Colon e mts epatiche
Inviato: mar 16 dic 2014, 18:14
Gent.mi,
ho avuto la diagnosi nell'ottobre 2013. Da due anni mi sentivo stanca e malinconica, come se avessi perso senso nella vita. Ciò non mi stupiva, ma lo attribuivo alle mie insoddisfazioni, alla solitudine che provavo, al senso di abbandono e trascuratezza.
Sono sempre stata molto sportiva praticando diversi sport in contemporanea, ed ecco che all'improvviso mi trovo in un tunnel.
Beh, intanto mi sono sentita presa in giro nel primo ospedale dove mi sono rivolta: l'oncologa evidentemente non vedeva l'ora di togliermi dai piedi, e mi ha raccontato di una possibile operazione a breve (tre-quattro mesi), anche al fegato, le cui lesioni (secondo lei) erano piccole e localizzate. Inoltre, mi ha detto che avrei perso un po' di capelli (come al tempo delle castagne, sempre sue parole) perché mi proponeva un ciclo di chemio col bombolino.
Insomma niente di chiaro, ma ero così sotto choc, che ho bevuto la storia e mi sono illusa. Mi aveva assegnata a una dr.ssa di reparto che mi guardava come fossi già morta, inopportuna anche nelle risposte alle mie domande (per esempio le avevo detto detto che stavo perdendo molti capelli e lei: si compri una parrucca,, così si abitua - non commento perché sarei volgare). Alla fine ho cambiato ospedale, dopo lunghe ricerche e visite, sempre poco confortanti.
L'accoglienza nel nuovo ospedale è stata migliore e la professionalità eccellente, ma la sostanza non è cambiata: ho fatto 12 chemio aggressive, non ho perso tutti i capelli ma quasi, diarree tutte le notti. Alla fine non mi sembrava vero, aspettavo l'operazione, che mi è stata negata di nuovo. Proposta di 4 cicli di mantenimento, le lesioni fortemente ridotte al fegato, ma non scomparse. Adesso la situazione è immutata e mi ripropongono altri cicli di mantenimento, cioè che non fanno regredire ma stabilizzano.
Non so cosa fare, adesso sono passati oltre due mesi dall'ultimo ciclo (comunque ho avuto un sacco di disturbi collaterali che non descrivo e un paio di rinvii per i globuli), ho dilazionato a causa di un calcolo renale che doveva essere asportato. Adesso sono in panico e vorrei lasciarmi andare piuttosto che affrontare una vita attaccata alle chemio e all'ospedale.
Ho praticato da subito una dieta vegana, perdendo 15-16 kg (da 67 a 51), e in certi momenti mi fa schifo guardarmi, tipo quando faccio la doccia o mi vesto. Seguo anche cure omeopatiche, ma io voglio guarire, voglio uscire da questo tunnel nero al cui fondo non vedo la luce.
So che esistono varie tecniche per intervenire sul fegato, perché non me le propongono? Taglio della spesa? Non sono in grado? Cosa devo fare?
Piuttosto che vivere così, sono sincera, preferisco morire: non posso lavorare, non posso fare sport come mi piace, non ho figli e nipoti che mi darebbero motivazioni. Sento attorno a me amiche affettuose, ma anche le chiacchiere alle mie spalle di persone che non meritano di essere considerate.
Le balle che mi hanno raccontato all'inizio mi hanno messa a terra, perché non dire la verità (almeno secondo loro) e creare illusioni? Francamente non ho tutta questa fiducia verso la chemioterapia, che a mio parere non è una cura, non va alla radice del problema, si limitano a bruciare cellule del tuo corpo, cattive ma anche buone. Sto tentando di lavorare sulla mia mente, cercando pensieri positivi, ma mi è difficilissimo. Avrei bisogno di una guida, di incoraggiamento, non di applicazione mera di protocolli.
A volte i miei pensieri sono così cattivi che mi dico perché a me e non a qualcun altro, se la storia è genetica è colpa di mia madre che mi ha messa al mondo, e altre cose simili, di cui poi mi pento.
E' la prima volta che esterno così pubblicamente questi pensieri, perdonatemi. Penso che mi sono ammalata perché negli ultimi anni ho sofferto per motivi personali, e non poco, ho cercato di contenere la mia sofferenza e adesso penso sia sbagliato invece. Nella vita ho avuto perdite gravi e mi sono ritrovata sola poco più che ventenne. Queste penso siano le cause della mia malattia, ma nei protocolli non ne tengono conto, se sei triste ti mandano dallo psiconcologo, perché loro hanno davanti numeri da smistare.
In questo momento sono depressa e sto digiunando da tre giorni, non voglio vedere nessuno, tanto è inutile ammazzare il tempo aspettando la botta finale. Forse prima o poi tornerà un barlume di senso, non so, allora forse riprenderò a cercare la guarigione. Ho letto il libro di Ibis Donatella Bargis, che a 31 anni ha avuto un cancro per cui le davano pochi mesi di vita, e invece è guarita, leggo e rileggo cercando spunti di speranza. E non è una bufala perché lei esiste davvero, è viva, ha avuto anche una figlia, lo so per contatti personali, so anche dove vive ma non posso dirlo qui. Chi è interessato al libro lo può cercare su Internet.
ho avuto la diagnosi nell'ottobre 2013. Da due anni mi sentivo stanca e malinconica, come se avessi perso senso nella vita. Ciò non mi stupiva, ma lo attribuivo alle mie insoddisfazioni, alla solitudine che provavo, al senso di abbandono e trascuratezza.
Sono sempre stata molto sportiva praticando diversi sport in contemporanea, ed ecco che all'improvviso mi trovo in un tunnel.
Beh, intanto mi sono sentita presa in giro nel primo ospedale dove mi sono rivolta: l'oncologa evidentemente non vedeva l'ora di togliermi dai piedi, e mi ha raccontato di una possibile operazione a breve (tre-quattro mesi), anche al fegato, le cui lesioni (secondo lei) erano piccole e localizzate. Inoltre, mi ha detto che avrei perso un po' di capelli (come al tempo delle castagne, sempre sue parole) perché mi proponeva un ciclo di chemio col bombolino.
Insomma niente di chiaro, ma ero così sotto choc, che ho bevuto la storia e mi sono illusa. Mi aveva assegnata a una dr.ssa di reparto che mi guardava come fossi già morta, inopportuna anche nelle risposte alle mie domande (per esempio le avevo detto detto che stavo perdendo molti capelli e lei: si compri una parrucca,, così si abitua - non commento perché sarei volgare). Alla fine ho cambiato ospedale, dopo lunghe ricerche e visite, sempre poco confortanti.
L'accoglienza nel nuovo ospedale è stata migliore e la professionalità eccellente, ma la sostanza non è cambiata: ho fatto 12 chemio aggressive, non ho perso tutti i capelli ma quasi, diarree tutte le notti. Alla fine non mi sembrava vero, aspettavo l'operazione, che mi è stata negata di nuovo. Proposta di 4 cicli di mantenimento, le lesioni fortemente ridotte al fegato, ma non scomparse. Adesso la situazione è immutata e mi ripropongono altri cicli di mantenimento, cioè che non fanno regredire ma stabilizzano.
Non so cosa fare, adesso sono passati oltre due mesi dall'ultimo ciclo (comunque ho avuto un sacco di disturbi collaterali che non descrivo e un paio di rinvii per i globuli), ho dilazionato a causa di un calcolo renale che doveva essere asportato. Adesso sono in panico e vorrei lasciarmi andare piuttosto che affrontare una vita attaccata alle chemio e all'ospedale.
Ho praticato da subito una dieta vegana, perdendo 15-16 kg (da 67 a 51), e in certi momenti mi fa schifo guardarmi, tipo quando faccio la doccia o mi vesto. Seguo anche cure omeopatiche, ma io voglio guarire, voglio uscire da questo tunnel nero al cui fondo non vedo la luce.
So che esistono varie tecniche per intervenire sul fegato, perché non me le propongono? Taglio della spesa? Non sono in grado? Cosa devo fare?
Piuttosto che vivere così, sono sincera, preferisco morire: non posso lavorare, non posso fare sport come mi piace, non ho figli e nipoti che mi darebbero motivazioni. Sento attorno a me amiche affettuose, ma anche le chiacchiere alle mie spalle di persone che non meritano di essere considerate.
Le balle che mi hanno raccontato all'inizio mi hanno messa a terra, perché non dire la verità (almeno secondo loro) e creare illusioni? Francamente non ho tutta questa fiducia verso la chemioterapia, che a mio parere non è una cura, non va alla radice del problema, si limitano a bruciare cellule del tuo corpo, cattive ma anche buone. Sto tentando di lavorare sulla mia mente, cercando pensieri positivi, ma mi è difficilissimo. Avrei bisogno di una guida, di incoraggiamento, non di applicazione mera di protocolli.
A volte i miei pensieri sono così cattivi che mi dico perché a me e non a qualcun altro, se la storia è genetica è colpa di mia madre che mi ha messa al mondo, e altre cose simili, di cui poi mi pento.
E' la prima volta che esterno così pubblicamente questi pensieri, perdonatemi. Penso che mi sono ammalata perché negli ultimi anni ho sofferto per motivi personali, e non poco, ho cercato di contenere la mia sofferenza e adesso penso sia sbagliato invece. Nella vita ho avuto perdite gravi e mi sono ritrovata sola poco più che ventenne. Queste penso siano le cause della mia malattia, ma nei protocolli non ne tengono conto, se sei triste ti mandano dallo psiconcologo, perché loro hanno davanti numeri da smistare.
In questo momento sono depressa e sto digiunando da tre giorni, non voglio vedere nessuno, tanto è inutile ammazzare il tempo aspettando la botta finale. Forse prima o poi tornerà un barlume di senso, non so, allora forse riprenderò a cercare la guarigione. Ho letto il libro di Ibis Donatella Bargis, che a 31 anni ha avuto un cancro per cui le davano pochi mesi di vita, e invece è guarita, leggo e rileggo cercando spunti di speranza. E non è una bufala perché lei esiste davvero, è viva, ha avuto anche una figlia, lo so per contatti personali, so anche dove vive ma non posso dirlo qui. Chi è interessato al libro lo può cercare su Internet.