L'ultimo miglio
Inviato: dom 9 set 2018, 8:43
Buongiorno a chi leggerà.
Mi chiamo Laura e sono infermiera. Sono anche la figlia di un papà che sta percorrendo l'ultimo miglio della sua vita dopo la diagnosi di colangiocarcinoma metastatizzato ormai all'ultimo stadio.
Essendo "del mestiere" ed essendomi interfacciata molte volte con la malattia, come con la speranza e anche con l'esperienza della morte mi ritrovo, oggi, in una dicotomia complicata dal mio essere contemporaneamente figlia e curante.
Il mio occhio clinico vede cose che il mio occhio affettivo non vuole vedere e faccio fatica a comprendere l'evoluzione di questa fottuta malattia in un'ottica di lucida presa di coscienza degli eventi.
Mio padre, 84 anni, ha ricevuto la diagnosi da soli 40 giorni e, a fronte dei soli 3 mesi di vita prospettati, sta rapidamente scalando la vetta che lo porterà altrove, con tutta una sintomatologia chiara e certa della prognosi infausta ma che sta come accelerando senza tregua da 40 giorni, pur supportato farmacologicamente.
Il "processo di morte" che ho tanto studiato per professione è sotto i miei occhi ed è narrato tragicamente benissimo da questo papà che è stato, fino a 40 giorni fa, un vecchio in salute, attivo, che guidava la macchina, che andava a giocare a carte al circolo anziani, che riparava ancora qualsiasi cosa in casa.
Tutto è iniziato con una strana inappetenza, insolita per uno che mangiava un bue per traverso, poi qualche episodio di stipsi, un doloretto al fianco destro, calo di peso.
Precursori chiari e netti di un cambiamento, campanelli di allarme.
Poi la diagnosi, dopo un ecografia quasi implorata al curante che riconduceva il tutto all'età senile del mio babbo.
Vecchio si, ma inappetente mai.
Metastasi ovunque, in ogni dove, di partenza vie biliari, inoperabile, solo cure palliative.
Ed ecco che tutto il suo corpo entra come in una dimensione nuova, devastante.
Il rapido declino fisico e cognitivo, la faccia che cambia, il colorito che prima si spegne e vira al grigio e oggi al giallo, la pelle scura e piena di ecchimosi, l'alito acetonemico, la cute fredda, e... lo sguardo. Lo sguardo che perde l'attenzione, che guarda il nulla, che si spegne giorno dopo giorno.
Il disinteresse verso le cose, gli accadimenti, il cibo come un impegno fastidioso, l'ossessione della defecazione, il sonno interrotto, il disorientamento spazio temporale, il non voler ricevere visite, l'allontanare persone care dall'assistenza (io), il distacco dalle relazioni.
Il processo di Morte.
Il distacco precoce dalla vita terrena, quasi a testarne l'effetto ancor prima che...
Perchè vi racconto questo.
Perchè so che tutti noi qui dentro abbiamo vissuto questa esperienza e magari può essere di aiuto a chi la sta affrontando, anche a me stessa.
Perchè accompagnare una persona amata nel suo ultimo miglio è comunque un viaggio pieno di ostacoli che se resi noti possono essere superati, per arrivare a quella meta che ci spaventa forse un pochino meno.
Il processo di morte ci ricorda che nulla è per sempre, tutto scorre, come la vita.
E poi morire non è nulla. E’ solo finire di nascere.
(Cyrano de Bergerac)
Pandarei
Mi chiamo Laura e sono infermiera. Sono anche la figlia di un papà che sta percorrendo l'ultimo miglio della sua vita dopo la diagnosi di colangiocarcinoma metastatizzato ormai all'ultimo stadio.
Essendo "del mestiere" ed essendomi interfacciata molte volte con la malattia, come con la speranza e anche con l'esperienza della morte mi ritrovo, oggi, in una dicotomia complicata dal mio essere contemporaneamente figlia e curante.
Il mio occhio clinico vede cose che il mio occhio affettivo non vuole vedere e faccio fatica a comprendere l'evoluzione di questa fottuta malattia in un'ottica di lucida presa di coscienza degli eventi.
Mio padre, 84 anni, ha ricevuto la diagnosi da soli 40 giorni e, a fronte dei soli 3 mesi di vita prospettati, sta rapidamente scalando la vetta che lo porterà altrove, con tutta una sintomatologia chiara e certa della prognosi infausta ma che sta come accelerando senza tregua da 40 giorni, pur supportato farmacologicamente.
Il "processo di morte" che ho tanto studiato per professione è sotto i miei occhi ed è narrato tragicamente benissimo da questo papà che è stato, fino a 40 giorni fa, un vecchio in salute, attivo, che guidava la macchina, che andava a giocare a carte al circolo anziani, che riparava ancora qualsiasi cosa in casa.
Tutto è iniziato con una strana inappetenza, insolita per uno che mangiava un bue per traverso, poi qualche episodio di stipsi, un doloretto al fianco destro, calo di peso.
Precursori chiari e netti di un cambiamento, campanelli di allarme.
Poi la diagnosi, dopo un ecografia quasi implorata al curante che riconduceva il tutto all'età senile del mio babbo.
Vecchio si, ma inappetente mai.
Metastasi ovunque, in ogni dove, di partenza vie biliari, inoperabile, solo cure palliative.
Ed ecco che tutto il suo corpo entra come in una dimensione nuova, devastante.
Il rapido declino fisico e cognitivo, la faccia che cambia, il colorito che prima si spegne e vira al grigio e oggi al giallo, la pelle scura e piena di ecchimosi, l'alito acetonemico, la cute fredda, e... lo sguardo. Lo sguardo che perde l'attenzione, che guarda il nulla, che si spegne giorno dopo giorno.
Il disinteresse verso le cose, gli accadimenti, il cibo come un impegno fastidioso, l'ossessione della defecazione, il sonno interrotto, il disorientamento spazio temporale, il non voler ricevere visite, l'allontanare persone care dall'assistenza (io), il distacco dalle relazioni.
Il processo di Morte.
Il distacco precoce dalla vita terrena, quasi a testarne l'effetto ancor prima che...
Perchè vi racconto questo.
Perchè so che tutti noi qui dentro abbiamo vissuto questa esperienza e magari può essere di aiuto a chi la sta affrontando, anche a me stessa.
Perchè accompagnare una persona amata nel suo ultimo miglio è comunque un viaggio pieno di ostacoli che se resi noti possono essere superati, per arrivare a quella meta che ci spaventa forse un pochino meno.
Il processo di morte ci ricorda che nulla è per sempre, tutto scorre, come la vita.
E poi morire non è nulla. E’ solo finire di nascere.
(Cyrano de Bergerac)
Pandarei