Rifiuto delle cure
Inviato: mar 14 apr 2020, 23:39
Ciao a tutti,
vi scrivo per parlarvi della mia mamma e per chiedervi un consiglio. Mia madre ha sempre avuto a che fare con il cancro. Quando aveva 14 anni suo padre morì di cancro ai polmoni (fumatore incallito), quando ne aveva 26 ed era incinta di me si ammalò anche sua madre (cancro allo stomaco) che morì due giorni dopo la mia nascita. Otto anni più tardi, qualche mese dopo la nascita di mia sorella, le fu diagnosticato un cancro al seno. Le fanno la chemio e la radio e poi la operano. Io e mia sorella andiamo a stare dai nonni paterni (che abitavano nel nostro stesso palazzo) per qualche mese perché nostro padre, tra il lavoro e aiutare mamma, non sapeva come fare. Dopo un anno e mezzo, tra terapie e operazione la dichiarano guarita. Io mi ricordo però che non riuscivo a guardarla, senza capelli e senza sopracciglia mi faceva paura. Piano piano torniamo tutti a vivere una vita normale, mamma continua ad essere sottoposta a controlli, per fortuna sempre puliti. L'incubo sembrava finito. Dieci anni dopo, altra batosta: a seguito di un controllo ginecologico di routine, le diagnosticano un cancro alla cervice uterina. Per fortuna è allo stadio iniziale, è molto piccolo ma vista la storia di mamma, i medici consigliano un'isterectomia totale con asportazione anche delle ovaie per scongiurare recidive. Mamma viene operata il giorno del mio diciannovesimo compleanno, l'intervento va bene ma la ripresa dall'intervento è molto lenta, non tanto a livello fisico, quanto a livello psicologico. Passano altri undici anni, ora mamma ha 56 anni (compiuti ieri) e io e mia sorella due mesi fa abbiamo scoperto che poco prima di Natale mamma il dermatologo che l'ha visitata per uno sfogo cutaneo, aveva notato un neo sospetto, cosa che lei ha taciuto per paura. Io e mia sorella ci arrabbiamo da morire, prendiamo immediatamente appuntamento presso un ospedale specializzato in dermatologia oncologica, dove le fanno vari esami che evidenziano un melanoma molto aggressivo, con metastasi ossee. I medici propongono operazione per rimuovere il melanoma e poi procedere con la radioterapia per trattare le metastasi, ma si tratterebbe di interventi palliativi, per allungarle la vita e migliorarne la qualità, ma non ci hanno dato alcuna speranza per una guarigione.
Mia madre ha, però, rifiutato tutto, dicendo di non volersi esporre per l'ennesima volta a sofferenze inutili, che non le salverebbero la vita.
Secondo mia sorella e papà, la scelta di mamma è una scelta dettata dalla paura, ma che non è quello che veramente vuole. Io non so che cosa pensare. Tra le tante cose, sono incinta (sono appena entrata nella ventunesima settimana) e darei qualsiasi cosa per avere la mia mamma con me il più tempo possibile, vorrei con tutto il mio cuore che mio figlio conosca sua nonna, ma è una cosa che purtroppo non succederà. Quanto potrebbe vivere mia madre? E a quale costo? Sinceramente penso che se nemmeno la prospettiva di vivere, anche se per poco, la vita da "nonna" la spinge a farsi curare, nulla potrebbe farlo. Qui ho letto molti di voi scrivere che ogni momento passato con un genitore è un dono e sono d'accordo, ma se c'è sofferenza, che senso ha? Si potrebbe poi parlare di vita? Non ne sono sicura.
Nel frattempo, mia sorella è arrabbiata con me perché non la appoggio nel cercare di convincere mamma ad operarsi e a sottoporsi alla radioterapia, non ci parliamo praticamente più e io non riesco più a dormire la notte. Non so che fare, non so se la scelta di accettare la decisione di mia madre di lasciarsi morire sia quella giusta, se invece dovrei insistere. Mia sorella fondamentalmente si aggrappa all'illusione che l'operazione e la radioterapia possano fare di più di quello che hanno prospettato i medici, che a volte queste cose succedono. Io vorrei crederci, ma so che purtroppo non è così. Il mio compagno ha vissuto la stessa cosa con il padre (morto due anni fa), che però si è aggrappato con tutte le sue forze alla vita acconsentendo a qualsiasi trattamento gli venisse proposto anche se solo palliativo, senza però riuscirci (cancro al pancreas, il mostro se l'è portato via in meno di un anno) e, anche se percepisco che non ha il coraggio di dirmelo, so che lui accetterebbe la decisione di mia madre.
So che siete degli sconosciuti e questi consigli sono assolutamente personali, però forse proprio perché non mi conoscete e non siete coinvolti in prima persona, sarete in grado di darmi un consiglio...
Grazie,
Valeria
vi scrivo per parlarvi della mia mamma e per chiedervi un consiglio. Mia madre ha sempre avuto a che fare con il cancro. Quando aveva 14 anni suo padre morì di cancro ai polmoni (fumatore incallito), quando ne aveva 26 ed era incinta di me si ammalò anche sua madre (cancro allo stomaco) che morì due giorni dopo la mia nascita. Otto anni più tardi, qualche mese dopo la nascita di mia sorella, le fu diagnosticato un cancro al seno. Le fanno la chemio e la radio e poi la operano. Io e mia sorella andiamo a stare dai nonni paterni (che abitavano nel nostro stesso palazzo) per qualche mese perché nostro padre, tra il lavoro e aiutare mamma, non sapeva come fare. Dopo un anno e mezzo, tra terapie e operazione la dichiarano guarita. Io mi ricordo però che non riuscivo a guardarla, senza capelli e senza sopracciglia mi faceva paura. Piano piano torniamo tutti a vivere una vita normale, mamma continua ad essere sottoposta a controlli, per fortuna sempre puliti. L'incubo sembrava finito. Dieci anni dopo, altra batosta: a seguito di un controllo ginecologico di routine, le diagnosticano un cancro alla cervice uterina. Per fortuna è allo stadio iniziale, è molto piccolo ma vista la storia di mamma, i medici consigliano un'isterectomia totale con asportazione anche delle ovaie per scongiurare recidive. Mamma viene operata il giorno del mio diciannovesimo compleanno, l'intervento va bene ma la ripresa dall'intervento è molto lenta, non tanto a livello fisico, quanto a livello psicologico. Passano altri undici anni, ora mamma ha 56 anni (compiuti ieri) e io e mia sorella due mesi fa abbiamo scoperto che poco prima di Natale mamma il dermatologo che l'ha visitata per uno sfogo cutaneo, aveva notato un neo sospetto, cosa che lei ha taciuto per paura. Io e mia sorella ci arrabbiamo da morire, prendiamo immediatamente appuntamento presso un ospedale specializzato in dermatologia oncologica, dove le fanno vari esami che evidenziano un melanoma molto aggressivo, con metastasi ossee. I medici propongono operazione per rimuovere il melanoma e poi procedere con la radioterapia per trattare le metastasi, ma si tratterebbe di interventi palliativi, per allungarle la vita e migliorarne la qualità, ma non ci hanno dato alcuna speranza per una guarigione.
Mia madre ha, però, rifiutato tutto, dicendo di non volersi esporre per l'ennesima volta a sofferenze inutili, che non le salverebbero la vita.
Secondo mia sorella e papà, la scelta di mamma è una scelta dettata dalla paura, ma che non è quello che veramente vuole. Io non so che cosa pensare. Tra le tante cose, sono incinta (sono appena entrata nella ventunesima settimana) e darei qualsiasi cosa per avere la mia mamma con me il più tempo possibile, vorrei con tutto il mio cuore che mio figlio conosca sua nonna, ma è una cosa che purtroppo non succederà. Quanto potrebbe vivere mia madre? E a quale costo? Sinceramente penso che se nemmeno la prospettiva di vivere, anche se per poco, la vita da "nonna" la spinge a farsi curare, nulla potrebbe farlo. Qui ho letto molti di voi scrivere che ogni momento passato con un genitore è un dono e sono d'accordo, ma se c'è sofferenza, che senso ha? Si potrebbe poi parlare di vita? Non ne sono sicura.
Nel frattempo, mia sorella è arrabbiata con me perché non la appoggio nel cercare di convincere mamma ad operarsi e a sottoporsi alla radioterapia, non ci parliamo praticamente più e io non riesco più a dormire la notte. Non so che fare, non so se la scelta di accettare la decisione di mia madre di lasciarsi morire sia quella giusta, se invece dovrei insistere. Mia sorella fondamentalmente si aggrappa all'illusione che l'operazione e la radioterapia possano fare di più di quello che hanno prospettato i medici, che a volte queste cose succedono. Io vorrei crederci, ma so che purtroppo non è così. Il mio compagno ha vissuto la stessa cosa con il padre (morto due anni fa), che però si è aggrappato con tutte le sue forze alla vita acconsentendo a qualsiasi trattamento gli venisse proposto anche se solo palliativo, senza però riuscirci (cancro al pancreas, il mostro se l'è portato via in meno di un anno) e, anche se percepisco che non ha il coraggio di dirmelo, so che lui accetterebbe la decisione di mia madre.
So che siete degli sconosciuti e questi consigli sono assolutamente personali, però forse proprio perché non mi conoscete e non siete coinvolti in prima persona, sarete in grado di darmi un consiglio...
Grazie,
Valeria