Mi sento persa senza di te, Mamma...
Inviato: dom 12 lug 2015, 19:34
In seguito ad alcuni mesi di malessere e febbre intermittente, nei quali il medico di base, a tentativi, cercò inutilmente di capirne la causa, una notte di fine marzo 2014 la mia mamma si sentì male.
Aveva forti dolori addominali e papà la portò al pronto soccorso.
L’ecografia evidenziò delle lesioni al fegato, perciò fu ricoverata per accertamenti.
Tornò a casa due settimane più tardi con una diagnosi di cancro al quarto stadio.
Da quel momento in poi le nostre vite si trasformarono in un incubo, fatto di disperazione, di pianti, di lotta, di fatica, di paure, di tutto ciò che provano e devono affrontare i malati di tumore ed i loro famigliari.
Trovai personalmente un po’ di conforto entrando a far parte di un gruppo di auto-aiuto gestito dall’Anvolt della mia città.
Gli incontri del gruppo sono incontri a cuore aperto, dove scorgi te stesso riflesso negli occhi degli altri.
Il gruppo ti capisce, il gruppo ascolta e ti parla senza mai giudicare, il gruppo ti coccola, è una forma bellissima di comprensione e di amore che nasce così, spontaneamente, fra estranei.
Nel frattempo mamma faceva chemioterapia, ma già dopo soli quattro cicli il male aveva ricominciato ad avanzare, inesorabile, nel suo corpo stanco, che a quel punto non era nemmeno più in grado di sostenere un’eventuale chemio di seconda linea.
Venne istituita la terapia del dolore a domicilio.
Il mattino dell’8 di ottobre io e papà chiedemmo alla dottoressa che ci assisteva di effettuare una sedazione palliativa, perché mamma si era lamentata per tutta la notte, soffriva e chiedeva aiuto, non ce la faceva più.
Nessun altro medico tra quelli incontrati durante questo doloroso percorso mi è rimasto nel cuore come la dottoressa delle cure palliative.
Un angelo instancabile, una missionaria, una donna speciale che aiutò mamma a morire e che prima di addormentarla, le fece una dolce carezza sulla fronte, guardandola negli occhi con vero, umano, amore.
Quella stessa sera se ne andò, dal suo letto. Papà era al suo fianco.
Mi manca … come solo una mamma può mancare.
Mi manca in ogni cosa che faccio, in ogni momento e in ogni pensiero.
Mi manca così tanto da mancarmi, a tratti, anche il respiro.
Ho scritto qualcosa di simile ad una poesia, che ho intitolato “Vita mia”, perché era il modo in cui la chiamavo negli ultimi tempi.
VITA MIA
TI PIANGO
ogni volta che le canzoni mi parlano di te,
quando ancora avrei voglia di abbracciarti, baciarti le mani, sorriderti e vederti sorridere,
quando vorrei telefonarti ma non posso,
quando ti parlo e non sento alcuna risposta,
quando nient’altro riesco a fare se non piangerti
TI CERCO
ovunque…
…nelle nuvole,
tra le pieghe dei palmi delle mie mani,
in mezzo alla gente, nei riflessi del vetro, dentro il silenzio, in una speranza…
…ovunque ti cerco
TI TROVO
sei qui, nelle vene, a ricordarmi ogni giorno chi sono
TI ASCOLTO
se magari
dentro a un sogno
mi volessi ancora dire
TI PENSO
adesso,
più di prima
TI PREGO
perdonami
TI IMMAGINO
in un luogo stupendo, che sia degno di te
TI AMO
infinitamente e sempre, sempre
ti amo, Mamma.
Aveva forti dolori addominali e papà la portò al pronto soccorso.
L’ecografia evidenziò delle lesioni al fegato, perciò fu ricoverata per accertamenti.
Tornò a casa due settimane più tardi con una diagnosi di cancro al quarto stadio.
Da quel momento in poi le nostre vite si trasformarono in un incubo, fatto di disperazione, di pianti, di lotta, di fatica, di paure, di tutto ciò che provano e devono affrontare i malati di tumore ed i loro famigliari.
Trovai personalmente un po’ di conforto entrando a far parte di un gruppo di auto-aiuto gestito dall’Anvolt della mia città.
Gli incontri del gruppo sono incontri a cuore aperto, dove scorgi te stesso riflesso negli occhi degli altri.
Il gruppo ti capisce, il gruppo ascolta e ti parla senza mai giudicare, il gruppo ti coccola, è una forma bellissima di comprensione e di amore che nasce così, spontaneamente, fra estranei.
Nel frattempo mamma faceva chemioterapia, ma già dopo soli quattro cicli il male aveva ricominciato ad avanzare, inesorabile, nel suo corpo stanco, che a quel punto non era nemmeno più in grado di sostenere un’eventuale chemio di seconda linea.
Venne istituita la terapia del dolore a domicilio.
Il mattino dell’8 di ottobre io e papà chiedemmo alla dottoressa che ci assisteva di effettuare una sedazione palliativa, perché mamma si era lamentata per tutta la notte, soffriva e chiedeva aiuto, non ce la faceva più.
Nessun altro medico tra quelli incontrati durante questo doloroso percorso mi è rimasto nel cuore come la dottoressa delle cure palliative.
Un angelo instancabile, una missionaria, una donna speciale che aiutò mamma a morire e che prima di addormentarla, le fece una dolce carezza sulla fronte, guardandola negli occhi con vero, umano, amore.
Quella stessa sera se ne andò, dal suo letto. Papà era al suo fianco.
Mi manca … come solo una mamma può mancare.
Mi manca in ogni cosa che faccio, in ogni momento e in ogni pensiero.
Mi manca così tanto da mancarmi, a tratti, anche il respiro.
Ho scritto qualcosa di simile ad una poesia, che ho intitolato “Vita mia”, perché era il modo in cui la chiamavo negli ultimi tempi.
VITA MIA
TI PIANGO
ogni volta che le canzoni mi parlano di te,
quando ancora avrei voglia di abbracciarti, baciarti le mani, sorriderti e vederti sorridere,
quando vorrei telefonarti ma non posso,
quando ti parlo e non sento alcuna risposta,
quando nient’altro riesco a fare se non piangerti
TI CERCO
ovunque…
…nelle nuvole,
tra le pieghe dei palmi delle mie mani,
in mezzo alla gente, nei riflessi del vetro, dentro il silenzio, in una speranza…
…ovunque ti cerco
TI TROVO
sei qui, nelle vene, a ricordarmi ogni giorno chi sono
TI ASCOLTO
se magari
dentro a un sogno
mi volessi ancora dire
TI PENSO
adesso,
più di prima
TI PREGO
perdonami
TI IMMAGINO
in un luogo stupendo, che sia degno di te
TI AMO
infinitamente e sempre, sempre
ti amo, Mamma.