LA PRESA DI COSCIENZA
Inviato: gio 4 set 2014, 17:41
Ciao cerchietti,
ogni tanto faccio capolino, mi rammarico di non essere più presente come un tempo, ma alcune cose sono cambiate. Il lavoro è diventato più pesante perché ho dovuto farmi carico di molte più responsabilità e quindi i "rari" momenti di pausa diventano sempre meno e il tempo di scrivere è pochissimo.
La lotta continua per molti, per altri inizia un percorso nel dopo e per pochi inizia la vita libera dal cancro.
Siamo sempre tutti qui, ognuno con i suoi pensieri, con le sue incombenze, ma sempre col cuore qui, in attesa di tac, esiti, PET, colloqui.
Non ho mai creduto al caso, credo di averlo ripetuto mille volte. Non ci credevo prima, figuratevi adesso.
Ciascuno di voi mi ha donato qualcosa che ho fatto mio, che ho portato con me in quello zaino che ho messo sulle spalle il 10 luglio del 2013, quando improvvisamente la vita sembrava essersi svuotata. E se oggi sono qui, è soprattutto grazie a voi, che mi avete seguito in questo mio percorso, che mi avete dato la forza quando non ne avevo, che mi avete compreso quando intorno nessuno sembrava capire.
Domenica scorsa, non so in che modo e non so perché sono stata illuminata dalla consapevolezza. Chiamiamola presa di coscienza, ma in qualsiasi modo si possa definire, per un istante che è sembrato durare una vita ho sentito con forza Dani in me, parlarmi e dirmi: NON AVERE PAURA. Perché quello che mi ha bloccato maggiormente in questo lungo anno senza di lui era la paura. Paura di restare sola, paura di non essere abbastanza forte, paura di non saper dividermi tra il ruolo di mamma e d'imprenditrice, paura di amare ancora, paura del futuro, paura del cancro.
La paura ci avvolge e come un muro di gomma respinge qualunque cosa o persona venga a contatto con noi. La paura è ansia, rabbia, vuoto. La paura è assenza di energia positiva, di vita.
Ho desiderato ferirmi, ferire, fare male e farmi male, guidata dalla paura del domani. Amare? No, che senso avrebbe avuto se poi il cancro avesse fatto la sua ricomparsa? Per soffrire di nuovo? E Dani, lui che la vita l'amava ne sarebbe stato felice?
Tante domande, tanti dubbi e l'unica certezza era quella maledetta paura che influenzava ogni mia scelta, inficiava ogni attimo di serenità, ma poi... ma poi è arrivato Dani. E NON AVERE PAURA... ha significato tanto per me. Ha significato stabilire con lui una connessione che va oltre il ricordo del passato, che è presente e che sarà futuro. Oggi so che mi accompagna, mi lascia sbagliare, mi lascia anche soffrire perché sa che tutto ha un senso, tutto ha uno scopo. La sofferenza fa capire quanto sia bello non soffrire. La paura fa capire quanto sia meraviglioso aprirsi al mondo e agli altri senza riserve. Ho provato tutto questo, ma lui era lì al mio fianco, in attesa che diventassi consapevole, senza forzare le cose, senza correre perché io avevo bisogno di tempo. Ha atteso pazientemente che quella rabbia si trasformasse in desiderio di vita. E' un po' come se seduto su una sedia, mi avesse osservato sorridendo e pensando: "Tanto lo so che prima o poi capirai". E ho capito. Ho capito che ho avuto la sfortuna di perderlo, ma prima ho avuto la fortuna d'incontrarlo. Ho capito che nessuno sa quando sarà il suo momento e quindi la vita bisogna viverla e basta e farlo nel migliore dei modi. Ho capito che nella vita non serve fare cose eccezionali perché quello che importa davvero è il messaggio che sapremo trasmettere e sarà quello che di noi resterà a chi ci avrà amato. Ho capito che essere madre significa anche saper sacrificare il sacrosanto desiderio di passare il tempo con tuo figlio per garantirgli un futuro e ho capito che la stanchezza la sera va via se inizi a fare la lotta con tuo figlio sul divano, se mangi una pizza con lui guardando un film che lo fa ridere e sentendolo dire "SONO FELICE".
Ho compreso che bisogna guardare avanti perché chi ci è sfuggito dalle mani in realtà non ci ha mai lasciato, continua a parlarci se solo ci soffermiamo ad ascoltare e continua a guardarci anche se non lo vediamo.
So che mi succederà ancora di stare male, ma so anche che quando succederà, lui sarà lì, seduto sulla sedia, col sorriso sulle labbra, ad aspettare che passi perché ora so che non voglio più avere paura.
Un abbraccio cerchietti, senza paura
Errie
ogni tanto faccio capolino, mi rammarico di non essere più presente come un tempo, ma alcune cose sono cambiate. Il lavoro è diventato più pesante perché ho dovuto farmi carico di molte più responsabilità e quindi i "rari" momenti di pausa diventano sempre meno e il tempo di scrivere è pochissimo.
La lotta continua per molti, per altri inizia un percorso nel dopo e per pochi inizia la vita libera dal cancro.
Siamo sempre tutti qui, ognuno con i suoi pensieri, con le sue incombenze, ma sempre col cuore qui, in attesa di tac, esiti, PET, colloqui.
Non ho mai creduto al caso, credo di averlo ripetuto mille volte. Non ci credevo prima, figuratevi adesso.
Ciascuno di voi mi ha donato qualcosa che ho fatto mio, che ho portato con me in quello zaino che ho messo sulle spalle il 10 luglio del 2013, quando improvvisamente la vita sembrava essersi svuotata. E se oggi sono qui, è soprattutto grazie a voi, che mi avete seguito in questo mio percorso, che mi avete dato la forza quando non ne avevo, che mi avete compreso quando intorno nessuno sembrava capire.
Domenica scorsa, non so in che modo e non so perché sono stata illuminata dalla consapevolezza. Chiamiamola presa di coscienza, ma in qualsiasi modo si possa definire, per un istante che è sembrato durare una vita ho sentito con forza Dani in me, parlarmi e dirmi: NON AVERE PAURA. Perché quello che mi ha bloccato maggiormente in questo lungo anno senza di lui era la paura. Paura di restare sola, paura di non essere abbastanza forte, paura di non saper dividermi tra il ruolo di mamma e d'imprenditrice, paura di amare ancora, paura del futuro, paura del cancro.
La paura ci avvolge e come un muro di gomma respinge qualunque cosa o persona venga a contatto con noi. La paura è ansia, rabbia, vuoto. La paura è assenza di energia positiva, di vita.
Ho desiderato ferirmi, ferire, fare male e farmi male, guidata dalla paura del domani. Amare? No, che senso avrebbe avuto se poi il cancro avesse fatto la sua ricomparsa? Per soffrire di nuovo? E Dani, lui che la vita l'amava ne sarebbe stato felice?
Tante domande, tanti dubbi e l'unica certezza era quella maledetta paura che influenzava ogni mia scelta, inficiava ogni attimo di serenità, ma poi... ma poi è arrivato Dani. E NON AVERE PAURA... ha significato tanto per me. Ha significato stabilire con lui una connessione che va oltre il ricordo del passato, che è presente e che sarà futuro. Oggi so che mi accompagna, mi lascia sbagliare, mi lascia anche soffrire perché sa che tutto ha un senso, tutto ha uno scopo. La sofferenza fa capire quanto sia bello non soffrire. La paura fa capire quanto sia meraviglioso aprirsi al mondo e agli altri senza riserve. Ho provato tutto questo, ma lui era lì al mio fianco, in attesa che diventassi consapevole, senza forzare le cose, senza correre perché io avevo bisogno di tempo. Ha atteso pazientemente che quella rabbia si trasformasse in desiderio di vita. E' un po' come se seduto su una sedia, mi avesse osservato sorridendo e pensando: "Tanto lo so che prima o poi capirai". E ho capito. Ho capito che ho avuto la sfortuna di perderlo, ma prima ho avuto la fortuna d'incontrarlo. Ho capito che nessuno sa quando sarà il suo momento e quindi la vita bisogna viverla e basta e farlo nel migliore dei modi. Ho capito che nella vita non serve fare cose eccezionali perché quello che importa davvero è il messaggio che sapremo trasmettere e sarà quello che di noi resterà a chi ci avrà amato. Ho capito che essere madre significa anche saper sacrificare il sacrosanto desiderio di passare il tempo con tuo figlio per garantirgli un futuro e ho capito che la stanchezza la sera va via se inizi a fare la lotta con tuo figlio sul divano, se mangi una pizza con lui guardando un film che lo fa ridere e sentendolo dire "SONO FELICE".
Ho compreso che bisogna guardare avanti perché chi ci è sfuggito dalle mani in realtà non ci ha mai lasciato, continua a parlarci se solo ci soffermiamo ad ascoltare e continua a guardarci anche se non lo vediamo.
So che mi succederà ancora di stare male, ma so anche che quando succederà, lui sarà lì, seduto sulla sedia, col sorriso sulle labbra, ad aspettare che passi perché ora so che non voglio più avere paura.
Un abbraccio cerchietti, senza paura
Errie