ci pensassi io. Ho dato l’anima per lui, consapevole che non sarebbe mai finita bene. Ho aiutato lui, ho aiutato mia mamma come ho potuto; quando era ricoverato ci siamo alternate per un mese io e mia mamma ad andare a trovarlo, lo abbiamo visto spegnersi sempre di più fino all’hospice dove, quantomeno, ha smesso di sentire dolori, ha finalmente smesso di soffrire.
Questo tumore gli ha portato via tutte le cose che più amava: non solo noi, la sua famiglia, la sua casa, ma anche il poter camminare (lui adorava camminare e fare passeggiate, andare al bar e chiacchierare, era un gran chiacchierone), poi la voce è diminuita e non poteva più parlare ed infine la fame.. era un uomo di 100kg per quasi 1 metro 90, amava mangiare, era la sua vita fare grandi mangiate.
Io so che è giusto così. Erano settimane che imploravo tra le lacrime che tutto finisse, che non era più vita per lui. Non ho rimorsi ne rimpianti. Potrei trovarli, se cerco bene.. bambinate per cui mi arrabbiavo, ma chi non le ha? No, non ho rimpianti, e nonostante il dolore a vederlo star male, a vederlo rimpicciolirsi e spegnersi, gli sono stata vicina, anche quando volevo solo fargli una carezza ma mi allontanava la mano facendo segno e sussurrandomi “ Basta “. Ci rimanevo pale; ma capivo, capivo che non ce la faceva più. Io so tutto questo, so che è giusto che sia finalmente finita, so anche che forse ha lottato pure troppo. Eppure..
.. c’è sempre un momento, più volte al giorno, in cui mi fermo e pensò e realizzo che non c’è più. E quel momento fa male, è un dolore che non avevo mai fortunatamente provato. E non so come gestirlo, ed impazzisco, perché odio non avere il controllo su tutto.
Vorrei avere fede e pensare che lui davvero è in un posto migliore, che veglia su di me.. ma io credo nei fatti, io voglio avere la sicurezza che sia così. Lui mi vede? Mi sta osservando? Sa quanto mi manca? Sa davvero che per me lui è stato importante, il miglior padre che ci sia stato?
In questi tre giorni, quando sono sola in macchina e inizio a piangere perché arriva quel momento - quello che realizzo - sono due le cose che spesso dico ad alta voce, spesso urlo: Dove sei? “ ma anche “ Mi dispiace “.
Mi dispiace che non ci sia più. Mia mamma mi dice che è come se mi sentissi in colpa. Forse perché nel mio inconscio in questi quattro anni mi sono così svenata che speravo di salvarlo?
Scusate il papiro, se qualcuno perderà mai tempo nel leggermi lo ringrazierò..
La domanda che volevo fare era.. quanto dura tutto questo? Quando riuscirò davvero a pensare che si , non c’è più, ma ricordarlo per quello che è stato ed essere felice per quello che mi ha dato? Quando si riuscira a saper gestire questo dolore?
Grazie