Il Babbo non c'è più
Inviato: sab 17 feb 2018, 2:11
Il mio Babbo se n'è andato da poco più di un mese.
Aveva 63 anni e un adenocarcinoma all'esofago se l'è portato via in 7 mesi. In tutto questo tempo abbiamo supportato la sua battaglia attraverso chemioterapie, un intervento lungo e complicato, le sofferenze, la disperazione.
Il mio Babbo era un uomo massiccio, un poco sovrappeso: abbiamo sempre scherzato sul mio fisico longilineo, "prima o poi il metabolismo ti cambia e diventi come me". E invece lui è diventato improvvisamente più magro di me. Anche se ho 36 anni e du figli il mio Babbo rimaneva nella mia mente sempre un "omone", lui era grande e io piccolo.
Non avrei mai pensato che lo avrei visto 35 kg più magro, debole, impaurito, apatico. Il Babbo era una persona socievole, sempre pronto a stare in compagnia, amante della buona cucina. Abbiamo perso il suo spirito autentico quel 22 maggio della prima diagnosi: la sua energia, la sua allegria sono svaniti in un attimo. Per 7 mesi ha lottato, con coraggio, in silenzio, nascondendosi, quasi a vergognarsi della sua malattia.
La Mamma gli è stata vicino in ogni momento, sempre fiduciosa in una soluzione, con quella ostinazione che le donne traggono dall'operosità incessante. "C'è da fare questo", "bisogna fare quello", il Babbo la guardava con uno sguardo accondiscendente. Osservavo questo triste film facendo la mia parte ma consapevole nel mio profondo del finale.
L'ultimo momento felice lo abbiamo avuto per il ponte dell'immacolata: siamo andati a prenderlo direttamente in ospedale e ce ne siamo scappati sulle Alpi, dove da piccolo mi ha insegnato a sciare. Volevo che stesse qualche giorno con noi, con i nipotini, che li vedesse prepararsi al mattino per andare a sciare, mostrandogli che tutto quello che ha fatto ed è stato vive e continua in loro. E' stato un ultimo momento in pace, lontano dagli ospedali, dagli esami, dalle mezze bugie, quelle che si dicono per proteggersi ma che fanno più male al cuore della verità.
Poi la restante parte di dicembre vai (molto) e vieni (poco) dall'ospedale, sempre più debole, sempre più nella disperazione. Un natale in terapia intensiva a guardarci le foto della montagna per provare a strapparci un ultimo sorriso, troppo amaro. E po gli ultimi giorni, terribili, in cui vedi la paura negli occhi di tuo padre.
Mi sono sembrati mesi lunghissimi e invece adesso mi giro ed è stato un attimo: tutte le sue cose in casa, gli appuntamenti ancora presi, le mail di lavoro che continuano per qualche giorno ad arrivare.
MI manca, vorrei averlo ancora qui, anche nella malattia: è un pensiero egoistico ma potrei dirgli meglio quello che provavo, salutarlo ancora una volta.
Un abbraccio Babbo,
Luca
Aveva 63 anni e un adenocarcinoma all'esofago se l'è portato via in 7 mesi. In tutto questo tempo abbiamo supportato la sua battaglia attraverso chemioterapie, un intervento lungo e complicato, le sofferenze, la disperazione.
Il mio Babbo era un uomo massiccio, un poco sovrappeso: abbiamo sempre scherzato sul mio fisico longilineo, "prima o poi il metabolismo ti cambia e diventi come me". E invece lui è diventato improvvisamente più magro di me. Anche se ho 36 anni e du figli il mio Babbo rimaneva nella mia mente sempre un "omone", lui era grande e io piccolo.
Non avrei mai pensato che lo avrei visto 35 kg più magro, debole, impaurito, apatico. Il Babbo era una persona socievole, sempre pronto a stare in compagnia, amante della buona cucina. Abbiamo perso il suo spirito autentico quel 22 maggio della prima diagnosi: la sua energia, la sua allegria sono svaniti in un attimo. Per 7 mesi ha lottato, con coraggio, in silenzio, nascondendosi, quasi a vergognarsi della sua malattia.
La Mamma gli è stata vicino in ogni momento, sempre fiduciosa in una soluzione, con quella ostinazione che le donne traggono dall'operosità incessante. "C'è da fare questo", "bisogna fare quello", il Babbo la guardava con uno sguardo accondiscendente. Osservavo questo triste film facendo la mia parte ma consapevole nel mio profondo del finale.
L'ultimo momento felice lo abbiamo avuto per il ponte dell'immacolata: siamo andati a prenderlo direttamente in ospedale e ce ne siamo scappati sulle Alpi, dove da piccolo mi ha insegnato a sciare. Volevo che stesse qualche giorno con noi, con i nipotini, che li vedesse prepararsi al mattino per andare a sciare, mostrandogli che tutto quello che ha fatto ed è stato vive e continua in loro. E' stato un ultimo momento in pace, lontano dagli ospedali, dagli esami, dalle mezze bugie, quelle che si dicono per proteggersi ma che fanno più male al cuore della verità.
Poi la restante parte di dicembre vai (molto) e vieni (poco) dall'ospedale, sempre più debole, sempre più nella disperazione. Un natale in terapia intensiva a guardarci le foto della montagna per provare a strapparci un ultimo sorriso, troppo amaro. E po gli ultimi giorni, terribili, in cui vedi la paura negli occhi di tuo padre.
Mi sono sembrati mesi lunghissimi e invece adesso mi giro ed è stato un attimo: tutte le sue cose in casa, gli appuntamenti ancora presi, le mail di lavoro che continuano per qualche giorno ad arrivare.
MI manca, vorrei averlo ancora qui, anche nella malattia: è un pensiero egoistico ma potrei dirgli meglio quello che provavo, salutarlo ancora una volta.
Un abbraccio Babbo,
Luca