Il male (in)curabile.
Inviato: mar 31 lug 2018, 22:59
Aveva un male incurabile.
Lo dicono sempre dopo, a cose avvenute.
Lo scrivono i giornalisti per edulcorare una terminologia medica che sui giornali non funziona.
Dopo anni di sofferenze un male incurabile se l'è portato via.
Dove?
E quindi in quegli anni di sofferenze non l'hanno curato?
O l'hanno curato troppo? O inutilmente?
Se il male è incurabile allora perchè curarlo?
Perchè spendere tempo, denaro, energie per qualcosa che non si cura?
Perchè la cura non cura?
Non esistono i mali incurabili.
Esistono fottute malattie che ti devastano e efficaci protocolli terapeutici che talvolta ti ammazzano.
A volte salvi la pelle, a volte il male era incurabile.
Tra la vita, la diagnosi e la morte c'è una terribile terra di nessuno che andrebbe riempita non solo di chemioterapie, radiazioni, endoscopie e stregonerie varie.
Quella terra di nessuno è una fertile torba dove seminare altri modelli di cura, dove sperimentare altre vie di somministrazione umana, dove le parole della medicina lasciano lo spazio alle parole semplici, all'ascolto, alla speranza.
Aveva un male curabile.
Patrizia aveva metastasi in ogni dove e non ci vedeva quasi più.
Eppure a solo 38 anni ha fatto il giro di tutti i santuari dell'Europa per pregare i suoi santi.
Nello zaino cortisone, morfina, e il solito bellissimo sorriso.
Non l'hanno forse curata tutti coloro che l'hanno accompagnata nei suoi viaggi?
Felice aveva 99 anni e una gamba da amputare se voleva arrivare a 100.
Mentre la gangrena avanzava lui parlava con il suo merlo indiano e fumava tabacco.
Non l'ha forse curato quella figlia, anziana anch'essa, che ha deciso di tenerselo a casa con due gambe?
Mi piace pensare che tutti abbiano diritto a un male curabile.
Dove la cura è il rispetto, la dolcezza, l'attesa.
E non necessariamente un farmaco iniettato endovena.
Lo dicono sempre dopo, a cose avvenute.
Lo scrivono i giornalisti per edulcorare una terminologia medica che sui giornali non funziona.
Dopo anni di sofferenze un male incurabile se l'è portato via.
Dove?
E quindi in quegli anni di sofferenze non l'hanno curato?
O l'hanno curato troppo? O inutilmente?
Se il male è incurabile allora perchè curarlo?
Perchè spendere tempo, denaro, energie per qualcosa che non si cura?
Perchè la cura non cura?
Non esistono i mali incurabili.
Esistono fottute malattie che ti devastano e efficaci protocolli terapeutici che talvolta ti ammazzano.
A volte salvi la pelle, a volte il male era incurabile.
Tra la vita, la diagnosi e la morte c'è una terribile terra di nessuno che andrebbe riempita non solo di chemioterapie, radiazioni, endoscopie e stregonerie varie.
Quella terra di nessuno è una fertile torba dove seminare altri modelli di cura, dove sperimentare altre vie di somministrazione umana, dove le parole della medicina lasciano lo spazio alle parole semplici, all'ascolto, alla speranza.
Aveva un male curabile.
Patrizia aveva metastasi in ogni dove e non ci vedeva quasi più.
Eppure a solo 38 anni ha fatto il giro di tutti i santuari dell'Europa per pregare i suoi santi.
Nello zaino cortisone, morfina, e il solito bellissimo sorriso.
Non l'hanno forse curata tutti coloro che l'hanno accompagnata nei suoi viaggi?
Felice aveva 99 anni e una gamba da amputare se voleva arrivare a 100.
Mentre la gangrena avanzava lui parlava con il suo merlo indiano e fumava tabacco.
Non l'ha forse curato quella figlia, anziana anch'essa, che ha deciso di tenerselo a casa con due gambe?
Mi piace pensare che tutti abbiano diritto a un male curabile.
Dove la cura è il rispetto, la dolcezza, l'attesa.
E non necessariamente un farmaco iniettato endovena.