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Medico di famiglia: se non viene a casa, è un reato

Medico di famiglia: se non viene a casa, è un reato – Il medico di famiglia ha l’obbligo di visite a domicilio se il paziente non ha possibilità di deambulare o di trasferirsi dalla propria abituazione. Il SSN italiano poggia le sue basi proprio sul rapporto tra medico di base e paziente. Il lavoro dei dipendenti della Sanità italiana è però disciplinato dal CCNL stipulato dal sindacato dei medici e non esiste una specifica normativa sul numero di visite a domicilio possibili, né sulla valutazione oggettiva per varcare la soglia del proprio studio. L’Accordo Collettivo Nazionale stipulato dai medici di base con il tramite dei sindacati prevede un regolamento per l’orario di lavoro su numero di pazienti e necessità degli stessi, ma omette le visite domiciliari lasciando una lacuna. Vediamo cosa prevede l’Accordo stipulato dai sindacati dei medici di famiglia per le visite in studio e a domicilio. Il medico di famiglia funge da contatto tra il SSN e tutti i pazienti, compresi i beneficiari di visite a domicilio, cui il medico può fornire comunque assistenza. Il lavoro del medico di base è infatti essenziale nell’erogazione dei servizi della Sanità, tanto da suggerire il suo potenziamento contro l’intasamento del pronto soccorso. Il medico di base ad oggi è obbligato dall’Accordo Collettivo Nazionale stipulato tramite i sindacati afferenti al lavoro in studio per almeno 5 giorni a settimana, garantendo la copertura al mattino o al pomeriggio.