Visita in un reparto oncologico pediatrico

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Franco953
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Visita in un reparto oncologico pediatrico

Messaggio da Franco953 »

Il post che riporto di seguito lo scrissi nel 2015. L'altro giorno sono ritornato in un reparto oncologico pediatrico. Ho provato le stesse sensazioni, la stessa angoscia, lo stesso amore. A volte è necessario rendersi conto di cio' che ci circonda per rendersi conto che non siamo i soli a vivere certe esperienze dolorose.

VISITA IN UN REPARTO ONCOLOGICO PEDIATRICIO
Ciao a tutti
è un argomento che ho già accennato in un ‘altro post ma mi sembra un’occasione degna di ulteriori riflessioni, per cui ho aperto una nuova discussione

E’ un tema che considero importante perché ,visitare un reparto di oncologia pediatrica, ci fa riflettere sulla vita di tutti i giorni, sulle cose che consideriamo importanti e fondamentali e ci offre la possibilità, a mio avviso, per dare una dimensione più reale ai nostri problemi. Problemi che, a volte, ci sembrano enormi così come le sofferenze che, in determinate circostanze, pensiamo di essere i soli a patire .

Premetto a priori ,e per non essere frainteso ,che rispetto la sofferenza e il dolore di tutti e che , avere un tumore a qualsiasi età , da 1 mese a 100 anni, rappresenta una tragedia e una grande ingiustizia

Dico subito . però, che il contenuto di questo post non è “amichevole” e non è neppure “amorevole” e “gentile” . Le considerazioni espresse forse, daranno adito a polemiche, per cui se siete permalosi di natura, lasciate perdere, leggete altri post.

Anzitutto, un beve inciso: era la prima volta che entravo in un reparto oncologico pediatrico.

E' veramente una situazione difficile da accettare.
Solitamente pensiamo che determinati tumori vengono solo ad una certa età. Non c'è nulla di più falso. Ci sono bambini da 1 mese a 13/15 anni con i tumori più disparati, con recidive e ,con e senza, metastasi.

Bambini che giocano nell'apposita sala del reparto, senza capelli, ciglia e sopracciglia per effetto della chemioterapia. Bambini che giocano e vomitano per effetto delle medicine. Bambini con il cappello per coprire la testa completamente pelata.

Vicino alla mia sedia c’erano due bimbi, il primo di 8 anni e il secondo di 12 anni. Avevano gli occhi tristi, gli occhi di chi non ha ancora avuto una infanzia di amicizie, di giochi di divertimenti, di sole e di corse nei prati . Bimbi costretti a restare relegati nell’ambito delle quattro mura dell’ospedale o di casa senza amici perché la chemioterapia abbassa le difese immunitarie e quindi possono facilmente prendere altre infezioni che complicherebbero ulteriormente le loro condizioni di salute.

Mi sono avvicinano ai due bambini , per una carezza e subito mi hanno sorriso, spalancando i loro splendidi occhioni pieni di speranza e di voglia di amore. Parlando con i genitori mi sono meravigliato del loro desiderio di parlare apertamente e senza preclusioni , dei problemi dei figli e della loro profonda fiducia di battere la malattia

Certo, a volte e come è umano che sia , traspariva in alcune frasi , la loro tristezza per la situazione che l’intera famiglia , stava vivendo

Però, contrariamente a quanto si potrebbe pensare , il clima intorno a questi bambini era gioviale, vivo, pieno di iniziative. Mamme , papà e anche nonni che si davano da fare, giocando con i bimbi e inventando nuove attività che riuscivano a coinvolgere tutti i presenti. E poi, il loro impegno nella lotta , giorno dopo giorno, insieme all’equipe di medici, contro la malattia.

C'èra nell'aria il profumo della speranza e noi tutti, forse, dovremmo prendere esempio da loro

Io non sono nessuno, per cui non ho nulla da insegnare; devo solo apprendere le esperienze altrui, però sono convinto che se, a volte, ci fermassimo a riflettere sulle sofferenze, le privazioni e le tribolazioni che questi bambini devono sopportare già all’inizio della loro vita, eviteremmo di lamentarci per qualsivoglia ragione , considerandoci, dopotutto, fortunati.

Penso che , se a 62 anni fossi colpito da un tumore, forse , potrebbe allietarmi il pensare ai tempi felici passati in compagnia della mia famiglia , degli amici, alle esperienze passate, alle persone che hanno contato veramente nella mia vita, ai viaggi, alle gioie e anche alle delusioni

A 9 anni, così come a 13 e a 15 anni, non so quali pensieri potrebbero passare nella mente di questi bambini , non avendo ancora avuto delle esperienze di vita realmente vissute, alle quali fare riferimento. Qualcuno potrebbe dire che ,a quell’età, è predominante l’incoscienza di ciò che stanno vivendo

Allora ,mi tornano alla mente gli occhi tristi di quei bambini; occhi dai quali tutto traspare, meno la sensazione di non sapere ciò che stanno vivendo

E poi stupisce la grande speranza di guarigione che vive costantemente nei genitori, nei nonni , in tutta la famiglia dei bimbi malati

Ho chiesto ad una mamma, volontaria nella sala giochi del reparto, che ha vissuto la tragedia di una figlia piccola, Chiara, scomparsa per un tumore estremamente aggressivo, come riusciva a superare possibili momenti di tristezza da parte dei bambini, soprattutto dopo una seduta di chemioterapia.

Mi ha risposto che , nella sala giochi e nell’intero reparto pediatrico, non esistono i momenti di tristezza perché c’è Chiaretta che fa sempre splendere il sole, è la nostra stellina che ci protegge, fa sì che riusciamo sempre ad esaudire i sogni, da lassù ci guarda e ci porta fortuna».

Franco
“Non è tanto quello che facciamo, ma quanto amore mettiamo nel farlo. Non è tanto quello che diamo, ma quanto amore mettiamo nel dare.”
Alex.cr
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Re: Visita in un reparto oncologico pediatrico

Messaggio da Alex.cr »

Grazie per questa testimonianza toccante, visitare questi reparti è un'esperienza traumatizzante, perché le malattie sono ingiuste ma se colpiscono chi la sua vita la deve ancora iniziare è davvero inconcepibile
 


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