Rosanna, mia madre.
Inviato: mer 1 feb 2017, 12:13
Buongiorno a tutti,
desidero condividere con voi la mia storia e quella di Rosanna ,mia madre, che dopo una lotta travagliata si è arresa il 20 gennaio di quest anno.
Ho 30 anni, mia madre scopre il suo aguzzino circa 3 anni fa. In famiglia ci si preparava a festeggiare il Natale. Eravamo nel 2013: è bastato che massaggiasse il suo seno destro un pò piu a fondo per entrare in contatto con quel nodulino, come lo chiamava lei, che da li poco tempo l'avrebbe resa schiava di farmaci, terapie e controlli.
La sento in panico, non riesce a spiegarselo: eppure il giorno prima non vi era nessuna traccia.
Mi rendo conto che c'è qualcosa che non va, toccandole il seno, con la imperizia e il poco tatto di un ragazzo che non ha mai avuto modo di toccare un nodulo al seno.
Siamo a febbraio del 2015, arrivano i risultati dell'esame istologico: carcinoma duttale infilitrante anaplastico grado III, Her2 score 3+,. Il "nodulino" era già bello cresciuto: 45mm, ma non ci siamo spaventati.
Poche settimane dopo i medici decidono di sottoporre mia madre ad una quadrantectomia per l'asportazione del nodulo e contestualmente prelevano 22 linfonodi ascellari,in 4 dei quali erano già presenti metastasi. La situazione era quindi un quadro complesso, forse già avanzato: "ma si guarisce": ci dicevano." Certo che la prevenzione va sempre fatta": ci dicevano.
Mia madre a 50 anni era una gran combattente: aveva vinto già contro la sua malattia che venti anni prima l'aveva costretta su una sedia a rotelle. Il nodulino non le faceva paura, anzi, era lei che rassicurava me e mio fratello. "Andrà tutto bene": diceva; "oggi non muore nessuno per queste cose".
Cominciano le sedute di chemioterapie, mamma perde i capelli ma mai l'istinto combattivo. Non l'ho mai vista piangere, mai una febbre,mai la nausea mai che ricorresse ai farmaci che i medici ti prescrivono se mai si dovessero presentare gli effetti collaterali.
Passano sei mesi, tra controlli e chemioterapie. Sembra dura ma poi ti accorgi che tanti combattono come te e ti fai forza. Chi è vicino ,chi accompagna , non ha il diritto di mollare. Eppure sono state tante le volte che avrei voluto rinunciare al mio onore\onere di figlio. Ma buon sangue non mente: si combatte insieme.
Siamo a giugno 2015: la terapia adiuvante termina, la radioterapia è effettuata con successo, la tac e la scintigrafia sono negative: mamma sta bene. Salutiamo tutti, la malattia è scomparsa. Abbiamo vinto. Forse.
Si susseguono i controlli trimestrali per tutto il 2015: mamma sta bene, è felice. Abbiamo vinto.
Arriviamo al 2016, prima mammografia di controllo. Negativa. C'è comunque qualcosa che non va. Mamma comincia ad avere una strana tosse. In poche settimane l'incubo ricomincia. Siamo ad aprile la tac di controllo evidenzia qualcosa ai polmoni, non ci dicono subito di cosa si tratta. Ci avvertono che la malattia si è ripresentata, non al seno ma altrove. Da quel momento in poi è stato un po come se un carro senza guida percorresse una discesa in pendenza. Prima i polmoni, poi qualcosa si evidenzia al fegato, poi anche all'encefalo. Inarrestabile.
Ricominciano le chemioterapie, da quel momento in poi mia madre viene trattata con infusioni di Trastuzumab e Pertuzumab ( Her2). Nel frattempo il suo seno destro si ulcera, ma non c'è modo di sapere se e come curarlo. Ci inventiamo infermieri: non possiamo fare altro e al nosocomio in cui eravamo in cura dicevano che era colpa della Malattia. Chiamato il chirurgo senologo egli stesso ci dice di non poter fare nulla per l'ulcerazione.
Da buoni napoletani cominciamo a programmare il nostro viaggio della speranza: "qui a Napoli non sanno manco che fanno. Dobbiamo andarcene".
Ma come si sa i programmi non vanno mai per il verso giusto: la tac fatta ad ottobre 2016 complica la situazione. Nessuno mi dice che la situazione all'encefalo comincia ad essere problematica, cosa che mi è stata detta solo pochi giorni fa: "Sua madre avrebbe dovuto provare con una radioterapia alla testa già da ottobre". Date le mie conoscenze mediche di sicuro non avrei potuto decidere sul trattamento e di certo se i medici fossero stati più attenti mia madre avrebbe provato anche quello. Ma forse è stato meglio cosi.
Siamo a gennaio di quest'anno, mia madre comincia ad essere molto stanca, non riesce ad alzarsi dal letto e la "bronchite" che non la lascia in pace diventa sempre meno generosa. La ricoverano in ospedale il 2 gennario,mia madre ne esce con le sue forze il 12 gennaio per poi rientrarci giusto una settimana dopo in ambulanza. Sviene all'improvviso, siamo confusi ed impauriti. La ricoverano, è la prima volta che sento le parole " siamo al termine". Le 24 ore che seguono sono forse le peggiori vissute in tutta la nostra vita: non c'era nulla che non le facesse male, ricordo le sue mani irrigidite, il suo sguardo velato. Ma poteva ancora rispondermi. Chiamo l'oncologa, piange con me, è accaduto tutto in fretta. Le chiedo di somministrarle un antidolorifico e Rosanna si addormenta. Di li a poco smette di respirare. E' finita, ora sei libera e sorridi.
Grazie per aver dedicato un po del vostro tempo alla nostra storia e mi sento di chiedere a tutti quelli che stanno combattendo di non arrendersi. Siate la forza di chi vi è accanto e che combatte con voi.
" Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace."
desidero condividere con voi la mia storia e quella di Rosanna ,mia madre, che dopo una lotta travagliata si è arresa il 20 gennaio di quest anno.
Ho 30 anni, mia madre scopre il suo aguzzino circa 3 anni fa. In famiglia ci si preparava a festeggiare il Natale. Eravamo nel 2013: è bastato che massaggiasse il suo seno destro un pò piu a fondo per entrare in contatto con quel nodulino, come lo chiamava lei, che da li poco tempo l'avrebbe resa schiava di farmaci, terapie e controlli.
La sento in panico, non riesce a spiegarselo: eppure il giorno prima non vi era nessuna traccia.
Mi rendo conto che c'è qualcosa che non va, toccandole il seno, con la imperizia e il poco tatto di un ragazzo che non ha mai avuto modo di toccare un nodulo al seno.
Siamo a febbraio del 2015, arrivano i risultati dell'esame istologico: carcinoma duttale infilitrante anaplastico grado III, Her2 score 3+,. Il "nodulino" era già bello cresciuto: 45mm, ma non ci siamo spaventati.
Poche settimane dopo i medici decidono di sottoporre mia madre ad una quadrantectomia per l'asportazione del nodulo e contestualmente prelevano 22 linfonodi ascellari,in 4 dei quali erano già presenti metastasi. La situazione era quindi un quadro complesso, forse già avanzato: "ma si guarisce": ci dicevano." Certo che la prevenzione va sempre fatta": ci dicevano.
Mia madre a 50 anni era una gran combattente: aveva vinto già contro la sua malattia che venti anni prima l'aveva costretta su una sedia a rotelle. Il nodulino non le faceva paura, anzi, era lei che rassicurava me e mio fratello. "Andrà tutto bene": diceva; "oggi non muore nessuno per queste cose".
Cominciano le sedute di chemioterapie, mamma perde i capelli ma mai l'istinto combattivo. Non l'ho mai vista piangere, mai una febbre,mai la nausea mai che ricorresse ai farmaci che i medici ti prescrivono se mai si dovessero presentare gli effetti collaterali.
Passano sei mesi, tra controlli e chemioterapie. Sembra dura ma poi ti accorgi che tanti combattono come te e ti fai forza. Chi è vicino ,chi accompagna , non ha il diritto di mollare. Eppure sono state tante le volte che avrei voluto rinunciare al mio onore\onere di figlio. Ma buon sangue non mente: si combatte insieme.
Siamo a giugno 2015: la terapia adiuvante termina, la radioterapia è effettuata con successo, la tac e la scintigrafia sono negative: mamma sta bene. Salutiamo tutti, la malattia è scomparsa. Abbiamo vinto. Forse.
Si susseguono i controlli trimestrali per tutto il 2015: mamma sta bene, è felice. Abbiamo vinto.
Arriviamo al 2016, prima mammografia di controllo. Negativa. C'è comunque qualcosa che non va. Mamma comincia ad avere una strana tosse. In poche settimane l'incubo ricomincia. Siamo ad aprile la tac di controllo evidenzia qualcosa ai polmoni, non ci dicono subito di cosa si tratta. Ci avvertono che la malattia si è ripresentata, non al seno ma altrove. Da quel momento in poi è stato un po come se un carro senza guida percorresse una discesa in pendenza. Prima i polmoni, poi qualcosa si evidenzia al fegato, poi anche all'encefalo. Inarrestabile.
Ricominciano le chemioterapie, da quel momento in poi mia madre viene trattata con infusioni di Trastuzumab e Pertuzumab ( Her2). Nel frattempo il suo seno destro si ulcera, ma non c'è modo di sapere se e come curarlo. Ci inventiamo infermieri: non possiamo fare altro e al nosocomio in cui eravamo in cura dicevano che era colpa della Malattia. Chiamato il chirurgo senologo egli stesso ci dice di non poter fare nulla per l'ulcerazione.
Da buoni napoletani cominciamo a programmare il nostro viaggio della speranza: "qui a Napoli non sanno manco che fanno. Dobbiamo andarcene".
Ma come si sa i programmi non vanno mai per il verso giusto: la tac fatta ad ottobre 2016 complica la situazione. Nessuno mi dice che la situazione all'encefalo comincia ad essere problematica, cosa che mi è stata detta solo pochi giorni fa: "Sua madre avrebbe dovuto provare con una radioterapia alla testa già da ottobre". Date le mie conoscenze mediche di sicuro non avrei potuto decidere sul trattamento e di certo se i medici fossero stati più attenti mia madre avrebbe provato anche quello. Ma forse è stato meglio cosi.
Siamo a gennaio di quest'anno, mia madre comincia ad essere molto stanca, non riesce ad alzarsi dal letto e la "bronchite" che non la lascia in pace diventa sempre meno generosa. La ricoverano in ospedale il 2 gennario,mia madre ne esce con le sue forze il 12 gennaio per poi rientrarci giusto una settimana dopo in ambulanza. Sviene all'improvviso, siamo confusi ed impauriti. La ricoverano, è la prima volta che sento le parole " siamo al termine". Le 24 ore che seguono sono forse le peggiori vissute in tutta la nostra vita: non c'era nulla che non le facesse male, ricordo le sue mani irrigidite, il suo sguardo velato. Ma poteva ancora rispondermi. Chiamo l'oncologa, piange con me, è accaduto tutto in fretta. Le chiedo di somministrarle un antidolorifico e Rosanna si addormenta. Di li a poco smette di respirare. E' finita, ora sei libera e sorridi.
Grazie per aver dedicato un po del vostro tempo alla nostra storia e mi sento di chiedere a tutti quelli che stanno combattendo di non arrendersi. Siate la forza di chi vi è accanto e che combatte con voi.
" Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace."