La storia di mia madre
Inviato: ven 24 ago 2018, 4:56
Buongiorno a tutti,
prima di tutto vi avverto che scrivo da una tastiera inglese senza accenti.
Mia madre ci ha lasciati due mesi fa a tre anni dalla sua diagnosi di un tumore ai polmoni al quarto stadio con metastasi alle ossa.
Mia madre era una fumatrice incallita talmente tanto che mio padre le diceva sempre che se avrebbe continuato in quel modo a fumare le sarebbe venuto il cancro... E fu proprio come aveva detto mio padre. Mia madre aveva una tosse terribile ma non si voleva far vedere dal medico... E stato l`ortopedico a trovarle la metastasi alle ossa. In quel periodo avevo deciso insieme ai miei genitori che sarei andata in Giappone per vivere e studiare li e anche dopo la diagnosi, i miei genitori hanno voluto che io andassi lo stesso.
Sono stati anni difficili, tra le critiche degli altri e i sensi di colpa ero finalmente uscita dal nido e mi stavo facendo una vita dall`altra parte del mondo.
Telefonate quasi tutti i giorni, aggiornamenti sulla malattia passo per passo con sempre l`ansia che mi stessero nascondendo qualcosa.
Dopo due anni sono tornata per l`estate per la prima volta, ma dal momento in cui ho visto mia madre all`aereoporto mi sono subito resa conto di quanto la situazione fosse grave. quell`estate mia madre era talmente presa dall`ansia di far finta di stare bene che era peggiorata...E io mi sono resa conto che molto probabilmente quelli erano i nostri ultimi giorni insieme. Una volta tornata in Giappone sono entrata in depressione abbattuta dai sensi di colpa, mia madre stava soffrendo e io non potevo esserle accanto, piangevo tutti i giorni in preda allo sconforto, ma i miei genitori hanno voluto che continuassi la mia vita qui per costruirmi un futuro. Cosi ho cercato di fare del mio meglio qui e di chiamare quasi tutti i giorni.
Non avendo nessuno che mi potesse informare sulla situazione reale della malattia di mia madre ero completamente in ansia.
Con skype mi ero resa conto che la situazione stava peggiorando sopratutto quando le videochiamate sono finite.
Qualche mese prima della morte di mia madre mio padre mi fece una chiamata per dirmi di essere forte e di essere pronta al peggio.
A giugno mia madre e stata ricoverata in preda a dolori talmente inumani che si contorceva nel letto, dopo essere stata messa in coma farmacologico ci ha lasciati dopo nemmeno una settimana dal ricovero. Vivere un lutto cosi importante da cosi lontano mi ha sconvolta. La vita di tutti i giorni continua, non puoi nemmeno saltare scuola... Per fortuna ho il mio ragazzo che si e preso cura di me, ma la cosa piu difficile era affrontare la vita di tutti i giorni a scuola senza poter parlarne con nessuno. Continuo anche ora ad aver bisogno di parlarne di dire che mia madre e morta da poco e che ho bisogno di aiuto, ma non riesco nemmeno a piangere perche devo essere forte. Quando sono tornata per sostenere mio padre dopo la morte di mia madre per due settimane ho fatto del mio meglio per non piangere e far sentire meglio mio padre, sono scoppiata a piangere solo durante il lunghissimo volo per il Giappone tra gli sguardi confusi delle hostess che facevano finta di niente.
Mi sono talmente tanto preparata alla morte di mia madre che non riesco a vivere il lutto e mi sento in colpa, essere lontana mi ha in parte aiutata in questo.
Ma i sensi di colpa mi tormentano. Ripensare a quando le rubavo le sigarette per farla smettere, o quando le ho comprato la sigaretta elettronica che non ha mai usato. Perche non sono riuscita a farla smettere? Perche nonostante mio padre fosse gia malato di sclerosi multipla lei non ha fatto il suo meglio per stare sana? Dopo essere tornata ho fatto del mio meglio per continuare i miei progetti e qualche giorno fa ho trovato un lavoro...
Ma ogni giorno sono tormentata da dubbi e senti di colpa per non essere troppo forte o per non riuscire ad abbandonarmi al dolore.
Perche mi sento sollevata che mia madre non stia piu soffrendo...
Non ne parlo con nessuno, molti dei miei conoscenti qui non lo sanno nemmeno. Evito di incontrarli per non dire niente.
L`unica cosa che mi tiene in piedi e il mio stupendo ragazzo giapponese che penso che abbia capito quanto mi serva la sua presenza senza dovegli dire niente.
Scusatemi per il romanzo.
prima di tutto vi avverto che scrivo da una tastiera inglese senza accenti.
Mia madre ci ha lasciati due mesi fa a tre anni dalla sua diagnosi di un tumore ai polmoni al quarto stadio con metastasi alle ossa.
Mia madre era una fumatrice incallita talmente tanto che mio padre le diceva sempre che se avrebbe continuato in quel modo a fumare le sarebbe venuto il cancro... E fu proprio come aveva detto mio padre. Mia madre aveva una tosse terribile ma non si voleva far vedere dal medico... E stato l`ortopedico a trovarle la metastasi alle ossa. In quel periodo avevo deciso insieme ai miei genitori che sarei andata in Giappone per vivere e studiare li e anche dopo la diagnosi, i miei genitori hanno voluto che io andassi lo stesso.
Sono stati anni difficili, tra le critiche degli altri e i sensi di colpa ero finalmente uscita dal nido e mi stavo facendo una vita dall`altra parte del mondo.
Telefonate quasi tutti i giorni, aggiornamenti sulla malattia passo per passo con sempre l`ansia che mi stessero nascondendo qualcosa.
Dopo due anni sono tornata per l`estate per la prima volta, ma dal momento in cui ho visto mia madre all`aereoporto mi sono subito resa conto di quanto la situazione fosse grave. quell`estate mia madre era talmente presa dall`ansia di far finta di stare bene che era peggiorata...E io mi sono resa conto che molto probabilmente quelli erano i nostri ultimi giorni insieme. Una volta tornata in Giappone sono entrata in depressione abbattuta dai sensi di colpa, mia madre stava soffrendo e io non potevo esserle accanto, piangevo tutti i giorni in preda allo sconforto, ma i miei genitori hanno voluto che continuassi la mia vita qui per costruirmi un futuro. Cosi ho cercato di fare del mio meglio qui e di chiamare quasi tutti i giorni.
Non avendo nessuno che mi potesse informare sulla situazione reale della malattia di mia madre ero completamente in ansia.
Con skype mi ero resa conto che la situazione stava peggiorando sopratutto quando le videochiamate sono finite.
Qualche mese prima della morte di mia madre mio padre mi fece una chiamata per dirmi di essere forte e di essere pronta al peggio.
A giugno mia madre e stata ricoverata in preda a dolori talmente inumani che si contorceva nel letto, dopo essere stata messa in coma farmacologico ci ha lasciati dopo nemmeno una settimana dal ricovero. Vivere un lutto cosi importante da cosi lontano mi ha sconvolta. La vita di tutti i giorni continua, non puoi nemmeno saltare scuola... Per fortuna ho il mio ragazzo che si e preso cura di me, ma la cosa piu difficile era affrontare la vita di tutti i giorni a scuola senza poter parlarne con nessuno. Continuo anche ora ad aver bisogno di parlarne di dire che mia madre e morta da poco e che ho bisogno di aiuto, ma non riesco nemmeno a piangere perche devo essere forte. Quando sono tornata per sostenere mio padre dopo la morte di mia madre per due settimane ho fatto del mio meglio per non piangere e far sentire meglio mio padre, sono scoppiata a piangere solo durante il lunghissimo volo per il Giappone tra gli sguardi confusi delle hostess che facevano finta di niente.
Mi sono talmente tanto preparata alla morte di mia madre che non riesco a vivere il lutto e mi sento in colpa, essere lontana mi ha in parte aiutata in questo.
Ma i sensi di colpa mi tormentano. Ripensare a quando le rubavo le sigarette per farla smettere, o quando le ho comprato la sigaretta elettronica che non ha mai usato. Perche non sono riuscita a farla smettere? Perche nonostante mio padre fosse gia malato di sclerosi multipla lei non ha fatto il suo meglio per stare sana? Dopo essere tornata ho fatto del mio meglio per continuare i miei progetti e qualche giorno fa ho trovato un lavoro...
Ma ogni giorno sono tormentata da dubbi e senti di colpa per non essere troppo forte o per non riuscire ad abbandonarmi al dolore.
Perche mi sento sollevata che mia madre non stia piu soffrendo...
Non ne parlo con nessuno, molti dei miei conoscenti qui non lo sanno nemmeno. Evito di incontrarli per non dire niente.
L`unica cosa che mi tiene in piedi e il mio stupendo ragazzo giapponese che penso che abbia capito quanto mi serva la sua presenza senza dovegli dire niente.
Scusatemi per il romanzo.