Mio papà e la sua lotta contro il carcinoma vescicale
Inviato: dom 10 lug 2016, 3:41
Buongiorno a tutti, mi chiamo Laura e ho 21 anni. Ho scoperto questo forum per caso mentre cercavo esperienze simili alle mie che potessero darmi speranza, sollevarmi il morale o prepararmi al peggio.
Il mio papà alla fine del 2011 ha iniziato ad avere delle ematurie. Fino a quando non lo abbiamo portato in pronto soccorso. Mi ricordo molto bene quella notte, io rimasi a casa da sola, facevo ancora la quarta superiore quando mia mamma porto mio papà in pronto soccorso. Mi misi subito a cercare su internet cosa poteva avere il mio papà. Le risposte erano abbastanza chiare fin da subito: tumore alle vie urinarie. Dopo mesi di cistoscopie, visite ed esplorazioni ci dissero che aveva dei 'polipi' alla vescica. Visto che i tempi che ci diedero per l'operazione ci sembrarono molto, troppo lunghi, ci affidammo ad una dottoressa urologa di Parma. La dottoressa rimosse quei polipi e li mandò ad analizzare. Il referto dell'anatomia patologica era di un carcinoma papillare vescicale che non invadeva la sottomucosa. Da quel momento iniziarono i vai e vieni nell'ospedale tra controlli e asportazione dei carcinomi che, chi ci ha avuto a che fare, sa che sono soggetti a recidive frequenti. Non ha mai dovuto fare chemioterapia o radioterapia perché questi erano sempre in situ. Gli fecero solo una terapia di cui non so il nome, ma che consiste in lavaggi con dei bacilli di tubercolosi per evitare l'insorgenza di recidive, che ogni 3 mesi puntualmente si riformavano. Nel frattempo, io mi sono iscritta all'Università, e stanca di non capire completamente i referti con i termini medici usati, ho scelto tecniche di Laboratorio Biomedico. L'Università mi ha dato modo di capire cosa stava affrontando il mio papà e di essere conscia dei rischi e di cosa sarebbe potuto succedere. Questo è andato avanti fino a luglio dell'anno scorso, quando le piccole papille sono diventate più aggressive, tipico di questo tumore, e si sono trasformate in un grosso carcinoma vescicale che ricopriva tutto il fondo della vescica e infiltrava nella tonaca muscolare. Il 17 luglio si è sottoposto a cistectomia radicale, con la creazione di due stomie cutanee per entrambi gli ureteri. Il referto dell'anatomia patologica confermava la diagnosi e dava positiva una stazione linfonodale. In questo anno si è sottoposto a vari esami, tac, pet e markers tumorali. La prima tac dopo l'intervento segnalava dei linfonodi sospetti. L'oncologa ha consigliato di fare una Pet. La PET ci ha portato buone notizie perché segnalava un solo linfonodo di probabile natura reattiva/flogistica. Abbiamo fatto tutti un respiro di sollievo. Sapevamo che col cancro non si è mai tranquilli e che si sarebbe dovuto sottoporre per sempre a esami periodici.
Ora mio papà ha 70 anni, è in forma, fa le sue passeggiate, ha ripreso appetito e ha sempre mantenuto il suo stato d'animo positivo. Al contrario di me che vedevo solo morte ovunque ed ero spaventata da tutto, che da un giorno all'altro se ne potesse andare e con questi pensieri sono scivolata nella depressione.
Recentemente ha fatto un'altra tac, e purtroppo mi è caduto il mondo addosso di nuovo. Si segnalano formazioni linfonodali di 8 mm in sede addominale di probabile natura patologica e 3 formazioni millimetriche al lobo inferiore sx del polmone. Non siamo ancora stati dall'oncologa per avere delucidazioni e per sapere come agire, ma io so che si trattano di metastasi. Lo so che non bisogna fasciarsi la testa prima di rompersela, che sarà meglio fare una Pet per avere le idee più chiare sulla natura di queste formazioni. A un anno di distanza gli si sono formate delle metastasi.
Ho scritto tutto questo per scoprire se qualcun altro ha storie simili da raccontare e condividere. Io sto malissimo, ho un'inclinazione negativa e ho una paura enorme di perderlo. Sono molto attaccata a mio padre. E lo so che ha 70 anni, non è un giovane malato, ed è stato fortunato ad arrivare sino a qui, so tutte queste cose. Ma ho una paura immensa che lui possa lasciarmi per il peggiorare della situazione. Io non sono pronta, ho 21 anni e il prossimo aprile mi laureo, sono una ragazza ancora. Mi immagino i passi importanti della mia vita e non riesco ad immaginarli senza di lui. Sono terrorizzata all'idea di perderlo. Odio il cancro, odio che sia capitato a lui, odio che capiti alle persone che hanno ancora tanta voglia di vivere. Vorrei solo che vivesse ancora per un po' è che non fosse la malattia ad ucciderlo. Lo voglio con me, voglio che mi veda sistemata nella vita, con un lavoro, un uomo e sperando proprio in bene con un bambino. Non sono pronta a perderlo. Lui è la mia roccia. Sono così triste. Mi sento giovane e impreparata per una cosa del genere, lo so che non si è mai pronti, ma io non ho la forza di affrontare una cosa del genere quando capiterà. Non sono pronta. Quando gli ho detto del referto della tac mi sono mostrata spavalda e coraggiosa per fargli forza, in famiglia stiamo creando un ambiente sano e positivo di amore per quello a cui andremo incontro. Torno a casa il week end dall'università e a lui mi provo a mostrare forte e allegra, quasi senza paura. Ma la verità è che mi sento morire dentro.
Grazie a chi è arrivato in fondo a leggere questo post, spero di trovare il vostro appoggio e che le vostre esperienze e parole possano aiutarmi. Spero anche che chi è stato in situazioni simili abbia consigli da darmi su come procedere per continuare a combattere.
Un bacio a tutti.
Laura
Il mio papà alla fine del 2011 ha iniziato ad avere delle ematurie. Fino a quando non lo abbiamo portato in pronto soccorso. Mi ricordo molto bene quella notte, io rimasi a casa da sola, facevo ancora la quarta superiore quando mia mamma porto mio papà in pronto soccorso. Mi misi subito a cercare su internet cosa poteva avere il mio papà. Le risposte erano abbastanza chiare fin da subito: tumore alle vie urinarie. Dopo mesi di cistoscopie, visite ed esplorazioni ci dissero che aveva dei 'polipi' alla vescica. Visto che i tempi che ci diedero per l'operazione ci sembrarono molto, troppo lunghi, ci affidammo ad una dottoressa urologa di Parma. La dottoressa rimosse quei polipi e li mandò ad analizzare. Il referto dell'anatomia patologica era di un carcinoma papillare vescicale che non invadeva la sottomucosa. Da quel momento iniziarono i vai e vieni nell'ospedale tra controlli e asportazione dei carcinomi che, chi ci ha avuto a che fare, sa che sono soggetti a recidive frequenti. Non ha mai dovuto fare chemioterapia o radioterapia perché questi erano sempre in situ. Gli fecero solo una terapia di cui non so il nome, ma che consiste in lavaggi con dei bacilli di tubercolosi per evitare l'insorgenza di recidive, che ogni 3 mesi puntualmente si riformavano. Nel frattempo, io mi sono iscritta all'Università, e stanca di non capire completamente i referti con i termini medici usati, ho scelto tecniche di Laboratorio Biomedico. L'Università mi ha dato modo di capire cosa stava affrontando il mio papà e di essere conscia dei rischi e di cosa sarebbe potuto succedere. Questo è andato avanti fino a luglio dell'anno scorso, quando le piccole papille sono diventate più aggressive, tipico di questo tumore, e si sono trasformate in un grosso carcinoma vescicale che ricopriva tutto il fondo della vescica e infiltrava nella tonaca muscolare. Il 17 luglio si è sottoposto a cistectomia radicale, con la creazione di due stomie cutanee per entrambi gli ureteri. Il referto dell'anatomia patologica confermava la diagnosi e dava positiva una stazione linfonodale. In questo anno si è sottoposto a vari esami, tac, pet e markers tumorali. La prima tac dopo l'intervento segnalava dei linfonodi sospetti. L'oncologa ha consigliato di fare una Pet. La PET ci ha portato buone notizie perché segnalava un solo linfonodo di probabile natura reattiva/flogistica. Abbiamo fatto tutti un respiro di sollievo. Sapevamo che col cancro non si è mai tranquilli e che si sarebbe dovuto sottoporre per sempre a esami periodici.
Ora mio papà ha 70 anni, è in forma, fa le sue passeggiate, ha ripreso appetito e ha sempre mantenuto il suo stato d'animo positivo. Al contrario di me che vedevo solo morte ovunque ed ero spaventata da tutto, che da un giorno all'altro se ne potesse andare e con questi pensieri sono scivolata nella depressione.
Recentemente ha fatto un'altra tac, e purtroppo mi è caduto il mondo addosso di nuovo. Si segnalano formazioni linfonodali di 8 mm in sede addominale di probabile natura patologica e 3 formazioni millimetriche al lobo inferiore sx del polmone. Non siamo ancora stati dall'oncologa per avere delucidazioni e per sapere come agire, ma io so che si trattano di metastasi. Lo so che non bisogna fasciarsi la testa prima di rompersela, che sarà meglio fare una Pet per avere le idee più chiare sulla natura di queste formazioni. A un anno di distanza gli si sono formate delle metastasi.
Ho scritto tutto questo per scoprire se qualcun altro ha storie simili da raccontare e condividere. Io sto malissimo, ho un'inclinazione negativa e ho una paura enorme di perderlo. Sono molto attaccata a mio padre. E lo so che ha 70 anni, non è un giovane malato, ed è stato fortunato ad arrivare sino a qui, so tutte queste cose. Ma ho una paura immensa che lui possa lasciarmi per il peggiorare della situazione. Io non sono pronta, ho 21 anni e il prossimo aprile mi laureo, sono una ragazza ancora. Mi immagino i passi importanti della mia vita e non riesco ad immaginarli senza di lui. Sono terrorizzata all'idea di perderlo. Odio il cancro, odio che sia capitato a lui, odio che capiti alle persone che hanno ancora tanta voglia di vivere. Vorrei solo che vivesse ancora per un po' è che non fosse la malattia ad ucciderlo. Lo voglio con me, voglio che mi veda sistemata nella vita, con un lavoro, un uomo e sperando proprio in bene con un bambino. Non sono pronta a perderlo. Lui è la mia roccia. Sono così triste. Mi sento giovane e impreparata per una cosa del genere, lo so che non si è mai pronti, ma io non ho la forza di affrontare una cosa del genere quando capiterà. Non sono pronta. Quando gli ho detto del referto della tac mi sono mostrata spavalda e coraggiosa per fargli forza, in famiglia stiamo creando un ambiente sano e positivo di amore per quello a cui andremo incontro. Torno a casa il week end dall'università e a lui mi provo a mostrare forte e allegra, quasi senza paura. Ma la verità è che mi sento morire dentro.
Grazie a chi è arrivato in fondo a leggere questo post, spero di trovare il vostro appoggio e che le vostre esperienze e parole possano aiutarmi. Spero anche che chi è stato in situazioni simili abbia consigli da darmi su come procedere per continuare a combattere.
Un bacio a tutti.
Laura