celeste09 ha scritto: gio 17 nov 2022, 22:31
[quote=Valentina2004 post_id=87204 time=<a href="tel:1665820495">1665820495</a> user_id=13839]
[quote=Floc post_id=87203 time=<a href="tel:1665819299">1665819299</a> user_id=11897]
Ciao Valentina, state attraversando la fase della malattia più dura dove ci si rende conto che tutto quello che si è fatto non è servito. A distanza di quasi due anni dalla morte di mio marito non c’è giorno che non ricordi quel periodo, così doloroso da pensare di non farcela, da sperare di chiudere gli occhi e non svegliarsi più.
Eppure sono qui, la vita non è più quella di prima è mai più lo sarà’ ma sono ancora qui.
Ancora oggi mi ritrovo ad aspettarlo mi dico che è stato un brutto incubo e che tra poco entrerà in casa…
Non so consigliarti le cose vanno come devono, non cambiano…ma lui è ancora lì con te non lasciare che la disperazione abbia il sopravvento coltiva insieme a lui un po’ di quella speranza che è l’unica arma che avete insieme all’amore per vostra figlia, tante volte ti sembrerà di non respirare ma la vita deve vincere sempre. Ti abbraccio
Grazie Floc.. tu ci sei passata, mi dispiace tanto… io mi sento annichilita ma allo stesso modo temo che il tempo poi mi farà adattare per forza di cose all’essere sola con mia figlia. Mi sto isolando, non riesco a stare con le persone amiche che non vivono un dramma come il mio…so che non tutti
Affrontano il dolore allo stesso modo, faccio anche la psicologa di professione, ma io sono assolutamente debole. Come hai fatto a superare la rabbia e il senso di ingiustizia? Sento che sentimenti negativi mi divorano ma non riesco a scacciarlo.. e poi mia figlia e così piccola ancora, avrà massimamente bisogno di me e io temo che nom sarò all altezza perche non riuscirò più a trasmetterle un autentico amore per la vita
[/quote]
A proposito di figli, ti dico come ho fatto io che ne ho due e quando è mancato mio marito avevano rispettivamente due anni e mezzo e dieci anni e mezzo. Io ho parlato continuamente del loro papà. Specialmente con la più grande. Non ho mai nascosto gli stati d'animo che provavo o quello che pensavo della vita e delle sue ingiustizie. La grande poi aveva bisogno anche lei di sputare fuori la sua rabbia e il suo dolore
Parlare di mio marito ad ogni occasione glielo ha mantenuto vivo.
"Il babbo ha fatto questo...il babbo diceva quello..." Parlarne in modo molto naturale, come fosse stata una persona che sarebbe tornata a casa da un momento all'altro. La piccina gli dedicava dei disegni, che metteva poi sulla mensolina del babbo in camera mia. Ha fatto anche il regalo per la festa del papà all'asilo
Ogni volta che una di noi lo sognava il mattino dopo ne parlavamo
Abbiamo sempre parlato e parlato. Non ho mai pensato di farlo diventare un tabù. In questo modo si è vissuta meno la sua mancanza.
L'amore per la vita non riuscirai sempre a comunicarlo perché è impossibile trasmettere qualcosa in cui non si crede, ma per tua figlia sarà sufficiente che tu ci sia. È tutto ciò che chiedono. E ci si può fare vedere stanchi e affranti. È quasi un nullaosta anche per loro per esprimere il dolore che hanno dentro. Io ho avuto tante crisi di nervi e a volte mi sono partite le mani. Mi sono sempre sentita in colpa dopo, Manon posso farci niente.
Inoltre non ho fatto mettere bocca a nessuno nella loro educazione e ho dovuto tenere alla larga persino i nonni paterni che dicevano cose inadatte.
Ho preso il controllo della mia famiglia e il posto di mio marito gliel'ho tenuto da parte senza che nessuno osasse usurparlo. Ho pensato che era meglio strapazzarmi di più io, ma garantire alle mie figlie quella continuità con la vita di prima, piuttosto che dare spazio a gente che avrebbe fatto le cose a modo suo. Ho tutelato lo stile di vita mio e di mio marito.
Gli amici aiutano nei momenti in cui le forze mancano perché, almeno nel mio caso, c'è sempre quel consiglio, quell'incoraggiamento, quel salvagente a cui aggrapparsi.
Io mi sono intestardita molto sul fatto che questo era il nostro progetto insieme, ora lui non può più portarlo avanti e quindi tocca a me. Conta questo e basta. Si ha la sensazione di una vita che ormai potrebbe finire anche domani , tanto non vale più la pena viverla se sono caduti tutti gli entusiasmi e tutti i programmi, ma avendo dei figli levarsi dal mondo non è un'alternativa realistica. Io non prendo antidepressivi. Solo ansiolitici per dormire meglio.
Come te ho pensato molte volte che se toccava a me era meglio perché mio marito avrebbe avuto più aiuti e una vita meno faticosa.
Io sono stata poco stoica, anzi pochissimo: glielo ho proprio detto in faccia che a me restava di starci una vita su questa terra senza di lui per poi finire anch'io sottoterra alla fine di tutto e che lo consideravo un destino crudele e inaccettabile. L'ho supplicato di non lasciarmi e mi ha visto piangere eccome. Io non ce la facevo a fingere. Non ci sono mai riuscita. La mia colonna era lui. Terribile sentirsi trascinare verso un abisso senza fondo e sapere di non poter fermare la cosa; è come una simbolica andata al patibolo. Sapevo che sarebbe finito tutto per me. E la cosa tremenda è stata che nessuno ha pensato a questo durante quei mesi di malattia . Perdevo un kg dietro l'altro, sono anche ruzzolata giù per le scale del palazzo dei suoi, andando a sbattere contro una porta e mi sono dovuta rialzare come niente fosse davanti a mia figlia. Mi sono sentita sola e umiliata. Veramente a terra in ogni senso. Mio marito stava male per la prima chemio ed era distante da me come fosse stato già in un altro mondo. Gli dissi che ero caduta e gli feci vedere il livido sul ginocchio e la sua reazione è stata di un'apatia sconvolgente. Non ci potevo più contare ma accettare questa cosa non è stato facile. Fino alla fine ho combattuto perché rimanesse con noi.
Adesso l'apatia e il disinteresse per la vita sono diventati per paradosso ciò che mi permette di stabilire routine e mandare avanti la vita stessa per quel che necessità.
Una mia particolare forma di conforto/ preghiera è interessarmi alle biografie di persone famose che hanno subito lutti e perdite. Mi consola ad esempio sapere che Liam Neeson ha perso la moglie, oppure Clark Gable. Mi fa sentire meno sfortunata e in buona compagnia. Mi permette di ingrandire il punto di vista sulla vita, che prima limitavo alla mia quieta e regolata routine. Mi aiuta capire che la sofferenza si può condividere con persone apparentemente baciate dalla fortuna e che non sembrano mancare di nulla. Ingenuamente penso" Se è toccato pure a Liam Neeson allora è proprio una cosa che poteva benissimo capitare anche a me." Questo mi solleva lo spirito più dell'inutile fede in quel Dio che non ha ascoltato nessuna delle mie disperate invocazioni.
All'inizio ho cercato tante risposte ai tanti perché, ora ho accettato che questa disgrazia non ha un perché. È semplicemente successa. Mi rimane la speranza remota che esista un'aldila dove lo ritroverò e forse anche un Dio che dovrà darmi molte spiegazioni
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celeste09 ha scritto: gio 17 nov 2022, 22:31
Valentina2004 ha scritto: sab 15 ott 2022, 9:54
Floc ha scritto: sab 15 ott 2022, 9:34
Ciao Valentina, state attraversando la fase della malattia più dura dove ci si rende conto che tutto quello che si è fatto non è servito. A distanza di quasi due anni dalla morte di mio marito non c’è giorno che non ricordi quel periodo, così doloroso da pensare di non farcela, da sperare di chiudere gli occhi e non svegliarsi più.
Eppure sono qui, la vita non è più quella di prima è mai più lo sarà’ ma sono ancora qui.
Ancora oggi mi ritrovo ad aspettarlo mi dico che è stato un brutto incubo e che tra poco entrerà in casa…
Non so consigliarti le cose vanno come devono, non cambiano…ma lui è ancora lì con te non lasciare che la disperazione abbia il sopravvento coltiva insieme a lui un po’ di quella speranza che è l’unica arma che avete insieme all’amore per vostra figlia, tante volte ti sembrerà di non respirare ma la vita deve vincere sempre. Ti abbraccio
Grazie Floc.. tu ci sei passata, mi dispiace tanto… io mi sento annichilita ma allo stesso modo temo che il tempo poi mi farà adattare per forza di cose all’essere sola con mia figlia. Mi sto isolando, non riesco a stare con le persone amiche che non vivono un dramma come il mio…so che non tutti
Affrontano il dolore allo stesso modo, faccio anche la psicologa di professione, ma io sono assolutamente debole. Come hai fatto a superare la rabbia e il senso di ingiustizia? Sento che sentimenti negativi mi divorano ma non riesco a scacciarlo.. e poi mia figlia e così piccola ancora, avrà massimamente bisogno di me e io temo che nom sarò all altezza perche non riuscirò più a trasmetterle un autentico amore per la vita
A proposito di figli, ti dico come ho fatto io che ne ho due e quando è mancato mio marito avevano rispettivamente due anni e mezzo e dieci anni e mezzo. Io ho parlato continuamente del loro papà. Specialmente con la più grande. Non ho mai nascosto gli stati d'animo che provavo o quello che pensavo della vita e delle sue ingiustizie. La grande poi aveva bisogno anche lei di sputare fuori la sua rabbia e il suo dolore
Parlare di mio marito ad ogni occasione glielo ha mantenuto vivo.
"Il babbo ha fatto questo...il babbo diceva quello..." Parlarne in modo molto naturale, come fosse stata una persona che sarebbe tornata a casa da un momento all'altro. La piccina gli dedicava dei disegni, che metteva poi sulla mensolina del babbo in camera mia. Ha fatto anche il regalo per la festa del papà all'asilo
Ogni volta che una di noi lo sognava il mattino dopo ne parlavamo
Abbiamo sempre parlato e parlato. Non ho mai pensato di farlo diventare un tabù. In questo modo si è vissuta meno la sua mancanza.
L'amore per la vita non riuscirai sempre a comunicarlo perché è impossibile trasmettere qualcosa in cui non si crede, ma per tua figlia sarà sufficiente che tu ci sia. È tutto ciò che chiedono. E ci si può fare vedere stanchi e affranti. È quasi un nullaosta anche per loro per esprimere il dolore che hanno dentro. Io ho avuto tante crisi di nervi e a volte mi sono partite le mani. Mi sono sempre sentita in colpa dopo, Manon posso farci niente.
Inoltre non ho fatto mettere bocca a nessuno nella loro educazione e ho dovuto tenere alla larga persino i nonni paterni che dicevano cose inadatte.
Ho preso il controllo della mia famiglia e il posto di mio marito gliel'ho tenuto da parte senza che nessuno osasse usurparlo. Ho pensato che era meglio strapazzarmi di più io, ma garantire alle mie figlie quella continuità con la vita di prima, piuttosto che dare spazio a gente che avrebbe fatto le cose a modo suo. Ho tutelato lo stile di vita mio e di mio marito.
Gli amici aiutano nei momenti in cui le forze mancano perché, almeno nel mio caso, c'è sempre quel consiglio, quell'incoraggiamento, quel salvagente a cui aggrapparsi.
Io mi sono intestardita molto sul fatto che questo era il nostro progetto insieme, ora lui non può più portarlo avanti e quindi tocca a me. Conta questo e basta. Si ha la sensazione di una vita che ormai potrebbe finire anche domani , tanto non vale più la pena viverla se sono caduti tutti gli entusiasmi e tutti i programmi, ma avendo dei figli levarsi dal mondo non è un'alternativa realistica. Io non prendo antidepressivi. Solo ansiolitici per dormire meglio.
Come te ho pensato molte volte che se toccava a me era meglio perché mio marito avrebbe avuto più aiuti e una vita meno faticosa.
Io sono stata poco stoica, anzi pochissimo: glielo ho proprio detto in faccia che a me restava di starci una vita su questa terra senza di lui per poi finire anch'io sottoterra alla fine di tutto e che lo consideravo un destino crudele e inaccettabile. L'ho supplicato di non lasciarmi e mi ha visto piangere eccome. Io non ce la facevo a fingere. Non ci sono mai riuscita. La mia colonna era lui. Terribile sentirsi trascinare verso un abisso senza fondo e sapere di non poter fermare la cosa; è come una simbolica andata al patibolo. Sapevo che sarebbe finito tutto per me. E la cosa tremenda è stata che nessuno ha pensato a questo durante quei mesi di malattia . Perdevo un kg dietro l'altro, sono anche ruzzolata giù per le scale del palazzo dei suoi, andando a sbattere contro una porta e mi sono dovuta rialzare come niente fosse davanti a mia figlia. Mi sono sentita sola e umiliata. Veramente a terra in ogni senso. Mio marito stava male per la prima chemio ed era distante da me come fosse stato già in un altro mondo. Gli dissi che ero caduta e gli feci vedere il livido sul ginocchio e la sua reazione è stata di un'apatia sconvolgente. Non ci potevo più contare ma accettare questa cosa non è stato facile. Fino alla fine ho combattuto perché rimanesse con noi.
Adesso l'apatia e il disinteresse per la vita sono diventati per paradosso ciò che mi permette di stabilire routine e mandare avanti la vita stessa per quel che necessità.
Una mia particolare forma di conforto/ preghiera è interessarmi alle biografie di persone famose che hanno subito lutti e perdite. Mi consola ad esempio sapere che Liam Neeson ha perso la moglie, oppure Clark Gable. Mi fa sentire meno sfortunata e in buona compagnia. Mi permette di ingrandire il punto di vista sulla vita, che prima limitavo alla mia quieta e regolata routine. Mi aiuta capire che la sofferenza si può condividere con persone apparentemente baciate dalla fortuna e che non sembrano mancare di nulla. Ingenuamente penso" Se è toccato pure a Liam Neeson allora è proprio una cosa che poteva benissimo capitare anche a me." Questo mi solleva lo spirito più dell'inutile fede in quel Dio che non ha ascoltato nessuna delle mie disperate invocazioni.
All'inizio ho cercato tante risposte ai tanti perché, ora ho accettato che questa disgrazia non ha un perché. È semplicemente successa. Mi rimane la speranza remota che esista un'aldila dove lo ritroverò e forse anche un Dio che dovrà darmi molte spiegazioni
Ciao Celeste ho visto adesso il tuo messaggio, sto passando giorni terribili.. si può morire di dolore, mi chiedo come faccia a non venirmi un arresto cardiaco con tutta questa sofferenza che non ci sta nel corpo.
Vedere lui poco lucido, esausto, affievolirsi come
Una candela che si consuma, quando è sempre stato un uomo grintoso, forte, pieno di iniziativa… così fino a soli tre mesi fa.. mi lascia esterrefatta e distrutta. Non posso più vederlo soffrire ma sto ho sperimentando la mancanza di lui, ancora adesso che c è .. perché non è più lui.. hai ragioni .. lo sguardo vuoto, l’apatia, ti fa dire torna da me dove stai andando..
Mi verrebbe da arrabbiarmi ma mi controllo perché lo so che non è una scelta se chiude gli occhi soporifero, ma c’è una parte do me che lo vorrebbe pizzicare e dire non dormire resta con me..
Il problema è che siamo stati così felici in questi anni di remissione, ogni attimo è valso 1000, più niente era scontato.. e ora sono molto più dipendente da lui di quanto fossi prima.
Me la caverò in qualche modo, ma la mancanza non si placherà mai, ogni singolo giorno crescerà, qiesto lo so.
E la rabbia per la sua vita, così giovane e pieno di bellezza, io troverò un adattamento ma lui e derubato per sempre e non so giusto.. anch’io cerco storie analoghe tra le persone comuni per sentirmi meno alienata e non l’unica sfortunata al
Mondo, ma non riesco più a guardare gli amici che soffrono ma hanno le loro famiglie, i papà fuori da scuola, gli oggetti della nostra casa comprato insieme in domeniche qualsiasi.. è una tortura , la vita per alcuni è così bella mentre per chi non ha fortuna è miserabile.. il dolore lo conoscono tutti, ma questo dolore va oltre ogni immaginazione, compresa quella che avevo io. Un abbraccio