Ricordo e domande dopo la morte di mia mamma
Inviato: sab 31 ago 2024, 16:32
Ciao, scrivo dopo un po' di tempo dal saluto di mia mamma, che ci ha lasciati il 18 luglio, a 71 anni. A maggio la diagnosi di un tumore al pancreas a uno stadio avanzato, dopo che è sempre stata benissimo. Io continuo a pensare che si sia manifestato nella sua brutalità, questo maledetto cancro, come conseguenza del decesso di mio padre, morto il 1 luglio del 2023. A un anno e 18 giorni di distanza, anche mia madre se n'è andata, fisicamente parlando: del resto sono sempre stati molto legati e innamorati.
L'ultima cosa che ho fatto con lei è andare, con mio fratello e altri parenti, alla presentazione di un libro, una caldissima sera di luglio. Il giorno dopo l'ho salutata e sono tornata a casa mia, a 600 km da lei. Stava male, ma non sembrava così tanto, anzi a tratti sembrava quasi più in forze: pensavo di portarla al mare a settembre. Solo due giorni prima di quella serata avevamo attivato l'assistenza domiciliare per l'ascite, ma anche la dottoressa l'aveva trovata tutto sommato bene. Meno male col sennò di poi. Dopo sei giorni da quella bellissima serata e da quell'abbraccio che tengo stretto in un ricordo dolcissimo e pieno di amore, la chiamata dell'infermiera domiciliare: mia mamma non sta bene, si è aggravata. Alla mia richiesta se dovessi salire di corsa, la risposta è di aspettare: stava bene, vediamo domani. Ma la mattina dopo non aspetto e parto, senza attendere nessuna chiamata: mio fratello intanto mi dice di correre, sente quel respiro che purtroppo un anno prima abbiamo imparato a riconoscere con papà. Arrivo a casa e mia mamma è già morta, da pochissimo, con mio fratello e mia cugina di fianco. A casa sua, in compagnia dei suoi cari. Le sono grata per averci risparmiato un'altra agonia, quella che abbiamo vissuto con mio papà che ha lottato come un leone. Le sono grata per non aver permesso al tumore di farla soffrire come tutti mi avevano avvertita che sarebbe successo. Le riconosco la forza di essere stata presente e attiva fino all'ultimo, con noi.
Dopo quel giorno, non ho più sentito nessun medico. Non sono più andata dalla sua oncologa in ospedale. Non mi è nemmeno chiaro perché mia madre sia morta, se non di tumore al pancreas. Dovrei andare in oncologia a chiedere spiegazioni? Dovrei cercare di capirci qualcosa, non so come? La sua morte di fatto mi ha annichilita, mi stavo iniziando a "riprendere" da quella di mio padre e questa botta non me l'aspettavo proprio. Non ho pensato di chiedere nulla perché medici vari (oncologo, medico di base, medico domiciliare) mi avevano avvertita della situazione e che di fatto si stessero facendo delle cure palliative. Ma sto tralasciando domande necessarie? Sono annichilita o solo consapevole che in effetti il tumore che aveva non poteva lasciarle scampo? Questa è la domanda che mi preme ora.
Un'altra domanda che vorrei rivolgere qui è: né in ospedale (San Gerardo di Monza) né nella clinica per l'assistenza domiciliare ci hanno mai proposto uno psicologo. È successo tutto molto velocemente, forse a un certo punto qualcuno lo avrebbe fatto, magari.. sento di averne bisogno, per me e per mio fratello. Avete un approccio da consigliare? Credete che dovrei chiamare la struttura dell'assistenza domiciliare per rivolgermi a loro?
Infine, un chiarimento perché c'è una cosa che non ho mai capito e non mi è stata spiegata: mia madre faceva la chemio ma in oncologia mi parlavano di cure palliative. Ma se era incurabile allora perché la chemio? La chemio può considerare una cura palliativa e non risolutiva?
Per il resto, tanto amore gratitudine e sorrisi a mia madre, che ha tirato fuori una grinta e una lucidità che forse finora non avevo saputo vedere.
Grazie davvero per questo spazio.
L'ultima cosa che ho fatto con lei è andare, con mio fratello e altri parenti, alla presentazione di un libro, una caldissima sera di luglio. Il giorno dopo l'ho salutata e sono tornata a casa mia, a 600 km da lei. Stava male, ma non sembrava così tanto, anzi a tratti sembrava quasi più in forze: pensavo di portarla al mare a settembre. Solo due giorni prima di quella serata avevamo attivato l'assistenza domiciliare per l'ascite, ma anche la dottoressa l'aveva trovata tutto sommato bene. Meno male col sennò di poi. Dopo sei giorni da quella bellissima serata e da quell'abbraccio che tengo stretto in un ricordo dolcissimo e pieno di amore, la chiamata dell'infermiera domiciliare: mia mamma non sta bene, si è aggravata. Alla mia richiesta se dovessi salire di corsa, la risposta è di aspettare: stava bene, vediamo domani. Ma la mattina dopo non aspetto e parto, senza attendere nessuna chiamata: mio fratello intanto mi dice di correre, sente quel respiro che purtroppo un anno prima abbiamo imparato a riconoscere con papà. Arrivo a casa e mia mamma è già morta, da pochissimo, con mio fratello e mia cugina di fianco. A casa sua, in compagnia dei suoi cari. Le sono grata per averci risparmiato un'altra agonia, quella che abbiamo vissuto con mio papà che ha lottato come un leone. Le sono grata per non aver permesso al tumore di farla soffrire come tutti mi avevano avvertita che sarebbe successo. Le riconosco la forza di essere stata presente e attiva fino all'ultimo, con noi.
Dopo quel giorno, non ho più sentito nessun medico. Non sono più andata dalla sua oncologa in ospedale. Non mi è nemmeno chiaro perché mia madre sia morta, se non di tumore al pancreas. Dovrei andare in oncologia a chiedere spiegazioni? Dovrei cercare di capirci qualcosa, non so come? La sua morte di fatto mi ha annichilita, mi stavo iniziando a "riprendere" da quella di mio padre e questa botta non me l'aspettavo proprio. Non ho pensato di chiedere nulla perché medici vari (oncologo, medico di base, medico domiciliare) mi avevano avvertita della situazione e che di fatto si stessero facendo delle cure palliative. Ma sto tralasciando domande necessarie? Sono annichilita o solo consapevole che in effetti il tumore che aveva non poteva lasciarle scampo? Questa è la domanda che mi preme ora.
Un'altra domanda che vorrei rivolgere qui è: né in ospedale (San Gerardo di Monza) né nella clinica per l'assistenza domiciliare ci hanno mai proposto uno psicologo. È successo tutto molto velocemente, forse a un certo punto qualcuno lo avrebbe fatto, magari.. sento di averne bisogno, per me e per mio fratello. Avete un approccio da consigliare? Credete che dovrei chiamare la struttura dell'assistenza domiciliare per rivolgermi a loro?
Infine, un chiarimento perché c'è una cosa che non ho mai capito e non mi è stata spiegata: mia madre faceva la chemio ma in oncologia mi parlavano di cure palliative. Ma se era incurabile allora perché la chemio? La chemio può considerare una cura palliativa e non risolutiva?
Per il resto, tanto amore gratitudine e sorrisi a mia madre, che ha tirato fuori una grinta e una lucidità che forse finora non avevo saputo vedere.
Grazie davvero per questo spazio.