I bambini del reparto pediatrico oncologico
Inviato: mer 25 nov 2015, 11:43
Ciao a tutti
ho già accennato, in un'altro post, alla mia visita , nella giornata di ieri, all' Istituto Nazionale dei Tumori . Vorrei riprendere l'argomento , perchè mi sembra un’occasione degna di ulteriori riflessioni.
E’ un tema che considero importante perché ,visitare un reparto di oncologia pediatrica, ci fa riflettere sulla vita di tutti i giorni, sulle cose che consideriamo importanti e fondamentali e ci offre la possibilità, a mio avviso, per dare una dimensione più reale ai nostri problemi. Problemi che, a volte, ci sembrano enormi così come le nostre sofferenze che, in determinate circostanze, pensiamo di essere i soli a patire in modo particolarmente intenso.
Premetto a priori , per non essere frainteso ,che rispetto la sofferenza e il dolore di tutti e che , avere un tumore a qualsiasi età , da 1 mese a 100 anni, rappresenta una tragedia e una grande ingiustizia
Dico subito . però, che il contenuto di questo post non è “amichevole” e non è neppure “amorevole” e “gentile” . Le considerazioni espresse forse, daranno adito a polemiche, per cui se siete permalosi di natura, lasciate perdere, leggete altri post.
Anzitutto, un breve inciso: era la prima volta che entravo in un reparto oncologico pediatrico.
E' veramente una situazione difficile da accettare.
Solitamente pensiamo che determinati tumori vengono solo ad una certa età. Non c'è nulla di più falso. Ci sono bambini da 1 mese a 13/15 anni con i tumori più disparati, con recidive e ,con e senza, metastasi.
Bambini, fermi nel loro letto per le conseguenze della malattia, bambini che giocano nell'apposita sala del reparto, senza capelli, ciglia e sopracciglia per gli esiti della chemioterapia. Bambini che giocano e vomitano per gli effetti collaterali delle medicine. Bambini con il cappello per coprire la testa completamente pelata.
Nella sala giochi, vicino alla mia sedia c’erano due bimbi, il primo di 8 anni e il secondo di 12 anni. Sembrava avessero gli occhi tristi, gli occhi di chi, forse, non ha avuto, come i loro coetanei, una infanzia intensa di amicizie, di giochi, di divertimenti, di sole e di corse nei prati . Bimbi costretti a restare relegati nell'ambito delle quattro mura dell’ospedale o di casa e senza amici, perché la chemioterapia abbassa le difese immunitarie e quindi possono facilmente prendere altre infezioni che complicherebbero ulteriormente le loro condizioni di salute.
Mi sono avvicinano ai due bambini , per una carezza e subito mi hanno sorriso, spalancando i loro splendidi occhioni pieni di speranza e di voglia di amore. Parlando con i genitori mi sono meravigliato del loro desiderio di comunicare apertamente e senza preclusioni , i problemi dei figli e la profonda fiducia di battere la malattia
Certo, a volte traspariva ,come è umano che sia, la loro tristezza per la situazione che l’intera famiglia , stava vivendo
Però, contrariamente a quanto si potrebbe pensare , il clima intorno a questi bambini era gioviale, vivo, pieno di iniziative.I volontari, le mamme , i papà e anche i nonni che si davano da fare, giocando con i bimbi e inventando nuove attività che riuscivano a coinvolgere tutti i presenti. E poi, il loro impegno nella lotta , giorno dopo giorno, insieme all'equipe di medici, contro la malattia.
C'era nell'aria il profumo della speranza e noi tutti, forse, dovremmo prendere esempio da loro
Io non sono nessuno, per cui non ho nulla da insegnare; devo solo apprendere le esperienze altrui. Sono convinto, però, che se, a volte, ci fermassimo a riflettere sulle sofferenze, le privazioni e le tribolazioni che questi bambini devono sopportare già all'inizio della loro vita, eviteremmo di lamentarci per qualsivoglia ragione , considerandoci, dopotutto, fortunati.
Penso che , se a 62 anni fossi colpito da un tumore, forse , potrebbe allietarmi il pensare ai tempi felici passati in compagnia della mia famiglia , degli amici, alle esperienze passate, alle persone che hanno contato veramente nella mia vita, ai viaggi, alle gioie e anche alle delusioni
A 9 anni, così come a 13 e a 15 anni, non so quali pensieri possono passare nella mente di questi bambini , non avendo avuto , vista l'età, molte esperienze di vita realmente vissute, alle quali fare riferimento. Qualcuno potrebbe dire che ,a quell'età, è predominante l’incoscienza di ciò che stanno vivendo
Allora ,mi tornano alla mente gli occhi tristi di quei bambini; occhi dai quali tutto traspare, meno la sensazione di non sapere ciò che stanno vivendo
E poi stupisce la grande speranza di guarigione che vive costantemente nei genitori, nei nonni , in tutta la famiglia dei bimbi malati.
Ho chiesto ad una mamma, nella sala giochi del reparto, come riuscivano a superare possibili momenti di tristezza da parte dei bambini, soprattutto dopo una seduta di chemioterapia.
Mi ha risposto che ," nella sala giochi e nell'intero reparto pediatrico, non esistono i momenti di tristezza perché c’è la SPERANZA che fa sempre splendere il sole, è la nostra stellina che ci protegge, fa sì che riusciamo sempre ad esaudire i sogni, da lassù ci guarda e ci porta fortuna".
Franco
ho già accennato, in un'altro post, alla mia visita , nella giornata di ieri, all' Istituto Nazionale dei Tumori . Vorrei riprendere l'argomento , perchè mi sembra un’occasione degna di ulteriori riflessioni.
E’ un tema che considero importante perché ,visitare un reparto di oncologia pediatrica, ci fa riflettere sulla vita di tutti i giorni, sulle cose che consideriamo importanti e fondamentali e ci offre la possibilità, a mio avviso, per dare una dimensione più reale ai nostri problemi. Problemi che, a volte, ci sembrano enormi così come le nostre sofferenze che, in determinate circostanze, pensiamo di essere i soli a patire in modo particolarmente intenso.
Premetto a priori , per non essere frainteso ,che rispetto la sofferenza e il dolore di tutti e che , avere un tumore a qualsiasi età , da 1 mese a 100 anni, rappresenta una tragedia e una grande ingiustizia
Dico subito . però, che il contenuto di questo post non è “amichevole” e non è neppure “amorevole” e “gentile” . Le considerazioni espresse forse, daranno adito a polemiche, per cui se siete permalosi di natura, lasciate perdere, leggete altri post.
Anzitutto, un breve inciso: era la prima volta che entravo in un reparto oncologico pediatrico.
E' veramente una situazione difficile da accettare.
Solitamente pensiamo che determinati tumori vengono solo ad una certa età. Non c'è nulla di più falso. Ci sono bambini da 1 mese a 13/15 anni con i tumori più disparati, con recidive e ,con e senza, metastasi.
Bambini, fermi nel loro letto per le conseguenze della malattia, bambini che giocano nell'apposita sala del reparto, senza capelli, ciglia e sopracciglia per gli esiti della chemioterapia. Bambini che giocano e vomitano per gli effetti collaterali delle medicine. Bambini con il cappello per coprire la testa completamente pelata.
Nella sala giochi, vicino alla mia sedia c’erano due bimbi, il primo di 8 anni e il secondo di 12 anni. Sembrava avessero gli occhi tristi, gli occhi di chi, forse, non ha avuto, come i loro coetanei, una infanzia intensa di amicizie, di giochi, di divertimenti, di sole e di corse nei prati . Bimbi costretti a restare relegati nell'ambito delle quattro mura dell’ospedale o di casa e senza amici, perché la chemioterapia abbassa le difese immunitarie e quindi possono facilmente prendere altre infezioni che complicherebbero ulteriormente le loro condizioni di salute.
Mi sono avvicinano ai due bambini , per una carezza e subito mi hanno sorriso, spalancando i loro splendidi occhioni pieni di speranza e di voglia di amore. Parlando con i genitori mi sono meravigliato del loro desiderio di comunicare apertamente e senza preclusioni , i problemi dei figli e la profonda fiducia di battere la malattia
Certo, a volte traspariva ,come è umano che sia, la loro tristezza per la situazione che l’intera famiglia , stava vivendo
Però, contrariamente a quanto si potrebbe pensare , il clima intorno a questi bambini era gioviale, vivo, pieno di iniziative.I volontari, le mamme , i papà e anche i nonni che si davano da fare, giocando con i bimbi e inventando nuove attività che riuscivano a coinvolgere tutti i presenti. E poi, il loro impegno nella lotta , giorno dopo giorno, insieme all'equipe di medici, contro la malattia.
C'era nell'aria il profumo della speranza e noi tutti, forse, dovremmo prendere esempio da loro
Io non sono nessuno, per cui non ho nulla da insegnare; devo solo apprendere le esperienze altrui. Sono convinto, però, che se, a volte, ci fermassimo a riflettere sulle sofferenze, le privazioni e le tribolazioni che questi bambini devono sopportare già all'inizio della loro vita, eviteremmo di lamentarci per qualsivoglia ragione , considerandoci, dopotutto, fortunati.
Penso che , se a 62 anni fossi colpito da un tumore, forse , potrebbe allietarmi il pensare ai tempi felici passati in compagnia della mia famiglia , degli amici, alle esperienze passate, alle persone che hanno contato veramente nella mia vita, ai viaggi, alle gioie e anche alle delusioni
A 9 anni, così come a 13 e a 15 anni, non so quali pensieri possono passare nella mente di questi bambini , non avendo avuto , vista l'età, molte esperienze di vita realmente vissute, alle quali fare riferimento. Qualcuno potrebbe dire che ,a quell'età, è predominante l’incoscienza di ciò che stanno vivendo
Allora ,mi tornano alla mente gli occhi tristi di quei bambini; occhi dai quali tutto traspare, meno la sensazione di non sapere ciò che stanno vivendo
E poi stupisce la grande speranza di guarigione che vive costantemente nei genitori, nei nonni , in tutta la famiglia dei bimbi malati.
Ho chiesto ad una mamma, nella sala giochi del reparto, come riuscivano a superare possibili momenti di tristezza da parte dei bambini, soprattutto dopo una seduta di chemioterapia.
Mi ha risposto che ," nella sala giochi e nell'intero reparto pediatrico, non esistono i momenti di tristezza perché c’è la SPERANZA che fa sempre splendere il sole, è la nostra stellina che ci protegge, fa sì che riusciamo sempre ad esaudire i sogni, da lassù ci guarda e ci porta fortuna".
Franco