Inviato: gio 11 apr 2013, 1:52
Salve a tutti, sono una ragazza di 17 anni, liceale e che ha vissuto la malattia del proprio zio in tutto e per tutto( cancro ai polmoni, balzato a variate ossa, balzato poi all'unico polmone rimasto post operazione).
Come scritto nel titolo la malattia si è portato il mio secondo papà in un anno esatto.
Io non riesco a rendermene conto, aveva soltanto 43 anni, sposato con una donna meravigliosa di soli 40 anni, senza nessun figlio.
L'abbiamo visto lasciarci..i suoi genitori e quindi miei nonni, hanno visto il loro 'bambino', l'ultimo figlio, andare verso un posto migliore..come spesso dicono.
Ma dopo casi come questi come si fa ancora a parlare di speranza?
Sarà che tutta la mia famiglia ha vissuto quest'anno intensamente, che questa dannatissima speranza non ci ha abbandonati mai,nemmeno quando mio zio stesso aveva capito che 'stava finendo'; infatti ci siamo ritrovati con un testamento del tutto sconosciuto, soldi già preparati per la moglie e un vuoto che non verrà colmato ne ora ne mai.
Non riesco a capacitarmene, sembra tutto un sogno, ancor di più perché la situazione si ribaltò in una notte: le metastasi avevano riempito l'unico polmone che gli era rimasto, tanto da faticare in una maniera assurda per respirare.
Capisco che quando queste malattie arrivano devi essere fortunato ad uscirne salvo, capisco anche che ormai sarebbe stata questione di tempo e quindi imprecare di restare un altro po' non avrebbe cambiato niente, ma non riesco a credere in niente più, tutto mi sembra indifferente e privo di significato. Sarò diventata apatica a vita o è questione di tempo?
Crederò di nuovo nel comune sentimento della 'SPERANZA'?
Riuscirò a capacitarmi davvero che lui ora è in posto migliore?
L'unica cosa di cui sono sicura è che ha smesso di soffrire, anche se dover lasciare la madre, il padre, le sorelle e noi nipoti- considerati i suoi figliocci- dev'essere stato uno dei dolori più atroci.
Ci ha salutati prima di andare via, ci ha rassicurati con un semplice ' è tutto okay' mimato e poi è volato verso Parigi, da sempre la sua capitale preferita e dove un giorno sognava di trasferirsi.
Non so cosa sia capace di fare il tempo, quali ferite sia in grado di attutire ma voglio farcela per lui, perché odiava vederci tristi e con le lacrime agli occhi.
Il suo ricordo rimarrà vivo nei nostri cuori per sempre e la nostra anima prima o poi lo raggiungerà per quell'abbraccio mancato prima di volare.
Un bacio a chi ha ancora la forza di credere che una via d'uscita c'è e un bacio enorme a chi ha perso un pezzo di cuore, proprio come me. <3
Come scritto nel titolo la malattia si è portato il mio secondo papà in un anno esatto.
Io non riesco a rendermene conto, aveva soltanto 43 anni, sposato con una donna meravigliosa di soli 40 anni, senza nessun figlio.
L'abbiamo visto lasciarci..i suoi genitori e quindi miei nonni, hanno visto il loro 'bambino', l'ultimo figlio, andare verso un posto migliore..come spesso dicono.
Ma dopo casi come questi come si fa ancora a parlare di speranza?
Sarà che tutta la mia famiglia ha vissuto quest'anno intensamente, che questa dannatissima speranza non ci ha abbandonati mai,nemmeno quando mio zio stesso aveva capito che 'stava finendo'; infatti ci siamo ritrovati con un testamento del tutto sconosciuto, soldi già preparati per la moglie e un vuoto che non verrà colmato ne ora ne mai.
Non riesco a capacitarmene, sembra tutto un sogno, ancor di più perché la situazione si ribaltò in una notte: le metastasi avevano riempito l'unico polmone che gli era rimasto, tanto da faticare in una maniera assurda per respirare.
Capisco che quando queste malattie arrivano devi essere fortunato ad uscirne salvo, capisco anche che ormai sarebbe stata questione di tempo e quindi imprecare di restare un altro po' non avrebbe cambiato niente, ma non riesco a credere in niente più, tutto mi sembra indifferente e privo di significato. Sarò diventata apatica a vita o è questione di tempo?
Crederò di nuovo nel comune sentimento della 'SPERANZA'?
Riuscirò a capacitarmi davvero che lui ora è in posto migliore?
L'unica cosa di cui sono sicura è che ha smesso di soffrire, anche se dover lasciare la madre, il padre, le sorelle e noi nipoti- considerati i suoi figliocci- dev'essere stato uno dei dolori più atroci.
Ci ha salutati prima di andare via, ci ha rassicurati con un semplice ' è tutto okay' mimato e poi è volato verso Parigi, da sempre la sua capitale preferita e dove un giorno sognava di trasferirsi.
Non so cosa sia capace di fare il tempo, quali ferite sia in grado di attutire ma voglio farcela per lui, perché odiava vederci tristi e con le lacrime agli occhi.
Il suo ricordo rimarrà vivo nei nostri cuori per sempre e la nostra anima prima o poi lo raggiungerà per quell'abbraccio mancato prima di volare.
Un bacio a chi ha ancora la forza di credere che una via d'uscita c'è e un bacio enorme a chi ha perso un pezzo di cuore, proprio come me. <3