Magnolia
Inviato: sab 15 mag 2021, 17:22
Magnolia è in nome della stanza del hospice in cui mio papà è ricoverato da tre settimane. Si tratta di un pianta che non ha particolare bisogno di cure ed assistenza, questo è quello che sapevo del poco che so di botanica.
Di quanta cura ha bisogno mio papà, ormai uno scheletro allettato, dentro quella stanza? Come la magnolia in realtà: parla poco, non beve quasi più, non mangia... niente entra più in quel corpo e niente esce. Ah, se solo avessi avuto il potere di mettere alla porta di quel corpo quello che so io... La storia per noi ha avuto inizio già con un senso di impotenza: da subito nessuna speranza.
Ma ho da subito ho capito che alcune cose le potevo fare per lui e certamente anche per me: vivere, sorridere, raccontargli le mie disavventure quotidiane, quelle dei suoi adorati nipotini, raccontargli dei piccoli lavoretti che stavo facendo nella sua casa, al momento vuota, e che a lui, uomo del fare, facevano lluminare gli occhi e lo facevano tanto ridere perché invece io sono negata, poco pratica. Quanto mi ha tolto (e mi toglierà) la malattia e quanto mi ha dato? Io mi sono sempre accontentata di poco e non avrei voluto niente. Mi dicono "preparati", a cosa esattamente? Vivo sospesa e vedo sotto il precipizio, alle volte lo guardo anche con la speranza di caderci presto dentro perché forse sarebbe un sollievo per lui e per me. Ho letto le storie di molti di voi, mi avete riscaldato il cuore, grazie!
Di quanta cura ha bisogno mio papà, ormai uno scheletro allettato, dentro quella stanza? Come la magnolia in realtà: parla poco, non beve quasi più, non mangia... niente entra più in quel corpo e niente esce. Ah, se solo avessi avuto il potere di mettere alla porta di quel corpo quello che so io... La storia per noi ha avuto inizio già con un senso di impotenza: da subito nessuna speranza.
Ma ho da subito ho capito che alcune cose le potevo fare per lui e certamente anche per me: vivere, sorridere, raccontargli le mie disavventure quotidiane, quelle dei suoi adorati nipotini, raccontargli dei piccoli lavoretti che stavo facendo nella sua casa, al momento vuota, e che a lui, uomo del fare, facevano lluminare gli occhi e lo facevano tanto ridere perché invece io sono negata, poco pratica. Quanto mi ha tolto (e mi toglierà) la malattia e quanto mi ha dato? Io mi sono sempre accontentata di poco e non avrei voluto niente. Mi dicono "preparati", a cosa esattamente? Vivo sospesa e vedo sotto il precipizio, alle volte lo guardo anche con la speranza di caderci presto dentro perché forse sarebbe un sollievo per lui e per me. Ho letto le storie di molti di voi, mi avete riscaldato il cuore, grazie!