Stadio terminale di un genitore 59enne, la spietatezza del K Pancreas
Inviato: dom 29 lug 2018, 1:19
Buonasera a chiunque mi legga,
in questi momenti di grande sofferenza ho cercato le vostre testimonianze, sentirsi meno soli e disorientati aiuta.
La parola cancro per me è sempre stata terrificante e lontana, almeno fino a novembre 2016. Ricordo ancora l'incredulità, la paura e l'angoscia della diagnosi di papà: adenocarcinoma al pancreas 4 stadio, inoperabile, 4 cm alla testa del pancreas con infiltrazioni sulla mesenterica e sulla vena porta. Da allora è stata una battaglia, fatta di gioie, piccole vittorie e tanta voglia di vivere. Passa il 2017 con 7 cicli di chemio e 1-di radio. Un 2017 nonostante tutto ricco di piccoli viaggi e di una vita quasi normale. Inizia il 2018: i primi dolori lancinanti, l'inizio della morfina, 3 mesi di chemio conclusi, si inizia il secondo ciclo. Fino a maggio almeno. Papà fa la tac e i risultati sono negativi: riduzione seppur di pochi mm e stabilità di malattia. L'incubo inizia due settimane dopo, tra l' incredulità della recente tac e le condizioni di papà decisamente scadute. Dolori lancinanti all'addome, vomito terribile, smette di mangiare. Viene ricoverato e li il verdetto: metastasi al duodeno e al peritoneo. 15 giorni e la vita ha preso un altro binario. Dopo un mese di ricovero a Peschiera del Garda nè lo stant nè il bypass gastrico riescono a farlo tornare a mangiare. Ci dimettono con l'infausta notizia: il tempo è poco, non so dire quanto ma la malattia è esplosa in tutta la sua aggressività. Torniamo a casa con l'assistenza domiciliare dell hospice, papà viene nutrito artificialmente...è sempre stanco, non vuol parlare e spesso spera di morire, altre volte lo vedo attaccarsi alla vita con le unghie e con i denti, vuole nutrirsi, farsi controllare, tentare l impossibile. Io ho meno di 30 anni e sono legata profondamente a mio papà. Gli sto attaccata come una cozza e gli dico spesso quanto gli voglio bene. Il punto è che soffro terribilmente a vederlo star male, soffro a sentirmi impotente, soffro a restare a guardare la bestia divorarlo e spegnerlo giorno dopo giorno. Non riesco ad immaginare la mia vita senza di lui, a rassegnarmi all'idea che non vedrà la mia laurea, il mio matrimonio o se avrò dei figli. Sono arrabbiata perché è ancora giovanissimo, perché più lo vedo allontanarsi più mi manca pur avendolo ancora accanto. Mi chiedo perché proprio a lui, perché la vita sia così ingiusta, perché proprio un cancro così aggressivo. Mi sento già adesso spezzata in due, stanca e stremata dalla attese, dal convivere con l'incertezza. Razionalmente so che sarei egoista a volerlo con me a tutti i costi, so di doverlo lasciare andare ma il mio cuore è lacerato, non lo accetto. Come può una figlia accettare un ingiustizia come questa? Come posso rassegnarmi a doverlo perdere consapevole di averlo vissuto ancora così poco. Vorrei tanto averlo avuto io, non ci penserei un momento a scambiare la mia vita per la sua. Può sembrare stupido ma io vedo un baratro nero nel mio futuro, cosa succederà dopo??? Si impara a convivere con certe assenze dicono ma quanto dolore la mia anima può ancora sopportare? Come si fa ad accettare? Cosa mi aspetta dopo? Io non la voglio una vita senza il mio papà, non riesco neanche ad immaginarla. Se qualcuno può illuminarmi, gliene sarei grata.
in questi momenti di grande sofferenza ho cercato le vostre testimonianze, sentirsi meno soli e disorientati aiuta.
La parola cancro per me è sempre stata terrificante e lontana, almeno fino a novembre 2016. Ricordo ancora l'incredulità, la paura e l'angoscia della diagnosi di papà: adenocarcinoma al pancreas 4 stadio, inoperabile, 4 cm alla testa del pancreas con infiltrazioni sulla mesenterica e sulla vena porta. Da allora è stata una battaglia, fatta di gioie, piccole vittorie e tanta voglia di vivere. Passa il 2017 con 7 cicli di chemio e 1-di radio. Un 2017 nonostante tutto ricco di piccoli viaggi e di una vita quasi normale. Inizia il 2018: i primi dolori lancinanti, l'inizio della morfina, 3 mesi di chemio conclusi, si inizia il secondo ciclo. Fino a maggio almeno. Papà fa la tac e i risultati sono negativi: riduzione seppur di pochi mm e stabilità di malattia. L'incubo inizia due settimane dopo, tra l' incredulità della recente tac e le condizioni di papà decisamente scadute. Dolori lancinanti all'addome, vomito terribile, smette di mangiare. Viene ricoverato e li il verdetto: metastasi al duodeno e al peritoneo. 15 giorni e la vita ha preso un altro binario. Dopo un mese di ricovero a Peschiera del Garda nè lo stant nè il bypass gastrico riescono a farlo tornare a mangiare. Ci dimettono con l'infausta notizia: il tempo è poco, non so dire quanto ma la malattia è esplosa in tutta la sua aggressività. Torniamo a casa con l'assistenza domiciliare dell hospice, papà viene nutrito artificialmente...è sempre stanco, non vuol parlare e spesso spera di morire, altre volte lo vedo attaccarsi alla vita con le unghie e con i denti, vuole nutrirsi, farsi controllare, tentare l impossibile. Io ho meno di 30 anni e sono legata profondamente a mio papà. Gli sto attaccata come una cozza e gli dico spesso quanto gli voglio bene. Il punto è che soffro terribilmente a vederlo star male, soffro a sentirmi impotente, soffro a restare a guardare la bestia divorarlo e spegnerlo giorno dopo giorno. Non riesco ad immaginare la mia vita senza di lui, a rassegnarmi all'idea che non vedrà la mia laurea, il mio matrimonio o se avrò dei figli. Sono arrabbiata perché è ancora giovanissimo, perché più lo vedo allontanarsi più mi manca pur avendolo ancora accanto. Mi chiedo perché proprio a lui, perché la vita sia così ingiusta, perché proprio un cancro così aggressivo. Mi sento già adesso spezzata in due, stanca e stremata dalla attese, dal convivere con l'incertezza. Razionalmente so che sarei egoista a volerlo con me a tutti i costi, so di doverlo lasciare andare ma il mio cuore è lacerato, non lo accetto. Come può una figlia accettare un ingiustizia come questa? Come posso rassegnarmi a doverlo perdere consapevole di averlo vissuto ancora così poco. Vorrei tanto averlo avuto io, non ci penserei un momento a scambiare la mia vita per la sua. Può sembrare stupido ma io vedo un baratro nero nel mio futuro, cosa succederà dopo??? Si impara a convivere con certe assenze dicono ma quanto dolore la mia anima può ancora sopportare? Come si fa ad accettare? Cosa mi aspetta dopo? Io non la voglio una vita senza il mio papà, non riesco neanche ad immaginarla. Se qualcuno può illuminarmi, gliene sarei grata.