UN'ALTRA PROSPETTIVA DIFFICILE MA VERA
Inviato: mar 27 mag 2014, 10:41
Ciao cerchietti,
oggi mi sono collegata per leggere di voi, di come vanno le cose. Ciascuno di voi combatte, qualcuno depone le armi al sentire la parola "palliativa", altri sperano, altri ancora ricordano.
A rischio di sembrare scontata, oggi mi sento di dirvi che succede quando il cancro devasta le nostre vite. Ciascuno di noi si prepara psicologicamente a una guerra senza quartiere. Ciascuno di noi nutre la speranza alimentata dall'illusione che loro, i medici, possano essersi sbagliati. Ciascuno di noi impara a fare cose che non ha mai neppure immaginato. Avanzando tra le macerie della malattia, scopriamo di saper cambiare flebo, trattare sintomi, fare diagnosi, somministrare farmaci, cambiare e sostituire presidi e stomie. Tutto questo impegno meriterebbe di essere ricompensato.
Poi, per tanti di noi, arriva l'epilogo e quello che resta è un senso di sconfitta perché non concepiamo l'idea che dopo tutto il tempo, l'amore e la sofferenza investiti, si possa perdere chi si ama.
Chi approda qui di solito si trova ad aver a che fare con una malattia dalla quale raramente si guarisce, si trova ad aver sentito parlare di 3° o 4° stadio, si trova ad essere già a un livello in cui la chemio è, come dissero a me, una goccia nel mare.
Mi sento di poter dire a ciascuno di voi, così come l'ho detto a me stessa, che quello che conta davvero è essere lì dove siamo. Quel cambiare flebo e quel somministrare farmaci potrà non portare alcun lieto fine, ma è un segno d'amore concreto, vero della nostra vicinanza. Provate per un secondo a immaginare che sarebbe o che sarebbe stato dei nostri amori se non fossimo stati al loro fianco, attimo dopo attimo. Provate a immaginare quanto insopportabile sarebbe stata la loro sofferenza se avessero dovuto affrontare tutto da soli, privati del nostro costante supporto, del nostro ottimismo anche quando sembra che tutto debba finire da un giorno all'altro. Non è la chemio che allunga la vita, non sono i farmaci che permettono a chi amiamo di vivere dignitosamente qualche mese o qualche anno in più. Siamo noi. Questo deve sempre essere un punto fermo. Non possiamo e non potremo guarirli, forse un giorno la medicina potrà farlo. Ma potremo fare in modo che con tutto l'amore che abbiamo dentro, ci possa essere per loro un punto fermo, l'unico vero punto fermo in una vita sconvolta dal cancro, NOI, IL NOSTRO PROFONDO AMORE. La loro prospettiva non è la nostra. Chi si ammala è molto più consapevole di quanto lo è che gli sta a fianco. Chi si ammala mette in conto la prospettiva di non farcela diversamente da noi, ma quello che davvero fa la differenza siamo noi, l'amore che siamo in grado di trasmettere e questo durante un intero percorso, anche quando ci dicono che è finita. Perché saremo noi ad accompagnarli nella stanza accanto ed è per questo che l'amore resta profondamente ancorato nel cuore, non prende il largo, non si lascia distruggere. Il nostro amore li accompagna e il loro accompagnerà noi nel dopo come in bacio.
Continuiamo ad amare, anche quando il dolore diventa straziante. Non lasciamo mai che la sofferenza e la paura oscurino la nostra forza e la nostra volontà di amare fino all'ultimo secondo perché questo e solo questo è in grado di cambiare la vita di chi soffre, lotta e di chi poi alla fine potrebbe non farcela, ma sempre con noi al suo fianco, mano nella mano. Non lasciamoli mai, la loro paura forse non è quella di andare via, ma è quella di sentire dolore, di vedersi soli, ma ci siamo noi, ci siamo noi.
Vi voglio bene
Erika
oggi mi sono collegata per leggere di voi, di come vanno le cose. Ciascuno di voi combatte, qualcuno depone le armi al sentire la parola "palliativa", altri sperano, altri ancora ricordano.
A rischio di sembrare scontata, oggi mi sento di dirvi che succede quando il cancro devasta le nostre vite. Ciascuno di noi si prepara psicologicamente a una guerra senza quartiere. Ciascuno di noi nutre la speranza alimentata dall'illusione che loro, i medici, possano essersi sbagliati. Ciascuno di noi impara a fare cose che non ha mai neppure immaginato. Avanzando tra le macerie della malattia, scopriamo di saper cambiare flebo, trattare sintomi, fare diagnosi, somministrare farmaci, cambiare e sostituire presidi e stomie. Tutto questo impegno meriterebbe di essere ricompensato.
Poi, per tanti di noi, arriva l'epilogo e quello che resta è un senso di sconfitta perché non concepiamo l'idea che dopo tutto il tempo, l'amore e la sofferenza investiti, si possa perdere chi si ama.
Chi approda qui di solito si trova ad aver a che fare con una malattia dalla quale raramente si guarisce, si trova ad aver sentito parlare di 3° o 4° stadio, si trova ad essere già a un livello in cui la chemio è, come dissero a me, una goccia nel mare.
Mi sento di poter dire a ciascuno di voi, così come l'ho detto a me stessa, che quello che conta davvero è essere lì dove siamo. Quel cambiare flebo e quel somministrare farmaci potrà non portare alcun lieto fine, ma è un segno d'amore concreto, vero della nostra vicinanza. Provate per un secondo a immaginare che sarebbe o che sarebbe stato dei nostri amori se non fossimo stati al loro fianco, attimo dopo attimo. Provate a immaginare quanto insopportabile sarebbe stata la loro sofferenza se avessero dovuto affrontare tutto da soli, privati del nostro costante supporto, del nostro ottimismo anche quando sembra che tutto debba finire da un giorno all'altro. Non è la chemio che allunga la vita, non sono i farmaci che permettono a chi amiamo di vivere dignitosamente qualche mese o qualche anno in più. Siamo noi. Questo deve sempre essere un punto fermo. Non possiamo e non potremo guarirli, forse un giorno la medicina potrà farlo. Ma potremo fare in modo che con tutto l'amore che abbiamo dentro, ci possa essere per loro un punto fermo, l'unico vero punto fermo in una vita sconvolta dal cancro, NOI, IL NOSTRO PROFONDO AMORE. La loro prospettiva non è la nostra. Chi si ammala è molto più consapevole di quanto lo è che gli sta a fianco. Chi si ammala mette in conto la prospettiva di non farcela diversamente da noi, ma quello che davvero fa la differenza siamo noi, l'amore che siamo in grado di trasmettere e questo durante un intero percorso, anche quando ci dicono che è finita. Perché saremo noi ad accompagnarli nella stanza accanto ed è per questo che l'amore resta profondamente ancorato nel cuore, non prende il largo, non si lascia distruggere. Il nostro amore li accompagna e il loro accompagnerà noi nel dopo come in bacio.
Continuiamo ad amare, anche quando il dolore diventa straziante. Non lasciamo mai che la sofferenza e la paura oscurino la nostra forza e la nostra volontà di amare fino all'ultimo secondo perché questo e solo questo è in grado di cambiare la vita di chi soffre, lotta e di chi poi alla fine potrebbe non farcela, ma sempre con noi al suo fianco, mano nella mano. Non lasciamoli mai, la loro paura forse non è quella di andare via, ma è quella di sentire dolore, di vedersi soli, ma ci siamo noi, ci siamo noi.
Vi voglio bene
Erika