piccolo ospedale e ospedale oncologico: diverse prospettive di cura
piccolo ospedale e ospedale oncologico: diverse prospettive di cura
Mia madre 85enne con adenocarcinoma al colon discendente di grandi dimensioni (10 cm x 2cm) con coinvolgimento dell'omento - 4 stadio, ha iniziato pembrolizumab perché esame MSI ha evidenziato positività MLH1 e PMS2. L' operazione chirurgica, inizialmente esclusa dal chirurgo gastroenterologo dell'ospedale e poi programmata presso centro oncologico di rilevanza nazionale é stata nuovamente esclusa per via dell'instabilitá dei microsatelliti.
Ora mia madre soffre di sintomi influenzali e fatica a mangiare e bere ( si sente piena anche se non ha ingerito quasi nulla) e ha dolore alla pancia. Inoltre ha difficoltà nelle evacuazione ( deve prendere 3 movicol al gg per scongiurare il blocco intestinale)
Vorrei capire quali possono essere le reali aspettative. L'oncologo del nostro piccolo ospedale dice che non potrà mai guarire, che l'apertura alla chirurgia paventata dal centro oncologico di rilevanza nazionale li ha messi in difficoltà e che al massimo mia madre può aspirare a bloccare temporaneamente l'avanzata del tumore e a diventare paziente cronica (non ci ha dato un numero di massimo di sedute di immunoterapia ma ha detto che dovrà farla finché vive)
Il chirurgo che era disposto ad operare mia madre disse che con l'immunoterapia la lesione poteva regredire molto e che quindi era bene prima provare a ridurla e poi eventualmente riprogrammare la chirurgia.
Inoltre chiedo se gli effetti collaterali tendono a restare gli stessi o a peggiorare nel tempo.
E ancora: in base a cosa l'oncologo sceglie un farmaco immunoterapico piuttosto che un'altro?
Anche se i protocolli di cura oncologica sono i medesimi da nord a sud, é bene che cerco anche un secondo parere oncologico?
Ora mia madre soffre di sintomi influenzali e fatica a mangiare e bere ( si sente piena anche se non ha ingerito quasi nulla) e ha dolore alla pancia. Inoltre ha difficoltà nelle evacuazione ( deve prendere 3 movicol al gg per scongiurare il blocco intestinale)
Vorrei capire quali possono essere le reali aspettative. L'oncologo del nostro piccolo ospedale dice che non potrà mai guarire, che l'apertura alla chirurgia paventata dal centro oncologico di rilevanza nazionale li ha messi in difficoltà e che al massimo mia madre può aspirare a bloccare temporaneamente l'avanzata del tumore e a diventare paziente cronica (non ci ha dato un numero di massimo di sedute di immunoterapia ma ha detto che dovrà farla finché vive)
Il chirurgo che era disposto ad operare mia madre disse che con l'immunoterapia la lesione poteva regredire molto e che quindi era bene prima provare a ridurla e poi eventualmente riprogrammare la chirurgia.
Inoltre chiedo se gli effetti collaterali tendono a restare gli stessi o a peggiorare nel tempo.
E ancora: in base a cosa l'oncologo sceglie un farmaco immunoterapico piuttosto che un'altro?
Anche se i protocolli di cura oncologica sono i medesimi da nord a sud, é bene che cerco anche un secondo parere oncologico?
Re: piccolo ospedale e ospedale oncologico: diverse prospettive di cura
Ciao , mi dispiace per tua mamma,comunque secondo me se si hanno le possibilità è sempre meglio avere un secondo parere.
Re: piccolo ospedale e ospedale oncologico: diverse prospettive di cura
Ciao, mi spiace per tua mamma. Capisco perché è una cosa simile a mia mamma...Sì, se puoi avere un secondo parere te lo consiglio, ma pure terzo o quarto! Ok, senza confondere tutto di più...però anche se i protocolli sono tutti uguali, no: gli ospedali e gli oncologi non sono tutti uguali. Non ne faccio tanto una questione di grandezza ospedaliera, ma così è.Raffola ha scritto: gio 27 feb 2025, 19:27 Mia madre 85enne con adenocarcinoma al colon discendente di grandi dimensioni (10 cm x 2cm) con coinvolgimento dell'omento - 4 stadio, ha iniziato pembrolizumab perché esame MSI ha evidenziato positività MLH1 e PMS2. L' operazione chirurgica, inizialmente esclusa dal chirurgo gastroenterologo dell'ospedale e poi programmata presso centro oncologico di rilevanza nazionale é stata nuovamente esclusa per via dell'instabilitá dei microsatelliti.
Ora mia madre soffre di sintomi influenzali e fatica a mangiare e bere ( si sente piena anche se non ha ingerito quasi nulla) e ha dolore alla pancia. Inoltre ha difficoltà nelle evacuazione ( deve prendere 3 movicol al gg per scongiurare il blocco intestinale)
Vorrei capire quali possono essere le reali aspettative. L'oncologo del nostro piccolo ospedale dice che non potrà mai guarire, che l'apertura alla chirurgia paventata dal centro oncologico di rilevanza nazionale li ha messi in difficoltà e che al massimo mia madre può aspirare a bloccare temporaneamente l'avanzata del tumore e a diventare paziente cronica (non ci ha dato un numero di massimo di sedute di immunoterapia ma ha detto che dovrà farla finché vive)
Il chirurgo che era disposto ad operare mia madre disse che con l'immunoterapia la lesione poteva regredire molto e che quindi era bene prima provare a ridurla e poi eventualmente riprogrammare la chirurgia.
Inoltre chiedo se gli effetti collaterali tendono a restare gli stessi o a peggiorare nel tempo.
E ancora: in base a cosa l'oncologo sceglie un farmaco immunoterapico piuttosto che un'altro?
Anche se i protocolli di cura oncologica sono i medesimi da nord a sud, é bene che cerco anche un secondo parere oncologico?
In realtà la cronicizzazione della malattia non sarebbe affatto male, era quanto speravo io per mia mamma. Ovviamente auguro tutto il meglio alla tua, ma considerando l'età non sarebbe male, nel senso che non so quanto sarebbe stata l'aspettativa di vita anche senza tumore (mia mamma lo ha scoperto a 77 anni e prima della diagnosi stava bene).
Il farmaco immunoterapico si sceglie credo in base alle caratteristiche del tumore, e comunque quello di tua mamma so che dà ottimi risultati, purtroppo mia mamma per il tumore che aveva non lo poteva fare. Perciò anche per quanto riguarda gli effetti collaterali non so bene che dirti, quello che faceva mia mamma le ha causato ipertensione, però appunto era uno diverso.
Mando un abbraccio grande a te e a tua mamma e vi auguro il meglio
Re: piccolo ospedale e ospedale oncologico: diverse prospettive di cura
Ti ringrazio di cuoreEnri ha scritto: gio 27 feb 2025, 21:55Ciao, mi spiace per tua mamma. Capisco perché è una cosa simile a mia mamma...Sì, se puoi avere un secondo parere te lo consiglio, ma pure terzo o quarto! Ok, senza confondere tutto di più...però anche se i protocolli sono tutti uguali, no: gli ospedali e gli oncologi non sono tutti uguali. Non ne faccio tanto una questione di grandezza ospedaliera, ma così è.Raffola ha scritto: gio 27 feb 2025, 19:27 Mia madre 85enne con adenocarcinoma al colon discendente di grandi dimensioni (10 cm x 2cm) con coinvolgimento dell'omento - 4 stadio, ha iniziato pembrolizumab perché esame MSI ha evidenziato positività MLH1 e PMS2. L' operazione chirurgica, inizialmente esclusa dal chirurgo gastroenterologo dell'ospedale e poi programmata presso centro oncologico di rilevanza nazionale é stata nuovamente esclusa per via dell'instabilitá dei microsatelliti.
Ora mia madre soffre di sintomi influenzali e fatica a mangiare e bere ( si sente piena anche se non ha ingerito quasi nulla) e ha dolore alla pancia. Inoltre ha difficoltà nelle evacuazione ( deve prendere 3 movicol al gg per scongiurare il blocco intestinale)
Vorrei capire quali possono essere le reali aspettative. L'oncologo del nostro piccolo ospedale dice che non potrà mai guarire, che l'apertura alla chirurgia paventata dal centro oncologico di rilevanza nazionale li ha messi in difficoltà e che al massimo mia madre può aspirare a bloccare temporaneamente l'avanzata del tumore e a diventare paziente cronica (non ci ha dato un numero di massimo di sedute di immunoterapia ma ha detto che dovrà farla finché vive)
Il chirurgo che era disposto ad operare mia madre disse che con l'immunoterapia la lesione poteva regredire molto e che quindi era bene prima provare a ridurla e poi eventualmente riprogrammare la chirurgia.
Inoltre chiedo se gli effetti collaterali tendono a restare gli stessi o a peggiorare nel tempo.
E ancora: in base a cosa l'oncologo sceglie un farmaco immunoterapico piuttosto che un'altro?
Anche se i protocolli di cura oncologica sono i medesimi da nord a sud, é bene che cerco anche un secondo parere oncologico?
In realtà la cronicizzazione della malattia non sarebbe affatto male, era quanto speravo io per mia mamma. Ovviamente auguro tutto il meglio alla tua, ma considerando l'età non sarebbe male, nel senso che non so quanto sarebbe stata l'aspettativa di vita anche senza tumore (mia mamma lo ha scoperto a 77 anni e prima della diagnosi stava bene).
Il farmaco immunoterapico si sceglie credo in base alle caratteristiche del tumore, e comunque quello di tua mamma so che dà ottimi risultati, purtroppo mia mamma per il tumore che aveva non lo poteva fare. Perciò anche per quanto riguarda gli effetti collaterali non so bene che dirti, quello che faceva mia mamma le ha causato ipertensione, però appunto era uno diverso.
Mando un abbraccio grande a te e a tua mamma e vi auguro il meglio