Un'altra storia, la mia!
Ciao a tutti!
Da mesi vi seguo attentamente, torno dall'università o dall'ospedale e mi fiondo a leggere le vostre storie, le vostre vite. Sono una ragazza di 21 anni che studia scienze infermieristiche e sente molto vicino il problema dei tumori. Non solo lo vivo attraverso i pazienti che accudisco e curo, ma anche su me stessa e mia madre.
Da dove cominciare? Mia mamma diversi anni fa ha avuto un carcinoma lobulare infiltrante al seno. Dopo più di 10 anni cancer free, una mastectomia skin spare, tamoxifene e tanto altro.. Ha avuto un ictus cerebri, poco tempo fa. Sta lentamente recuperando, ma per me è stato uno shock. Ancor di più è stato uno shock iniziare a soli 20 anni lo screening per tumori al seno. Alla prima visita mi è stato subito diagnosticato un fibroadenoma. Nulla di preoccupante, di solito non evolve in tumore maligno, ma mantiene la benignità. Solo che mi sembra di vivere con la spada di Damocle sulla testa. Nulla in confronto a quello che molti di voi vivono e hanno vissuto, ma purtroppo quello che ho vissuto attraverso mia mamma mi ha segnato profondamente.
Uno dei tanti motivi per cui mi sono iscritta è perché non solo voglio condividere con voi la mia storia e conoscere meglio le vostre, ma anche perché voglio consigli sul mio futuro lavoro. Presto sarò in un'unità di chirurgia oncologica e non mi sento pronta: ho paura di ferire persone già ferite. Non mi sento all'altezza. Avete dei consigli da darmi? Cose che non risultino sbagliate da dire?
Ciao a tutti!
Da mesi vi seguo attentamente, torno dall'università o dall'ospedale e mi fiondo a leggere le vostre storie, le vostre vite. Sono una ragazza di 21 anni che studia scienze infermieristiche e sente molto vicino il problema dei tumori. Non solo lo vivo attraverso i pazienti che accudisco e curo, ma anche su me stessa e mia madre.
Da dove cominciare? Mia mamma diversi anni fa ha avuto un carcinoma lobulare infiltrante al seno. Dopo più di 10 anni cancer free, una mastectomia skin spare, tamoxifene e tanto altro.. Ha avuto un ictus cerebri, poco tempo fa. Sta lentamente recuperando, ma per me è stato uno shock. Ancor di più è stato uno shock iniziare a soli 20 anni lo screening per tumori al seno. Alla prima visita mi è stato subito diagnosticato un fibroadenoma. Nulla di preoccupante, di solito non evolve in tumore maligno, ma mantiene la benignità. Solo che mi sembra di vivere con la spada di Damocle sulla testa. Nulla in confronto a quello che molti di voi vivono e hanno vissuto, ma purtroppo quello che ho vissuto attraverso mia mamma mi ha segnato profondamente.
Uno dei tanti motivi per cui mi sono iscritta è perché non solo voglio condividere con voi la mia storia e conoscere meglio le vostre, ma anche perché voglio consigli sul mio futuro lavoro. Presto sarò in un'unità di chirurgia oncologica e non mi sento pronta: ho paura di ferire persone già ferite. Non mi sento all'altezza. Avete dei consigli da darmi? Cose che non risultino sbagliate da dire?
Ciao a tutti!
Da una parte sicuramente la tua esperienza ti potrà aiutare tantissimo...poi trasformare la tua inquietudine in qualcosa di positivo...tu sai che dietro ogni paziente c'è una persona che per i più svariati motivi ha paura della morte...nessuno è pronto...tutti vogliamo ancora qualcosa dalla vita...ecco, tu nel tuo piccolo cerca di regalare quel qualcosa...cerca il modo per strappare un sorriso ad esempio....io ho passato 2 notti nell'ospedale con mia mamma, e nonostante lei non avesse più molte speranze, la pazienza e la delicatezza di alcuni infermieri mi ha un pó, in un certo senso, rasserenata...
- carla.carboni
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- Messaggi: 538
- Iscritto il: lun 14 nov 2011, 4:21
Andrea, io faccio volontariato nel reparto di oncologia medica presso l'Istituto Tumori
Regina Elena di Roma da un po' di anni e leggo nelle tue parole tanta voglia di fare bene
il tuo lavoro, perciò credo che tu sia giá sulla buona strada.
Non esistono cose giuste e cose sbagliate da dire o da fare se riuscirai a voler
bene ad oguno di loro.
A voi infermieri, come a noi volontari, insegnano a "chiudere la porta" una volta usciti da lì per
non rischiare il burn out; io non sono mai riuscita a farlo; io me li porto a casa tutte le sere e
penso a loro, li porto sempre nel mio cuore.
Solo una cosa mi sento di consigliarti, il tuo non è un lavoro, è una missione, fallo sempre con
tanta umanitá e tanto amore: non sbaglierai mai.
Auguri.
Carla
Regina Elena di Roma da un po' di anni e leggo nelle tue parole tanta voglia di fare bene
il tuo lavoro, perciò credo che tu sia giá sulla buona strada.
Non esistono cose giuste e cose sbagliate da dire o da fare se riuscirai a voler
bene ad oguno di loro.
A voi infermieri, come a noi volontari, insegnano a "chiudere la porta" una volta usciti da lì per
non rischiare il burn out; io non sono mai riuscita a farlo; io me li porto a casa tutte le sere e
penso a loro, li porto sempre nel mio cuore.
Solo una cosa mi sento di consigliarti, il tuo non è un lavoro, è una missione, fallo sempre con
tanta umanitá e tanto amore: non sbaglierai mai.
Auguri.
Carla
Carla
Andrea,che bella persona sei!! Solo il tuo interrogarti,i tuoi dubbi fanno di te una persona speciale.
Segui il tuo cuore e dentro di esso saprai sempre trovare come agire,cosa dire nel modo migliore. Umanità,amore,sorrisi e dolcezza sono dei regali graditissimi per chi soffre.
Tu saprai certamente donare!
Auguri
Mari
Segui il tuo cuore e dentro di esso saprai sempre trovare come agire,cosa dire nel modo migliore. Umanità,amore,sorrisi e dolcezza sono dei regali graditissimi per chi soffre.
Tu saprai certamente donare!
Auguri
Mari
Giovane Andrea, un passaggio mi sento di sottolineare
Considerare la vita una "missione" è una realtà di fatto per chiunque
saper rimanere in equilibrio sull'onda è frutto di esperienza e di metodo
vivere una vita sempre "dentro" richiede tantissimo e quando serve lucidità ...
https://www.youtube.com/watch?v=3UCCjUra9Nc
Mia moglie infermiera da oltre vent'anni, di quelle amate da pazienti e famigliari, di quelle che la porta non è mai chiusa, ...
da un anno è in cura psichiatrica e non è più lei, ne per i suoi pazienti, ne per i suoi figli, ne per mè..
Il burn out (che studierai e approfondirai) in reparti con gravi e lunghe patologie è la diagnosi!
Se poi sei anche investita personalmente da questo mono-tema ...
Al tuo posto lavorerei in neonatologia o pediatria: ti porti addosso la voglia di vivere e lottare più facilmente (da casa) e sei costretta a non pensare al tuo problema di fronte ai bimbi
Mia moglie, forse tra mesi rientrerà in equilibrio. Tornando ad essere la bravissima e amata infermiera che era. Oggi è pietosamente catatonica.
Voglio dire: abbiamo bisogno di infermieri competenti, capaci, umani ma in equilibrio.
Con al loro stessa vita!
Auguri
Vi
Considerare la vita una "missione" è una realtà di fatto per chiunque
saper rimanere in equilibrio sull'onda è frutto di esperienza e di metodo
vivere una vita sempre "dentro" richiede tantissimo e quando serve lucidità ...
https://www.youtube.com/watch?v=3UCCjUra9Nc
Mia moglie infermiera da oltre vent'anni, di quelle amate da pazienti e famigliari, di quelle che la porta non è mai chiusa, ...
da un anno è in cura psichiatrica e non è più lei, ne per i suoi pazienti, ne per i suoi figli, ne per mè..
Il burn out (che studierai e approfondirai) in reparti con gravi e lunghe patologie è la diagnosi!
Se poi sei anche investita personalmente da questo mono-tema ...
Al tuo posto lavorerei in neonatologia o pediatria: ti porti addosso la voglia di vivere e lottare più facilmente (da casa) e sei costretta a non pensare al tuo problema di fronte ai bimbi
Mia moglie, forse tra mesi rientrerà in equilibrio. Tornando ad essere la bravissima e amata infermiera che era. Oggi è pietosamente catatonica.
Voglio dire: abbiamo bisogno di infermieri competenti, capaci, umani ma in equilibrio.
Con al loro stessa vita!
Auguri
Vi
Dany..
Grazie delle tue parole. A volte in reparto mi sento un po'.. come dire, scema, se mi capita di sorridere a delle persone che so che soffrono. Capiamoci: non sorrido come una che si sta divertendo, cerco di essere serena per loro. Non voglio mostrarmi agitata. Vorrei che le persone capissero che gli infermieri vogliono, in un certo senso, davvero bene alle persone di cui si stanno prendendo cura e alle loro famiglie. Per me non c'è cosa più fondamentale del rispetto, ma a volte penso che un sorriso sia interpretato male e non so come comportarmi. E i colleghi adulti non sempre aiutano, perché vedo che alcuni sono molto schivi
Carla
Chiudere la porta non mi riesce sempre. Anche adesso, dopo più di due settimane dalla fine del tirocinio, sto ancora pensando ad alcuni pazienti e mi chiedo come stiano. Volenti o nolenti, ci si affeziona. E' impossibile non farlo quando si condividono gioie, attese, dolori. Ti ringrazio tanto
Paola
Speriamo di non incontrarci mai, allora. Eheh. Io ai miei pazienti in dimissione dico sempre "A non rivederci più!" perché "arrivederci" suona davvero male. Grazie!
Mardie
Credimi, sono una persona qualunque! Solo che ci tengo particolarmente perché non vivo più da quando ho vinto il concorso per l'accesso all'università. Ho dovuto sacrificare un sacco di hobby e passioni, anche in parte gli amici. E ribollo dentro quando sento che gli infermieri sono freddi, trattano i pazienti come numeri o che. Non è così, non per tutti fortunatamente.
Vincenzo
Sono davvero dispiaciuta per la vostra storia, sono certa che tua moglie ritroverà se stessa. Il lavoro è usurante e logorante da morire. Ci parlano spesso del burn out, pensa che ne parlano anche a livello di studenti e non di professionisti. Abbiamo esami e tirocini tutti attaccati vicini, mai un momento libero. Posso capire perfettamente cosa ha portato tua moglie "fuori strada", è una donna dal cuore grande e d'oro. Non tutte le infermiere sono così, purtroppo. Vi auguro il meglio.
Rigoletto
Un abbraccio!
Grazie delle tue parole. A volte in reparto mi sento un po'.. come dire, scema, se mi capita di sorridere a delle persone che so che soffrono. Capiamoci: non sorrido come una che si sta divertendo, cerco di essere serena per loro. Non voglio mostrarmi agitata. Vorrei che le persone capissero che gli infermieri vogliono, in un certo senso, davvero bene alle persone di cui si stanno prendendo cura e alle loro famiglie. Per me non c'è cosa più fondamentale del rispetto, ma a volte penso che un sorriso sia interpretato male e non so come comportarmi. E i colleghi adulti non sempre aiutano, perché vedo che alcuni sono molto schivi
Carla
Chiudere la porta non mi riesce sempre. Anche adesso, dopo più di due settimane dalla fine del tirocinio, sto ancora pensando ad alcuni pazienti e mi chiedo come stiano. Volenti o nolenti, ci si affeziona. E' impossibile non farlo quando si condividono gioie, attese, dolori. Ti ringrazio tanto
Paola
Speriamo di non incontrarci mai, allora. Eheh. Io ai miei pazienti in dimissione dico sempre "A non rivederci più!" perché "arrivederci" suona davvero male. Grazie!
Mardie
Credimi, sono una persona qualunque! Solo che ci tengo particolarmente perché non vivo più da quando ho vinto il concorso per l'accesso all'università. Ho dovuto sacrificare un sacco di hobby e passioni, anche in parte gli amici. E ribollo dentro quando sento che gli infermieri sono freddi, trattano i pazienti come numeri o che. Non è così, non per tutti fortunatamente.
Vincenzo
Sono davvero dispiaciuta per la vostra storia, sono certa che tua moglie ritroverà se stessa. Il lavoro è usurante e logorante da morire. Ci parlano spesso del burn out, pensa che ne parlano anche a livello di studenti e non di professionisti. Abbiamo esami e tirocini tutti attaccati vicini, mai un momento libero. Posso capire perfettamente cosa ha portato tua moglie "fuori strada", è una donna dal cuore grande e d'oro. Non tutte le infermiere sono così, purtroppo. Vi auguro il meglio.
Rigoletto
Un abbraccio!
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